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Autore: Harumin    18/11/2010    0 recensioni
Ma ora non riusciva nemmeno a sfiorarla, capiva che se fosse uscito quella sera da casa sua, avrebbe rotto qualcosa irrimediabilmente.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avvertenze: non è farina del mio sacco ma di Ella. Commentate in tanti!

Carlo se ne stava immobile accanto alla valigia, ma non riusciva a tirarla su. Prepararla  ed andarsene gli era sembrata  qualche ora fa un'idea bellissima. 
  Ma ora non riusciva nemmeno a sfiorarla, capiva che se fosse uscito  quella sera da casa sua, avrebbe rotto qualcosa irrimediabilmente.
Miranda si era chiusa dentro la stanza da letto. E la sentiva singhiozzare, come erano arrivati a quel punto lo sapeva bene ma non riusciva a metterlo a fuoco completamente perchè era troppo doloroso. Gli tornava in mente il monitor  che segna le funzioni vitali e vedeva se stesso che lo guardava speranzoso. Eccolo ora  si trovava dentro una stanza bianca, accanto ad un lettino dove c'era un bambino, sua figlia Lisetta in lotta tra la vita e la morte: "Perchè, perchè doveva capitare proprio a me, a noi"  diceva a se stesso. Adesso i ricordi  cominciavano a delinearsi, a farsi più chiari. Erano in un parco-giochi, Lisetta, sua figlia è salita su uno scivolo, è quello più alto, ma ci è salita tante altre volte.
"Lisetta stai attenta!" risente le sue parole e la risposta tenera della figlia che adesso gli taglia il cuore "Si, papà!" con la sua vocetta da bimba di quattro anni.   Poi,   c'è qualcuno che  chiama, è Anna, una amica di famiglia che non vedevano da tanto tempo." "Ciao Carlo, come stai, tutto bene," "Si"   "e voi?". "Tutto a posto, mi fa piacere  rincontrarti,  anch'io porto mio figlio a  giocare quì".
Poi c'è un urlo che ancora mi scuote, Lisetta non è più sullo scivolo è per terra  è ferita, mi avvicino quasi  al rallentatore tutto il mondo circostante si ferma, come per magia sento solo un rumore, è quello del mio cuore. "No, Lisa no". Poi un urlo di un bambino mi riscuote " Presto chiamate un'ambulanza".  L' arrivo di corsa all'ospedale. La telefonata che non avresti mai voluto fare:
"Miranda è successa una cosa terribile, Lisa è caduta dallo scivolo, sono al pronto soccorso. Raggiungimi subito."
 
Luci bianche, attesa, paura, speranza, incredulità, possibile che sia successo proprio a me, a noi " Ti prego Signore fa che si riprenda, non farla morire ha solo quattro anni"! Poi le linee sul monitor, il silenzio tra me e Miranda sa di gelo, per lei è colpa mia, non sono stato un padre attento. Anche la polizia mi ha interrogato, io sono solo un padre, un uomo distrutto dal dolore che non capiva che cosa stavano cercando e perchè erano lì ad indagare. Sono colpevole? Si  arrestatemi, tanto niente calmerebbe il supplizio che ho dentro di me.
 Carlo si era seduto per terra e si copriva il viso con le mani, rimase a lungo così, quando ad un certo punto sentì qualcosa, all'inizio era solo un suono indistinto che sembrava arrivare da lontano, ma a poco a poco diventava una musica che veniva da un non so dove ed incredibile era una musica che aveva  già ascoltata altre volte, quando accompagnava la mamma ai concerti all'aperto nel parco comunale. "ma come è possibile che a quest'ora mettano un disco così forte!"". Si perchè la musica cominciava a diventare insistente, più prepotente, le note si facevano largo nel buio della notte e stava accadendo altresì un fatto strano inspiegabile, lo prendevano, lo tiravano su e lo portavano a danzare nell'aria in un posto dove non c'erano più rabbia, disperazione, dolore. Ad un certo punto quella specie di vortice si calmò fino a smettere del tutto. Ora Carlo era in piedi, guardò fuori  dalla finestra e vide che albeggiava, sarebbe stata una bella giornata.
Decise che l'unica cosa da fare era di non fare niente, di aspettare. Il dolore con il tempo sarebbe passato e quando sarebbe passato avrebbe capito che cosa fare.
   
 
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