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Autore: fragolottina    18/11/2010    51 recensioni
Nel vedere che al posto della professoressa Tutcher sta entrando un ragazzo, nemmeno un uomo, proprio un ragazzo, davanti ai miei occhi si presentano soltanto tre alternative possibili: urlare, piangere, scrivere una lettera di lamentele al direttore di istituto perché, cielo, quello ‘Shakespeare’ non lo saprebbe nemmeno sillabare.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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teach me fragolottina's time

lo so, questo è un argomento trito e ritrito, sono sicura che se dessi un'occhiata in giro troverei un centinaio di fiction che ne parlano...ma io volvo talmente tanto dire la mia!
il fatto che il mio prof di letteratura inglese - no, con mio grande disappunto non è bello come Cameron Wilde, ma è innegabilmente eccitante sentirlo parlare...censuratemi! - sia fantastico e che io esca dalle sue lezioni con gli occhioni a forma di cuore è puuuuuuuramente casuale!
che dire ulteriormente...
non ho intenzione di plagiare nessuno...se qualcuno si sente chiamato in causa mi scuso già...
spero di cuore che nonostante la banalità dell'argomento vi possa divertire almeno per il tempo della lettura!
poi se porprio vi fa schifo ditemlo che lo elimino.
baci&abbracci

ps. prof. la amo! ehm...pardon vi lascio alla storia...


PROLOGO


Sono sempre stata una ragazza brava a scuola. Non secchiona, ma brava. Una di quelle a sui basta il minimo studio indispensabile per arrivare ad un buon voto e per le quali basta un piccolo sforzo in più per arrivare all’eccellenza. I miei voti non riservavano sorprese, né a me, né tanto meno ai miei genitori, si aggiravano attorno al sette e mezzo o all’otto, senza grandi variazioni.
    Mi accontentavo, mi bastava. In tutte le materie tranne che in letteratura inglese, lì pretendevo il massimo, lì volevo il massimo e la ragione era semplice. Amavo da morire la letteratura inglese. Ed adoravo le lezioni della professoressa Tutcher. La guardavo ed era talmente evidente che le piacesse quello che insegnava che riusciva a trasmettere la sua passione quasi a tutti gli studenti. Non avevo nemmeno bisogno di prendere appunti alle sue lezioni, mi limitavo ad appoggiarmi al banco con i gomiti, sostenendomi la testa con le mani ed assorbivo come una spugna tutto quello che ci raccontava, come un bambino faceva con le favole: quelle che ci raccontava lei erano favole bellissime.
    C’erano principesse bellissime, c’erano principi, storie d’amore travolgenti, orrori inimmaginabile, mondi inesplorati… Fu proprio Mrs. Tutcher a spingermi tra le braccia della lettura, con i libri che ci consigliava tra la bibliografia di ogni autore che studiavamo. A volte le parole che trovavo stampate su una pagina mi facevano più compagnia di Seline o Carole, le mie migliori amiche, e mi coccolavano più di Andrew, il mio ex fidanzato.
    Quindi nel vedere che al posto della professoressa Tutcher sta entrando un ragazzo, nemmeno un uomo, proprio un ragazzo, davanti ai miei occhi si presentano soltanto tre alternative possibili: urlare, piangere, scrivere una lettera di lamentele al direttore di istituto perché, cielo, quello ‘Shakespeare’ non lo saprebbe nemmeno sillabare.
    Lo squadro con aria critica, sicura che non arrivi ai trent’anni, neanche per sogno: ha una borsa della Converse, quale professore che voglia risultare credibile si presenta a lezione con appesa alla spalla una tracolla della Converse bianca? Ma per favore. Indossa una camicia bianca, una giacca scura ed una cravatta annodata male, ma che comunque nell’insieme lo avrebbero potuto far apparire professionale se non avesse deciso di impiccare tutta la sua improbabile credibilità con un paio di jeans. Sembra…bah…mi appoggio sul banco sostenendomi la testa con la mano, persa nel match rabbioso che si sta svolgendo nella mia testa. Si, è bello da guardare e si, se pubblicizzasse qualcosa, qualsiasi cosa probabilmente la comprerei, ma, dio, deve insegnarmi letteratura inglese! Deve istruirmi in modo che quando l’anno prossimo farò domanda per entrare alla facoltà di lettere di Harvard mi accoglieranno a braccia aperte!
    Sempre che io riesca a smuovere i miei genitori.
    Perché mi hanno messo nelle mani di questo incompetente? Che ne è stato della mia adorata Mrs. Tutcher?
    «Buongiorno.» automaticamente da bravi studenti rispettosi dell’autorità vigente – il professore – ci alziamo tutti insieme in un fracasso di sedie che strusciano sul pavimento. Nel trovarsi davanti venti ragazzi in piedi come un esercito in attesa di ordini il ragazzo aggrotta le sopracciglia e ci fa cenno con le mani di sederci. «Ok, per prima cosa non alzatevi tutte le volte che entro ed esco, fatelo con gli altri insegnanti.» si gratta la testa, ricoperta di capelli neri con un taglio talmente da ‘giovane’, che niente, proprio niente gli impedirebbe di sedersi accanto a noi ed iniziare a prendere appunti.
    Ci risediamo, mentre lui appoggia la borsa sulla sedia e fa forza sulle braccia per accomodarsi sulla cattedra con i piedi ciondoloni. «Mi chiamo Cameron Wilde e sono qui per sostituire Mrs. Tutcher.»
    Ora si, che posso scoppiare a piangere, ma alzo la mano, invece, speranzosa che il destino non mi riservi un tale colpo. Cameron Wilde mi guarda probabilmente stupito che qualcuno abbia già una domanda. «Prego, parli.»
    ...cioè, ha intenzione di dare del lei ad un alunna?
    Fingo di aver capito male e lascio correre. «Si sa niente del suo rientro?» perché si, già mi manca, da morire.
    Scuote la testa stringendosi nelle spalle, mentre io mi lascio andare ad un lungo sospiro sconsolato. «Lei è?»
    «Morgan Williams.» mormoro senza guardarlo, troppo concentrata sulla mia piccola tragedia personale per pensare ad altro.
    «Quanti siete in questa classe?» continua lui.
    Qualcuno dal fondo gli risponde ventitré e lui fa una smorfia. «Questo è un bel problema…come faccio a ricordare i vostri nomi?» nessuno parla e lui li fissa spazientito. «Non era una domanda retorica, ogni consiglio è ben accetto.»
    Dio, ma chi ci hanno mandato? Si allunga sulla scrivania, praticamente ci si sdraia sopra, cosa da cui posso intuire che non ha nemmeno la camicia dei pantaloni visto che gli sto guardando l’orlo delle mutande…dio, gli sto guardando l’orlo delle mutande! La lettera di ammissione ad Harvard mi svolazza davanti per poi uscire dalla finestra sulle ali del vento.
    Estrae un pennarello nero ed un blocco di post-it dalla borsa, porgendoli alla ragazza appiccicata alla scrivania, Tanya, la secchiona di turno. «Fateli girare e scriveteci sopra il vostro nome e cognome, poi appiccicatelo sul banco verso di me. Scrivete in stampatello grande.» ci osserva alcuni secondi, mentre i foglietti iniziano a girare, poi riprende. «Il direttore pretende che voi mi diate del lei e visto che non sono molto più grande di voi mi pare una cosa davvero ridicola, quindi il minimo che possa fare è darvi del voi a mia volta…»
    Che grandissimo idiota.
    «Non chiamatemi signor Wilde, mi fareste sentire tristemente vecchio, professor Wilde è già meglio!»
    Strappo rabbiosamente il blocco di post-it dalle mani di Seline che mi guarda sorpresa e fieramente scrivo sul mio ‘Miss Williams’, giacché siamo in vena di idiozie.
    «Che stavate facendo con…» si interrompe ed io alzo gli occhi con il cuore spezzato all’idea che quel…quel…umpf…professore, non sappia nemmeno come si chiama la meravigliosa insegnante che si appresta a sostituire. «Mrs. Tutcher?»
    «Chieda a lei.»
    Mi sento scomodamente tirata in ballo, così sollevo lo sguardo per fulminare Alex Turner che sta abbassando la mano dopo avermi indicato; quando mi volto Cameron Wilde mi sta fissando divertito. «Era la lecca piedi dalla prof?» chiede ridendo.
    Ma come si permette?!
    Incrocio le braccia sul petto e volto il lato di scatto oltraggiata. «No, ma mi piacevano le sue lezioni.» e con questo spero di aver concluso il discorso.
    E invece no.
    «Bene, quindi saprà dirmi quale argomento stavate affrontando…»
    «Dovevamo leggere un’opera di Shakespeare e farne un commento.» rispondo acidamente controvoglia.
    Annuisce, poi si morde le labbra – belle labbra, di un rosa acceso, liscie…cosa ca… – colpevole. «Lei era…Mar…»
    «Morgan.» lo interrompo indispettita che abbia già dimenticato il mio nome, cos’ha al posto del cervello, un colabrodo?
    «Grazie, Morgan.» dice con più enfasi del necessario tornando alla cattedra. «Per me possiamo anche farlo orale, che ne dite?»
    Alzo gli occhi al cielo sconsolata, ovviamente tutta la classe esplode in un sonoro ‘si’, ci ha appena giustificati a non fare niente!
    «Se non li leggete me ne accorgo, quindi niente wikipedia.» ci lancia un’occhiata in tralice. «Se cercate di fregarmi mi commentate tutto Shakespeare, un bel quaderno di riflessioni sui suoi scritti e credetemi…» si interrompe ed annuisce. «Shakespeare ha scritto davvero tanto.»
    Una folla di studenti obbedienti come soldatini, prende il diario, io non ne ho bisogno, ho già letto e commentato l’Otello, così mi metto a sfogliare il libro di testo, tanto per curiosare quale sarà l’argomento che non sentirò spiegare dalla professoressa Tutcher, ma delle dita che tamburellano sul mio banco deviano la mia attenzione. Cameron Wilde è di nuovo davanti a me in attesa.
    «Giacchè è stata indicata come ‘la più brava’, mi fa un elenco di tutti gli alunni con accanto l’opera che hanno scelto?»
    Forse è perché ha gli occhi più incredibilmente azzurri che io abbia mai visto, sembrano geneticamente modificati, o più probabilmente mi arrendo all’idea che volente o nolente quello è il mio professore. Ma annuisco


   
 
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