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Autore: Bitter_sweet    17/11/2010    3 recensioni
Tornare nel luogo che una volta chiamavamo casa.
Paola torna a Città della Pieve dopo sei anni in veste di Brigadiere e con una sorpresa, Matteo.
Una seconda possibilità? O forse solo la chiusura con un passato a cui non è stata mai scritta la parola fine.
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tomorrow Eccomi anche in questa parte di Efp.
Che palle! xD
Solo una cosa prima di lasciarvi al capitolo, non sono romana e mi scuso per gli eventuali errori non conoscendo il dialetto.
Il resto in fondo al capitolo!






“Il fato ti dà sempre due possibilità”, aveva detto una volta George .
“Quella che dovresti scegliere, e quella che scegli”.

[SHANTARAM -  Gregory David  Roberts]


Tomorrow


*Capitolo I. Quella che chiamiamo casa.*

“Mamma, dove siamo?” La vocetta sottile, ed un po’ assonnata, del piccolo Matteo risuonò nello scompartimento vuoto del treno ancora in movimento.
“Siamo quasi arrivati tesoro.” Mormorò Paola posando il borsone dei Carabinieri sul trolley per poi tornare a sedersi accanto al piccolo che sbadigliando si metteva seduto sul sedile.
“E dove siamo diretti?” Continuò a chiedere Matteo strofinandosi gli occhi con le mani.
Paola trattenne il fiato per qualche istante, poi tornò a respirare lentamente mentre il treno frenava dolcemente ed una voce metallica scandiva la destinazione.
“A casa Matteo.” Scompigliò con affetto i capelli arruffati del piccolo e lo prese in collo per uscire dal treno.
La piccola stazione ferroviaria brulicava di persone. Era diversa dalla caotica stazione di Roma, ma era familiare ed era come se la ricordava, con il piccolo chiostro di giornali all’angolo e le poltroncine rosse.
Ringraziò con un sorriso ed un semplice “Grazie” l’uomo che gentilmente l’aveva aiutata a scaricare i pochi bagagli che aveva con se, poi mentre il treno ripartiva, con le valige al seguito e Matteo per mano, si avviò verso l’uscita.
“Mamma…”
“Cosa c’è Matteo?” In quei giorni Matteo sembrava essere in vena di domande. Lo capiva, ritrovarsi a cambiare città così, da un giorno all’altro, non era semplice. Soprattutto per un bambino di solo cinque anni.
Ma la sua sembrava solo curiosità per un cambiamento che non aveva mai avuto. Aveva posto domande su domande su quella misteriosa meta senza però mai chiedere quale luogo fosse, come se non gli importasse il nome di quella città dove si sarebbero trasferiti.
“Quand’è che la zia verrà a trovarci?” Continuava a guardarsi attorno curioso cercando di memorizzare più cose possibili di quel posto a lui sconosciuto.
A Paola scappò un sorriso, vederlo così concentrato le metteva sempre tenerezza.
“Non lo so Matteo, spero presto però.” Era riuscita a mantenere un posto fisso di lavoro per più di quattro anni alla caserma di Tarquinia, un po’ per merito proprio, il resto grazie ad un piccolo aiuto dalle alte sfere. Quell’aiuto però non le dava una certezza vera e propria.
Quando aveva letto la lettera di trasferimento immediato e la destinazione aveva sperato che fosse solo un brutto sogno. Quella volta, quel suo contatto non era riuscito a darle una mano e le sue certezza si erano sgretolate davanti ai suoi occhi.
Ma non era colpa di nessuno in fin dei conti, soprattutto non lo era del suo contatto, impegnato in una missione di cui non conosceva né la meta né la durata. Sperava solo che quando fosse tornato a Roma potesse in qualche modo aiutarla.
Ma aveva dovuto fare le valigie in fretta con la speranza di riuscire a risolvere quella questione in pochi mesi.
Rimanere a Città della Pieve poteva portarle guai a non finire, erano sei anni ormai che mancava da quella cittadina, ma quando le porte scorrevoli della stazione ferroviaria si aprirono, le parve di tornare al giorno in cui tornava lì, da Roma, per la prima volta. Vedere l’uomo, che camminava nervosamente davanti alla macchina azzurra, in attesa imbarazzante, le fece spuntare un sorriso nostalgico e la sensazione di essere finalmente a casa propria.
“Maresciallo Capello!”
“Paola.”
S’incontrarono a metà strada, e mentre Capello prendeva in consegna buona parte dei bagagli, Paola prese in collo Matteo che tuffò il volto tra i suoi capelli neri nascondendosi alla vista di altre persone, ma riuscendo benissimo a tenere sott’occhio quello che lo circondava.
“Non ho avvisato nessuno del tuo arrivo Paola.” Spiegò imbarazzato il Maresciallo mentre caricava i bagagli in auto. “Volevo fare una sorpresa agli altri, ma credo che di sorprese ce ne saranno due.” Indicò il piccolo che ora lo osservava apertamente con gli occhioni verdi curiosi.
“Già, c’è stato qualche piccolo cambiamento in questi anni.” Mormorò di rimando lei scombinando i capelli scuri del figlio e guardando l’espressione curiosa sul suo viso. “Lui è Matteo. Matteo, saluta Giuseppe.” Lo incalzò e dopo un lieve “Ciao” lo vide rituffare il volto di nuovo tra i suoi capelli.
“Allora non rimarrai in caserma.” Borbottò Giuseppe una volta sistemati in macchina.
Di certo Paola avrebbe voluto un po’ di spazio per se senza la presenza ingombrante di alcuni soggetti. A Capello un po’ dispiaceva, ma la capiva. Avrebbe dato ordini di disfare l’alloggio preparato in precedenza proprio per il nuovo arrivo.
“Non sono ancora riuscita a guardarmi attorno per una casa. Il trasferimento è arrivato cinque  giorni fa e non ho avuto molto tempo per pensare ad una sistemazione fuori dalla caserma.”£ confessò Paola osservando dallo specchietto Matteo che guardava interessato il panorama al di là del finestrino. “mi arrangerò da Gemma per i primi giorni e vedrò di trovare una sistemazione per noi due il prima possibile.”
Per quanto Paola avesse voluto tornare a dormire in caserma, magari nella sua vecchia stanza, non voleva creare scompiglio. Non era più sola, c’era anche Matteo con lei e le famiglie non erano ammesse nelle caserme. L’unica soluzione possibile era quella di trovarsi un piccolo appartamento possibilmente vicino alla caserma e con un affitto basso.
C’erano già le spese di scuola di Matteo da sostenere.
“Paola…” Si affrettò a controbattere Capello. “Nel foglio del tuo trasferimento c’era una nota scritta a mano, e ti è stata preparato un alloggio singolo. Dirò a Bordi di far aggiungere un lettino così potrete rimanere in caserma. So cosa significa cercare da zero una casa. E poi mi sentirei più sicuro sapendovi in caserma.”
Giuseppe Capello aveva considerato come dei figli ogni singolo Carabiniere che aveva varcato la soglia della sua caserma. Molti li aveva visti crescere, sia in ambito lavorativo che come persone, li aveva consigliati, aiutati, sgridati quando necessario, proprio come un padre farebbe con i propri figli.
“Non vorrei creare problemi in caserma.” Tentò di ribattere Paola.
“Vitali, non mi dica che devo ordinarle di rimanere in caserma.” Ribatté pronto Capello strappandole un sorriso e fermando la macchina davanti al portone di legno.
“Allora accetto volentieri.”
Sorrise Paola alla vista di quel portone e la mente volò ad anni prima, quando aveva visto per la prima volta quella facciata. Erano passati ormai otto anni da quel giorno eppure era come se ne fosse passato solo uno, come se il tempo non fosse mai trascorso.
Si guardò attorno aspettando di veder arrivare Leo, come quel giorno.
Si riscosse da quel ricordo quando si sentì tirare i jeans ed una vocetta infantile la chiamava reclamando attenzione.
“Mamma.”
Giuseppe aveva già preso tutti i suoi bagagli e a lei non rimase che prendere in braccio Matteo che improvvisamente sembrava spaventato, o forse era solo agitato. Gli sorrise e raggiunse il Maresciallo che si apprestava ad entrare, dopo aver citofonato, in caserma.
“Bordi, fai preparare un altro letto nella stanza che ci sono due arrivati.” Ordinò Capello senza dare il tempo al ViceBrigadiere di salutare e facendo comparire un sorriso sul volto di Paola che raggiunse l’uomo fermo davanti alla postazione di guardiola.
“Comandi Maresc…Paola!” L’esclamazione stupita di Bordi risuonò nel silenzio che si era creato all’ordine perentorio di Capello.
“Paoletta?” Domandò Prosperi uscendo di volata dall’ufficio comune. Era stato il primo ad accorrere al suono di quel nome, ma non appena inquadrò la figura di lei si arrestò in mezzo al corridoio sorpreso vedendo che lei teneva in braccio qualcuno.
“Carlo ma che combini? Che ti blocchi in mezzo al corridoio a fare?” Massaggiandosi il naso Leo riprese bonariamente l’amico contro cui era andato a sbattere a causa del suo arresto improvviso. “Non mi dire che non ti ricordi di Paola. Di certo non è cambiata.” Continuò l’arringa mentre lentamente lo aggirava.
“Lei cambiata no!”” Sbottò Prosperi continuando a fissare Paola che scuoteva la testa esasperata e divertita al tempo stesso. “Ma di certo un cambiamento l’ha fatto. Ah Paola, el pupo da dove salta fuori?”
“Prosperi!” lo riprese Capello mentre Leo finalmente incontrava con lo sguardo la figura di Paola.
“Ma cosa…”
“Ah Marescià, questa è una sorpresa eh!” Si affrettò a giustificarsi Carlo per poi indicare Bini di fianco a lui stupito. “E che sorpresa.”
“Quale sorpresa Prosperi?” Brontolò Mura uscendo dall’archivio assieme a Romanò già pronto a riprendere Carlo per l’atteggiamento poco consono con cui si era rivolto al nuovo arrivato. “Allora, Prosperi? Che c’è questa volta? Non hai mai visto un bambino?”
Fu Romanò a bloccare quel fiume di parole tirando quasi una gomitata tra le costole di Mura che lo guardò stralunato.
“Ma Paola, sei in visita?” Domandò titubante Leo rimanendo ancora con i piedi ancorati al suolo.
“Il Brigadiere Vitali prenderà servizio domani mattina.” Spiegò spiccio Capello. “Bordi, mi raccomando, voglio che Paola abbia un altro letto nella propria camera. Magari prima di domani.”
“Ma allora sei tu il nuovo Brigadiere?”
Paola rise alla faccia sorpresa di Leo. “Sì Leo, torno a prendere servizio qui. E ti devo presentare qualcuno. Matteo, saluta Leo.”
Al lieve saluto del piccolo calò un silenzio quasi tombale. Forse era stata la visione di quei due occhioni verdi, o forse solo il rendersi conto che era vero quello strano quadretto. Immaginarsi la Vitali con un bambino era una cosa, appurare che quella era davvero una realtà era tutta un’altra faccenda. Paola aveva sempre lottato per avere pari diritti con i colleghi maschi tralasciando le cose tipicamente femminili, come appuntamenti, matrimonio e figli.
“E quanti anni hai Matteo?” Domandò Costanzo poi. Lui era quello che sapeva più farci coi bambini visto la numerosa famiglia.
“Cinque.” Biascicò il piccolo guardandoli attentamente come ad imprimersi per bene nella mente quei volti e mettendo una pulce nell’orecchio ai due Carabinieri più giovani, i quali fissarono più attentamente quel visetto incorniciato da capelli neri e dagli occhi di un verde intenso.
“Prosperi, da una mano a Bordi col letto e portate su i bagagli di Paola. Romanò, Mura, voi venite con me e Bini…” Dettò ordini Capello togliendo inconsapevolmente Paola dai guai sottoforma di domande o frecciatine da parte di Prosperi. “Porta Paola e Matteo in cucina e vedi di offrire loro qualcosa. Sono sicuro che abbiano fame.”
Una serie di “Comandi” si elevò e mentre Prosperi borbottava qualcosa tutti tornarono alle proprie cose lasciando solo Paola, Matteo e Leo nel corridoio.
“Credo che tu mi debba raccontare parecchie cose. Dai vieni Paoletta.” La prese in girò Bini scortandola fino alla cucina.
A Paola sembrava di essere per davvero tornata a sei anni prima. Lì, in cucina con Leo, seduti uno davanti all’altro con una tazza di the a scambiarsi confessioni. Aveva passato così tante serate in sua compagnia, in compagnia del suo migliore amico. Le era dispiaciuto troncare quel loro magico rapporto quando aveva iniziato il corso per ViceBrigadiere, ma all’epoca le era parsa la scelta migliore.
Ora, ritrovarsi in quell’ambiente famigliare in sua compagnia le fece rimpiangere quella scelta.
“Ti assomiglia molto sai?” Le disse Leo osservando attentamente il piccolo che mangiava dei biscotti seduto comodamente in braccio alla madre. “Ha la tua stessa espressione dolce.”
“Sì, quella l’ha prese di certo da me.” Mormorò di rimando lei anche se sapeva dove l’amico voleva andare a parare. “Leo, ascolta.” Disse poi non appena Matteo era sceso dalle sue gambe e si era diretto curioso verso il piccolo salottino con un biscotto in mano. “Il padre non lo conosce, né lui né tu!” Esclamò a voce dura. “È successo, punto e stop.”
Leo la fissò a bocca aperta. Conosceva bene Paola per non capire che si stava trincerando dietro un muro, un muro che ergeva sempre quando non voleva essere ferita.
“Paoletta…” Le prese le mani e la fissò dritta negli occhi appuntandosi mentalmente di fare un discorsetto a Carlo il prima possibile. “Non ti sto accusando di nulla. Matteo è tuo figlio ed è bellissimo come la mamma. Non voglio sapere nulla a meno che non sia tu a volermelo dire. Non volevo offenderti.” Le sorrise stringendole più forte le mani e facendo sorridere anche lei. “Non mi importa niente, sono solo contento di rivederti e di saperti felice. Perché lo sei, vero?”
Paola annuì mentre con lo sguardo cercava il figlio che stava tornando verso il tavolo. “Sì Leo, lo sono.” Prese ancora una volta Matteo in braccio ed il piccolo ne approfittò per tuffare ancora una volta il volto tra i suoi capelli neri facendo sorridere entrambi a quel gesto.
Quel bambino sembrava un concentrato di tenerezza.
“Ahò Luigi, che c’è fai qui? Non era il tuo giorno libero? Ah, ho capito, eri curioso di sapere chi fosse il nuovo Brigadiè. Nun te preoccupà che la sorpresa sarà fenomenale.”
“Carlo.” Dissero assieme Leo e Paola divertiti, riconoscendo la voce che si stava avvicinando alla cucina. Poi entrambi si voltarono verso la porta e videro entrare Carlo e Luigi.
“Anvedi, ce stà Paoletta nostra!” Continuò a blaterare Prosperi mentre Testa si bloccava dopo pochi passi stupito e Leo si alzava velocemente per cercare di salvare il salvabile. “Ed è anche in compagnia.”
“Luigi.” Lo salutò Paola mentre Matteo sbucava dal suo rifugio per osservare chi la sua mamma stava salutando.
“Paola.” Mormorò Luigi dirigendosi a passo spedito verso il tavolo mentre Leo spingeva a forza Carlo fuori di lì. “Ma allora sei tu il nuovo arrivo. E quello è tuo figlio?” Domandò squadrando il piccolo mentre Paola rideva.
“Sì Luigi, questo è Matteo.” Fece le presentazioni ancora una volta mentre i due si fissavano negli occhi. “Ma tu che ci fai ancora a Città della Pieve? Credevo fossi stufo di stare qua.”
“Ormai questa caserma è la mia famiglia. Anche se certi personaggi mi fanno rimpiangere di essere ancora qua!” Si strinse nelle spalle prendendo posto su di una sedia e fissando lo sguardo ora su Paola, ora su Matteo. “Scherzo, ho un buon motivo per rimanere.” Spiegò poi posando definitivamente lo sguardo sull’amica mentre un sorriso si formava sul suo volto.
“Il Brigadiere Testa finalmente ha trovato una donna.” Lo prese in giro lei.
“E che donna!” Sbottò Prosperi ricomparendo in cucina mentre Leo, dietro di lui, scuoteva rassegnato la testa. Aveva messo in guardia Carlo ma non era molto sicuro del risultato. “Ma dimmi di te Paoletta. Dove sei stata tutto questo tempo?”
Fortunatamente la ramanzina di Leo sembrava aver sortito il suo effetto. Paola ringraziò con uno sguardo l’amico che stava preparando altre due tazze di the per gli amici e che le sorrise di rimando.
“A Roma prima, poi alla caserma di Tarquinia. È un bel posto sul mare ed è tranquillo. Di certo più di Città della Pieve.” Scherzò mentre le tornava alla mente i casi che avevano risolto in quei due anni in cui aveva prestato servizio lì. “Ma ditemi voi. Chi c’è qui a Città della Pieve?”
Le raccontarono di Sonia e del suo arrivo dopo la sua partenza, dell’arrivo del nuovo magistrato dopo la partenza della Morresi e del nuovo Maresciallo Andrea Sepi dopo la partenza di Gigante, venendo così a scoprire che era di stazione proprio nella caserma di Tarquinia e che Paola aveva così lavorato con qualcuno che conosceva.
“Poi per il resto siamo gli stessi.” Finì di raccontare Luigi mentre Carlo si mordeva la lingua e Leo abbassava lo sguardo sulle mani intrecciate sul tavolo. “È come se tu non fossi mai stata trasferita Paola, a parte tuo figlio s’intende.” Le sorrise cauto faticando a tenere lo sguardo puntato sul suo viso.
A Paola sembrava che Luigi stesse prendendo il discorso alla larga ma non riusciva a capirne il motivo. “Luigi…” Cominciò ma Carlo la interruppe prima che potesse concludere la frase.
“Ahò, è meglio che annemo perché qua altrimenti non se magna se non assamo la cucina a Bordi. Ciao Paoletta, eh, non sparì.” Cercò di salvarsi con poco successo.
“Carlo!” Lo riprese con tono duro tanto da costringerlo a tornare seduto. “Luigi, non è da te fare tutti questi giri di parole. Chi è che non mi hai detto?” Sbottò infine.
“Paola calma.” Mormorò Leo che ora le sedeva accanto posandole una mano sulla spalla.
“Leo! Anche tu, non ti ci mettere per favore.” Ribattè stizzita sistemandosi meglio Matteo sulle gambe che era rimasto in silenzio per tutto il tempo.
“Paola ascolta.” Cercò di tranquillizzarla Luigi portando così la sua attenzione su di sé. “La caserma è come sei anni fa a parte Sonia e la Sepi. Tu sei tornata e Gigante non c’è. Ci siamo noi tre, Capello, Mura, Bordi e Romanò e Andrea.” La scrutò a lungo negli occhi come a cercare qualcosa di strano, un guizzo in quegli occhi marroni.
“E ci voleva tanto a dirlo?” Ribattè lei tranquilla accarezzando i capelli di Matteo mentre i tre rimanenti si scambiavano uno sguardo sgomento. “La caserma è praticamente rimasta la stessa.”
“Già Vitali, la stessa.”
Paola e Carlo voltarono lo sguardo verso la porta al suono di quella voce mentre Leo e Luigi si scambiavano una muta domanda per poi tornare a fissare il volto di Paola.
“Bentornata Brigadiere Vitali. Prosperi, Capello è in caserma?” Salutò velocemente Andrea che non si era mosso dalla soglia della porta.
“È nel suo ufficio Marescià.” Borbottò Carlo di rimando non sapendo più da che parte volgere lo sguardo.
“Grazie Prosperi.” Rispose Andrea voltandosi per andarsene, ma poi si girò come se si fosse ricordato qualcosa. “Luigi, Alessandra mi ha chiesto di dirti di chiamarla.”
Carlo rimase a fissare lo spazio dove prima si stagliava la figura di Ferri con un’espressione preoccupata in volto, poi guardò Leo come se fosse alla ricerca di una spiegazione che non ebbe. Paola invece si voltò verso Luigi con un’espressione curiosa dipinta sul volto.
“Alessandra?” Domandò canzonandolo. “E perché il Maresciallo ti porta i suoi messaggi?”
Luigi sospirò capendo che quello non era altro che un tentativo di cambiare discorso. Il problema era che il discorso non sarebbe cambiato, anzi, si sarebbe ancora più concentrato su Ferri. “Alessandra è la ragazza con cui esco. Ed Andrea mi porta i suoi messaggi perché è sua sorella.” Disse tutto d’un fiato.
“Non sapevo avesse una sorella.” Mormorò Paola rabbuiandosi un poco. Credeva di aver conosciuto Andrea durante quel breve periodo che avevano condiviso come coppia. A quanto pareva invece non ne sapeva molto della sua vita.
“Mamma.” La vocetta di Matteo distese l’aria e Paola si concentrò sul figlio per poi ridere vedendolo sporco di cioccolata.
“Andiamo a cambiarci che è meglio.” Disse alzandosi tenendolo ancora in braccio.
Carlo ne approfittò e saltò dalla sedia come se fosse stato punto da un moscone.
“Viè Paoletta, che te mostro cameretta tua.” Le sorrise facendole poi strada lasciando Leo e Luigi fermi in cucina a scambiarsi sguardi carichi di domande.
Una in particolare sembrava essere quella più ricorrente: E ora?


*******

Angolino di Bitter:

Allora, da quanto si sarà capito, ebbene sì, ho guardato e ancora adesso, se posso, guardo la fiction TV Carabinieri. Per vostra sfortuna sono fissata con la seconda serie, il resto viene da sé.
Come avrete intuito questa è la classica “e se…” ambientata circa sei anni dopo la fine della seconda serie. Un po’ mi dispiaceva far uscire di scena Capello e altri personaggi, per cui qui li ritrovate tutti xD
Diciamo che mi è piaciuta poco la conclusione della serie, senza particolari spiegazioni, e un pochino ci sono rimasta male (un pochino tanto direi), anche se poi gli autori hanno rimediato con “Carabinieri sottocopertura”. In ogni caso questa è la mia versione di quanto poteva accadere, che ci volete fare, la notte sogno troppo u.u

Ultima cosa, aspetto commenti, anche quelli negativi, sono utili anche quelli.

Ringrazio particolarmente il forum su CC, dove ho potuto leggere molte ff e a cui purtroppo non riesco ad iscrivermi ç_ç
   
 
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