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Autore: waferkya    15/11/2010    1 recensioni
Al banco della mensa hanno cominciato a servire un purè così bianco che sembra ricotta, sembra una nuvola atterrata per sbaglio nel fondo un po’ lercio delle ciotole di gente che le nuvole e la ricotta s’è dimenticata anche che faccia abbiano, perciò nessuno ci pensa, né alla ricotta né alle nuvole; soltanto Don Reed, che ce l’ha quel po’ di vena poetica e – ora che il Maggiore è tornato più in forma che mai, vecchio negli occhi e con la faccia di un ragazzino, - ci tiene a dimostrare di sapere essere anche altro, oltre che un coglione matricolato, soltanto Don Reed guardicchia il suo piatto con la fronte aggrottata e poi decide che il mucchietto bianco per niente invitante ha tutta l’aria di essere un patè d’ossa.
Genere: Guerra, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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T-Company! ♥
— 17/vi/2010


 

~ Our rags of light.



Al banco della mensa hanno cominciato a servire un purè così bianco che sembra ricotta, sembra una nuvola atterrata per sbaglio nel fondo un po’ lercio delle ciotole di gente che le nuvole e la ricotta s’è dimenticata anche che faccia abbiano, perciò nessuno ci pensa, né alla ricotta né alle nuvole; soltanto Don Reed, che ce l’ha quel po’ di vena poetica e – ora che il Maggiore è tornato più in forma che mai, vecchio negli occhi e con la faccia di un ragazzino, - ci tiene a dimostrare di sapere essere anche altro, oltre che un coglione matricolato, soltanto Don Reed guardicchia il suo piatto con la fronte aggrottata e poi decide che il mucchietto bianco per niente invitante ha tutta l’aria di essere un patè d’ossa.
“E che ne sai,” commenta il Maggiore, perché figurarsi se Don non s’è messo a fare le sue acute osservazioni culinarie esattamente accanto al suo tavolo, “magari è proprio così.” Non sta sorridendo, giustamente non ci trova niente di divertente in tutto questo dannato mondo, ma Don non ha la sensazione che sia arrabbiato. Don lo sente sempre sottopelle, quando il Maggiore s’arrabbia – Dio, le piante lo sentono, quando il Maggiore s’arrabbia.
Lo spigolo del vassoio di Wheel si scava un angolino per sé dentro la schiena di Don e il caporale capisce che è ora di proseguire – non intasare il passaggio, far scorrere la fila, roba da fast food e perché gli sembra di essere tornato un adolescente che fa la corte a quel professore veramente troppo bello che ha?
“Non era per niente una battuta divertente,” osserva Mac, picchiettando il proprio ginocchio contro quello di Bible che siede di fronte a lui.
“Non era per niente una battuta e basta,” replica Bible, con un sorriso che è, seriamente, la sintesi di quel che c’è di bello e giusto nell’universo. Mac sbuffa, divertito forse anche troppo da una conversazione che non è pensata per essere divertente; gioca un po’ col suo purè, e non è che abbia ancora intenzione di mangiarlo, non dopo la scomoda osservazione di Reed e l’ancor più macabra non-battuta di Blake.
Il resto della tavola è stipato di uomini, esattamente come qualsiasi altro centimetro quadrato della mensa, ma questi sono così tanto più rumorosi degli altri che c’è da chiedersi perché il buon Dio che tutto veglia da lassù – da dentro una divisa pluridecorata, da dietro una barba così contro il regolamento da passare inosservata, da dietro un piatto di purè-patè d’ossa – non gli abbia strappato la lingua a morsi. Forse vogliono solo evitare di finire ad origliare la loro conversazione, forse stanno origliando comunque e tutto il chiasso è solo una copertura di quelle che soltanto i Marines riescono ad escogitare; comunque sia, Mac non ha voglia di rimproverarli.
Il Maggiore ha questo modo di stare al mondo che spaventa gli uomini al punto da renderli persone immensamente migliori di quanto non siano al di fuori delle loro divise: Mac avrà pensato a questa cosa perlomeno duecento miliardi di volte, da quando è inciampato nella Compagnia T e nel suo surreale capo-di-tutto, ma ogni volta gli sembra di vedere una sfumatura in più di verità. È una considerazione irrazionale, non esiste che una persona irradii nello spazio circostante vibrazioni ad ampio spettro di coraggio, lealtà, intelligenza, spirito di sacrificio; però è quello che succede attorno al Maggiore – succede anche ora che i loro uomini sono rumorosi eppure non abbastanza da impedire a Mac di sentire Will respirare, - ed è forse per questo che il mese che ha passato a farsi aggiustare quella gamba e quelle ferite in petto è stato probabilmente il peggiore che Mac abbia mai visto.
“Piantala di pensare stupidaggini,” lo rimprovera Bible, bonariamente; “Cielo, neppure il frullare a vuoto dei neuroni della mia prima moglie mi arrivava così distintamente alle orecchie. E lei era quella che pensava più di tutte, e sai qual è la parte divertente? Quando ho chiesto il divorzio, sembrava genuinamente sorpresa. A dir pocostupefacente, non trovi?”
“Come no,” commenta Mac, e il suo tono esasperato e divertito solletica qualcosa in fondo alla coscienza di Bible – qualcosa che non è il momento di richiamare alla memoria, comunque, perché c’è un incontro con i capitani tra quanto, tre quarti d’ora? Sì, tre quarti d’ora; quindi no, non è il momento di indulgere ai sentimentalismi.
“Andiamo?” domanda il Maggiore, sollevandosi in piedi e Mac non può fare a meno di notare che, ancora, sembra ci sia qualcosa di sbagliato nel modo in cui Bible scavalca la panca sollevando per prima la gamba destra. È mancino, Cristo santo, è sempre stato mancino – ambidestro, per la verità, corregge una vocina un po’ troppo insolente per non essere la dannata coscienza di Mac, quindi potrebbe essere anche tutto normale, solo che, no, non è tutto per niente normale.
Il tenente tiene sollevato un lembo della tenda per il suo superiore e poi, quando sono soli sotto al sole solo in mezzo al cielo, soli nel desolato deserto, soli e lontani dalle voci squillanti degli uomini, gli si avvicina un po’ troppo, gli offre una sigaretta, che Bible accetta senza pensarci neppure un secondo di più.
“Adesso me ne devi due,” commenta piano Mac, e fa ancora un passo in avanti – ora ha decisamente invaso lo spazio personale di Will, la sabbia che ha sotto i piedi è indiscutibilmente sabbia che porta impresso il marchio del Maggiore, ma nessuno dei due sembra minimamente piccato dalla cosa. Dio, perlomeno questa è un’invasione pacifica che possono tollerare.
Fumare nel deserto è un’esperienza mistica di silenzio assoluto. La prima volta, tre o quattro spedizioni fa, ha perso il conto da un pezzo, insomma, la prima volta Mac era perso in mezzo ad una compagnia che non era la sua, avevano appena ricevuto l’ordine di cessare il fuoco e tutti i sopravvissuti attorno a lui piangevano piano, o fissavano zitti zitti il cielo e la sabbia, come non credessero di stare ancora respirando - come se quello in cui si arrabattano ogni giorno per arrivare al successivo non fosse l’unico vero Inferno di sempre. Era lì, sperduto in mezzo a facce sconosciute, ed era stata veramente una notte del cazzo di una missione di sicurezza del cazzo; Mac normalmente non ha granché paura di morire, ma Cristo quella notte ne aveva avuta così tanta che gli manca il fiato solo a ripensarci, anzi, se ci ripensa gli sembra di non avercela mai avuta, l’aria nei polmoni. Notte del cazzo, umore del cazzo, e naturalmente gli passa davanti Bible – dopotutto, Bible è sempre esattamente lì dove deve essere, sia che si tratti di condurre gli uomini in battaglia o di farsi centrare da un proiettile ad un millimetro dal cuore, ma Mac non vuole veramente ripensare a quell’altra volta in cui il Maggiore è quasi riuscito a farsi ammazzare. Gli passa davanti Bible e lo vede e gli fa un sorriso un po’ così – in quel momento Mac ha capito di non aver capito mai niente, né di se stesso né del mondo, e ha capito che non avrebbe mai più capito niente, né di se stesso né del mondo, e ha capito che avrebbe dovuto smettere da un pezzo di interessarsi di capirci qualcosa di se stesso, del mondo o del Maggiore.
“Non dovresti essere qui,” ha detto, e poi: “Hai una sigaretta?”
E poi non ha più avuto bisogno di chiedere – Mac ha sempre sigarette per tutti, soprattutto per chi gli si siede vicino a fumare e poi indica il cielo e con la faccia più seria dell’universo dice “Sembra un’enorme lastra di vetro. Chissà a chi tocca di pulirlo.” E Bible non si fa problemi ad accettare da fumare, soprattutto non da chi, guardando in su e con una faccia ancora più seria della sua replica “Chissà che sapone usa. Gli aloni sono un cazzo di guaio.”
Adesso, Bible solleva gli occhi da terra – si stava guardando le scarpe come se quelle avessero preso vita, e con tanto interesse che a un certo punto pure Mac aveva attaccato a fissarle, - e quando lo guarda Mac sa con certezza che stavano pensando la stessa cosa.
Ridono piano, c’è qualcosa di surreale nel solo fatto di stare ridendo per una cosa che non si sono neppure detti, come di una battuta segretissima tra compagne di banco, ma prendendo ordini da quest’uomo che sembra incredibile eppure esiste, pranzando e fumando e parlando e ammazzando al suo fianco Mac ha avuto modo di incontrare un surreale che non è spiacevole, che non lo mette a disagio – che, al contrario, sembra sia stato cucito precisamente per accoccolarglisi sulle spalle.

  
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