Capitolo 4
Vite separate
Non era ancora
l'alba quando Yuna
riaprì gli occhi: la sveglia accanto al letto segnava le
quattro
del mattino. Al vederlo, la ragazza mugugnò qualcosa di
incomprensibile, coprendosi la testa col cuscino per togliersi i numeri
rossi dell'orologio da davanti gli occhi stanchi. Sospirando,
ricordò che era stato un incubo a svegliarla: aveva sognato
Lee,
lo aveva visto perdere i sensi dopo l'attacco dei demoni che lo avevano
colto di sorpresa e sigillato. Yuna continuava a vedere il suo volto,
sentiva la sua voce che le chiedeva di combattere per lui, mentre i
ricordi di tutto il tempo passato insieme tornavano a farsi vivi nella
sua memoria.
Deglutendo, la ragazza chiuse un momento gli occhi, prima di alzarsi di
scatto dal letto per evitare di continuare a pensare a lui. Si
stiracchiò, tentando di far scrocchiare la spalla sinistra
che
le stava facendo male. Nella stanza accanto lanciò uno
sguardo
al telefono, solo per notare che la segreteria era tristemente vuota.
Da quando aveva lasciato il garden, Squall non si faceva sentire spesso
quanto lei avrebbe voluto e la lontananza che era costretta a
sopportare a volte rischiava di farla impazzire. Si era trasferita a
Midgar, sperando di trovare un lavoro nella ShinRa (che stava venendo
in fretta ricostruita) nel tentativo di scoprire qualcosa sui demoni
che cercava e che non aveva dimenticato. "Dove c'è puzza di
guai, c'è la ShinRa di mezzo!" si era detta e aveva deciso
che
quello sarebbe stato il modo più semplice per riuscire nel
suo
intento. Grazie al breve ma intensivo addestramento che Squall le aveva
fatto seguire, Yuna non aveva avuto problemi a farsi assumere come
soldier e in un solo mese di lavoro aveva già scalato
più
gradini di quanti un comune soldato possa superare in un'intera
carriera. Si era creata un nome e i suoi colleghi la rispettavano,
nonostante la giovane età. Non aveva detto a nessuno del suo
rapporto con Squall e, per la verità, non parlava molto di
sé all'interno dell'azienda: ascoltava le conversazioni
degli
altri soldati e capitava spesso che si trattenesse a
chiacchierare
con loro, ma nessuno nell'intera Midgar poteva dire di sapere qualcosa
di lei che non riguardasse il suo lavoro. Trascinatasi in bagno come
uno zombie, la ragazza aprì l'acqua della doccia, attendendo
di
vedere il vapore appannare il vetro prima di decidersi ad entrare. Fu
fuori dal bagno in una decina di minuti, con i capelli ancora bagnati e
la divisa da soldier indosso. Tornò in camera e si sedette
sul
letto, infilando gli anfibi e stringendone saldamente i lacci.
Rialzandosi tirò su le bretelle, mentre andava a prendere
gli
spallacci nell'armadio e si metteva anche quelli, voltandosi a fissare
la spada che aveva abbandonato sotto la finestra: la lama della Death's
Chaos, uno spadone a una mano e mezza dalla forma slanciata, brillava
di un argento splendente, nettamente in contrasto col rosso vivo del
resto dell'arma. L'elsa corvina era tappezzata di rune per facilitare
ed amplificare la magia del suo padrone e le permetteva di sparire ed
apparire a comando. Yuna la prese e alcuni di quei simboli si
illuminarono per un attimo, mentre lei sussurrava: "Via." L'arma
sparì, implodendo in una piccola nube di fumo rosso,
lasciando
solo l'elsa nelle mani diafane della ragazza, che se la
infilò
nel borsellino che teneva legato alla cintura, sul fianco destro. Si
voltò verso la porta della stanza, incamminandosi verso il
piccolo salotto, stendendo un braccio per richiamare le due pistole che
giacevano sul comodino, che apparvero obbedienti nelle sue mani dopo
appena un attimo. Ne sistemò una nella cinta stretta sulla
gamba
sinistra, infilando l'altra dietro la schiena, nei pantaloni. Si
guardò intorno solo un momento, prendendo le chiavi e il
cellulare dal tavolino all'ingresso, prima di uscire e di allontanarsi
in fretta da casa sua. Il display della sveglia, intanto, segnava le
quattro e mezza.
***
***
"Come sempre."
Si avvicinò al bancone, posandovi sopra le braccia e lasciando cadere la testa su queste. "C'è qualcosa per me?"
La centralinista spostò lo sguardo sul computer, mentre abbandonava la limetta sulla scrivania. Scrisse velocemente qualcosa sulla tastiera e attese un momento prima di rispondere con un sorriso: "Il presidente ti vuole vedere, dice che è una questione delicata e che devi pensarci te..."
"Ok." Yuna annuì, spingendo contro il bancone per riallontanarsi. "A che ora?"
"Alle otto. Sei libera fino ad allora."
Sorridendo, il soldier si allontanò di qualche passo, voltando la testa verso l'altra ragazza mentre le diceva "Allora vado ad allenarmi. Sono al quarantanove, se serve."
Con la coda dell'occhio, Yuna la vide riprendere in mano la limetta, mentre annuiva lievemente. Passando oltre, non poté evitare di chiedersi se quella ragazza così semplice e tanto attenta all'aspetto fisico fosse comunque un soldato. Insomma, per lavorare in un'azienda del genere, come minimo dovresti avere un addestramento di base che ti consenta di difenderti, se necessario. O, almeno, questo era ciò che pensava lei. Una risposta certa, però, non sapeva proprio darsela.
***
"Mi ha fatto chiamare, signore?" chiese la ragazza, immobile nella rigida posizione dell'attenti che aveva imparato da Squall.
"Sì, avrei un paio di cose da dirti." la voce profonda e gutturale dell'uomo riempì l'enorme stanza, quando lui parlò "Visti i recenti successi avuti nel recupero dei resti del reattore inabissatosi tre mesi fa, ho deciso di affidarti un incarico maggiore."
Maggiore della sua posizione? Cos'è, voleva farla vicepresidente?
"Sei stata una buona guida per la squadra che ti ho affiancato, sei rispettata ed hai un'ottima preparazione, nonostante la tua età...Di solito non assumiamo persone tanto giovani, ma nel tuo caso abbiamo ritenuto fosse il caso di fare un'eccezione. E adesso, guardati: promossa alla più alta carica disponibile nella tua categoria, comandante generale."
"Comandante?...Come Squall?"
"L'intero corpo dei soldier risponde ai tuoi ordini, ora. Congratulazioni soldato!"
Yuna ripeté il saluto militare, col braccio destro che formava un angolo retto e il pugno stretto davanti al cuore. Comandante...comandante...suonava proprio bene...ma sarebbe bastato per scoprire i segreti della ShinRa? Sarebbe stato sufficiente per ottenere informazioni su quegli esseri?
"Grazie, signore." formale come sempre quando si trovava davanti ai suoi superiori, la ragazza non mosse un muscolo fin quando Sharley ricominciò a parlare.
"Ho anche lasciato detto che c'era una questione delicata di cui vorrei ti occupassi di persona. Era necessario che fossi promossa, per occuparti degli affari interni dell'azienda."
Yuna fece del suo meglio per reprimere il sorriso soddisfatto e l'ondata di curiosità che quelle parole le avevano scatenato in corpo: promossa da due minuti e già stava per avere importanti rivelazioni sul conto della ShinRa, qualcosa di così grande e oscuro da costringere le alte cariche dell'azienda ad occuparsene di persona! Non riusciva a credere di avere tanta fortuna, all'improvviso! Quando il presidente riprese a parlare, Yuna non perse neppure una sillaba di ciò che gli uscì dalla bocca.
***
"La fusione con la ShinRa è imminente." disse loro, diretto e senza giri di parole, passeggiando avanti e indietro per il suo ufficio con le dita intrecciate dietro la schiena. "Voglio che se ne occupino i miei migliori uomini, partirete domani con il treno delle sette, diretto a Dollet. Da lì ne prenderete uno per Timber, dove vi imbarcherete per il continente di Centra. Midgar è a poco meno di un'ora di distanza dal porto in cui sbarcherete, quindi dovreste riuscire ad essere lì nella prima mattinata di dopodomani."
I cinque SeeD batterono i tacchi a terra, portando la mano destra alla fronte nel saluto militare del garden. Rinoa, invece, rimase per un momento a fissare la scena, prima di decidersi a domandare: "Scusi ma perché ha chiamato anche me? Ha detto che voleva i suoi uomini migliori, ma io non sono un SeeD..."
Kramer si tolse gli occhiali e cominciò a pulirli con un candido fazzolettino che aveva estratto dalla tasca del panciotto, sorridendo nel rispondere alla ragazza: "Beh, squadra che vince non si cambia."
Perplessa, Rinoa rimase immobile, senza sapere come reagire, per poi ricambiare con un sorriso spontaneo quello dell'uomo che aveva davanti. Incredibile quanto la facessero sentire a casa nel garden...
"Arrivati alla ShinRa sarete accolti da un loro rappresentante che si occuperà per loro della faccenda. Qui ci sono le nostre richieste" il preside porse a Squall una busta gialla, che la prese senza fare una piega "non voglio assolutamente che il garden sia ceduto senza la certezza che rispetteranno i nostri principi e che non si immischieranno nella nostra amministrazione. Fa' in modo che sia ben chiaro, Squall!"
"Sissignore." rispose il ragazzo con voce inespressiva, annuendo una volta in direzione dell'uomo.
"Signore?" Irvine non poté trattenersi dall'esprimere ad alta voce il dubbio che aveva dal momento stesso in cui il preside aveva detto loro perché li aveva convocati "Non è un po' eccessivo spedire sei uomini per un incarico di rappresentanza?"
Cid cominciò a scuotere la testa, fissando il ragazzo mentre si rimetteva gli occhiali "Della ShinRa non ci si può mai fidare, ragazzi. Mai. Voglio che non lo dimentichiate, non abbassate la guardia mentre siete lì: non si può mai sapere cos'hanno in mente quelli che tirano le corde dell'organizzazione..."
Tutti annuirono, preoccupati per l'evidente agitazione di Kramer: come aveva detto Irvine, stava spedendo sei uomini per svolgere un semplice incarico di burocrazia e non dei soldati comuni, poi, ma le sue migliori risorse. Forse, non sarebbe stata poi una missione così semplice come loro avevano creduto...
***
"Se la ShinRa assorbe il garden, niente qui sarà più come prima."
Squall si rese conto solo allora di aver sbagliato luogo: di solito certi pensieri gli venivano nella sua stanza, prima di addormentarsi...
"Non sarà più casa mia questa..." scosse la testa, sparando all'ennesimo povero grat che lo aveva attaccato. Ma insomma, dove erano gli archeosaurus quando aveva bisogno di loro? Si lasciò cadere a sedere su un masso, posando le mani sull'elsa della spada e abbandonandovi sopra la testa. I capelli caddero a coprirgli il viso stanco, mentre il ragazzo sospirava con rassegnazione: non importava cosa lui volesse, quelli erano gli ordini. Avrebbe contrattato la vendita del garden e di tutti i suoi studenti, tutti i suoi SeeD e i suoi insegnanti senza battere ciglio. Quello era ciò che era stato addestrato a fare: volente o no che fosse, avrebbe portato a termine la sua missione prima ancora di riuscire a dire Quidd...
"Si può sapere come diavolo mi è venuto in mente Harry Potter, ora?"
Squall scosse la testa, sorridendo lievemente mentre pensava che forse Yuna aveva ragione nel dire che stava cambiando: colpa della sua influenza...e di tutti i film che gli aveva fatto vedere in quegli anni, anche.
***
Le cose sarebbero tornate com'erano una volta, in un modo o nell'altro. Lo aveva promesso a sé stessa e ci sarebbe riuscita. Ci sarebbe riuscita senz'altro.