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Autore: Trick    17/11/2010    6 recensioni
AGGIORNATO IL SESSANTOTTESIMO CAPITOLO
Infiltrato nel clan di Fenrir Greyback, Remus Lupin finirà per scontrarsi con quella realtà dalla quale ha sempre tentato di sfuggire. Nel frattempo, a Londra, Tonks non può far altro che cercare di sopravvivere alla guerra che imperversa per la città. Una storia fra umani e licantropi, fra amicizie improbabili e segreti dimenticati, per decidere se sia più forte il richiamo del sangue o quello del cuore.
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Diario di un Lupo
in un Branco di Lupi
(Versione riveduta, corretta e ampliata causa insoddisfazione dell'autrice)

CAPITOLO SESSANTASETTESIMO
Fatti un bagno
°°°°°°°


Se c'era qualcosa che Aberforth Silente detestava più del rumore, era un rumore improvviso. Al secco fragore della Materializzazione di Remus, il cuore gli era schizzato verso la gola. Aveva estratto la bacchetta dalla tasca del suo grembiule lercio con un guizzo molto più rapido di quanto non ci sarebbe aspettato da un uomo come lui e si era voltato verso l'entrata della Testa di Porco con sguardo furioso. Quando ebbe riconosciuto il volto pallido e tirato di Remus Lupin, aveva serrato la mano nodosa attorno all'impugnatura con un bagliore minaccioso negli occhi.
«Ho finito il rum, Lupin» soffiò con rabbia.
L'altro mago lo fissò in silenzio per qualche istante, prima di sorridere impercettibilmente.
«Nessun problema. Un'Acquaviola andrà più che bene».
«Quella non la bevi mai».
«Esattamente come il rum, dettaglio del quale dovresti ricordarti decisamente bene».
Annuendo appena, Aberforth abbassò la bacchetta. Afferrò un bicchiere dal bordo rovinato, lo appoggiò bruscamente sul bancone e parve scegliere accuratamente una bottiglia giallognola dal ripiano alle sue spalle. Remus prese posto ad uno degli sgabelli di legno e lo guardò riempire il bicchiere fino all'orlo.
«Liscio?» gli chiese con la fronte aggrottata.
«Per l'amor di Merlino, Aberforth!» esclamò Remus, alzando gli occhi al cielo. «Credevo che avessimo chiarito che non sono un Mangiamorte».
«Potresti essere un Mangiamorte che non beve rum».
«Potrei, se non fosse che sarei l'unico Mangiamorte ad essere svenuto nel tuo bar dopo averne bevuto un solo bicchiere».
Aberforth emise uno sbuffo fra l'infastidito e il divertito.
«Sei sempre stato un mezzo segaiolo, Lupin» lo schernì. «Fin da ragazzino».
Remus fece un sorriso storto, sorseggiò un goccio di whisky e fece una smorfia disgustata.
«Che Godric ti perdoni, Aberforth...» commentò. «Cos'è quest'intruglio che mi stai spacciando per whisky?».
«Whisky».
«Buffo. Avrei detto lubrificante per manici di scopa».
Aberforth gettò lo strofinaccio sul bancone e lo squadrò con aria torva.
«Quel bastardo di mio fratello deve proprio trattarvi bene, voi dell'Ordine, per lamentarvi sempre della mia roba».
«Non ricordo che Hagrid abbia mai dato molta importanza alle porcherie che beve con te» ribatté con sincera perplessità.
«Beh, quel uragano in gonnella della protetta di Malocchio non la pensa così».
Nello stomaco di Remus piombò un macigno. Un po' del whisky che stava sorseggiando gli andò di traverso: si piegò sul bancone e iniziò a tossicchiare.
Era stato maledettamente bravo ad evitare di pensare a Tonks fino a quel momento – ed era oltretutto stupito di esserne stato in grado, in effetti. Sentirla citare così casualmente da Aberforth aveva riacceso in lui un conflitto incontenibile di sentimenti. Ardeva dal desiderio di rivedere il suo viso e riascoltare l'eco cristallino della sua voce, ma era anche terrorizzato al pensiero di quello che sarebbe accaduto. E sapeva perfettamente cosa sarebbe accaduto – oh, se lo sapeva! Avrebbe perso inevitabilmente il confronto, come sempre, e avrebbe dovuto cercare una repentina via di fuga per allontanarsi dalla tentazione che lei rappresentava, come sempre. E sarebbe inevitabilmente tornato, prima o poi. Non si era mai sentito così debole.
«Oh, Lupin» lo scosse Aberforth.
Remus lo fissò come se lo vedesse per la prima volta.
«Tonks è stata qui?».
«È al villaggio con un paio di Auror» spiegò con tono annoiato Aberforth, afferrando lo straccio e iniziando a spolverare senza voglia il bancone. «Viene ogni tanto».
«Come sta?» s'informò Remus, cercando di non apparire troppo interessato.
«E che ne so, io? Non sono mica il Medimago personale di voi altri, sai?».
«Ma l'avrai vista di recente, immagino. Se non alla taverna, da qualche altra parte di Hogsmeade, senz'altro. Sta bene?».
Aberforth aggrottò circospetto la fronte.
«È un tipino tosto che sa atterrare in piedi e calcia in mezzo alle gambe a tradimento».
Remus lo fissò con aria imperscrutabile per qualche istante. Poi, senza alcun preavviso, scoppiò in una fragorosa risata.
Era senz'altro la più calzante definizione di Tonks che avesse mai sentito.
«Puoi chiederglielo tu, comunque» disse ancora Aberforth, facendo un rapido cenno del capo verso l'entrata. «Mi pare di averla appena vista sbirciare dalla finestra».
°°°°°°



Tonks si trattenne a stento dal correre verso di lui per prenderlo a calci. Non avrebbe saputo dire quale fosse, esattamente, il motivo di quell'improvvisa rabbia. Sapeva solo che quando aveva riconosciuto la piega delle sue spalle magre dalla finestra della Testa di Porco si era sentita montare da una furia cieca ed una sola domanda le aveva attraversato la mente: quando diavolo pensava di avvisarmi che era già tornato? E dire che era di stanza a pochi metri da dove quel disgraziato stava sorseggiando whisky – o qualunque cosa Aberforth gli avesse venduto per tale.
Era così combattuta fra il desiderio di gettargli le braccia al collo per baciarlo o per strangolarlo, che non si era nemmeno resa conto di aver fatto irruzione nella taverna e di essersi avvicinata al bancone come se stesse marciando verso la guerra. Quando lui alzò il capo verso di lei, Tonks trasalì per la sorpresa.
Non pareva più lo stesso uomo con cui aveva trascorso i primi giorni di gennaio. I suoi capelli chiari, un po' ingrigiti attorno alle orecchie e alle tempie, gli sfioravano le spalle in ciocche aggrovigliate e disordinate – quanto lo aveva preso in giro, a Grimmauld Place, per quel ''taglio da professore''? - e parevano essere trascorse diverse settimane dall'ultima volta in cui si era rasato. Anche nei suoi occhi c'era qualcosa di strano, ma Tonks si disse che doveva essere un'impressione dovuta alla troppa mancanza. Nuovi e vistosi tagli erano comparsi sul suo volto e Tonks notò come molti di questi fossero in condizioni pietose.
«Buonasera, Ninfadora» la salutò con un roco e distante mormorio.
Tonks lo guardò intensamente negli occhi e rabbrividì nel constatare di non essersi sbagliata: i suoi occhi sembravano realmente diversi. Era possibile che fossero diventati più gialli? Era possibile che convivere con dei licantropi selvaggi lo avesse mutato fino a questo punto?
«Ninfadora?».
Lei scosse il capo e si portò una mano alla fronte.
«Scusa» gli rispose con un mezzo sorriso. «La tua folgorante bellezza mi ha ipnotizzato».
Remus non si mosse di un centimetro.
«Gradisci qualcosa da bere?» le offrì affettatamente.
Sembrava intenzionato a trattarla con cortese e distante accondiscendenza e Tonks, questo, non glielo avrebbe mai permesso.
«Se non la pianti di giocare alla dama di compagnia ti faccio mangiare tutto il galateo, Remus» sbottò stizzita Tonks, appoggiandosi con un gomito al bancone. Alzò lo sguardo verso Aberforth, che la stava scrutando con aria falsamente disinteressata.
«Hai una stanza libera?».
Il vecchio le rivolse un'occhiata penetrante e si rivolse a Remus, più minaccioso.
«Guarda che le regole della casa non sono mica cambiate, Lupin: niente risse, niente ragazzini e niente sesso».
«Non ho intenzione di seguirla in nessuna stanza» s'affrettò a calmarlo Remus, scrutando Tonks in tralice. «Ninfadora, sinceramente, non ho idea di cosa tu--».
«Non chiamarmi Ninfadora, Remus» lo interruppe lei con una smorfia di disgusto. «Sarà meglio medicarti la faccia, sempre che non sia già troppo tardi e non sia necessario strappartela di netto per evitare un'infezione o schifezze simili». Si sporse verso di lui, gli afferrò un ciuffo ingarbugliato e glielo tirò davanti agli occhi. «E non pensare di essere nemmeno remotamente affascinante per riuscire a portarti a letto una donna, al momento».
Le labbra di Remus si storsero in un sorriso divertito.
«Ti ringrazio della premura, Ninfadora» le rispose, ignorando il fremito di disapprovazione al suono del suo nome. «Ma non credo di avere bisogno né dell'una né dell'altra cosa».
«Come vuoi, ma di certo hai bisogno di un bagno» incalzò Tonks, muovendo una mano verso Aberforth con aria impaziente. «E quello, prega quanto ti pare, ma non te lo leva nessuno».
«Seconda porta a destra e niente sesso» grugnì Aberforth, sfilando una vecchia e grossa chiave arrugginita da un mazzo appeso ad un chiodo nel muro e gettandolo sul bancone. Tonks la afferrò e su diresse a grandi passi verso le scale di pietra alla sua destra.
«Vado a prepararti dell'acqua calda» lo avvisò la sua voce squillante. «Butta giù quell'intruglio whiskoso prima che ti sciolga lo stomaco».
«Ti sei fatto mettere il guinzaglio, alla fine» sentenziò tetramente Aberforth. «Devi essere proprio impazzito».
Remus ingoiò il contenuto del proprio bicchiere, si alzò e fece un sorriso triste.
«Non hai idea quanto».
°°°°°°°



I vapori caldi del bagno uniti all'aroma dolciastro delle essenze aromatiche erano un balsamo per i sensi di Remus. Sembravano trascorsi secoli dall'ultima volta in cui aveva potuto lavarsi con dell'acqua che non fosse ghiacciata. Appoggiò la nuca al bordo della vasca e rimase a fissare il soffitto con sguardo pensieroso.
Secondo le ipotesi di Silente, i Mangiamorte avrebbero attaccato Hogwarts entro breve. Nell'ottica di Remus, il fatto che Voldemort si fosse spinto a tanto significava solo una cosa: non temeva più Silente. E questa era una tragedia per tutti loro: Voldemort stava distruggendo il suo più grande nemico ed Harry, per quanto Remus ne avesse stima, non era ancora abbastanza forte per sconfiggerlo una volta per tutte.
E c'era anche la sua faccenda, da risolvere. Era ricercato dall'Unità di Cattura e Remus sapeva perfettamente – come qualsiasi altro licantropi britannico – che l'Unità di Cattura non portava altro che guai. Ricordava ancora del numero infinito di udienze che quella bastarda di Dolores Umbridge gli aveva imposto dopo la fuga di Sirius da Azkaban, tre anni prima. Essendo un licantropo, a quanto pare, era ovvio che stesse nascondendo il suo pluriomicida amico d'infanzia. Se avevano in mano qualcosa in grado di incastrarlo – e Remus sapeva che qualcosa del genere, in effetti, esisteva – lo avrebbero sbattuto ad Azkaban senza alcun indugio. Era soltanto un lupo mannaro, dopotutto.
«Ehilà».
Aprì le palpebre per vedere la sagoma fumosa di Tonks muoversi nella stanza. La vide avvicinarsi ad una sedia e appoggiarvi sopra un incarto marrone.
«Sono passata da casa mia e ti ho preso un cambio» spiegò. «Sono i vestiti che hai lasciato l'ultima volta. Il resto delle tue cose è alla Tana. Molly e Arthur hanno pensato che quelli del Ministero avrebbero cercato di farsi gli affari tuoi e hanno nascosto quella valanga di libri che ti porti dietro nel capanno delle scope».
«Non avrebbero dovuto disturbarsi».
«E tu dovresti smetterla di rompere le Pluffe quando qualcuno si interessa di te» ribatté con ferrea decisione lei, afferrando una spugna e sedendosi sul bordo della vasca alle spalle di Remus.
«Che stai facendo?» le domandò lui con una nota preoccupata.
«Levo il sudiciume da questi tagli».
«Non--».
«Lasciamelo fare» lo implorò lei in un sussurro. «Non puoi andare al San Mungo, Remus, o i Medimaghi chiameranno il Ministero».
«Vorrà dire che eviterò ferite e urti potenzialmente mortali fino alla fine della mia vita».
«Vorrà dire che dovrò prenderti a calci a rate fino alla fine della mia, di vita» sbuffò divertita Tonks. «Peccato. Sarebbe stato quanto meno soddisfacente riempirti di botte in una volta sola».
Remus ridacchiò appena.
«Chi ti ha detto che sarei arrivato questa sera?».
«Malocchio. Quella vecchia salamandra non voleva nemmeno-- oh, scusa» s'interruppe di colpo nel sentirlo emettere un gemito di dolore soffocato.
«Non preoccuparti».
«Ti fa male?».
«No, affatto».
«Che bugiardo...» scosse la testa Tonks, esasperata.
Remus socchiuse gli occhi e si concentrò sulle sensazioni che i movimenti delicati di Tonks gli stavano regalando. Se anche aveva cercato di convincersi che la distanza e il tempo sarebbero riuscite a raffreddare l'intensa e folle attrazione che provava per lei, sapeva che non le avrebbe resistito ancora per molto.
«Ci sono novità, qui?» le domandò.
«A parte tu e l'Unità di Cattura che giocate a guardie e ladri?» replicò allegramente lei. «Niente di altrettanto divertente, purtroppo. Molly e Fleur continuano a bisticciare per il colore delle tovaglie e la temperatura dei decotti, Fred e George mi hanno regalato una confezione intera di Merendine Marinare per scappare dai turni di ronda con quello scarafaggio di Ghiacciolone Dawlish, ho rotto il naso di Dung dopo averlo beccato trafficare della roba che aveva fregato a Grimmauld Place – quel piccolo figlio di una cagna! - hanno aperto quel Centro-Prigione-Stronzata per semi-umani ad Aberdeen, Malocchio e Kingsley mi hanno tirato fuori dall'ufficio di quella schifosa della Umbridge che voleva arrestarmi per aver fatto sesso con te, a quanto pare – sapevi di non poter fare sesso per legge, Remus? Dovresti essere vergine, a sentire quelli del Ministero – e poi ho dovuto spiegare a Ginny che non sono in alcun modo innamorata di Bill, e questa era proprio--».
«Cosa?» esclamò Remus, afferrandosi ai bordi della vasca e voltandosi di scatto verso di lei. «Per l'onor di Godric, di che vai blaterando?».
Lei lo guardò con espressione confusa.
«Del fatto che io non sono innamorata di Bill in alcun modo, Remus. Mi pareva che fosse piuttosto ovvio».
«Non mi interessa nulla di Bill Weasley! Voglio sapere di cosa stavi parlando prima. Che significa che ti hanno arrestata? E cos'è quel come-lo-hai-chiamato per semi-umani?».
«Oh, quello» mormorò titubante lei, grattandosi incerta una guancia. «Temevo che volessi i dettagli di quello, in effetti».
«Perché ti hanno arrestata?».
«Non mi hanno arrestata!» protestò con veemenza lei.
«Tu l'hai detto!».
«No, miseria di una sanguisuga, non l'ho detto! La Umbridge voleva arrestarmi. O, almeno, lo ha usato come pretesto per portarmi nel suo ufficio, tutto qui. Sono rimasta lì dentro giusto il tempo per esaurire il mio vocabolario personale di insulti e imprecazioni. Malocchio e Kingsley sono stati più veloci di due Firebolt».
«Perché ti ha portato nel suo ufficio?».
Tonks fece un sospiro profondo.
«Remus, che ti importa?» disse stancamente, cercando di voltarlo di nuovo. «Non è successo niente».
«Non è successo niente?» ripeté sconcertato lui, inclinando il capo. «Ninfadora, hanno cercato di arrestarti a causa mia!».
«Non avevano niente in mano, Remus, non--».
«Sapevo che sarebbe successo, prima o poi. Lo sapevo, dannazione! Sono un irresponsabile idiota. Sono il più irresponsabile degli idioti del mondo».
«Non metterei mai in discussione il fatto che tu sia idiota» aggiunse Tonks con un sogghigno spensierato.
«Ninfadora, non è il momento. Capisci quanto è stato--».
«Belfast».
Remus sbatté un paio di volte gli occhi, preso in contropiede.
«Scusa?».
«A Belfast c'è l'unico Orfanotrofio per Semi-umani di tutta la Gran Bretagna».
Il volto di Remus parve perdere improvvisamente colore. Tonks continuò, implacabile.
«Nel 1986 fu salvato da una donazione anonima di oltre duemila galeoni. Negli stessi giorni, un riccone di nome Gifford MacFusty, pronipote di un certo Lord di Woodcroft altrettanto ricco e fastidioso, ha denunciato al Ministero un furto parI a – indovina un po' – duemila galeoni. Sai qualcosa di questa faccenda, Remus?».
Lui abbassò gli occhi e parve ragionare rapidamente. Quando li sollevò verso di lei, vi era comparsa un'ombra colpevole.
«Vuole arrestarmi, agente Tonks?» sdrammatizzò con un sorriso tirato.
«No, ma potrei decidere di farti un occhio nero per non avermelo mai detto».
Lui scosse la testa.
«Non è qualcosa che avrei voluto che tu scoprissi. E non è qualcosa che coinvolge soltanto me, quindi non--».
«Perché non ti sei fidato di me?».
«Non è questione di fiducia» le disse intensamente. «Non volevo metterti in una posizione difficile. O peggio, pericolosa. Non l'ho mai confessato nemmeno ad Alastor: fu lui a scoprire quello che avevo fatto. Non hai idea di quante bastonate in mezzo alla testa mi presi per non aver rubato in maniera costantemente vigile» aggiunse con tono leggermente scherzoso. «Tutto questo è quello che sto cercando di farti capire da mesi, Ninfadora. Non vedi ciò che è la mia vita? Per oltre dodici anni non ho potuto che vivere di stenti ai margini della società, tentando di arrangiarmi con quello che trovavo in giro. Non ci sono altre possibilità, per un lupo mannaro. A parte...». Il suo sguardo s'incupì un poco. «...a parte rassegnarsi alla vita selvaggia. Ed io non ti permetterò di seguirmi in quell'inferno».
Tonks gli scostò un ciuffo di capelli dal viso e lo osservò con un sorriso sincero.
«Non sei più costretto a farlo. Puoi divertirti barando a poker con la sottoscritta, magari, ma non devi più preoccuparti di--».
«Di cosa non dovrei preoccuparmi? Dei soldi? Di un lavoro? Di darti la vita che meriti, lontano dal pericolo di essere sbranata una volta al mese? Di questo, santo cielo, non dovrei preoccuparmi?».
«Sì, non dovresti. A me non interessano i soldi. Il mio appartamento fa schifo e il mio padrone di casa è un vecchio porco, d'accordo, ma il mio stipendio è buono e possiamo cavarcela fin quando non finirà la guerra. Poi, tu sarai riconosciuto come eroe nazionale, ti richiameranno ad insegnare ad Hogwarts, diventerai un rubacuori da paura ed io dovrò costringerti a sposarmi in fretta prima che qualche altra strega si accorga di quanto tu sia irrimediabilmente sexy».
Sospirando tristemente, Remus tornò a voltarle le spalle e si lasciò scivolare nell'acqua tiepida fino al collo, appoggiando nuovamente la nuca al bordo di ceramica.
«Io sono un lupo mannaro, Ninfadora. Non diventerò un eroe nazionale, non tornerò ad insegnare ad Hogwarts e non sarò mai capace di darti tutto ciò meriti».
Tonks arricciò le labbra in un sorriso birbante.
«Sapevo che non avresti escluso la possibilità di essere un rubacuori da paura» disse. «Che egocentrico casanova».
Remus alzò gli occhi verso di lei, inarcando il sopracciglio con un'espressione fra il divertito e l'esasperato.
«Credi di essere capace di rimanere seria per almeno un paio di minuti?».
«Di norma o proprio in questo momento?».
Lui fece un gesto spazientito con la mano e scosse il capo con un lieve sorriso.
«Sei incorreggibile, Ninfadora».
«Disse il mago che non riusciva a capire che il mio nome è Tonks» scherzò lei, colpendolo appena sulla fronte.
Si chinò verso di lui, appoggiandosi con entrambi i gomiti al bordo della vasca e scrutando il suo viso al contrario.
«Sai, Remus... sarà perché vedo la tua faccia girata alla rovescia, o forse perché ce l'hai pulita, finalmente, ma mi sembri decisamente bello, dopotutto».
Remus non riuscì a trattenere una fragorosa risata.
«Sarà perché sono completamente matto, o forse perché tu lo sei decisamente più di me» riprese lui con un mezzo sorriso, sfiorandole appena la mandibola con la mano bagnata. «Ma ti amo, dopotutto».
Lei si avvicinò alle sue labbra con fare da cospiratrice.
°°°°°°°





Ok, lo so. Non importa che gridiate al massacro. Avevo perso l'ispirazione, il tempo, la voglia, poi di nuovo l'ispirazione e... alzi la mano chi si è appena reso conto che questa è diventata la mia sempiterna scusa. Io la alzo, nel dubbio.
No, davvero, scusatemi, ma questa storia è diventata davvero grossa e ne cancellerei volentieri buona parte, perché se mi capita di rileggerla mi viene quasi il voltastomaco. Beh, poco male. Apprezzo il miglioramento delle mie fan fiction e vedo di finirla in fretta, prima che sia lei ad uccidere me. Non manca moltissimo, in effetti.
Ci tengo a ringraziare tutte le 123 persone che hanno aggiunto quest'esasperante long-fic fra i preferiti, compresi i cinque che la stanno ricordando e i 75 che la stanno seguendo. Oh, e naturalmente anche le 124 persone che mi hanno aggiunta fra gli autori preferiti – che carini che siete... io non avrei la pazienza di aspettare i miei aggiornamenti.
Spero proprio di essermi sbloccata e di poter tornare presto con il prossimo capitolo, il-- un attimo... porca vacca, il settantottesimo. Settantotto capitoli! Ma chi me l'ha fatto fare!?
Un bacio pieno di gratitudine a tutti, sperando che nessuno, di nuovo, chieda la mia testa in cambio di questo ritardo.

Trick





   
 
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