Leggiadra come l’aria.
Passionale come il fuoco.
Fresca come l’acqua.
Solida come la terra.
La Dea Scarlatta di Maya Kitajima.
Masumi Hayami,
seduto al posto d’onore che la giovane attrice aveva riservato al suo ammiratore
delle rose scarlatte, era come incantato mentre guardava Maya interpretare Akoya. Era come essere tornato di
nuovo nella meravigliosa valle dei susini. Per Masumi
era impossibile toglierle gli occhi di dosso, era stregato da quella figura
così diversa dalla ragazzina che conosceva….
Lo spettacolo era finito. Masumi
non se ne era neppure accorto. Dera
rimasto seduto al suo posto mentre una folla entusiasta defluiva dalla sala.
Fermo, immobile, quasi paralizzato su quella poltrona, se ne stava così, con lo
sguardo fisso sulle pesanti tende rosse che occultavano il palco.
Intanto la giovane donna che occupava i suoi pensieri era
impegnata a cambiarsi nel camerino che le era stato assegnato. Lo spirito di Akoya non l’aveva ancora abbandonata; lo sentiva
chiaramente dentro di lei. Maya Kitajima, a
spettacolo terminato, continuava a provare i sentimenti della Dea Scarlatta,
pensava nel suo stesso modo.
L’amore che Akoya provava per Isshin l’aveva colpita profondamente; durante lo spettacolo
aveva capito veramente cosa volesse dire provare un amore così intenso da
superare tutte le barriere, comprese quelle della morte. Aveva visto Hayami-san
durante lo spettacolo. Era solo, e seduto al posto d’onore che lei aveva
riservato al suo ammiratore delle rose scarlatte.
La persona che l’aveva aiutata e sostenuta per tutti quegli
anni era anche la persona che in passato
aveva odiato più di ogni altra e che ora amava con
tutta se stessa!
Il destino le aveva sorriso,
dapprima una banale ragazzina come lei era stata scelta come protagonista del
capolavoro scomparso “La Dea Scarlatta” e poi il suo ammiratore era l’uomo che
amava.
Maya finì di cambiarsi, e guardandosi allo specchio vide nei
suoi stessi occhi un fuoco che ardeva. La Dea Scarlatta era ancora con lei e le
consigliava di andare da lui.
Maya si alzò e uscì dalla stanza.
In Corridoio, abbastanza vicino
ai camerini, Masumi stava parlando con alcuni
dirigenti delle società più famose del Giappone. Ovviamente il tema della
discussione era “La Dea Scarlatta” che aveva lasciato in ognuno di loro un’emozione
unica ed irripetibile. Masumi
però sembrava piuttosto distratto e continuava a voltarsi verso i camerini.
Stava evidentemente aspettando qualcuno. in mano, un
mazzo di rose scarlatte.
Maya appena chiusa la porta del camerino dietro di sé lo vide.
Era lì in mezzo a un gruppetto di persone e ai suoi
occhi sembrava brillare rispetto agli altri. Quando
l’uomo si voltò verso di lei vide le rose scarlatte che teneva in mano. Per
Maya quella fu una grandissima fonte di gioia. Finalmente il suo ammiratore si
era rivelato apertamente dopo tanti, forse troppi
anni. La giovane donna che pochi istanti prima sul palco aveva interpretato
meravigliosamente la Dea Scarlatta si era nuovamente
trasformata nella ragazzina un po’ impacciata, che non sapeva bene come gestire
i propri sentimenti e come trasmetterli all’uomo che amava da così tanto tempo.
La ragazza teneva le mani giunte e se le stava letteralmente tormentando,
tenendo lo sguardo fisso su di loro. Quando sentì Masumi
chiamarla, con quel suo classico “Ragazzina” alzò gli occhi che esprimevano
tutto il suo amore, poi , vergognosa, riabbassò subito
lo sguardo. Nonostante gli occhi bassi vide
chiaramente il mazzo di rose che le veniva teso e lo accettò con un sorriso. guardando quelle rose e l’uomo che si era voltato per
allontanarsi ripensò alle battute di Akoya che aveva
pronunciato sul palco…. Quelle parole che parlavano di amore…
raccolse tutto il coraggio che aveva e corse verso Masumi,
poi, afferrandolo per una manica, disse velocemente e senza guardarlo negli
occhi: “Hayami-san, potrei parlarle in privato?”
Masumi accennò con la testa ad un sì e prendendola
per mano la condusse in un angolo appartato del corridoio. Frugò un attimo
nella tasca interna della giacca per estrarne dopo alcuni istanti un accendino
d’argento e un pacchetto di sigarette. Con un movimento fluido del polso destro
fece saltare fuori dal pacchetto una sigaretta che
accese. Compiuto il gesto, ripose nella tasca il pacchetto e l’accendino.
Allora alzò gli occhi e li puntò dritti su quelli della ragazza che gli era di
fronte. “allora, cosa voleva dirmi, ragazzina?”
Con voce decisa Maya rispose: “non mi chiami
ragazzina, non si è reso conto che non sono più una ragazzina?”
“come vuole, ragazzina”
La cosiddetta ragazzina fece finta di non aver sentito l’ultima frase
dell’uomo, che voleva di certo innervosirla un po’ e riprese il discorso che
aveva cercato di ritardare parlando di quell’appellativo
che in fondo non l’infastidiva così tanto….
“ E poi vorrei parlarle di qualcosa di molto serio. Per favore, mi ascolti. Io
so che lei è il mio ammiratore delle rose scarlatte. Ma
perché?”
“perché lei mi è sempre piaciuta, ragazzina. L’ho sempre ammirata per
quella sua passione ardente verso la recitazione…”
“solo questo è il motivo per cui mi ha sostenuta e
incoraggiata per tutti questi anni?”
“no, ragazzina, ma vorrei sentire anche la sua idea in proposito…”
“io credo che ci sia qualcosa di diverso, Hayami-san,
però non posso sapere cosa prova lei. Io posso solo dirle che la amo, ma non ho
certezze su quello che prova lei. Per favore, mi faccia capire i sentimenti non
del freddo presidente della Daito, ma quelli del mio
caro ammiratore!”
“ragazzina, con le sue parole lei mi fa felice, e il motivo principale per cui l’ho sostenuta sin dai suoi esordi piano piano è diventato quello dell’amore. ma
credo che lei stessa si renda conto di come una relazione tra noi due sia
un’idea impossibile. Oggi mi sono rivelato a lei per concludere
questa storia nel modo che ritenevo migliore. Questo,
signorina, è un addio, anche se mi dispiace da morire”.
Tutte quelle parole giravano vorticosamente nella stesta
di Maya… lui la amava ma non potevano stare insieme? Perché?
A lei non importava nulla di tutte quelle stupide convenzioni, non le importava
se lui aveva 11 anni più di lei….cominciò a seguirlo,
urlandogli dietro di tutto e piangendo. Senza accorgersene erano arrivati
davanti alla lussuosa auto che aspettava Masumi
davanti al teatro. Maya si ritrovò trascinata su quella macchina dal forte
braccio di Masumi senza neanche accorgersene.
“Ragazzina, non è il caso che l’attrice più in vista del momento si metta a fare scenate in teatro….su
si asciughi gli occhi” e le porse un fazzoletto con le sue iniziali ricamate.
Maya rispose con voce soffocata :” è inutile che ora
si mette a fare il gentile con me, Hayami-san, in
fondo mi ha appena detto addio…. E non è giusto!” poi
riprese a piangere, ancora più di prima.
Nel frattempo erano arrivati davanti alla villa degli Hayami
e Masumi stava ordinando all’autista di cambiare
direzione per accompagnare Maya a casa, quando questa lo afferrò forte per il
braccio e gli disse arrossendo di colpo : “ non mi
dica ancora addio, voglio stare con lei almeno stanotte, la prego. Non mi importa se da domani mi tratterà come un’estranea, ma
questa è l’ultima occasione che ho con lei, la prego.”
“ragazzina, lei sta dicendo delle cose senza senso!”
“non sto dicendo cose senza senso, è che lei è così stupido da voler rinunciare
ai suoi sentimenti per qualche assurda ragione! Ma io
non ci riesco, Hayami-san! Adesso, l’unica cosa che
voglio è stare con lei!”
“ragazzina lei è di una dolcezza unica quando dice queste cose, ma non posso
accontentarla. Se passassi questa notte con lei, non si potrebbe più tornare
indietro, o meglio, io non riuscirei più a vederla come la ragazzina testarda di alcuni anni fa…”
“ed è quello che voglio!!! Hayami-san!!!!!”
la mattina dopo, Maya ricordava ben poco di quello che era accaduto la sera
prima. Ricordava solo di essere stata abbracciata da Hayami-san
e di essere uscita con lui dall’auto. Guardandosi intorno si accorse di non
essere nella sua stanza, ma in quella in cui aveva già passato alcune notti
tanto tempo prima, un tempo che le sembrava remoto… l’uomo accanto a lei
dormiva profondamente, e lei si rannicchiò contro di lui, appoggiandogli la
testa sulla spalla.
Quello non era certo l’addio che sembrava dovessero
dirsi la sera prima, ma un dolce inizio.