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Autore: _Nalushka_    14/11/2010    2 recensioni
Questa è una one-shot, la prima che scrivo, ed è stata ispirata dalla musica di Ludovico Einuadi The Waves. Questa musica ha evocato in me un'immagine che è presto diventata ff...spero che vi piaccia!!!
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le onde

Ciao  a tutti…questa è la prima ff che pubblico e sono stata ispirata dalla musica di Einaudi che si chiama The Waves, le Onde.

L’immagine della protagonista l’ho sempre avuta in testa sin dal primo momento che ne ho sentito la melodia potente e malinconica, proprio come il mare.

Spero che questa piccola one-shot vi piaccia, ma credo che non ne capirete il vero significato sino a quando non la leggerete con la musica di Einaudi in sottofondo, ma questo è solo un mio timidissimo consiglio :D!

Mi inchino al vostro supremo volere…ma per favore, commentate!!!

 

 

 

 Le onde

 

 

 

 

 

 

Sento i piedi affondare sempre di più, la sabbia grigia dolcemente arrendevole sotto i miei piedi.

Il verso dei gabbiani mi fa compagnia, mi accompagna lentamente in tempi lontani.

In tempi diversi.

 

L’unica cosa uguale ad allora è il malinconico respiro del mare.

 

 

 

 

Sole. Mi abbagliava così come io lo abbagliavo con la mia assurda felicità.

Lui era lì con me, non chiedevo altro dalla vita.

Sentivo le sue mani, le sue carezze, il delicato sapore del suo respiro.

Sentivo il sale sulla lingua, dolce salmastro che mi baciava la pelle, i capelli.

Lui adorava i miei capelli lunghi, lunghissimi, in cui annegare romanticamente dopo una giornata persa nell’immenso oceano.

Io adoravo lui.

 

Un respiro spezzato, un sussurro, un timido bacio, una preghiera.

Ogni volta che mi guardava così sprofondavo, morivo; il mare mi portava lontana, cullandomi col dolce suono della sua anima immortale.

Amavo il mare, amavo lui.

Lui, con la sua irruenza, la sua passione, il suo furore;

lui che mi portava via, che mi rapiva, pirata irresponsabile e seducente angelo ribelle.

Lui, come il mare. Calmo, dolente, eccitante e… proibito.

 

Lui e il mare.

 

 

 

 

Sento la sabbia grigia dolcemente arrendevole sotto i miei piedi; quella sabbia che un tempo imperlava i miei capelli di seta, amanti selvaggi e selvaggiamente amati.

Amavo il mare a quel tempo; pregavo il mare.

Adesso i gabbiani stridono nel cielo e guardo te, mare: ti guardo e ti odio.

 

Mi hai uccisa impedendomi di morire, mi hai ingannata con le tue labbra di sale e le tue mani di sabbia.

Ti sei preso me e la mia anima, spezzandomi, piegandomi in due.

Quante volte ti ho osservato da allora, lo sai?

Hai ignorato le mie lacrime, il mio dolore, il mio odio per così tanto, mentre ti guardavo da quello scoglio lassù, mentre ancora pregavo per te, affinché mi accompagnassi anche solo nel dolce e agognato oblio. N u l l a.

Da te ho ricevuto solo amare stilettate di fiele, solo oscena indifferenza mentre ti osservavo brillare tra i sottili raggi del sole.

 

E ti odiavo così tanto, ti odiavo così come odiavo me stessa.

 

 

 

 

Sento la sabbia grigia dolcemente arrendevole sotto i miei piedi, i miei capelli che ondeggiano liberi al vento.

Adesso ti guardo per l’ultima volta, mio amato.

Non avrò altro dolore da te, solo un rifugio per il mio corpo senz’anima.

 

Quell’inverno di tanto tempo fa mi hai portato via lui, lo hai inghiottito ferocemente nel tuo ventre affamato, perché sapevi che lui era te e te parte di lui.

 

E io ti amavo, come il suo riflesso allo specchio.

 

Ma ora avrai me, mio terribile amato; avrai me come non mi hai mai avuto.

 

Sento le onde gelarmi le caviglie, poi le cosce, infine i fianchi.

La lama che ho in mano metterà la parola fine al nostro tremendo e dolce poema d’amore.

 

 

 

 

Non sento più nulla oramai. Tu sei finalmente in me.

 

Gelo, freddo. Il gelo dell’oceano d’inverno, il freddo della  mia lama nel petto.

 

Muoio…

 

 

Cosa sono quelle mani?

 

Nel buio diabolico del tuo ventre odo un sospiro.

Com’è possibile?

Io sono morta.

 

Ma le mani, le mani ci sono, mi carezzano il viso, mi sciolgono i capelli, mi sfiorano le labbra.

 

Dio, quelle mani.

Dio, lui.

 

È lui, il suo dolce sorriso.

Vengo amor mio, non lasciarmi mai più.

Respireremo del mare, amor mio?

Vivremo di lui?

Cullami mio amato, dondolami: il mare ormai è nostro.

 

E io non odio più il mare.

 

E io non odio più te.

 

 

 

E io non disprezzo più me stessa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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