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Autore: Ramble Tamble    19/11/2010    0 recensioni
Questa è la storia di Jennifer Holden, ragazza inglese, costretta a trasferirsi in Italia per oscuri motivi di lavoro del padre. Costretta a crearsi una nuova vita tra drammi familiari, scuola, amicizie e nuovi amori, Jen non perderà mai la speranza e la voglia di lottare perchè in fondo... "Il vincitore è un sognatore che non si è mai arreso"
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ormai ne era certa. Quel natale per Jennifer avrebbe significato tutto e niente. Non vedeva l’ora che arrivasse perché questo voleva dire cambio di casa, di vita, di amici. Se quelli che aveva potevano essere definiti “amici”.
Sotto una luce diversa tuttavia sentiva un groppo alla bocca dello stomaco: Nonna Aggie le sarebbe mancata infinitamente. Tutte le promesse di tenersi in contatto e di riunirsi per le feste non bastavano a Jen per tranquillizzarla, abituata com’era alla sua affettuosa presenza.
            Girando per la sua camera spoglia nel grande appartamento di Chelsea osservava lo spettacolo: in meno di due ore era riuscita ad imballare tutto. Mamma e papà erano ancora alle prese con i loro vestiti, chissà quanto ci avrebbero messo ancora. Di John, ancora nessuna traccia. Jen era preoccupata, era da prima della colazione che non vedeva il fratello. Possibile che fosse ancora in giro?!
Guardò senza interesse l’orologio-mucca che torreggiava imponente sul comodino; “un regalo dello zio” ricordò Jen “santo cielo che gusti orrendi…”
Ora l’orologio segnava le 22:30, “meglio andare a dormire” pensò. Si lavò i denti e si lasciò cadere sul letto, ormai priva di forze. La “grande partenza” era prevista per domani, lunedì 23 dicembre.
           Dopo una buona mezzora di tentativi per addormentarsi, Jen lasciò che i suoi pensieri vagassero liberi. Allora un milione di domande le affollò la mente: “dove sarà John adesso?”, “a che punto saranno mamma e papà con i preparativi?”, “come saluterò la nonna domani?”, ma soprattutto: “perché papà ha deciso di partire così all’improvviso, lui, che è sempre così metodico e meditativo? Perché devono spedire un LORD nel nord-est dell’Italia? Cosa c’è sotto?”…
E con queste domande che le frullavano per la testa finalmente si addormentò.
            La mattina seguente fu svegliata bruscamente dal fratello, com’era contenta di vederlo!
   - Ehi! Ciao John! Ma dove sei stato ieri? Non ti ho visto per tutto il giorno…
   - Non sono affari tuoi! – rispose secco lui.
            Alle 9:30 tutta la famiglia Holden era pronta per la partenza e un taxi arrivò per portarli all’aeroporto.
   - Dove andiamo? – chiese il tassista scontroso masticando vistosamente un enorme chewing-gum.
   - All’aeroporto di Gatwick. Ma dobbiamo prima passare al 783 di Kensington Rd. - rispose il papà solennemente. Arrivati a Kensington Nonna Aggie salì nel taxi e, dopo averli salutati, scese un silenzio imbarazzante.
            Il viaggio proseguì nella più totale assenza di rumori, tutto sembrava ovattato all’interno del taxi: John ascoltava musica dal suo lettore mp3 di ultima generazione, papà continuava a fare facce infastidite per il modo di guidare del conducente, Jen e Nonna Aggie si stavano abbracciando affettuosamente, mentre la mamma stava accasciata in un angolo della vettura.
Jen era preoccupata, da molti mesi a questa parte sua madre cadeva sempre più spesso in uno stato di trance per parecchie ore al giorno e, quando si risvegliava, non era capace di fare niente per diverso tempo, soltanto stare a fissare ciò che aveva di fronte.
Aveva provato a parlarne con il papà e John, ma questi le avevano detto che la mamma stava benissimo e che non c’era nessun bisogno di allarmarsi tanto.
Allora Jen aveva provato a parlarne direttamente con sua madre, ma quest’ultima non era mai in condizioni abbastanza stabili per risponderle o addirittura per poterla ascoltare con attenzione.
Jen ormai non toccava più l’argomento con nessuno da diverse settimane, ma vedeva chiaramente che purtroppo la mamma era malata e che nessuno se ne prendeva cura. La mamma in quei nove mesi era diventata troppo pallida e smunta per un essere umano, non faceva più niente, a meno che questo non le venisse ordinato con parole semplici e dirette. “Povera mamma” pensò tristemente Jen.
            Durante questa sue riflessioni il traffico era diminuito ed avevano raggiunto facilmente Gatwick in pochi minuti. Scesero velocemente e si diressero all’interno dell’enorme complesso cercando il numero del proprio volo.
Eccolo lì: scalava la vetta del tabellone con una rapidità impressionante: ora il check-in era aperto.
            Uno per uno la famiglia Holden salutò Nonna Aggie, per ultimo fu il turno di Jen.
Si vedeva chiaramente che tutte e due soffrivano e si capiva che non c’erano parole per esprimere il dolore che ciascuna provava.
   - Nonna Agg… - cominciò Jen.
   - Shhhhhh, non dire nulla – la interruppe la nonna – vieni qui…
Detto questo le due si abbracciarono, in modo ancora più tenero del solito.
Dopo istanti che a Jen sembrarono un’eternità si separarono, ed entrambe avevano gli occhi lucidi ma, come se avessero deciso in precedenza, nessuna delle due parlò.
   - Su, su, su, su!! Ora basta con queste smancerie, o perderemo il volo!!! – esclamò il papà sbrigativo e distaccato come sempre.
Si separarono e Jen capì soltanto in quell’istante che sarebbe passato ancora molto e molto tempo, prima di poter rivedere la sua amata nonnina. Per Jen, Nonna Aggie era più che una semplice nonna; era la sua mamma, la sua migliore amica, la sua confidente, era colei che la consolava quand’era triste e sola e che gioiva per i suoi successi.  Nonna Aggie era l’unica persona a cui Jen tenesse più della sua stessa vita.
   - si prega di allacciare le cinture, chiudere i tavolini di fronte a voi e posizionare il sedile in posizione verticale. Il comandante vi augura buon viaggio! – una voce nasale e  metallica invase tutto l’aereo e riportò Jen alla realtà: niente sarebbe mai stato come prima.
E si preparò al decollo.

  
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