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Autore: Kastel    15/11/2010    4 recensioni
Di nera follia, ovvero qualcosa che non possiede poi così senso.
Ricordi quale colore non dovevi mai metterti addosso, Hershel?
“Il nero, professore! Perché il nero è troppo triste per essere indossato!”
Te lo ricordi, Hershel?
Non si direbbe, a vederti. Perché ora sei completamente vestito di nero, dalla testa ai piedi.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ricordi quale colore non dovevi mai metterti addosso, Hershel?
“Il nero, professore! Perché il nero è troppo triste per essere indossato!”
Te lo ricordi, Hershel?
Non si direbbe, a vederti. Perché ora sei completamente vestito di nero, dalla testa ai piedi.
In fondo hai vestito così anche il tuo assistente, nonostante non avrebbe mai voluto una cosa del genere. Non lui che considerava il nero un colore cupo.
“Professore.”
Perfino la sua voce ora è così nera, così adulta, così oscura.
“Professore.”
Ma ti basta aprire gli occhi per capire che non si tratta di Luke, bensì della sua copia di carbone.
“Clive.”
Ti ci vuole poco per capire che anche lui ha scelto il buio.
I suoi vestiti sono dominati dal nero, dal gilè ai pantaloni lunghi. Solo un po’ di bianco si affaccia timidamente, come se non volesse disturbare.
“Professore.”
Quasi fa una sottospecie di inchino, Clive, prendendo in giro le tue manie da gentiluomo. Ma tu non hai voglia di ricordare quei giorni, non oggi, in questa giornata di pioggia.
Non ti chiedi neanche come è entrato, semplicemente non ti interessa.
Molte cose hanno perso interesse, ai tuoi occhi.
“Ho sentito la notizia, professore.”
Si mette comodo, Clive: non ha né fretta né voglia di andarsene.
“So che Luke è morto. E so anche che non è stata colpa sua.”
Ti da del lei, altra velata presa in giro, che cade a vuoto.
Non hai voglia di sentirti raccontare la solita storia, la solita noia.
Luke è morto.
Non è colpa tua.
E lascia perdere il nero.
E lascia perdere le lacrime.
“O almeno, così si dice in giro.”
Ecco, così sì che ha attirato la tua attenzione.
“Dubiti di me, Clive?”
E’ talmente poco usata quella voce che non pare neanche la tua. Sembra quasi la voce di un uomo che ha perso tutto. In effetti è come se fosse così.
“Potrei, visto che non hai voluto dare delle effettive prove della tua innocenza.”
Il punto dolente. Quell’ unico punto che non riesci e non puoi scogliere.
“Non ne esistono, tutto qui. E ora puoi anche andare, se devi passare il tempo a colpevolizzarmi. “
Per Clive è facile parlare. Lui non c’ era quando Luke è morto, trafitto da una lama.
Era la tua, lo sai, no?
“AHAHAHA! Certo, e il grande professore Layton non riesce a trovare delle prove per dimostrare di non aver ucciso il suo amato allievo? Non ci credo!”
La risata di Clive ti riporta alla luce diversi ricordi, di quando ancora Luke era vivo.
Quei tempi in cui Clive fingeva di essere ciò che non era, un Luke più grande, più maturo.
In fondo da allora non è cambiato così tanto, anzi…
Se Luke fosse ancora vivo sarebbe la sua fotocopia sputata.
“Mi sei davvero caduto in basso, Lay…”
Non sai cosa ti ha spinto a baciarlo. Non vuoi proprio saperlo.
Forse sapere che, se Luke fosse ancora vivo, probabilmente mai ti avrebbe rifiutato.
Ti fa piacere vedere che neanche Clive lo fa.
“Ma cosa…?”
No, non farlo parlare, non fargli dire nulla.
Zittiscilo con un bacio, di quelli che ti tolgono il fiato.
Lascia che boccheggi, cercando una possibile via di fuga, che non esiste.
“Professore!”
“Non puoi fermarmi, Luke.”
Ora sì che sembri tu, Hershel! Ora la tua voce ha assunto tutto un altro tono.
Sei finalmente tu.
O almeno, secondo un certo punto di vista.
“Professore!”
Si, ti è mancata quella voce, così dolce, così gentile… Anche se è un po’ più adulta, ma va bene così.
“Non hai idea di quanto mi sei mancato, Luke.”
Stringilo, tienilo stretto a te, ignora bellamente la sua aria smarrita e spaventata.
Così, vai avanti per la tua strada, Hershel. Oramai è spianata.
“E ora posso averti per me, per sempre.”
La strada della follia sta aspettando solo te.

 

 

Finalmente una luce illumina la stanza.
E’ quella del fiammifero che Clive ha acceso per potersi fumare una sigaretta.
Un po’ di luce in questo buio pesto, anche se nessuno illuminerà il cuore di entrambi.
“Io ti ho amato, professore.”
E’ quasi un sussurro la voce del più giovane, come se non volesse disturbare troppo.
“Ti ho amato così tanto… Invece tu non pensi altri che a Luke.”
Una soffiata, un sospiro: è quasi triste Clive, a dire certe cose al suo amato salvatore.
“Quindi capisci perché l’ ho fatto, vero?”
Allunga una mano per accarezzare il capo di Layton, nel suo grembo.
Lo tiene stretto, dolce e gentile.
“Oh… ho già finito la sigaretta. Forse non avrei dovuto prendere questo vizio, vero?”
Ride, lanciando indietro la sigaretta, verso il corpo decapitato del professore.
Poi si alza, prendendo il coltello insanguinato e gettandolo a terra, ridendo come non mai.
Tanto in prigione c’è già stato, qualcuno che lo aspetta c’è ancora.
Tornarci non è così terribile, gli basta sapere di aver strappato Layton dalle braccia di Luke.
Di averlo reso soltanto suo.

 

Allora morire non è poi così terribile.
Di cosa si tratta, alla fine? Di attraversare un nero tunnel, bagnato e freddo.
Come la pioggia stessa.
Come un lungo coltello.
Come una lunga lama.

 

 

 

“Luke.”
Ancora incubi, Professore?
“Luke.”
Cosa sogni, Professore?
“Luke.”
Una spada, forse? Che attraversa il corpo del tuo assistente, forse?
“LUKE!”
Chiamarlo non serve. Puoi solo stringerlo tra le braccia e coccolarlo per l’ ultima volta.
Per la stessa ultima ennesima volta.

 

 

 

 

E ora basta.
Basta, perché questo enigma non possiede soluzione.
E se volete cercarla fatelo pure.
Ma la troverete?

   
 
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