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Autore: Chise    15/11/2010    4 recensioni
Damon ha fatto la sua scelta, ed anche Elena vorrebbe il lusso di poter scegliere. Damon/Elena (Damon's POV)
Spoiler per l'episodio 2x08 Rose
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Already Gone
Pairing: Damon/Elena, Stefan/Elena
Rating: G
Note: questa fic è la traduzione di Already Gone scritta da –paradiselost e pubblicata su Tumblr. Ogni commento che lascerete non solo farà piacerissimo a me che mi sono imbarcata nell’opera di traduzione, ma verrà anche tradotto e rigirato all’autrice
J
Contiene spoiler per l’episodio 2x08 (Rose).

 

 

Already Gone.

 

 

 

Remember all the things we wanted?
Now all our memories they’re haunted.
We were always meant to say goodbye.

“Ho solo bisogno di dirlo una volta. Tu hai solo bisogno di ascoltare. Ti amo, Elena. Ed è perché ti amo che non posso essere egoista con te… non ti merito, ma mio fratello sì,” mi avvicino, le labbra che premono delicatamente sulla sua fronte mentre tento di essere forte e portare a termine la faccenda. È più difficile di quanto immaginassi, essere generoso invece che egoista. “Dio, vorrei che non dovessi dimenticare… ma devi.” Guardando direttamente nei suoi occhi, per la prima volta dopo tanto tempo, la soggiogo. Le faccio dimenticare perfino la mia presenza in questa casa. Nel momento in cui finisco di allacciarle la collana, me ne vado nello stesso modo in cui sono arrivato – senza essere notato. Il resto della notte passa in sordina. Sento Stefan che parla, ma lo ascolto solo a metà. Gli ultimi dieci minuti continuano a ripetersi nella mia testa, e non riesco a trovare il bottone per spegnerli. Non mi preoccupo di fermarmi ad aspettare la fine del discorso di Stefan, salgo semplicemente le scale per andare in camera. Ho bisogno di stare da solo. Ho bisogno… di bere. L’alcohol aiuta a frenare i miei bisogni, ma non fa un granché per frenare i miei pensieri. Mi odio per essere stato così debole. Per aver ceduto e per averle detto- per averle fatto dimenticare. C’è stato un tempo in cui l’avrei forzata a ricordare, ma so che Elena non deve ricordare quello che ho detto. Non si merita il mostro. Si merita il fratello ‘buono’, quello che vale la pena salvare. Da qualche parte in tutto questo ha deciso che anche io valgo la pena di essere salvato, ma è impossibile per me continuare a crederlo – che ne valgo la pena. Sono una creatura stupida, egoista… e forse quel gesto è stata la cosa più umana che io abbia fatto in tanto tempo.

Even with our fists held high,
It never would’ve worked out right.
We were never meant for do or die.
I didn’t want us to burn out.
I didn’t come here to hold you, now I can’t stop.

È passata quasi una settimana da quando l’ho soggiogata. Vederla con Stefan mi uccide. Bevo sempre di più. Provo a seppellire il mio cuore sotto altre emozioni – lussuria, rabbia, sarcasmo - ma è tutta benzina sul fuoco, senza contare il dolore sordo che mi accompagna costantemente. So che Stefan è la cosa migliore per lei, ma questo non serve certo a migliorare le cose. Prendo un sorso del bourbon che mi sono versato, scrollo la testa e fisso il fuoco che guizza nel caminetto. La sento entrare in casa, ma non faccio niente. Non parlo, non mi muovo – mi porto solo il bicchiere alle labbra e bevo un altro sorso.

“Damon? Damon, devo parlarti,” dice. Con quel… tono. Alzo gli occhi al cielo mentre mi giro e sollevo il bicchiere. Darle il permesso di parlare è più un proforma che altro, visto che dirà comunque quello che vuole. Comincia la sua tirata, e le regalo un’espressione vagamente annoiata. La maggior parte di quello che dice sono ciance senza senso, niente che voglio sentire. Le parole che seguono, comunque, hanno il potere di congelarmi sul posto, mentre l’espressione annoiata cede il posto ad una leggermente scioccata e sorpresa. “Pensi di essere così intelligente, ma non lo sei. Certo che la collana era andata. Non avrei mai rischiato di essere soggiogata ancora se mi fossi ritrovata davanti ad un vampiro, Damon. Credi davvero che non avrei preso delle precauzioni? Ho pensato fosse meglio ingerire la verbena piuttosto che indossarla, perché non me la possono togliere dal corpo.” Lo sguardo nei suoi occhi è pericoloso. So dove vuole andare a parare con questa conversazione. Ho già in mente la conclusione. Ingoio l’ultimo goccio di bourbon e la guardo. Dovrei fermarla – dovrei dirle che non sa niente. Dirle di alzarsi e di andarsene, che sono stufo di sentire la sua voce piagnucolosa. Chiuderla fuori, buttare la chiave e scappare… ma non lo faccio – non posso. “Proprio tu, tra tutti, sei l’ultima persona che pensavo mi avrebbe soggiogata.”

“Era necessario.” Scrollo le spalle. Dentro di me, cerco qualcosa da dire. Ma cosa c’è da dire? Ovviamente sa già cos’avevo intenzione di dire, altrimenti non sarebbe mai venuta a scuotermi con questa conversazione. Mi alzo, pronto a lasciare la stanza, quando la sua bocca si apre di nuovo. Lei e la sua dannata persistenza hanno proprio intenzione di tenermi fermo dove sono. La guardo parlare, la mano che si stringe leggermente attorno al bicchiere. Il vetro protesta, stridendo ad una frequenza che so per certo essere l’unico a poter sentire. Elena continua, parlando di scelte.  Secondo lei avrei dovuto lasciarle almeno quello. La scelta se riconoscere o ignorare la cosa. Alzo gli occhi al cielo e stringo un altro po’ la presa sul bicchiere ma il vetro non è abbastanza sotto pressione per rompersi. “Elena, non ho tempo. Ho cose da fare, gente da vedere.”

“Ironico, non trovi? Hai tutto il tempo del Mondo, Damon. Puoi anche startene seduto qui dieci cazzo di minuti ed ascoltarmi – e mi ascolterai. Avrebbe dovuto essere una mia scelta, Damon. L’amore è un sentimento ambivalente – ma cosa puoi saperne tu? Hai passato 145 anni a struggerti per una donna che non ti ha mai ricambiato. Perché metterti di nuovo nella posizione di essere ferito?” Dio, voglio solo che stia zitta. Riesce a toccare ogni singolo nervo che potrebbe essere toccato. Non voglio sentire. Non ho bisogno di sentire. So già come andrà a finire la ramanzina. Un altro ‘Sarà sempre Stefan’ o qualcosa del genere. È una frase molto popolare, che mi pare di aver sentito abbastanza in quest’ultimo mese. “Mi spiace, ma non te lo lascio fare. Non ti lascerò a consumarti nel mio nome per i secoli a venire. Non sono Katherine. Baciami.”

Sto per farla tacere, ma frena le mie parole ancora prima che io abbia il tempo di formularle. La mano ha un altro spasmo ed è la fine del bicchiere, la pressione finalmente lo distrugge e lascia che vetro e bourbon cadano a terra e mi si raccolgano ai piedi. Inclino la testa di lato e la guardo, serio in volto. Ha bisogno di un medico? Non è così che deve andare. Elena ama Stefan. Tutti amano Stefan. Lui è il ragazzo d’oro, io sono il mostro. Lui è quello amato, io sono quello odiato. Però lei è qui, e mi dice di baciarla. Ha sicuramente bisogno di un dottore. “Okay, sei impazzita.”

“Ah sì, Damon? Dimmi che non lo vuoi. Guardami negli occhi senza bugie del cazzo e dimmi che in questo momento non hai voglia di prendermi tra le braccia.” Incrocia le braccia sul petto con determinazione e mi guarda, un sopracciglio elegantemente inarcato. Sfidandomi a fare la prossima mossa. Ragiono con attenzione, le labbra che si contraggono leggermente. Non ci vuole molto prima che io sia di fronte a lei, le labbra a pochi centimetri dalle sue, lo sguardo fisso nel suo. Mi guarda, più risoluta e testarda che mai, in piedi sul mio tappeto. “Dimmelo ancora.” le ordino senza toccarla, non ancora. Alza di nuovo il sopracciglio. Leccandosi le labbra, incatena il mio sguardo al suo. “Baciami.”

Started with a perfect kiss, then we could feel the poison set in.
Perfect couldn’t keep this love alive.
You know that I love you so; I love you enough to let you go.

Ora non posso più fermarmi. Una parola ha avuto il potere di disfarmi completamente. Le mie braccia si muovo più veloci di quanto un occhio umano possa vedere, le mani che afferrano il suo viso per tenerla ferma mentre le mie labbra trovano le sue. Il momento del bacio sembra infinito. Non riesco a staccarmi da quelle labbra, da quelle labbra lisce, dolci e intossicanti che si muovono sotto le mie. A malapena uno sforzo per me, ma il gemito di Elena mi lascia intendere la sua sorpresa nel momento in cui la sua schiena colpisce il muro. Le mie mani si muovono dal suo viso al collo. Il mio tocco fantasma le accarezza le clavicole e la morbidezza delle sue curve, trovando pace solo una volta raggiunti i fianchi, lei che si aggrappa al mio collo. La sollevo un po’, così da farle raggiungere la mia stessa altezza, le braccia sotto di lei per sostenerla. Non avrei mai immaginato che Elena Gilbert avesse tutto questo fuoco in lei, un fuoco che sembra bruciare sulla pelle mentre le nostre labbra sono unite. Mi prendo un momento per farla respirare, la fronte contro la sua, ed inspiro aria di cui non ho bisogno, riflesso umano ed incondizionato, poi la guardo. “Probabilmente finirò all’Inferno per questo.” Dico ridacchiando brevemente, le mie dita che le spostano i capelli dal viso. Elena ride, cercando di tornare a respirare normalmente, e mi guarda mentre parla. “Almeno avrai compagnia.”

Le settimane seguenti sono a dir poco surreali. Ogni volta che Elena è in giro, Stefan ed io ci evitiamo a vicenda. So che è sbagliato lasciarglielo fare – lasciare che mi affascini e mi attiri a lei, ferire mio fratello, ma so che ha ragione. Elena non è Katherine; ha fatto una scelta. Ha scelto me, e per quanto la cosa possa avermi scioccato, di certo non lo rimpiango. Nella mia vita ho rimpianto un sacco di cose; Katherine, il mio rancore verso Stefan, l’assassinio di alcune persone innocenti, compiuto senza pensarci troppo… ma non rimpiango Elena. Sono seduto in biblioteca a bere qualcosa nel tentativo di placare i miei bisogni, quando Stefan mi avvisa che sta uscendo. Dovrei prendere una sacca di sangue, ma può ancora andare bene così, quindi continuo con l’alcohol. Mi giro verso di lui, un sopracciglio alzato. “Da quando ti senti in dovere di annunciarmi ogni tua mossa, fratellino?” dico sorseggiando il bourbon. Socchiude gli occhi nel sentirmi pronunciare la parola ‘fratellino’. Sollevo lo sguardo al cielo e  mi correggo nel tentativo di calmare il ragazzino scontroso. “Chiedo perdono. Da quando ti senti in dovere di annunciarmi ogni tua mossa, Stefan?” Mio fratello si volta e mi fissa intensamente, l’espressione sul suo viso illeggibile. Vederlo utilizzare tecniche di cui io sono diventato padrone e maestro nel corso degli anni, vederlo convinto di potermi ingannare… mi diverte. “Dovresti riconoscere la tattica, Damon. Hai fatto lo stesso fino a non molto tempo fa.”

“Smettila di fare l’adolescente musone, Stefan. Lascia che ti dica una cosa. L’intera faccenda dell’affliggersi per una donna che non ti vuole… non ti si addice.” Non posso fare a meno di sbatterglielo in faccia. Ha passato anni a ricordarmi quale perdita di tempo fosse Katherine e quale spreco di energie fosse arrovellarsi il cervello per lei. Ora che sta facendo l’ipocrita non ho certo intenzione di lasciar correre e perdere l’occasione di rinfacciarglielo. Stefan sogghigna dolcemente e si gira, dando l’idea di non aver accusato il colpo, ma si ferma di botto appena si ritrova davanti alla porta. Elena è entrata nella stanza mentre parlavamo. Mi muovo verso la porta mentre i due continuano a fissarsi, e non posso fare a meno di notare la bramosia nei loro occhi. Non solo in quelli di Stefan, ma anche in quelli di Elena. Ci vuole un solo secondo prima che Stefan le giri attorno ed esca dalla porta, scomparendo nella luce del giorno. Mi appoggio contro lo stipite della porta e la guardo, le braccia incrociate ed una gamba poggiata sopra l’altra. “Ciao Elena.” Lei annuisce e mi si avvicina, sorridendo timidamente. I suoi occhi corrono alla porta un’ultima volta prima che la sua attenzione sia ricalibrata su di me e che si alzi in punta di piedi per raggiungere le mie labbra. La bacio, ma i miei occhi non mancano di notare l’ombra nel vano della porta – l’inconfondibile sagoma di Stefan che ci guarda, si volta e sparisce nel bosco.  “Non sapevo che ci sarebbe stato Stefan. Ho interrotto qualcosa?” mi chiede, guardandomi mentre ho lo sguardo perso fuori dalla porta, alla ricerca di mio fratello. Scuoto la testa, e quando mi volto verso di lei e le sorrido spensierato  indosso una maschera che avevo abbandonato da un po’. “No, non hai interrotto niente.”

I’m already gone, already gone.
You can’t make it feel right when you know that it’s wrong.
I’m already gone, already gone.
There’s no moving on, so I’m already gone.

Una settimana, una settimana intera, una cazzo di settimana intera. Ecco quant’è passato da quando Elena è scivolata tra me e Stefan mentre parlavamo e si sono scambiati quello sguardo pieno di desiderio. Ero geloso, all’inizio, ma arrivati a questo punto sarei sembrato semplicemente ridicolo. Cosa mi aspettavo? Che si dimenticasse dell’esistenza di Stefan, dei mesi trascorsi con lui, di tutto quanto, che semplicemente corresse tra le mie braccia senza più guardarsi indietro? È stata una cattiva idea. L’intera faccenda è stata una cattiva idea. Dovevo essere quello forte. Forte, generoso, solo. Questo era il piano, giusto? Ogni singola fibra del suo essere è riuscito a colpirmi in qualche modo. Un giorno con la lussuria, quello dopo con la colpa, poi la rabbia, tristezza, felicità, di nuovo la colpa… un circolo vizioso dal quale pare io non riesca a chiamarmi fuori. Per quanto avere Elena mi renda felice… c’è qualcosa che sembra sbagliato. Lei sembra sbagliata. Con ogni giorno che passa perde quella scintilla che aveva quando è venuta da me la prima volta, dopo il soggiogamento fallito. La sento muoversi accanto a me per accoccolarsi più vicina al mio corpo. Accarezzo il suo fianco snello e nudo, attirandola nella morbida curva creata dal mio corpo. Riempie quella curva quasi alla perfezione… quasi. Dopo qualche istante si muove ancora e la sua testa si alza, i suoi occhi si aprono nei miei e sorride un sorriso che sembra diminuire giusto un po’ non appena riconosce il mio volto. “Buongiorno, Damon,” e mi da’ un bacio. È delicato e dolce, ma in qualche modo sembra forzato. Lo ricambio senza passione, un’altra azione forzata alla quale segue il mio scendere dal letto, il lenzuolo che mi scivola sulla pelle. “Damon, va tutto bene?” chiede mentre infilo i boxer. Le do’ la schiena mentre scrollo le spalle, ma non dico nulla. Vedo nello specchio il suo riflesso che si mette a sedere, le coperte strette al petto ed un’espressione confusa sul viso. “Damon? Che succede?” indurisco il viso, riso amaro che mi sale alle labbra mentre mi giro e le mostro la mia espressione vuota. La fisso, gelido. Le basta guardare nei miei occhi perché un brivido la percorra.

“Vestiti. Farai tardi a scuola.” Dico, dandole nuovamente la schiena per cercare una maglietta. Si muove dietro di me, e dal fruscio degli abiti deduco che si sta vestendo in fretta. La sento arrivarmi alle spalle e girarmi intorno per guardarmi in faccia, la preoccupazione ben visibile nei suoi occhi. Sa che qualcosa non va. Posa una mano sul mio viso e mi allontano per prendere la giacca di pelle da uno dei ganci accanto al cassettone. “Farai tardi.”

“Chi se ne importa, Damon. Cosa c’è? Dimmelo,” e mi mette la mano sulla spalla. Mi giro in un secondo e stringo la sua mano nella mia, causandole un gemito di dolore. Mi guarda confusa. “Damon, ah- fa male. Lasciami. Damon, lasciami.” Geme di nuovo, e la lascio. Si culla il polso nell’altra mano per un momento, mentre mi fissa vagamente sconcertata. La squadro da capo a piedi e indosso la giacca. Mentre la sistemo, le passo accanto e guadagno la porta. “Puoi andartene ora, Elena. Ho finito con te.” dico, più tagliente che posso. So che le farà male, ora, però almeno servirà a farla tornare dove realmente vuole stare – nelle braccia di Stefan. Non posso ignorarlo, e non farò certo in modo che lo ignori lei. Non importa quello che lei decida di fare, qualcuno è destinato a farsi male. Meglio il mostro che il salvatore.

I’m already gone, already gone.
You can’t make it feel right when you know that it’s wrong.
I’m already gone, already gone.
There’s no moving on, so I’m already gone.

“Ho mentito,” dico, scrollando le spalle e bevendo un altro sorso. Elena è tornata da scuola più adirata che mai. Le ho dato un benvenuto a base di musica, alcohol e due ragazze che non avevo mai visto prima di quel pomeriggio. Le prime due carine che ho trovato per strada. Le mando via e mi siedo davanti al caminetto, la camicia sbottonata ed il bicchiere in una mano, l’atteggiamento incurante e spensierato. Cammina avanti e indietro, incapace di comprendere il significato di quello che ho fatto. Come ho potuto dirle che la amavo e farle questo. È stato un bene che mi abbia scoperto. Sto proprio tornando il vecchio Damon… il bastardo senza cuore e senza una sola preoccupazione al Mondo, Damon. Prendo un altro sorso di scotch, mentre lei continua a parlare. Alzo un sopracciglio davanti al suo incessante marciare avanti e indietro. Termina il suo discorso, e quando si volta verso di me le rido in faccia. “Pensi che tutto questo avesse qualcosa a che fare con l’amore? Riguardava Stefan – riguarda sempre Stefan. Tu eri l’ultima vendetta nei suoi confronti, per quello che mi ha fatto. Me l’hai reso anche fin troppo facile.” Mi schiaffeggia, uno schiaffo coi fiocchi, mentre sono ancora seduto. La testa si gira sotto la forza del colpo, poi torno tranquillamente a fissarla. Dice qualcosa che non registro minimamente, e la guardo uscire dalla porta. Stefan compare sulla soglia, uno sguardo astuto negli occhi. Bevo una sorsata generosa di scotch, direttamente dalla bottiglia, e mi alzo per fronteggiarlo. “Cosa?”

“Magari sei stato capace di ingannare Elena, ma io ti conosco veramente, Damon. So distinguere le tue bugie dalle verità.” Dice Stefan scrollando le spalle, e si muove verso l’ingresso, senza dubbio per rincorrere Elena. Aspetto finché sono lontani prima di collassare di nuovo sulla poltrona accanto al caminetto. Guardo dentro le fiamme, contemplando per un attimo la possibilità di regalarmi al bagliore tentatore, ma poi decido di non farlo. Se dovessi morire, vorrei che fosse una morte col botto, non una morte stupida come un suicidio. Tra l’altro questo è quello che volevo. Volevo Elena felice, nelle braccia del fratello buono. Quello amato da tutti, quello che salta alla mente quando si pensa ad Elena insieme ad uno dei fratelli Salvatore. Finisco la bottiglia e getto il calice vuoto tra le fiamme, godendomi il modo in cui si frantuma, le piccole gocce d’alcohol che colorano le fiamme di turchese mentre l’etanolo brucia. Faccio scattare la lingua e mi sposto dal salotto alla mia stanza. Chiudo a chiave la porta, una mera illusione di privacy, e mi dirigo alla cassettiera. Tiro un fiore decorativo e compare un piccolo scomparto segreto, che contiene solamente un libro con la copertina di pelle. Prendo in mano il libro e chiudo il cassetto, nascondendolo nuovamente al Mondo, poi cerco una penna e sfoglio le pagine fino a trovarne una bianca.

È felice. Questo è quello che importa. Lei importa. Questo è tutto. Lei è tutto. È tutto per il meglio. Quello che è meglio per lei è meglio per te. Non dimenticarlo più.

Fisso le parole per qualche momento, poi chiudo il libro e lo rimetto a posto, al sicuro. Mi sposto dall’altro lato della stanza ed apro il frigorifero, fissandone il contenuto – dozzine di sacche di sangue che mi implorano di prenderle, di sfruttare il potere che contengono per spegnere l’interruttore e dimenticarmi di tutta la faccenda. Dimenticare veramente come ci si sente. Chiudo il frigorifero con un calcio e chiudo gli occhi, inspirando profondamente. Espiro lentamente e mi dirigo verso il mio bar personale. Non siete mai stati fatti per l’amore. Siete stati fatti per dirvi addio. Che gran verità.

I want you to know that it doesn’t matter,
Where we take this road someone’s gotta go.

È quasi tutto pronto. Praticamente ogni cosa che ho portato a Mystic Falls è andata distrutta o impacchettata, quindi sono pronto ad andare. Le cose sono tornate alla normalità. Elena e Stefan sono tornati loro stessi, i soliti piccioncini. In una parola, Stelena. Fusi di nuovo insieme in una sola persona, una felice montagna di felicità. Mi fa venire da vomitare, ma è la cosa migliore per lei. Questo è tutto quello che importa, è tutto quello che mi interessa. Comunque sia, non riesco a stare  a guardare, quindi me ne vado. L’unico modo per far tornare le cose definitivamente a posto. Mi getto la sacca sulla spalla, scendo le scale e la butto sul sedile posteriore dell’auto, poi chiudo la portiera. Appoggiandomi al tettuccio espiro e mi concedo qualche secondo per guardarmi intorno. L’estate sta per abbandonare Mystic Falls e presto le cose cambieranno un’altra volta. I cambiamenti non mi sono mai andati troppo a genio, quindi faccio la cosa che mi riesce meglio. In un batter d’occhi sono al posto di guida, giro la chiave nel quadro d’accensione e mi preparo ad andare. Sto per uscire dal vialetto quando un bussare disperato al finestrino del passeggero mi distrae. Abbasso il finestrino. “Cosa c’è, Elena?”

“Non te ne andare.”

“Perché no?” le chiedo, fissandola. Una strana espressione le balena in viso mentre inghiotte il nodo che ha in gola. È difficile per lei, questo riesco a capirlo perfino io. Corrugo la fronte. “Cosa c’è, Elena?”

“Non te ne andare.”

“Perché?”

Perché… non sarebbe lo stesso senza di te.”

“Cosa?”

“Non te ne andare.”

“Per la centesima volta, perché? La verità, oppure ingrano la marcia e me ne vado senza voltarmi indietro.”

“… perché ti amo, e ho bisogno che tu stia qui. Ti prego… resta… per me.”

Mi ci vuole qualche momento per digerire le sue parole. Le sorrido e lascio che un po’ del sentimento che provo per lei trapeli dalla mia espressione. “Mi spiace, Elena, ma me ne sono già andato.”

*

Elena si alza di scatto, guardandosi attorno. Stefan la fissa, preoccupato dal movimento repentino. “Cosa c’è, Elena?”

“Dov’è Damon?”

“Non ti ricordi? Se n’è andato.”

And I want you to know I couldn’t have loved you better.
But I want you to move on, so I’m already gone.

 

  
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