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Autore: Serenity452    15/11/2010    4 recensioni
Piccola One-shot esperimento sulla coppia UlqiHime.
Ichigo e tutti gli altri amici, tutti quelli che l'avevano sempre protetta, non c'erano più. Orihime, disperata, si abbandona a sè e ad un gesto estremo.
Eppure, le appare il viso del Quarto Espada in mente.
Proprio Lui...così bravo e crudele da riuscir a prolungare le sue sofferenze a Las Noches.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inoue Orihime, Schiffer Ulquiorra
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Koonbanwa, minnaa!!

Finalmente anche io nella sezione di Bleach :D

Spero che questa piccola One Shot vi piaccia, è stata scritta molto di getto, dando sfogo ai primi film mentali dell’ UlquiHime, nonostante io abbia da poco iniziato a seguire concretamente Bleach XD!

Mi soffermo ancora un secondo col dire che questa fan fiction è ambientata subito dopo l’assalto delle invidiose Arrancar contro Orihime, salvata poi da Grimmjow.

L’ “…e se?” l’ho messo nelle note, immaginando che Grimmjow non rapisca Orihime per portarla da Ichigo subito dopo averla salvata dal pestaggio, ma qualche ora dopo e che in quel frangente di tempo accada qualcosa fra Ulquiorra e Orihime, ancora sconvolta dalla sensazione che Ichigo sia stato (quasi) ucciso proprio da Ulquiorra.

Bene, non mi dilungo ancora (come mio solito XD)!

 

Ringrazio TheDistance per il suo duro lavoro, alle prese con la sottoscritta XD Arigatouu!

 

 

Buona Lettura a tutti =)

 

 

 

ONE TEAR.

 

Las Noches, sera, la solita mezza luna illumina il freddo pavimento della sua camera attraverso quella misera finestra sbarrata, come la cella di una prigione.

Infondo, lei è una prigioniera, no?

Orihime, si strinse le mani al petto guardando con aria stanca quella mezza luna.

Kurosaki, non c’era più.

E improvvisamente qualcosa in lei si era distrutto.

Forse tutte le sue speranze, si erano spente con Kurosaki, il suo amato Kurasaki Ichigo.

E così la sua voglia di andare avanti era svanita.

Persino contro quelle Arrancar che l’avevano aggredita si era sentita avvilita, non che avesse voluto difendersi o contrattaccare, ma era quasi arrivata a sperare, nel profondo del suo cuore, che la uccidessero davvero.

Ma era arrivato Grimmjow.

Il pensiero che tutti loro avevano affrontato un grande pericolo per cercare di salvarla, avevo reso quei giorni di solitudine più sopportabili.

Non si era sentita abbandonata a se stessa e ad Aizen.

Sapere che non l’avevano dimenticata, era stata la sua salvezza dall’oblio dell’isolamento forzato.

Lei che dei suoi amici, aveva fatto la sua forza, la sua famiglia, si era vista costretta a tradirli, pur di salvare le loro preziosissime vite.

E ora che questi erano periti fra le mura di Las Noches, non se la sentiva di continuare, non da sola.

Volse un ultimo sguardo alla luna.

Poco prima Ulquiorra le aveva portato il pasto, ma non l’aveva minimamente toccato, pensò che sicuramente l’Espada si sarebbe arrabbiato quando sarebbe tornato a controllare.

Ma che importava? Tanto l’avrebbe fatta finita prima del suo arrivo.

Si voltò verso il carrello dove vi era la cena.

E si avvicinò alle posate, afferrando lentamente il coltello.

Fissò la lama lucente per qualche istante.

Le persone a cui più teneva, erano morte a causa sua, quindi che diritto aveva lei, di essere ancora viva?

Nessuno.

Puntò la lama contro la manica del bianco vestito, e lo squarciò liberando il suo polso, e tagliò anche la sua stessa carne.

Il sangue si agglomerò sul polso, e sfociò lungo il braccio, per poi scivolare rapido a terra macchiando il pavimento.

Orihime si accorse a malapena che la vista le si stava offuscando, la testa le si era fatta pesante e le gambe cedevano.

Ora che ci pensava, cosa avrebbe pensato Ulquiorra, quando l’avrebbe trovata esanime?

E ora perché se lo stava chiedendo?

Cosa le importava di cosa avrebbe pensato il suo carceriere?

Non sapeva il perché ma improvvisamente le era apparso il viso di Ulquiorra nella mente.

Perché quegli occhi verdi, tutt’ad un tratto la trafiggevano carichi di rimprovero.

Tuttavia, la ragazza non poté soffermarsi troppo sull’evento, le forze l’avevano ormai abbandonata.

 

Ulquiorra sferrò un poderoso, forse esagerato, calcio contro la porta della camera della Donna, scaraventandola contro la finestra di fronte, lontana qualche metro.

Entrò senza esitazione guardandosi in torno.

-Donna! Donna!-Chiamò a gran voce.

Ma da lei nessuna risposta.

Meglio ancora, la vide.

Riversa a terra, illuminata dal chiarore della luna, col braccio disteso, coperto di sangue.

-Doonna!-Esclamò leggermente stizzito.

Orihime non accennava ad aprire gli occhi, ne mentre Ulquiorra la invocava ne mentre quest’ultimo la sollevava, stringendola fra le braccia.

Neppure quando l’aveva posata sul morbido letto, e le aveva prestato i primi soccorsi.

Forse l’unica cosa che Orihime Inoue aveva fatto inconsciamente era stato afferrare quella mano fredda durante l’agonia.

E Ulquiorra, mentre aspettava e osservava lei che si dimenava ogni tanto per il dolore, gliel’aveva lasciata stringere, quella mano.

 

Un pizzicore le tormentava il braccio, poteva sentirlo, nonostante non vedesse nulla in torno a se.

Solo buio, e poi il peso del suo corpo.

Dunque, era questo che si provava una volta morti?

Le sembrava strano, poiché cominciava a sentire caldo.

E l’irrefrenabile desiderio di grattarsi il braccio destro.

E poi perché aveva la sensazione che ci fosse qualcosa nella sua mano destra?

Qualcosa di lievemente tiepido e morbido, quanto non sapeva dirlo, ma sembrava qualcosa di vivo, dato che l’aveva appena sentita muoversi lievemente.

Era incredibile ma sentiva il desiderio di aprire gli occhi.

Anche se le palpebre erano pesanti e lei stessa era spaventata per ciò che avrebbe visto una volta affrontata la realtà.

Esitò ancora un secondo, poi riuscendo a prender fiato, separò di poco le labbra secche e aprì piano gli occhi, sbattendoli un paio di volte, per metter meglio a fuoco.

Vide una parete grigiastra, e quella finestra, con la stessa luna di sempre, immutata.

-Ti sei svegliata, Donna…-

 Orihime spalancò gli occhi scuri, e alzò lo sguardo quanto bastava per vedere a pieno il profilo del Quarto Espda, in piedi di fianco al suo letto.

Stava lì fermo senza neppure guardarla, sembrava preferire la parete a lei, che era umana, pensò Inoue.

Abbassò lo sguardo intristita.

Quindi Ulquiorra l’aveva “salvata”?

Era stato così bravo e crudele da arrivare in tempo per prolungare le sue sofferenze a Las Noches.

Le veniva quasi da piangere, ed infatti una lacrima scivolò senza controllo lungo la sua stessa guancia.

In quello stesso istante, il Quarto Espada di Aizen, si voltò puntando le sue gemme verdi negli occhi lucidi della ragazza.

-Non fare più una sciocchezza simile, Donna, la tua vita appartiene ad Aizen-sama…-Disse dopo qualche attimo di silenzio, speso per osservare quella goccia luccicante sul volto di Orihime.

Quest’ultima non rispose, troppo sconvolta dalla scoperta appena fatta.

Ciò che stringeva nella sua mano, aveva ricambiato in modo saldo la presa, nello stesso momento in cui Ulquiorra aveva aperto bocca, gli occhi le si erano sgranati a quel contatto.

Fino a quel momento aveva stretto la mano dell’Arrancar?

Lui gliel’aveva lasciato fare, e ora stringeva la sua mano umana?

Assurdo, anche se sinceramente non le dispiaceva affatto!

Era alquanto piacevole, tanto che un piccolo brivido le salì lungo la spina dorsale.

Tuttavia, lo sguardo glaciale dell’Espada moro la stava trafiggendo, ancora carico di rimprovero.

E faceva male.

-Cosa credevi di ottenere? La salvezza? Pensavi di poter scappare da Aizen-sama? …No, Volevi raggiungere i tuoi amici? Che idiozia. Sei stupida come loro, Donna. No, lo sei di più, stavi per vanificare le loro insulse morti in un secondo...-

Orihime sentì il suo cuore bloccarsi nel petto, e il respiro annullarsi.

Le venne da piangere, Ulquiorra aveva ragione.

Con un solo gesto, stava per vanificare gli sforzi dei suoi amici.

Cosa avrebbero pensato di lei?

Una lacrima le rigò il viso, e il fiato le tornò tremante e interrotto dai singhiozzi.

In poco tempo il viso le si arrossò, e le lacrime scivolarono senza controllo.

Pianse a lungo, non sapeva precisamente per quanto, ma era passato tanto.

E la mano di Ulquiorra continuava a stringere la sua, Orihime la sentiva e la stringeva disperatamente.

L’arrancar dal canto suo, non guardava la ragazza ne diceva nulla.

L’ascoltava piangere, forse rispettando il suo dolore.

Quando finalmente, riuscì a calmarsi, e le lacrime si stavano ormai pacando, parlò.

-…M-Mi dispiace…-

Ulquiorra non proferì parola, ma la guardò.   

Dagli occhi arrossiti e gonfi di Inoue, l’Espada notò un ultima solitaria gemma trasparente ciondolare sul bordo delle ciglia.

-Ancora…-Borbottò, avvicinandosi al viso di Orihime.

La giovane sbatté un paio di volte le palpebre e l’ultima lacrima scivolò giù.

Ma solo per essere catturata dalle labbra di Ulquiorra.

Non durò più di cinque secondi quel contatto, ma ci fu.

Le labbra pallide e lievemente tiepide dell’Arrancar si posarono sulla gota di Orihime, sorpresa e scossa.

Inoue sobbalzò solo quando sentì la lingua calda dell'Espada sfiorare la sua pelle fino ad arrivare alla goccia da poco caduta dai suoi occhi, per portarla via con se, allontanandosi definitivamente dalla ragazza.

-Salata, non mi piace, non piangere più, mai Donna-Sussurrò voltandosi verso la porta, Orihime non disse nulla e così vide le sue spalle allontanarsi lente, per poi fermasi ancora sulla soglia, dove voltò solo il capo per guardarla.

Orihime poté vedere di nuovo quegli occhi verdi pacati, un’ultima volta, poi l'Espada uscì lasciandola sola.

Ripensandoci, non era poi così sola, lì a Las Noches.

 

 

Fine.

 

Eccoci ritrovati! :D

Mi raccomando recensite in tanti! Mi aspetto commenti positivi ed anche negativi!

A presto baci, Serenity ^^
   
 
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