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Autore: alister_    19/11/2010    4 recensioni
Raccolta di one-shot sui personaggi di Tekken.
#1: La donna accattivante della sera prima pare essersi persa nella notte, ma la cosa che più la infastidisce è quella tonalità spenta che torna ad infestarle lo sguardo e sembra dar voce a quel senso di fastidio che cerca di reprimere da quando si è svegliata.
#2: Jin Kazama, pensa, mentre svita meccanicamente la base della caffetteria. Si ricorda ancora della prima volta che l'ha visto, solitario e vagamente imbronciato all'angolo del ring, mentre suo nonno si prodigava in una delle sue solite esibizioni di forza mettendo al tappeto il mal capitato di turno.
#3:E' una serie di stereotipi viventi che si danno il cambio. La sua fornitura di maschera a forma di farfalla sembra non esaurirsi mai.
#4: Quando ha visto suo figlio, non ha provato niente. Steve Fox è solo un nome sulla carta, un incarico che non ha portato a termine perché confusa da una rivelazione improvvisa. Niente di più.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna Williams, Emily Rochefort, Julia Chang, Nina Williams, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Slivers

[A Tekken One-shot Collection]

 

 

Doverosa premessa:


Io sono pazza. Impelagarmi in un progettone simile proprio quando mi lamento di non avere tempo. Nell'anno della maturità. Con altre due o tre storie che aspettano di essere aggiornate.

Sono pazza, e la colpa è soltanto vostra. Sì, dico proprio a voi, poche ma ottime commentatrici che con le vostre recensioni lusinghiere mi avete gasato all'inverosimile e convinta a slanciarmi con ardore in un progetto del genere.

A questo punto vi chiederete: quale progetto? Calma. Non aspettatevi grandi cose. Non verrò meno alla mia natura di one-shottara convinta che mi porta a produrre solo robette autoconclusive molto confuse e poco significative. Semplicemente lo farò in serie. Tante robette confuse e poco significative, un po' coi personaggi che mi capitano a tiro, finchè non mi stufo. Orbene, si cominci:

 

 

[Anna Williams]

Heels and Lovers

 

 

 

 

Il letto è sfatto, le lenzuola ammassate in un angolo e ormai del tutto scalzate dal materasso, e lei, seduta in un angolo, fa scivolare la calza ricamata lungo la sua gamba tonica e affusolata. Sta in silenzio, ascoltando distrattamente lo scroscio della doccia nel piccolo bagno attiguo. Quella in cui si trova è solo l'ennesima camera d'albergo della sua vita, e non è neanche una delle più belle. E' un modesto hotel a tre stelle, arredamento sobrio e lenzuola spesse e bianche, niente idromassaggio né accessori tecnologici.


La luce intensa del mattino filtra attraverso le tende tirate e infittisce la trama delle sue calze con nuovi arabeschi, mentre lei si sporge a cercare la scarpa destra, tacco dodici come piace a lei. Ha imparato presto a camminare sui tacchi, a tredici anni, per non essere costretta a lasciare nessun primato a sua sorella: in quel periodo si comportava da alternativa e metteva solo vecchie felpe consunte per rafforzare la sua nascente immagine di dura, ma con lei non si poteva mai sapere.


Si alza e si sistema il reggiseno sotto il vestito rosso sfoggiato la sera prima. Lo specchio di fronte a lei le rimanda un'immagine sbiadita e allora si avvicina, chiedendosi se la leggera miopia che ha sempre ignorato sia davvero peggiorata o se i suoi occhi siano ancora intorpiditi dal sonno. A cinque centimetri si vede nitida, ma ciò che trova non le piace. Il suo volto è tirato, scolorito e reso ancora più sciupato dalle traccie di trucco che non ha avuto il tempo di rimuovere, e sotto i suoi occhi sta facendo la sua entrata in scena l'unico tipo di borse che non ama. I capelli poi, scarmigliati, non recano alcuna traccia del pomeriggio piuttosto costoso che ha speso dal parrucchiere solo due giorni prima e il vestito sembra calzarle male, e ogni tentativo di sistemarselo non dà risultati: la donna accattivante della sera prima pare essersi persa nella notte. Ma la cosa che più la infastidisce è quella tonalità spenta che torna ad infestarle lo sguardo e sembra dar voce a quel senso di fastidio che cerca di reprimere da quando si è svegliata.


E' una sensazione tanto familiare quanto sgradevole che da anni cerca di ignorare ma che quella mattina sembra proprio non volerla lasciare. Quand'è sola pensa, e pensare non le fa bene. Meditare su stessa non le fa bene- l'ha capito, ormai- e per questo cerca di esaminarsi solo quando si tratta di decidere quale colore le stia meglio. Eppure, talvolta, dopo serate come quella, le piomba addosso come un macigno quel vago senso di nausea che la opprime e le toglie l'aria, così tenta di metterlo a tacere, concentrandosi su le piccole cose davvero importanti, come rendersi presentabile. Cerca la trousse all'interno della sua nuova Luis-Vuitton e ne tira fuori il rossetto e il correttore, due delle cose senza le quali non potrebbe vivere. Passa lo stick sotto le orribili occhiaie che si stanno allargando come chiazze di petrolio e affretta i gesti quando si accorge che l'acqua ha smesso di scorrere. Tampona il rossetto con il fazzoletto di seta che Lee le ha regalato più di vent'anni prima, dopo uno dei loro primi incontri e che lei ha conservato gelosamente. E' pregiato e ci sono le sue iniziali ricamate, un segno di grande raffinatezza. Nulla di più, le piace e basta.


La porta del bagno cigola e attraverso lo specchio, mentre è intenta a marcare il contorno della palpebra con la matita nera, lo vede, l'uomo con cui ha trascorso la notte finita da poco. L'asciugamano stretto in vita lo copre ben poco, esibendo ancora una volta tutti i muscoli che Anna ha avuto modo di saggiare nella notte. Ancora quel corpo tonico porta i segni del passaggio delle sue unghie laccate e delle sue labbra morbide, quel corpo atletico, forte, bello. E' un bel esemplare, non c'è dubbio. Muy caliente, tanto per usare un termine adatto a quel bel torero spagnolo che sembra incarnare in pieno il fascino dell'uomo mediterraneo. Con i riccioli ancora bagnati e l'ombra della barba che si estende sul viso è ancora più attraente, e Anna sorride compiaciuta della sua ultima preda, sostituendo i rimorsi di poco prima con il desiderio di tornare a stringere quel concentrato di virilità.


Lui, come se avesse colto quel lampo di malizia, le si avvicina e le sfiora le spalle da dietro, abbassando lo sguardo per incontrare il suo viso riflesso nello specchio.

“Le belle donne come te non hanno bisogno di trucchi”, sussurra, con la stessa voce calda che le ha accarezzato l'orecchio nella notte.

Lei sorride, e dissimula.

“Lo dici solo perchè non mi hai visto cinque minuti fa”, replica asciutta, ma lusingata.

Ti sbagli. Ti ho guardata dormire fino a quindici minuti fa, ed eri bellissima, querida”.


Il sorriso sulle sue labbra, di nuovo vive grazie al tocco di rossetto, si espande e ritrova, nel riflesso del suo volto, quell'energica bellezza che prima le sembrava sparita nel corso della notte. Ritrova sé stessa.

Anna Williams è una donna libera, indipendente, che sa il fatto suo. E' vero, ha tanti amanti, ma non si svende mai. Sono sempre uomini che le piacciono quelli a cui si concede, e se lo fa senza farsi sciocche illusioni di amore eterno è solo perchè è troppo avveduta per essere tanto stupida.


C'è Kazuya, al cui fianco lavora ogni giorno, e che ogni tanto la guarda in un altro modo, non più come sottoposta ma come donna, e lei rabbrividisce sotto quello sguardo.


C'è Lee, uno su tutti, il suo ideale di uomo e il suo “amico” di sempre, con le sue parole gentili e i modi eleganti che la costringono, ancora ora, a tenere i piedi ben piantati per terra. La colpisce una breve fitta al cuore al ricordo delle ingenue speranze che ha nutrito su di lui: si era illusa, quando l'aveva rincontrato dopo vent'anni, di poter trasformare i loro incontri nella favola d'amore che ogni donna sogna. Ma Lee, oltre ad essere il prototipo del principe azzurro, bello e ricco, è anche un libertino incallito che ama godersi la vita al cento per cento, e gli anni trascorsi non hanno cambiato la sua prospettiva. Ama Anna, ma ama anche l'altro cinquanta percento di donne avvenenti, e questo lei ormai l'ha capito. Per questo cede volentieri agli sguardi di Kazuya: Lee Chaolan non ha l'esclusiva su di lei, anzi, riceve lo stesso identico trattamento del fratellastro che tanto detesta. Capisce bene cosa si prova a crescere all'ombra di un fratello scomodo, ma un bastardo che fa gli occhi languidi anche a Nina non si merita niente di più.


E poi c'è l'ultimo acquisto, Miguel Rojo Caballero, quel bel torero conosciuto in un bar dopo un pomeriggio di combattimenti all'ultimo Tekken. Si sono scambiati un lungo sguardo e poi lui, con sorriso ammiccante, ha fatto la prima mossa come il più tradizionale degli uomini e le ha offerto da bere. E così, tra maledizioni alla Mishima Zaibatsu e drink, si sono ritrovati a letto insieme, nella modesta camera d'albergo in cui alloggia lo spagnolo.


Le è simpatico, Miguel, da quello che ha potuto conoscere la sera prima: le piace l'uomo semplice e passionale che le si è presentato senza sotterfugi o indecisioni. E poi deve proprio ammettere che sa davvero come maneggiare una donna, glielo sta dimostrando ancora una volta proprio in quel momento, mentre le accarezza distrattamente il corpo e osserva con attenzione compiacente le sue reazioni attraverso lo specchio.


Anna è sul punto di cedere e di lasciarsi spogliare di nuovo, e di mandare a monte la fatica fatta per ritornare presentabile, ma, insieme al languore, torna quel senso di fastidio che la tormenta da quando a quindici anni ha perso la verginità. Fa fatica ad ammetterlo a sé stessa, ma a volte- spesso- si sente un oggetto, una mera cosa, niente di più niente di meno di un utensile da giardino.


Sospira, piano ma decisa, e poi si lascia andare ad un sorriso, un sorriso che viene da sé ed è per sé.

Con uno scatto veloce afferra la borsa posata sul comò e sguscia via sinuosa dalla presa seducente di Miguel. Lui, interdetto nella sua semplicità, sbatte le palpebre, e lei approfitta del suo momento di incertezza per stampargli un bacio sulla guancia già ispida, lasciandogli una traccia scarlatta là dove la barba imbrunisce ancor di più il suo incarnato.

Goodbye, darling”, cinguetta, seducente e sicura di sé.


Le bastano due falcate per lasciarsi alle spalle il suo amante, che non tenta neppure di fermarla. Si compiace del rumore che i tacchi producono mentre si allontana senza esitazioni. Lo specchio nella hall riflette la figura di una donna bella, impeccabile nel suo abito rosso e nella sua espressione determinata.


Miguel l'aspetta affacciato dalla finestra, ancora a torso nudo, e lei gli strizza l'occhio, con un sorriso.

“Ci vediamo sul ring, la prossima volta”, dice tra sé e sé. E si ripromette di evitare colpi bassi, per non precludersi il piacere di replicare notti come quella appena passata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-COMING NEXT SOON: Julia Chang

 

 

 

 

 

 

 

Doverosa nota dell'autrice:

Nel suo meraviglioso e apprezzatissimo commento alla mia ultima fan fiction, Evilcassy professa il suo amore per il pairing Anna/Lee con tanta devozione che quasi mi convince. E io, ovviamente, che adoro lei, le sue storie e le sue recensioni, passo dall'accostamento Anna/Kazuya a quest'accoppiata inusuale che mi è venuta in mente così, senza che ci dovessi pensare su. Però qualche accenno Anna/Lee c'è, visto? Perchè anche a me piacciono quei due, in fondo, e probabilmente anche per merito delle tue storie.

Oltre a Evilcassy, rinnovo i ringraziamenti a DevilJinNina, e ringrazio anche i lettori muti e i recensori che verranno!

Per tornare alla storia, questa volta, come avrete notato, ho scelto il presente. Fatto strano, perchè di solito se uso il presente uso anche la prima persona, e invece qui ho tenuto la terza. Potrei aver commesso- o commettere in futuro- qualche svista, perchè mi sono accorta che, mentre il presente mi risulta congeniale per le descrizioni, nelle parti introspettive a volte mi trovo involontariamente ad usare il passato, e devo correggermi. E mi viene qualche dubbio su questioni di anteriorità e consecutio temporum varia. Quindi, se trovate insopportabili sfasature di tempi verbali, redarguitemi all'istante, perchè questi sono errori che odio.

Merci, o, per restare in tema, muchas gracias, chicas!


 

   
 
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