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Autore: NarcissaM    14/11/2010    4 recensioni
Quando Andromeda Black scompare misteriosamente, la sorella minore Narcissa si dispera e decide di andare alla sua ricerca. E chiede aiuto all'uomo più influente nel mondo magico che lei conosce: Lucius Malfoy. Costretti a convivere e a collaborare, fra i due cresceranno giorno dopo giorno sentimenti inaspettati e devastanti. Fino a quando...
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Black, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Sorelle Black | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Alla ricerca di Andromeda


1° capitolo – Richiesta di Aiuto

L'anello bronzeo appeso alla bocca di un dragone brillava minaccioso sotto la debole luce della luna. Facendo ricorso a tutto il suo coraggio, la giovane donna avvolta nel proprio scuro mantello piegò le dita tremanti intorno al metallo e lo picchiò sul controbattente del maestoso portone.
Nulla. Nessuna risposta. Niente di niente.
L'aria pungente della notte le penetrava nella pelle, e Narcissa Black fu scossa da un lieve tremore. Nervosismo, tensione, paura. Non dormiva da giorni e da un tempo ancora più lungo non faceva un vero pasto.
Bussò un’altra volta, domandandosi se quella sarebbe stata la fine delle sue ricerche: una porta chiusa, una speranza infranta, l'ultimo chiodo nella bara di Andromeda... ma no. Non doveva ragionare così! Doveva mantenere la calma.

Tuttavia il suo tremito peggiorò quando un vago, lieve riecheggiare di passi sulla ghiaia le fece scattare la testa verso l'alto. Qualcuno si era fermato proprio dietro di lei, alle sue spalle. Poi i passi si avvicinarono ancora, con il rumore secco e pesante di stivali da uomo che risuonavano sul viottolo.
Lei si raddrizzò e cercò di fermare il battito impazzito del suo cuore mentre lentamente si voltava.
"Cercavate me, signorina?"
Davanti a lei c'era un uomo alto e snello. La fioca luce della luna lo stagliava in controluce eppure, nonostante l'oscurità, Narcissa lo riconobbe immediatamente. "Lucius Malfoy?"

"Sì?" La voce di lui era vagamente incuriosita.
"Sono io. Narcissa. Narcissa Black" disse lei, levandosi il cappuccio della mantellina. Avrebbe desiderato una voce più forte, più calma mentre sussurrava: "Devo parlare con te".
"Narcissa Black? Che sorpresa! Non ti avevo riconosciuta" esclamò Malfoy, aprendo con un secco movimento di bacchetta il pesante portone in legno di quercia. Lei socchiuse gli occhi per abituarli al chiarore improvviso. "La tua visita mi fa piacere, dopo tanto tempo. Ma non credi che sia un'ora un po' insolita per venire a prendere il tè?"
Già, pensò Narcissa. Nessuna donna rispettabile si sarebbe presentata a quell'ora della notte, ma lei non poteva permettersi di aspettare il mattino. "Scusami, è una faccenda urgente". Deglutì e si strinse nel mantello. "Per favore".
Gli occhi in ombra di Malfoy la ispezionarono per un lungo momento. “Credo di sapere perché sei qui..."
Narcissa sollevò il mento. Il suo orgoglio poteva essere stato calpestato, tuttavia la sua determinazione era profonda. Non aveva nessun altro posto dove andare e nessun'altra persona a cui rivolgersi.
“Va bene. Avanti, entriamo in casa”.
Lei ci si tuffò dentro. L'atrio di Malfoy Manor era incantevole, le sfumature d'oro, mogano e verde scuro erano di buon gusto, eleganti e raffinate in modo esagerato. Malfoy era sempre stato uno che ostentava la propria ricchezza.
Com'era cambiato però dai tempi di Hogwarts, si disse Narcissa mentre lo osservava togliersi il cappotto da viaggio. Si era irrobustito, le sue spalle erano più ampie, i suoi zigomi si erano fatti più duri, la mascella più marcata...

Un'ondata di calore la accarezzò dalla radice dei capelli fino alla punta dei piedi mentre si rendeva conto che lo stava fissando in maniera fin troppo impertinente e sfacciata.
Il sopracciglio sinistro di Malfoy aveva infatti preso una piega cinica, e la sua espressione soddisfatta suggeriva che lui sapesse bene che reazione provocasse il suo aspetto fisico nelle donne. “Vogliamo andare nel mio studio?” Fece un cenno con il braccio e si voltò, percorrendo l'atrio a grandi passi.
Narcissa esitò un mezzo secondo, poi lo seguì.


Arrivarono in uno studio poco illuminato. Una vasta scrivania di mogano era cosparsa di carte, con pile di libri e documenti ammonticchiati a casaccio.
Lucius indicò una sedia a Narcissa, poi si lasciò cadere nella grande poltrona di pelle dietro la scrivania, tamburellando con le dita sull'unica parte scoperta di mogano.
“Bene. A cosa devo la tua visita, Narcissa? Credo di non averti mai vista così... così...” I suoi occhi si puntarono sui capelli arruffati della ragazza che erano sfuggiti alle forcine. “Così sconvolta”.
Lei era conscia della sua disperazione fin troppo visibile.“Ho un problema che forse tu puoi risolvere”.
“E' stato Severus, vero? Ti ha detto lui di venire da me?”
“Come sai che..?” Le si chiuse la gola. Tuttavia sollevò più in alto la testa. Sì, Severus Piton, un loro comune amico, le aveva detto a chiare lettere che se c'era una persona che poteva aiutarla quella era Lucius Malfoy, il braccio destro di Lord Voldemort. Oltre a essere un Mangiamorte, Malfoy conduceva una doppia rispettabile vita ed era diventato negli ultimi anni un uomo molto influente e rispettato nel Ministero della magia. “Severus si è sbagliato? Ho sprecato del tempo prezioso venendo da te?”
Lui la osservava come un uccello predatore. “Dimmi di quali servizi hai bisogno ed io ti darò una risposta”. Un sogghigno oscuro gli balenò in faccia.
Narcissa sospirò. “Mia sorella Andromeda è stato rapita la notte di quattro sere fa”. Da allora lei non aveva più dormito né mangiato. La paura e l’ostinazione erano gli unici sentimenti che la tenevano ancora in piedi. “La gente pensa che non sia stata rapita bensì che sia fuggita da casa di sua volontà. Io non voglio crederci. La conosco, sono sua sorella, so che non se ne andrebbe mai così all'improvviso, senza nemmeno spiegare...” Guardò in basso, incapace di mettere bene a fuoco le immagini perché aveva gli occhi colmi di lacrime trattenute.
“La fuggitiva Andromeda Black...” mormorò fra sé Lucius.
Narcissa sollevò di scatto la testa. “Non lo è!”
“Però è così che l'hanno soprannominata, no?”

Lei chiuse con forza gli occhi.
“Nel nostro ambiente, Narcissa, le notizie viaggiano in fretta”. La voce di lui era morbida come seta e allo stesso tempo fredda come il ghiaccio.
“Mia sorella non è fuggita. Non ne avrebbe avuto motivo” continuò imperterrita lei. Poi strinse le labbra e gli lanciò uno sguardo carico di sfida. Calò un silenzio di pietra.
“In effetti...” riprese poi Lucius, rilassandosi sullo schienale della poltrona. “Nessuno può sapere cosa sia accaduto a tua sorella. Potrebbe essere in difficoltà, come pensi tu, oppure no”.
“Ma mi aiuterai a fare luce sulla verità?” Narcissa si chinò in avanti, provando una piccola, debole scintilla di speranza. "Andromeda è in pericolo, ne sono sicura. Io devo ritrovarla”.

“Perché non assumi un investigatore privato?”
Il tono distaccato di Malfoy le pungolò la rabbia, le fece provare qualcosa di diverso dalla disperazione che le toccava il fondo dell'anima. “Io...”
“Sicuramente Severus ti ha riferito come agisco e quali sono i miei metodi di... lavoro. Potrebbe essere rischioso per te affidarti a uno come me”.
“Non m'importa. Non ho paura. E posso pagarti bene per il disturbo. Devi solo dirmi quanti galeoni...”
“Guardati attorno, Narcissa. Ho forse bisogno di altro denaro?” commentò sarcastico Lucius. “No. In cambio dei miei favori di solito chiedo solo altri favori, di diverso genere”.
Narcissa si domandò cosa potesse mai volere Malfoy da lei: poteva essere qualsiasi cosa, anche la più subdola. Ma aveva poca scelta, perché sua sorella era finita chissà dove e forse era in pericolo di vita, ed era suo dovere cercarla utilizzando qualsiasi mezzo possibile. “Va bene. Farò... tutto quello che mi chiederai di fare per sdebitarmi del tuo aiuto”.
Narcissa pensò di cogliere una traccia di divertimento nel suo sguardo, quando Lucius si protese verso di lei. I suoi occhi stretti erano come frammenti di ghiaccio. La ispezionò con lo sguardo per un tempo che a lei sembrò eterno, poi inclinò leggermente la testa. “Le regole sono queste: non pensare mai di contrattare o disubbidire ai miei ordini. Esistono solo le mie condizioni. Capito?”
Un filo di speranza si dipanò dal ventre di Narcissa. “Quindi accetti di aiutarmi?”
Lucius piegò maggiormente il capo, e una ciocca di capelli gli cadde sulla fronte. “Forse troveremo tua sorella sana e salva, o forse no. In ogni caso mi dovrai dei favori, che tu lo voglia o meno”.

Narcissa sentì crescere dentro l'indignazione. “Come posso sapere che sarai corretto e che farai tutto ciò che è in tuo potere per trovare Andromeda? Per te sarebbe più conveniente mentirmi, dire che non hai avuto successo nella tua impresa e passare subito all'incasso”.
Lui alzò con noncuranza le spalle. “Potrei farlo, ma se vuoi che io ti dia una mano devi fidarti ciecamente di me. E poi... io ti sono affezionato, Narcissa: siamo stati compagni di scuola, voglio sinceramente darti una mano”. Le palpebre gli scesero a metà sugli occhi.
Severus le aveva detto che poteva fidarsi del lavoro di Malfoy e che lui portava sempre a termine i suoi incarichi. E lei voleva credergli.

“Se lo vorrai, domani cominceremo le ricerche. Però non dovrai mai mettere in discussione le mie tattiche. Mi aiuterai quando lo richiederò e farai esattamente come dico io. Intesi?”
Narcissa fu attraversata da brividi freddi e cocenti, divisa tra le sue parole e il suo sguardo. Il cuore le batteva molto più velocemente di quanto avrebbe dovuto. “A-accetto”.

“Allora... affare fatto” Lucius le tese la mano e lei tentennò prima di stringergliela per siglare il loro accordo.
“Forse però dovrei parlare con tua sorella prima di procedere con la nostra trattativa”.
Narcissa capì subito che si riferiva all'altra sorella. “Non so dove si trovi Bellatrix adesso. E' andata alla ricerca di Andromeda due giorni fa e non è più tornata”.
Lucius si passò pigramente un due dita sul mento. “Tipico di Bellatrix! Pensa di poter fare tutto da sola. Ma noi troveremo Andromeda prima di lei”.
“Da come parli sembra che la faccenda per te non sia nient'altro che un gioco, Malfoy”.
“Potresti chiamarmi col mio nome? Dopotutto ci conosciamo da anni”. Contrasse un angolo della bocca.

“Preferisco continuare a chiamarti Malfoy" replicò lei secca. Si sentiva impotente, tuttavia avrebbe combattuto fino all'ultimo respiro per conservare una minima sembianza di autocontrollo.
“Come preferisci”. Lucius mantenne la sua posizione rilassata contro lo schienale. “Ma ricordati che da oggi in poi trascorreremo tutto il tempo insieme. Anzi... più ci penso e più trovo tutto questo molto interessante”.
Narcissa notò il suo divertimento e ne fu irritata. Malfoy non le era mai sembrato tanto terribile, un uomo astuto e dannato che aveva all'amo un pesciolino disperatamente affamato. “Non c'è nulla di divertente. Comunque... a me sta bene partecipare attivamente alla liberazione di mia sorella. Non ho intenzione di lasciar fare tutto a te. Se ci sarà da muoversi di soppiatto, rubare, ferire, sappi che io non mi tirerò indietro”. Per un attimo le parve che gli occhi grigi di lui diventassero carichi di ammirazione.
“Non ricordo di aver mai parlato di furti e omicidi, ma prendere l'iniziativa ti fa onore” disse Lucius con irridente approvazione.

“Ti restituirò il favore quando sarà il momento, e purché il tuo servizio mi abbia soddisfatta”. Lei cercò di mostrarsi superiore e perfettamente padrona della situazione. “Suppongo che ti piaccia considerarti uno che esaudisce i desideri, come nelle favole, ma io ho bisogno di risultati concreti”.
“Non ho mai lasciato nessuno insoddisfatto. Anche il Signore Oscuro è molto felice del mio modo di... operare”. Il suo sorriso beffardo diventò teso ed estremamente sensuale.
“Hai un'alta opinione di te, Malfoy. Ma sono molto più fiduciosa ora che abbiamo parlato. Ero nervosa, all'inizio...” La parola disperata sarebbe stata tuttavia più esatta.

La voce di lui si fece languida. “Eri nervosa prima, mentre ora non lo sei più?” Si piegò in avanti, e la tensione penetrò l'aria come una punta acuminata. Narcissa sprofondò nella sua sedia. Lui era lontano quasi un metro, e c'era la scrivania a separarli, ma di colpo le sembrava a pochi millimetri dal suo corpo.
“No. Sei ancora nervosa. E spaventata” sussurrò, con un tono tra la minaccia e la provocazione.
“Sono preoccupata per mia sorella, e ho buoni motivi per esserlo. Ma non sono una debole e te lo dimostrerò”.
Lucius si spostò indietro. I suoi occhi la soppesarono, e lei temette che lui riuscisse a leggerle nell'anima. “Sì, sei forte. Potrai superare questa tempesta, Narcissa. E io sono davvero curioso di vederti in azione”.

 


Narcissa si era girata e rigirata nel letto ascoltando il ticchettio regolare dell'orologio senza riuscire a dormire. Ogni volta che provava a chiudere gli occhi vedeva soltanto labbra perfette che formulavano ordini e pretendevano la sua anima.
Lucius Malfoy si era rivelato il solito arrogante e sfacciato. In ogni caso lei era costretta ad accettare le sue condizioni perché la posta in gioco era troppo alta. Ne andava della vita di Andromeda!
Si mise seduta sul letto quando un gufo picchiettò contro il vetro della sua finestra. Tra le zampine aveva un messaggio per lei. “Cosa sarebbe?” borbottò la giovane donna prendendo il foglietto con dita tremanti. Il messaggio era breve, scritto con lettere inclinate e svolazzi eleganti: Lucius Malfoy le diceva di rimanere chiusa in casa fino al suo arrivo, alle otto. Narcissa si irritò per quell'ordine ma obbedì, e per tutta la giornata rimase barricata nel castello di famiglia.
Il colpo alla porta che giunse con l'ottavo rintocco dell'orologio fu accompagnato più da sollievo che da timore. Lei aveva bisogno di fare qualcosa. Qualsiasi cosa... e anche affrontare Malfoy le andava bene.

“Buonasera, sono qui per vedere la signorina Narcissa” disse una voce profonda e vellutata.
”S-sì, signore. Batsy chiama subito la padroncina...” fece l'elfa domestica, inchinandosi all'uomo.
“Sono qui, Batsy, grazie”. Narcissa si fece avanti e attraversò l'atrio fino a raggiungere Lucius.
“Ho bisogno di vedere la camera di tua sorella e di ispezionare le sue cose” disse lui, senza preamboli.

“Va bene. Ti accompagno”.
“No, ci andrò da solo. Tu vai a preparare i bagagli”.
Narcissa si irrigidì. “Fare i bagagli? A cosa ti riferisci?”

“Mi pareva di essere stato chiaro: dobbiamo lavorare insieme”. Lucius la guardò dall'alto in basso. “Dovrai trasferirti a Malfoy Manor”.
“Co... cosa?” farfugliò lei. “Dovrò stare da te?”
“Avevi detto che avresti fatto tutto il necessario per salvare tua sorella...” cominciò lui, ma subito venne interrotto.
“Farò tutto il necessario, ma quello che mi stai chiedendo non è affatto necessario”.
Lucius la fulminò con lo sguardo. “E' estremamente necessario, invece”.
“Quante persone vivono a Malfoy Manor?” volle sapere Narcissa..
“Saremo solo noi due. E il mio elfo domestico, per quanto possa valere”.

Narcissa rimase a bocca aperta, e quando cercò di dire qualcosa non le uscì nulla.
“Vai a prendere le tue cose” ripeté Lucius, come se fosse sul punto di perdere la pazienza.
Narcissa strinse le mani a pugno. “Io... non posso trasferirmi a casa tua. Mi metti in una situazione compromettente, la mia reputazione verrebbe macchiata irrimediabilmente”.
“Nessuno lo saprà. Sarà solo finché non troviamo tua sorella, cosa che spero di riuscire a fare in breve tempo. E poi non devi temere nulla: ti assicuro che, per quanto tu possa essere carina, non incontri i miei personali gusti. Non hai motivo di preoccuparti, non ho strane intenzioni verso di te...” Le concesse appena una rapida occhiata di sufficienza, e questo urtò la sua vanità.
“Sei... orribile e sgarbato” gli disse inviperita, incrociando le braccia al petto. “Non so proprio perché ti sto ad ascoltare”.
Lui le parve, come al solito, molto divertito. “Mi starai ad ascoltare perché non hai nessun altro a cui rivolgerti. E perché il nostro caro Severus ti ha certamente detto che puoi fidarti di me”. Le si avvicinò, girandole intorno. La sua voce si ridusse a un sussurro. “Ed è quello che farai, Narcissa. Mi seguirai e ti affiderai completamente a me”.
Ogni fibra del corpo di Narcissa reagì a quella voce sensuale. Strinse i denti.

“Va tutto bene, padroncina?” Il richiamo era diretto a Narcissa, ma gli occhi dell'elfa domestica Batsy non si staccarono dal misterioso ospite.
“Batsy, portami la borsa da viaggio” le ordinò lei, recuperando il controllo di sé.
“Sì, padroncina”. Gli occhi vitrei della serva rimasero sul loro bersaglio. Fece un passo involontario verso di loro, come richiamata da una forza invisibile. “State partendo per un viaggio? Dove andrete?”
“Noi andremo...” Narcissa valutò per un istante se portarsi dietro Batsy o meno, perché l'idea di un cuscinetto protettivo tra lei e Malfoy aveva un certo fascino. Ma, quasi come se avesse percepito le sue intenzioni, Lucius le fece cenno di no con la testa. Lei sospirò sconsolata. “Batsy, vai a prendere la mia valigia e non fare altre domande”.
“Fammi vedere dov'è la camera di tua sorella” disse Lucius, sorpassandola.
Narcissa lo accompagnò ai piani di sopra. La stanza di Andromeda era sottosopra, come se qualcuno avesse buttato tutto all'aria. C'erano vasetti, abiti, bambole, riviste... ogni cosa sparsa sul pavimento. Il letto era disfatto, la mobilia era rovesciata.
Lucius cominciò a guardarsi attorno curioso, raccogliendo ed esaminando oggetti, annuendo o mugugnando di fronte alle cose che raccoglieva da terra.

“Vado a preparare i bagagli” annunciò Narcissa alle sue spalle.
“Brava” rispose vago lui, ora chinato su una cassettiera.

 

“Chi è quello, signorina? Come si chiama?” domandò Batsy, raggiungendo Narcissa nella sua camera.
“Si chiama sei-troppo-curiosa". Narcissa scelse alcuni dei suoi abiti migliori dall'armadio, e prese anche un paio di sottovesti e una camicia da notte.
L'elfa domestica sembrava ancora intontita, mentre guardava la sua padroncina piegare e mettere via gli indumenti.

“Se non hai intenzione di darmi una mano te ne puoi anche andare, sciocca di un'elfa!”
Obbedendo, Batsy fece un sorrisino storto e scomparve con uno schiocco.

Narcissa continuò a mettere in valigia le proprie cose. Non dimenticò profumi e forcine, i prodotti da toeletta e i gioielli. Dopotutto non aveva idea di quanti giorni avrebbe trascorso a Malfoy Manor, ed era meglio fare provvista di tutto.
Voci dall'esterno le fecero voltare la testa. Scivolò lungo il corridoio fino a trovarsi davanti alla camera di Andromeda.
“Come Batsy ha già detto, signore, Batsy è qui per servirvi. Qualsiasi cosa vi occorra”.
Difficile ignorare l’enfasi. Narcissa si nascose dietro la porta e rimase ad ascoltare.
“Batsy sa dove sono tutte le cose preziose della famiglia Black. Potete prendere tutti gli oggetti appartenuti alla padroncina Andromeda ora che lei non c'è più”.
Narcissa aveva un nodo alla gola, era furiosa per il fatto che l'elfa volesse sbarazzarsi delle cose di sua sorella come se lei non contasse più niente. Per la rabbia non riuscì più a formulare un solo pensiero sensato.

“Hai forse preso qualcosa da questa stanza?” domandò Lucius con voce ammaliante.
“Cose piccole, niente che valga. Batsy ha preso un orologio da taschino con diamanti, un fazzoletto e alcuni foulard. C'è anche un diario... tenuto nascosto. Tutti i pensieri più profondi della padroncina Andromeda...”

Narcissa aveva le guance calde. Avrebbe voluto entrare alla carica, prendere la piccola, sudicia elfa e scuoterla, stringerla fino a spezzare le sue mani da ladra. Con quale diritto si era comportata così? Aveva sempre servito la loro famiglia per anni con grande dedizione. Forse, pensò Narcissa, il fatto che Andromeda e Bellatrix fossero sparite dalla circolazione le aveva fatto credere di non dover più servire nessuno. Forse... aveva cominciato a sentirsi libera dalle catene che l'avevano sempre tenuta legata alla famiglia Black. Un ultimo briciolo di buon senso la tenne ferma. Lei non sapeva dove fosse il diario di Andromeda e fare un'irruzione a quel punto non avrebbe portato a niente. Ma non appena quella maledetta l'avesse tirato fuori, l’avrebbe picchiata finché non fosse rimasto più nulla da strapazzare.
“Sarei interessato a vederlo, come tutto quello che avete nascosto. Siete davvero una creatura sorprendente, Batsy”. La voce di Malfoy era melodiosa e profonda.
Batsy ridacchiò. Pareva estasiata e disposta a fare qualsiasi cosa per ottenere il suo consenso. Narcissa avvertiva la sua venerazione, e poteva ben capire perché l'elfa fosse rimasta tanto soggiogata da Malfoy: quello era un autentico incantatore, seducente e letale come un demonio.
“Ecco, il diario è proprio qui”. Qualcosa stridette sul pavimento, probabilmente un comodino. “Qui la padroncina Andromeda nascondeva tutte le cose che non voleva far trovare a quelle ficcanaso delle sue sorelle”. Qualcosa cadde e risuonò sul pavimento. Poi il rumore secco di un libro che colpiva un palmo. Per un momento non si udì più nulla, poi Batsy emise un gemito basso e ansimante, il suono di chi ha ricevuto la più dolce delle delicatezze. Forse una carezza. Narcissa si irrigidì, e il suo stomaco si ribellò.
“Siete proprio diligente, Batsy”.
“Per voi qualsiasi cosa, signore. Qualsiasi”.

Narcissa non riuscì più a sopportarlo. Si incollò un finto sorriso sulla faccia e superò la soglia. “Ah, Batsy! Eccoti qua. Va' a cercare il mio ombrellino da sole! Sembra essere scomparso”.
In realtà il parasole era nel baule degli accessori, in attesa di essere messo in valigia. Batsy sembrò furiosa ma sapeva di avere ancora degli obblighi verso l'ultima Black rimasta. “Batsy adesso va subito a cercarlo. Poi Batsy torna qui”. L'elfa uscì a grandi passi dalla stanza, e Narcissa la sentì scendere la scala.
“Una donna per bene non può fare a meno del suo parasole” mormorò Malfoy, facendo un sorriso pigro che lo faceva sembrare un gatto soddisfatto. Suscitò in Narcissa la strana voglia di accarezzarlo, e allora piegò le dita contro i palmi con tanta forza da graffiarsi la pelle.
“Sembri arrabbiata. Non sei felice che io ti abbia procurato il diario di tua sorella?” Lo sfogliò con apparente noncuranza, fece una smorfia, poi gettò il diario ai piedi di Narcissa.
Lei
s'inginocchiò e posò la mano sulla copertina di pelle, con la rabbia e l'ansia che si dileguavano per lasciare posto alla confusione e all'incertezza. Non aveva mai saputo che Andromeda tenesse un diario. Forse non la conosceva poi tanto bene come aveva sempre creduto. Aprì lentamente il diario, solo per scoprire che tutte le pagine erano bianche. “E'... è vuoto?”
“No. Credo che tua sorella ci abbia scritto su qualcosa, ma che abbia anche protetto i suoi segreti con una magia. Per il momento non otterremo nessuna informazione da quel diario” sentenziò Malfoy.
“Maledizione!” All'improvviso Narcissa si sentì troppo stanca, come se tutte le ore di sonno perse le fossero crollate addosso come qualcosa di solido. Era esausta, sfiduciata, e le mancavano terribilmente le sue sorelle. Una lacrima le scivolò lungo il viso.
Non si accorse che Lucius si era messo inginocchiato davanti a lei. L'uomo fece scorrere il pollice sopra la pelle del diario, sfiorandole le dita. “Prendiamolo”. Qualcosa di tenebroso gli serpeggiava nella voce. “Posso trovare un incantesimo rivelatore. Non abbatterti adesso. Siamo solo all'inizio delle nostre ricerche”. Mosse le punte delle dita sul lato della sua mano.
Narcissa si ritrasse di scatto e si sollevò in piedi, terrorizzata dalle reazioni che Lucius creava in lei. Si spinse via da lui, stringendo il diario al petto. Poi si voltò e uscì, non fidandosi di rimanere nella stessa stanza con quell'uomo un solo attimo di più. Probabilmente l'avrebbe ucciso, o avrebbe fatto qualcosa di peggio, come cadere preda dei suo occhi e dei suoi gesti.

 

Tornata in camera sua, trovò Batsy che infilava l'ombrellino nella valigia. Poi l'elfa alzò lo sguardo, per fissare oltre le spalle di Narcissa con occhi vitrei.
“Hai finito con i bagagli, allora?” sbottò la voce maledetta di Malfoy.
Narcissa cacciò nell’angolo della valigia un sacchetto con dei gioielli. “Ancora qualche vestito e avrò finito...”
Lucius sollevò l'orlo di pizzo di un abito tempestato di gemme, ed emise un fischio. “Davvero troppo elegante! Non ti serviranno abiti di questo genere per le missioni che andremo a svolgere”.
Lei gli allontanò la mano con uno schiaffo. “Non toccare la mie cose! E poi... mi vesto come voglio”.
“Preferirei che tu portassi soltanto abiti neri. Dovrai mimetizzarti il più possibile fra la gente se non vuoi che le persone comincino a parlare...”
Narcissa socchiuse gli occhi. “Dovrei stare ogni giorno vestita a lutto?”
“Bèh, dopotutto tua madre è stata seppellita solo l'anno scorso, e tuo padre si dice sia sul letto di morte...”
Narcissa gli diede un'occhiata brusca. “Come fai a saperlo?”
“Io so molte cose. Avanti, non perdere troppo tempo a preoccuparti di quali splendidi abiti non puoi fare a meno. Dobbiamo sbrigarci”.
Parole beffarde, ma in esse Narcissa riconobbe la verità e si rese conto che lo sguardo di lui era serio. Andromeda era in pericolo... dovevano fare in fretta. Diede un'ultima occhiata alla stanza, assicurandosi che le cose più importanti fossero state messe in valigia. Infine fece un cenno a Lucius, il quale prese le sue borse e si diresse verso l'uscita.


NdA: ero un po' indecisa se pubblicare o meno questa storia, ma alla fine mi sono decisa. Credo potrà diventare molto interessante man mano che andrò avanti con la stesura. Naturalmente spero di ricevere qualche recensione con le vostre prime impressioni... ci conto! ;-)

Sempre vostra, NarcissaM



   
 
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