Sei Il Mio Nemico
Uno sguardo
al passato...
per dare la speranza al domani
Il
cielo quel giorno era limpido e senza una nuvola. L'aria ancora calda di fine
Agosto, torturava leggermente i presenti su quella collina piena di verde, vestiti
nei loro abiti scuri a lutto.
C'era
chi aveva optato per un incantesimo refrigerante, ma la maggior parte aveva
considerato quello un piccolo fastidio da ignorare, visto lo stato d'animo in
cui tutti versavano.
Osservavano
la tomba, fasciata da un drappo rosso scuro con un araldo dorato con le
sembianze di una Fenice, lo stemma dell'Ordine. Il silenzio era rotto soltanto
da alcuni singhiozzi e dalla voce del sacerdote che parlava con voce grave, ma
appassionata.
E
loro erano tutti lì. Il volto chino, l'espressione lugubre, il morale a terra.
Lì, per dare l'ultimo saluto al loro grande Generale Albus Silente.
L'uomo
che si era per primo opposto al potere di Voldemort, l'uomo che aveva guidato i
suoi compagni sempre nel migliore dei modi, l'uomo che per anni era stato ad
Hogwarts uno dei più grandi Presidi che la scuola avesse mai avuto. L'uomo che
aveva sprecato la sua vita sempre alla ricerca di un modo per fermare il
Signore Oscuro e che l'aveva persa per salvare l'unica speranza che il mondo
magico avesse per avere finalmente la pace.
Aveva
dedicato anni e anni della sua esistenza a quello scopo ed era morto sempre per
lo stesso sogno. Un uomo certamente da ammirare, esempio per tutti coloro che
da lì in avanti avrebbero continuato quella lunga ed estenuante guerra.
Harry
era uno dei pochi che non fissava la bara. Aveva gli occhi puntati sul cielo,
lì dove iniziava dopo il verde della collina di quel piccolo cimitero.
Sorreggeva il suo peso con una stampella, non riuscendo ancora a camminare
correttamente per via di una terribile ferita che gli era stata inferta e che
gli aveva danneggiato i legamenti di una gamba.
Non
era l'unico ferito. Zoe, che era al suo fianco nascondeva sotto il mantello
scuro delle pesanti fasciature alle braccia, che erano state completamente
ustionate.
Hermione
e Ron, poco più distanti si tenevano per mano, mostrando diversi tagli sul viso
e alcune ferite alla spalla e ad un fianco. Ginny aveva una spalla bloccata da
un aggeggio scomodissimo, ma che non le permetteva di muoverla, visto che i
Guaritori le avevano consigliato di non farlo per almeno una settimana. Era
sempre la stessa che si ferì la prima volta contro Malfoy e che non aveva mai
curato adeguatamente.
E
intorno a loro decine di Auror, oltre a agli altri presenti, faceva foggia
delle più svariate ferite, causate da quella battaglia.
Erano
trascorsi tre giorni da quello scontro, tra i Babbani si era parlato di un
altro grave attacco terroristico, mentre nel mondo magico si era cercato in
qualche modo di stabilizzare la situazione. Impresa ardua, vista la perdita del
Generale dell'Ordine, ma tutti si era impegnati a far riprendere da dove si era
lasciato. A tornare a guardare oltre quella battaglia che si credeva fosse
l'ultima.
Questa
fu probabilmente la cosa più difficile. La guerra continuava e chissà quando si
sarebbe potuta trovare una soluzione. Accettare questo, sarebbe stato il punto
di partenza per risalire.
E
c'era chi lo aveva già fatto.
* * *
Zoe
del Vecchio sedeva angosciata sulle scomode panche di legno della sala d'attesa
adiacente alla sala operatoria. Stringeva convulsamente le mani, per quanto il
dolore glielo permettesse, viste le condizioni in cui versavano. Le erano state
fasciate molto leggermente, dopo che le avevano applicato una potente pozione
per guarire le ustioni.
Data
la gravità delle ferite, era stata avvisata che avrebbe dovuto sopportare
dolore e fastidio per diversi giorni, ma decisamente in quel momento quello era
stato il suo ultimo pensiero.
Saltuariamente
lanciava occhiate preoccupate verso la luce rossa posta sopra la porta della
sala in cui il suo Harry veniva operato nella speranza che gli venisse salvata
la vita.
Lo
aveva accompagnato terrorizzata da quando era stato recuperato dai Guaritori in
quell'albergo Babbano alla fine dello scontro. Era incosciente da allora e a
lei era stato subito detto che le condizioni erano piuttosto critiche.
Aveva
sospirato depressa, ma poi aveva sollevato il capo quando la sua attenzione era
stata catturata dall'arrivo di Ginny, la sua migliore amica.
Le
aveva porto un caffè, che lei aveva preso tra le mani tremanti, ringraziandola,
nonostante non avesse poi molta voglia di ingerire qualcosa. Sentiva che
avrebbe dato di stomaco da un momento all'altro.
Ginny
si era seduta poi al suo fianco sospirando e cacciando un'imprecazione per via
del dolore che il movimento aveva dato alla solita spalla ferita. E lei
istintivamente le aveva posato una mano sulla gamba, per accertarsi che stesse
bene.
La
rossa le aveva sorriso carezzandole una guancia, come a volerla calmare.
Avrebbe voluto che ci riuscisse, visto come si sentiva in quei terribili
momenti. Non avevano aperto bocca per i restanti minuti che seguivano il
verdetto. Poi la luce si era spenta improvvisamente e Zoe era sobbalzata
terrorizzata.
Quando
il Guaritore era uscito dalla sala, inquietantemente sporco di sangue sul
camice verde acido – il sangue di Harry!- aveva smesso completamente di
respirare. Si era imposta di riprendere, solo quando si era detta che così
avrebbe peggiorato le cose.
Il
medico si era avvicinato, ma in faccia aveva un'aria grave. Zoe si era
dimenticata di nuovo di respirare, sebbene Ginny le avesse posato una mano
sulla spalle, cercando di rassicurarla.
“E’
stato difficile... il signor Potter aveva delle ferite molto profonde e aveva
perso troppo sangue prima che arrivasse qui...” aveva iniziato il Medimago dopo
aver sospirato. La presa sulle mani era aumentata e la ragazza aveva dovuto
reprimere a forza un gemito per il dolore.
"Venga
al punto." le era uscito dalle labbra, forse con troppa durezza. Non
voleva attendere oltre, che le dicessero subito cosa ne era stato di Harry.
Il
Guaritore si era tolto la cuffietta, passandosi una mano sul volto sudato e
stravolto. Quanto ancora avrebbe continuato quella tortura? Aveva sentito la sua
amica fremere dietro di lei e immaginò che fosse pronta a saltare addosso
all'uomo per picchiarlo.
“E’
un uomo fortunato. O forse con una grande forza di volontà. Si è salvato per
miracolo.”
Quelle
parole le erano penetrare in testa stordendola. Per un attimo aveva pensato al
peggio, ma il mago era stato chiaro. Harry, il suo Harry era vivo. Si era
salvato.
Immediatamente
il peso che le gravava addosso si era sciolto e lei si era gettata al collo del
medico. Per quanto in un primo potesse si potesse pensare ad uno sfogo per quel
dottore così stupido, Zoe lo aveva invece abbracciato e gli aveva regalato due
baci sulle guance, continuando a ringraziarlo tra le lacrime.
L'uomo
aveva balbettato qualcosa imbarazzato e poi si era allontanato, dandole il
permesso di vegliare Potter non appena sarebbe stato portato nella sua stanza.
Zoe
sorrise ancora, continuando a ripetere a se stessa che Harry ce l'aveva fatta
ed era vivo. E adesso sarebbe andata da lui.
Si
era voltata verso Ginny, chiedendole di accompagnarla, ma l'amica aveva
rifiutato gentilmente. Se non avesse saputo il motivo per cui non volesse
allontanarsi, avrebbe certamente insistito. Ma alla fine si era ritrovata a
salutarla e ad osservarla sparire dietro i corridoi bianchi.
Aveva
sospirato sollevata, passandosi la mano fasciata tra i capelli. Poi si era
avviata verso la stanza in cui avrebbe trovato Harry. Quando aveva aperto la
porta e lo aveva scorto addormentato nel letto, con un'espressione quasi
serena, nonostante i tubicini che lo aiutavano a respirare aveva avuto
finalmente la certezza che tutto fosse andato per il meglio.
Adesso
sapeva quale sarebbe stato il suo compito. Sarebbe rimasta al suo fianco e lo
avrebbe aiutato a superare quel difficile momento, non appena si sarebbe reso
conto della situazione.
Perché
aveva fatto una promessa e l'avrebbe mantenuta.
* * *
Ginevra
Weasley aveva salutato la sua amica Zoe, abbandonando la sala d'attesa.
Erano
state informate della buona riuscita dell'intervento di Harry e questo le aveva
risollevato il morale in una giornata che si era rivelata sin dall'inizio
terribile.
Il
primo raggio di luce lo aveva visto in quel momento, quando aveva saputo che il
suo amico era vivo e aveva visto Zoe finalmente sollevata abbracciare il
medico.
Ma
era l'unico al momento. Le pesanti conseguenze di quella battaglia gravavano
ancora terribilmente sul suo stato d'animo.
Erano
successe così tante cose...
Aveva
fermato il flusso dei suoi pensieri, quando era giunta, davanti ad una saletta
molto più appartata e osservata a vista da due Auror. Aveva sbuffato divertita
riconoscendo due reclute che non avevano partecipato allo scontro constatando
che se l’occupante di quella stanza, se ne fosse reso conto, probabilmente non
avrebbe avuto difficoltà a tentare una fuga.
Dopo
un segno di saluto ai due giovani, che le avevano ricambiato tornando composti
dalla posizione di riposo in cui erano, aveva bussato delicatamente alla porta
cercando con un grosso respiro, di prendere coraggio.
Non
aveva atteso risposta dall’interno. Era entrata con calma, palesando la sua
presenza ma restando cautamente sull'uscio. Fortunatamente aveva il peso del
corpo posato sulla maniglia, perché non appena aveva incrociato quegli occhi
grigi, che erano stati distolti da un quotidiano e avevano preso a fissarla con
serietà, aveva temuto una perdita repentina di forze.
Il
silenzio era seguito per qualche minuto buono senza che ancora nessuno dei due
aprisse bocca, poi Ginny si era arresa; un altro istante così e avrebbe
iniziato ad urlare.
"Ciao."
Draco
Malfoy non aveva risposto. Ripiegato però il giornale, che era stato posato sul
comodino l'aveva osservata in una muta richiesta di farsi avanti. Era seduto su
un letto identico a quelli della corsia, ma a veder bene il ragazzo sembrava
tutto fuorché degente.
Ginny
aveva roteato gli occhi al pensiero che solo qualche ora prima, lo aveva
creduto morto tra le sue braccia.
"Come
stai?" gli aveva chiesto avvicinandosi e sedendosi sulla sedia che
costeggiava il giaciglio.
"Bene."
era stato telegrafico lui.
E
la donna in risposta aveva deglutito. Scacciando il pensiero che lui non la
volesse lì, si era sforzata a fatica di apparire naturale. "I dottori
hanno detto che non credevano di poter vedere un uomo sopravvissuto ad
un'Av-"
"Come
sta Potter?" ma Draco l'aveva interrotta. Con una domanda assurda perché
potesse uscire dalle sua labbra, ma Ginny la tradusse come un chiaro messaggio
per non parlare più di quanto era accaduto.
In
effetti nemmeno lei voleva poi tanto ricordare quello che era accaduto. Si era
sentita morire dentro, quando lui si era accasciato a terra, sotto la risata
diabolica del padre. Aveva creduto per degli istanti infiniti che fosse morto
per salvarle la vita, ma poi, posando il capo sul suo petto, aveva sentito il
battito flebile del suo cuore.
Era
stato a quel punto che Voldemort e i Mangiamorte erano svaniti,
Smaterializzandosi e ponendo così fine alla battaglia. Decine di Guaritori
erano accorsi soccorrendo i feriti e anche Draco era stato portato via per
essere curato.
E
adesso era lì. Si era svegliato come se nulla fosse, ricoperto solo delle
ferite che gli erano state inferte prima di avvicinarsi a Ginny.
Aveva
chinato lo sguardo, mordendosi l'interno della guancia. Quella discussione era
così tesa da farle paura.
"Harry
è vivo. A quanto pare il medico che l'ha curato dice che si è salvato per
miracolo."
Malfoy
aveva fatto schioccare la lingua. Tanti anni di odio non potevano certo
cambiare le cose all'improvviso e Ginny dubitava fermamente che a lui
importasse qualcosa del ragazzo con la cicatrice.
"Se
ti può interessare è morto Silente." aveva però aggiunto aspra, decidendo
di guardare il piccolo e anonimo tavolino vicino al muro che fronteggiava il
letto. Anche se riusciva in parte a capirlo, non sopportava
quell'atteggiamento.
Draco,
che aveva per un attimo distolto l'attenzione da lei, era tornato velocemente a
studiarla, cercando di capire le sue emozioni. Vedendola mordersi il labbro
inferiore aveva continuato a tacere.
"Ha
cercato di aiutare Harry, ma non è riuscito ad evitare la Maledizione." la
spiegazione era giunta comunque, pronunciata da quelle labbra tirate affinché
non scoppiasse in lacrime.
Le
era bastato socchiudere per un attimo gli occhi, perché le tornasse in mente
quella piccola folla di Auror che circondava mesta il cadavere del loro vecchio
preside nonché generale dell'Ordine della Fenice.
A
quanto si diceva tra i testimoni, si era frapposto tra l'Oscuro e Potter,
quando il primo aveva scagliato un'Avada Kedavra per uccidere il ragazzo.
Avrebbe potuto cercare di sviarla, ma il suo intento era stato anche quello di
colpire Voldemort, cosa che poi era andata in porto.
Mentre
il suo corpo senza vita si era accasciato al suolo, il Lord Oscuro, era stato
costretto ad una ritirata per via di un potente incantesimo che lo aveva
colpito ad un fianco, togliendogli il respiro.
Probabilmente
se fosse stato colpito al petto, Voldemort sarebbe morto, ma purtroppo la
maledizione Senza Perdono era stata più veloce di quell'incanto ed era stato
perciò impossibile centrare il bersaglio.
E
così Albus Silente era defunto, sacrificando la propria vita per salvare, non
soltanto Harry, ma anche tutti i suoi Auror che senza la guida del Ragazzo
Sopravvissuto, avrebbero potuto fare ben poco contro quel nemico invincibile.
Draco
Malfoy non voleva sapere altro da Ginny. Immaginava quanto potesse essere
difficile quella situazione, ma non riusciva comunque a comprenderla. Lui non
aveva mai avuto fiducia nel suo signore, né gli aveva mai riposto speranze come
aveva fatto suo padre. Per lui Voldemort era sempre stato un aguzzino, pronto
ad usare lui e i suoi compagni per ottenere il potere esclusivamente per se
stesso.
Quanto
a Ginny, sarebbe scoppiata a piangere se fosse rimasta ancora lì dentro e
sinceramente era anche stufa di quel silenzio. Era entrata per chiarire, non
per parlare di Potter e di Silente... ma evidentemente questo a Malfoy non
importava.
Si
era alzata in piedi con uno scatto nervoso, stringendo i denti. "Devo
andare." Ma non aveva raggiunto l'uscita, che si era sentita ancora in dovere
di fermarsi. La sua voce l'aveva costretta.
"Noi
siamo nemici, non avrebbe mai funzionato."
Le
lacrime che fino a quel momento erano rimaste ferme sugli occhi in un suo vano
tentativo di reprimerle, erano scivolate lungo le sue guance arrossate. Aveva cercato
di deglutire per eliminare quell'odioso groppo alla gola, ma non solo non c'era riuscita, aveva anche
permesso che la rabbia prendesse il sopravvento.
Si
era voltata stringendo gli occhi e fissandolo con la vista appannata.
"Non
avrebbe funzionato?!" e poi si era avvicinata ancora al suo letto, a
grandi passi. "Non avrebbe funzionato?! E cosa ne sai, se non ci hai
nemmeno provato? Come puoi dirlo se tutto quello che abbiamo vissuto nelle
ultime settimane è stata solo una farsa? Avanti, dammi una spiegazione
razionale."
Draco
non si era scomposto per quello sfogo e anzi l'aveva fissata per tutto il tempo
con il suo solito cipiglio austero. "Io sono un Mangiamorte e tu un Auror.
Le nostre cause sono diverse." aveva poi scosso lievemente la testa, assumendo
un tono irritantemente ironico. "Mi sembra che già questa dovrebbe essere
una spiegazione razionale."
"Sì,
Draco, peccato che questo discorso poteva valere il mese scorso, ma non
oggi." era stata la dura replica di lei. Si era seduta sul letto mentre
parlava e aveva incrociato quegli occhi grigi come un temporale estivo, con
aria risoluta, nonostante i suoi fossero ancora inondati di lacrime. Malfoy
però non le aveva dato il tempo di continuare.
"Giusto,
perché non c'ho pensato prima? Dopotutto adesso non sono più un Mangiamorte,
anzi sono un Mangiamorte rinnegato, ma che bella ironia. E per giunta mi
sbatteranno ad Azkaban. Sì, Weasley, le cose sono proprio cambiate."
"E
cosa pensi di fare? Di abbandonare tutto? Perché io non ce la faccio,
Malfoy."
Il
biondo aveva incrociato le braccia. "Dovresti farlo invece."
"No.
Sono disposta ad aspettare che tu esca da Azkaban, se proprio vuoi
saperlo."
"Ti
rovinerai la vita."
"Non
mi lamenterò."
Nell'istante
in cui l'aveva sfidato con i suoi occhi aveva preso la sua decisione. Non si
sarebbe arresa. E avrebbe lottato con tutte le sue forze per convincere lui e
tutto il resto del mondo che anche il loro era un amore possibile.
* * *
La
loggia della base dell'Ordine non era molto alta, ma la vista da lì era
tutt'altro che noiosa. Il fabbricato era situato tra la brughiera inglese
immerso nel verde e tra le colline deserte. Spesso era capitato che
passeggiando in mezzo a quella natura si riuscisse a trovare la tranquillità,
anche quando si aveva a che fare con gli animi più focosi.
L'erba,
alta fino all'inguine si muoveva lentamente, mossa dalla brezza e ipnotizzava
chi ne era circondato. Non vi erano molti alberi, tranne che per qualche
quercia in cima alle colline, tutto il posto era isolato e uniforme. Eppure mai
aveva rappresentato un'oppressione per coloro che ci vivevano.
Era
più considerato un rifugio, al sicuro dalla guerra e dalla violenza dei
Mangiamorte. Quando gli attacchi si erano fatti sempre più numerosi, molte
delle famiglie degli appartenenti all'Ordine si erano trasferiti nella base,
che aveva gli stessi incantesimi di protezione che ad esempio erano stati dati
ad Hogwarts e che le permettevano una certa sicurezza dalla pazzia di
Voldemort.
Ma
Harry Potter quel posto, lo preferiva di notte. Nelle notti di Luna Piena per
l'esattezza. La mancanza di altra vita di solito rendeva il posto piuttosto
buio e spettrale. Ma quando il satellite era pienamente illuminato, i campi
erano rischiarati da quei raggi, rendendo il panorama veramente suggestivo. Se
poi si aggiungeva il fatto che delle volte si poteva udire qualche ululato di
licantropo, l'effetto era sorprendente.
Ed
Harry era lassù, su quella loggia ad un'ora notturna, nella quale ormai tutti
erano nel mondo dei sogni. Fissava l'orizzonte, là fin dove il suo occhio
riusciva ad arrivare, vista l'irregolarità del terreno. E quella era l'ora in
cui i ricordi e tutti i pensieri, anche quelli più nascosti, tornano alla
mente, per rallegrarla... o tormentarla, come nel suo caso.
Aveva
sospirato stancamente, passandosi una mano sugli occhi. Poi aveva rinforcato
gli occhiali, riprendendo ad osservare lo spettacolo notturno.
Il
suo animo era spento. Non in subbuglio o colmo di rancore e vendetta, come
certamente tutti si aspettavano. Ma senza vita. Senza forze.
Aveva
visto con i suoi occhi, in un ultimo barlume di forze, gli ultimi istanti di
vita di Silente. Era vero, dopo aver saputo della profezia, il suo rapporto e
soprattutto la considerazione che aveva per lui, erano notevolmente cambiati.
Eppure in quegli anni era sempre stato una guida, un appoggio in cui credere.
Se c'era un problema, mentre tutti si affidavano al ragazzo Sopravvissuto, lui
pensava: 'C'è Silente.'
Sbagliato.
Sapeva di aver sempre sbagliato, facendo così, ma d'altronde il vecchio preside
aveva sempre cercato di accollarsi la maggior parte dei fardelli. Forse per
rimorso, o forse solo per pietà verso di lui, però l'unica cosa che gli aveva
affidato era stato di portare a termine la profezia.
E
infine aveva donato la vita per lui. Adesso si sentiva un verme se ripensava ai
loro incontri sempre più freddi e distanti, da quando quel giorno nel suo
studio, appena dopo aver visto Sirius morire, lui gli aveva rivelato la pesante
verità della Profezia.
E
ora.... ora doveva vedersela da solo. Da quel momento in poi non avrebbe più
potuto sorreggersi a nessuno. C'era solo lui davanti a quel destino ingrato,
lui.... e la sua incapacità.
Il
pensiero di non essere riuscito a portare a termine ciò per cui aveva sprecato
la sua vita negli ultimi anni, lo costrinse a trattenere il fiato, perché
avvertì i polmoni stretti in una morsa.
O
forse erano solo dolori post operatori... o magari tutti e due, vista la
situazione.
Si
era posato una mano sul petto, cercando di regolarizzare il respiro. Dopotutto
erano passati solo due giorni dallo scontro. E quella fuga notturna non gli era
stata certo autorizzata dai medici, che lo credevano tranquillo nel suo letto.
Ora
cosa doveva fare? Non era abbastanza forte per sconfiggere Voldemort... lo
sarebbe mai stato?
In
quel momento l'unica risposta che aveva in mente non era di certo positiva.
Insomma, dopotutto era da secoli che non faceva altro che allenarsi per
raggiungere il Signore Oscuro e sconfiggerlo. E dopo tutti quegli sforzi, che
cosa aveva ottenuto?
Un
bel niente, anzi aveva privato la comunità magica dell'unico uomo che fosse mai
riuscito a tenere testa a quel pazzo criminale e che sicuramente sarebbe potuto
riuscire in quell'impresa meglio di lui!
Un
abbraccio, caldo e saldo da dietro le spalle, aveva interrotto bruscamente il
flusso dei suoi pensieri. Non era sobbalzato, nonostante per via di tutte le
sue preoccupazioni, non si fosse accorto prima dei movimenti alle sue spalle.
Ma
d'altronde, Auror lo era anche lei, perciò sapeva bene come muoversi, senza
essere notata. Si era rilassato con quel contatto, rilasciando l'ennesimo
sospiro.
"Non
dovresti essere qui." la voce di Zoe era risuonata dolce, non era riuscita
ad essere severa.
Harry
si era aggrappato alle sue braccia, posandovi sopra un bacio. "Avevo
voglia di pensare."
"Tu
pensi troppo." se si fosse voltato, avrebbe potuto notare la sua aria
imbronciata. "E se devi venire quassù per farti tornare tutti i sensi di
colpa, preferirei tornassi nel tuo letto."
Una
breve risata amara, era sfuggita dalle labbra del mago. "Non penso che
dentro un letto possano abbandonarmi, i sensi di colpa."
Era
seguito un minuto di silenzio, nel quale la ragazza aveva serrato maggiormente la
presa, nonostante le ustioni che ancora aveva alle braccia. Poi aveva fatto il
giro del muricciolo su cui lui era seduto e gli si era accostata con un'aria
preoccupata stampata in viso.
"Ascoltami
Harry... è inutile dirti che non dovresti farti una colpa per quello che è
successo. Purtroppo nessuno potrà mai capirti, perché sei l'unico che ha questo
compito così pesante sulle spalle. Però una cosa puoi farla. Ed è guardare
avanti."
Aveva
fatto una pausa, nella quale aveva preso fiato e forse cercato le parole adatte
per convincerlo. "Se Silente è morto lo ha fatto per te, non perché ti
riempissi di rimorsi, ma per permetterti di vivere e di portare a termine ciò
per cui ti sei tanto impegnato in questi anni."
Aveva
ritenuto giusto interromperla, perché quelle parole avevano avuto l'effetto di
arrivargli dritto al cuore e un po' per paura, un po' perché facevano anche
male, non voleva più ascoltarle.
"Mi
sono impegnato per farmi quasi uccidere da Voldemort."
Lo
sguardo di Zoe era stato impagabile. Aveva aggrottato la fronte e stretto le
labbra in una smorfia che ricordava tanto una bambina sul punto di offendersi.
Poi aveva reagito, rifilandogli uno scapaccione. E Harry l'aveva fissata
sbigottito.
"Ed
è così che sprechi il suo gesto?" una domanda semplice e lineare. Una
cruda verità.
Arrendersi
voleva dire gettare fango sulla morte di Silente, su tutti i suoi sacrifici e
sulle speranze che aveva sempre riposto in lui. Aveva chinato lo sguardo,
combattuto e non aveva notato che l'espressione della strega si era raddolcita.
La
mano che prima lo aveva picchiato, aveva preso ad accarezzargli lentamente la
nuca. "Se hai perso è solo perché evidentemente non eri ancora pronto. Ma
se esiste la profezia, è anche vero che prima o poi dovrai riuscire a
raggiungerlo, no?"
"Harry
le persone che sono morte per te, non l'anno fatto perché tu potessi
pentirtene, ma perché portassero avanti il sogno di pace che tutti desiderano.
Lo so che è pesante e che vorresti tanto avere una vita serena, ma purtroppo
questa è la strada che il destino ci ha posto. E dobbiamo percorrerla."
La
sicurezza che aveva avuto fino a quel momento, nella voce, si era spezzata
appena, quando era improvvisamente arrossita, chinando il capo. "E io sono
qui perché possiamo farlo assieme."
Come
aveva potuto dimenticarsi di lei? Come aveva fatto a credere di essere solo?
Lui non era mai stato abbandonato da nessuno. C'erano amici pronti a tutto per
lui e una donna che aveva deciso di farsi carico dei suoi problemi e dei suoi
capricci.
L'aveva
abbracciata di slancio, stringendola forte a sé. E aveva mormorato un flebile
"Scusami." con tono mortificato.
Era
per lei e per tutti gli altri, che avrebbe continuato a combattere. E un giorno
sarebbe stato pronto per portare finalmente a termine quella maledetta
profezia. Così, anche chi aveva perso la vita in quella sanguinosa guerra,
avrebbe potuto finalmente riposare in pace.
* * *
Certamente
quella non era proprio una serata felice, si era ritrovato a pensare Ronald
Weasley, quando era calato per l'ennesima volta il silenzio in quella piccola
camera – la sua – dove lui ed Hermione Granger avevano deciso di trascorrere
una tranquilla serata da soli.
Il
giorno seguente avrebbero dovuto affrontare il funerale di Silente e nonostante
tra lui e Hermione non si facesse parola su quello che li aspettava, sembrava
che il pensiero aleggiasse continuamente tra quelle quattro mura.
D'altronde
erano stati giorni terribili, gli ultimi. La consapevolezza che la guerra in
realtà non solo non era finita, ma che l'ultima battaglia si era conclusa con
una bruciante sconfitta, aveva riempito i cuori di tutto il mondo magico di
angoscia, ma soprattutto in chi da tanti anni continuava a lottare in prima
linea.
Aveva
sospirato mestamente, sentendosi ridicolo al pensiero che quella serata sarebbe
potuta andare diversamente e che il piano a cui aveva pensato, era andato in
fumo come la fine delle ostilità.
Hermione
aveva arcuato entrambe le sopracciglia, studiando i movimenti del suo
fidanzato. "Non... non ti piace il dolce? Perché forse avremmo dovuto
prendere quell'altro, in effetti questo non è granché, ha-"
"Hermione
calma! Il dolce va benissimo." l'aveva interrotta lui, seriamente
perplesso.
Sapeva
che quando si comportava così era perché si sentiva nervosa e a buon ragione
anche a disagio. Avevano preso la loro cena alla mensa della base, ma invece di
consumarla con gli altri compagni, avevano approfittato del fatto che la camera
di Ron fosse libera, in assenza di Harry che era ancora in Infermeria e avevano
consumato lì il pasto per poi starsene tranquillamente assieme.
La
ragazza si era fermata, trattenendo improvvisamente il fiato e aveva scosso il
capo. "Ah, ok..." si era ritrovata poi a mormorare prendendo a
fissare il piatto, da cui aveva toccato ben poco.
Certo
che se l'atmosfera doveva essere quella, avrebbero fatto meglio a mangiare con
gli altri. Ron si era alzato in piedi, stufo di quella situazione e aveva
posato il tovagliolo nel piatto. "Che dici, andiamo a letto?"
La
domanda era sorta ingenuamente, di certo senza secondi fini, ma Hermione
sembrava che l'avesse presa in maniera diversa. Era arrossita come se fosse
stata la prima volta e aveva annuito a disagio, senza spiccicare parola.
"Ehm...
ok... vado a farmi una doccia. O vuoi farla prima tu?" si era assicurato
il rosso, cercando di ignorare quella reazione e desiderando di chiudersi
velocemente in bagno per respirare un'aria diversa.
"N-nono!
Vai... io l'ho già fatta prima in camera.... intanto tolgo tutto di qui."
aveva indicato la scrivania che avevano usato come piano d'appoggio per
banchettare.
Ron
aveva annuito lentamente, voltandosi verso la sua meta e raggiungendola con
un'andatura più veloce. Hermione aveva notato quel particolare e non era
riuscita a trattenersi dal mordersi con forza il labbro inferiore.
Si
sentiva una stupida, ma pensare di starsene con il suo ragazzo, quando tutti
piangevano la morte del loro Generale la faceva sentire un'ipocrita. Reprimendo
un fastidioso groppo alla gola e delle altrettanto seccanti lacrime, aveva
iniziato a rigovernare la pseudo-tavola, con gesti piuttosto nervosi e
affrettati.
Era
furiosa con se stessa e con Ron, perché non le diceva niente, con Silente che
li aveva abbandonati, con Voldemort che era troppo forte, con Harry che non era
riuscito a fermarlo e con un'infinità di altre persone. E l'unica cosa che era
in grado di fare era piangere e far esasperare il suo compagno.
Non
si era nemmeno accorta di aver dato un colpo ad un barattolo posto assieme a
degli altri portapenne in un angolo della scrivania. E solo quando questo era
rotolato a terra, aprendosi e spargendo ovunque il suo contenuto aveva
imprecato sollevando gli occhi al cielo.
Ci
mancava solo quello. Si era piegata, abbandonando la sua precedente
occupazione, dedicandosi a quella nuova. Era incredibile quante cose contenesse
quel recipiente, ma si ritrovò a constatare quanto fosse sorprendente cosa
anche nascondesse.
Una
scatolina di velluto blu scuro era rotolata fuori e giaceva appena a due
centimetri dalla sua scarpa. L'aveva raccolta, rialzandosi in piedi e l'aveva
fissata per cinque minuti buoni come incantata. A dire la verità in quel lasso
di tempo era riuscita a chiedersi almeno una cinquantina di volte se fosse stato
il caso di aprirla o meno.
E
quando aveva preso coraggio e l'aveva fatto realmente, si era vista costretta a
trattenere il fiato. E a sbiancare.
Un
piccolo diamante, circondato da un fedina di oro bianco, aveva brillato per un
istante nei suoi occhi sorpresi, prima di lasciare il posto ad un viso
sconvolto e dall'aria arruffata per via della doccia.
"O-oddio...
l'hai trovato."
Hermione
aveva avuto per un attimo la sensazione che sarebbe svenuta. Ma poi Ron si era
avvicinato così velocemente che neanche ci aveva fatto caso e aveva racchiuso
la scatolina e le mani della ragazza tra le sue.
"A-ascolta!
Volevo dirtelo dopo la battaglia, ma visto come sono andate le cose ho cambiato
idea, cioè, non credevo fosse il caso vista la situazione, anche se in realtà
volevo farlo.... io..."
E
dopo il fiume di parole, si era perso per strada non sapendo più cosa dire, né
come continuare quella che sarebbe dovuta essere una dichiarazione di
matrimonio in grande stile, ma che alla fine si era ridotta ad una stupida
spiegazione sul perché non lo avesse fatto.
Hermione
lo aveva fissato con gli occhi sbarrati, senza dire una parola, poi forse si
era ricordata che sapere anche respirare.
"Tu...
volevi... sposarmi?"
A
quella domanda, Ron aveva scosso il capo in su e in giù con piccoli scatti. Ma
poi aveva preso ad agitarsi, perché mai si sarebbe aspettato che Hermione scoppiasse
a piangere improvvisamente, chinando il capo.
Centinaia
di interrogativi e di pare mentali gli erano sfrecciate nel cervello a velocità
assurda, confondendolo non poco. E mentre le orecchie gli erano diventate di un
rosso porpora, aveva allargato le braccia facendosi più vicino alla riccia.
"Oddio!
N-non volevi? M-mi dispiace! Lo so che non era il momento o forse non volevi
proprio..."
Gli
ci era voluto un po' per percepire tra le sue parole e i singhiozzi della
ragazze quella risposta flebile.
"Sì....
sì... che lo voglio."
Dire
che gli si era seccata la gola era poco. Aveva cercato di deglutire un paio di
volte, ma alla fine si era arreso, preferendo stringerla forte tra le braccia e
affondando il viso nell'incavo del suo collo.
Non
poteva crederci, lei voleva davvero sposarlo.... voleva diventare sua moglie!
Aveva dovuto ripeterselo più di una volta perché ancora stentava a rendersi
conto di quanto fosse reale ciò che stava vivendo e che fino a quel momento
aveva potuto solo immaginare.
Aveva
scostato il capo, incrociando i suoi occhi appannati dalle lacrime e si era
sentito morire. "Ti amo..." un mormorio appena udibile contro le sua
labbra prima di baciarla, mentre con gesti leggeri le cancellava le tracce del
pianto dalle guance.
Hermione
aveva ricambiato a quel bacio con bisogno, come se fosse stato ossigeno e poi
lo aveva stretto nel suo abbraccio, non riuscendo ancora a frenare le lacrime.
Non poteva immaginare una vita senza Ron e appena avrebbero avuto la
possibilità avrebbero sancito quell'unione ancora di più.
Sposandosi.
Quella parola faceva uno strano affetto per loro due, ma presto si sarebbero
abituati.
Perché
da quel momento in poi avrebbero guardato al futuro assieme e avrebbero
continuato a percorrere quella strada così piena di ostacoli uniti da uno dei
vincoli più indissolubili.
* * *
Il
Ministero della Magia era come sempre affollato a quell'ora del mattino. E da
un po' di tempo a quella parte, persino la zona dell'Ufficio Misteri lo era
diventata. Le numerose sedute del Wizengamot, le riunioni per escogitare nuove
offensive contro il nemico, lo studio di nuove tecniche di combattimento e
magia avevano reso quella parte del Ministero, tra le più frequentate assieme
alla sezione Auror.
Ginny
sedeva su una panca, osservandosi i piedi che teneva dritti davanti a sé, anche
se in realtà non li stava realmente vedendo. Il suo sguardo vagava più nei suoi
pensieri e nelle sue preoccupazioni che di lì a poco avrebbero avuto una
svolta.
"Non
hanno ancora deciso?" la voce di Harry Potter le giunse alle orecchie,
chiara e tranquilla, come se si aspettasse tanto tempo per quella sentenza.
Lei
sollevò lo sguardo, mantenendolo per qualche istante. Scosse il capo, cacciando
un sospiro e facendo posto all'amico che con difficoltà per via della stampella
e della gamba fasciata, cercava di sedersi al suo fianco.
"Accidenti...
per quanto ancora dovrò girare con questa roba?" si lamentò seccato il
mago, agitando davanti agli occhi il sostegno.
"Fino
a quando non ti reggerai di nuovo in piedi come si deve, Potter. Dovresti
saperlo."
"Oh,
ti ringrazio, Ginny. Mi hai illuminato con questa risposta." la replica
era stata scherzosa e la ragazza aveva notato che lo scopo era quello di cercare
di rilassarla.
Sorrise
dandogli una leggera gomitata. "Scommetto che la tua ragazza non fa che
ripetertelo."
L'espressione
disperata del moro fu impagabile. "Continuamente! E non hai idea di quanto
altro mi ricordi ogni giorno!"
Ginny
ridacchiò divertita pensando a Zoe in versione fidanzata. Si passò una mano tra
i capelli, cacciando l'ennesimo sospiro. "Chissà cosa decideranno."
Fu
a quel punto che Harry tornò serio. "Sta' tranquilla. E' vero, è stato un
processo parecchio difficile e decisamente Malfoy poteva risparmiarselo tutto
quel sarcasmo..." il tono si era inasprito improvvisamente. Gli ci era
voluta una pausa, perché tornasse normale. "Ma non dimenticare che ci ha
dato un grande aiuto... anche se poi non è servito a molto."
Quella
frase era rimasta in sospeso, senza che nessuno aggiungesse altro. Ma poi Harry
parve rendersi conto di aver sbagliato il momento, perciò si era affrettato a
rimediare.
"Se
siamo fortunati lo scagioneranno dalle accuse."
Ma
Ginny in quel momento non riusciva ad essere poi così positiva. "E se
invece qualcuno si ricorda che siamo sfigati?"
Harry
scrollò le spalle. "A quel punto vedremo. Ma non credo che avrà più di
dieci an-... cioè.... insomma, non gli daranno molto." si corresse
velocemente, lanciando un'occhiata preoccupata in direzione dell'amica.
"Non
c'è bisogno che cerchi di illudermi, Harry. Sono io stessa la prima a non
farlo. So quello che mi aspetta in questo caso."
C'era
stato un lungo respiro stanco da parte del giovane. Poi il silenzio, mentre si
passava una mano sugli occhi, evitando gli occhiali. "Dovrò farci
l'abitudine. Insomma.... è... Malfoy!"
La
rossa si lasciò scappare un gemito. "Guarda che lo so anch'io, ma che devo
farci? Ti prego Harry, posso capire che non lo sopporti, ma già devo badare a
mio fratello che ha intenzione di rinfacciarmelo a vita e di rendermi
l'esistenza nei prossimi anni, un vero tormento!" il suo tono era stato
sull'orlo della crisi di nervi.
Potter
pose le mani in avanti agitandole. "Ok,
ok, calma. Lo sai che io sono sempre stato più diplomatico di Ron, no?"
alla domanda però strinse gli occhi su di lei, perché lo sbuffo che aveva
cacciato gli era parso piuttosto ironico.
Incrociò
le braccia risentito. "Guarda che non è semplice, Ginny. E' di un nostro
nemico che stiamo parlando! Potrebbe aver ucciso dei nostri amici."
"Non
ne abbiamo la certezza. Nessuno lo ha mai visto farlo." replicò decisa,
ignorando di sua spontanea volontà il ricordo di quel giorno a Nocturn Alley.
Un
altro sospiro. Più seccato, ma deciso a chiudere la questione.
"E
tu come stai?"
"Sopravvivrò."
E
di nuovo silenzio, fino a che la porta del tribunale del Wizengamot non si era
aperta. Di colpo tutta la tensione si era acquietata per lasciare il posto ad
una leggera angoscia... per lo meno da parte di Ginny.
Harry
le aveva lanciato un'occhiata preoccupata, posandole una mano sulla spalla.
Quel calore le aveva dato una buona dose di coraggio, perciò dopo aver
ricambiato lo sguardo dell'amico con aria grata, aveva varcato la soglia
dell'aula con un passo molto più deciso.
Finalmente
avrebbe saputo cosa aspettava lei e Draco.
La
stanza era circolare. Da quanto aveva saputo dai racconti del Ragazzo
Sopravvissuto, era la stessa in cui lui al suo quinto anno aveva dovuto
affrontare il suo processo per non essere espulso da scuola. Ginevra la trovava
inquietante, soprattutto per quella sedia posta al centro su cui era stato
incatenato Draco.
Ma
d'altronde era quella la procedura, no? E alla fine non era nemmeno la prima
volta che assisteva ad un rito del genere; l'unica differenza era che quella
volta teneva seriamente alla persona inquisita.
Aveva
preso posto sulle prime file. Non c'era molta gente, tranne che per qualche
curioso, i presenti erano tutti Auror e persone che avevano testimoniato
durante il processo. Lo sguardo si era spostato velocemente al centro, quando
Malfoy era stato portato nuovamente davanti ai suoi giudici.
Era
stata il nuovo Ministro della Magia, Amelia Susan Bones a parlare, come capo
del Wizengamot. Si alzò in piedi, prendendo a leggere da un foglio di
pergamena.
"A
seguito di un lunga riflessione e di uno studio approfondito delle prove e dei
test, abbiamo preso la nostra decisione. Signor Draco Malfoy, le sue accuse
sono di omicidio e concorso di colpa come Mangiamorte. Sono molti gravi, lei lo
deve ammettere, ma non possiamo non tenere in considerazione l'operato che ha
svolto in favore dell'Ordine della Fenice."
Nella
pausa che era seguita, si era potuto udire distintamente Draco schioccare la lingua
con un tono pungente. Ginny gli aveva scoccato un'occhiataccia non vista né
percepita, ma che per un attimo aveva costretto lei a farsi violenza per non
urlargli di fare silenzio.
Il
ministro della Magia l'aveva squadrato con aria severa, ma poi era tornata alla
sua lettura senza commentare.
"Inoltre
non abbiamo nessuna prova che accerti il fatto che lei abbia mai ucciso
qualcuno, né testimoni che abbiano potuto confermarlo. E' fortunato da questo
punto di vista." un'altra occhiata grave a studiare la sua reazione che
però non c'era stata.
Draco
era rimasto immobile e sfidare con gli occhi di ghiaccio la sua interlocutrice
e Ginny pensò di sapere su cosa stesse riflettendo. Un testimone c'era e anche
attendibile, visto che si trattava di lei stessa. Eppure nessuno sapeva nulla.
Chissà quale commento gli stava frullando in testa in quel momento e quale
considerazione avesse di lei per quel gesto che probabilmente gli avrebbe
salvato la vita.
"In
conclusione questo tribunale ha deciso di dichiararla colpevole. E' impossibile
non tenere in considerazione i suoi trascorsi, ma abbiamo deciso di darle il
minimo della pena."
Ginny
strinse con forza i pugni chiusi, mentre tratteneva il respiro ormai da alcuni
minuti.
"Signor
Draco Malfoy, lei è condannato a scontare cinque anni nella prigione magica di
Azkaban. A seguito della quale sarà considerato libero e prosciolto da ogni
accusa. Questa è la decisione unanime del Wizengamot."
Un
brusio, dapprima lieve e poi via via sempre più intenso si propagò nella sala, nonostante
fosse quasi vuota. Solo Ginny era rimasta a fissare Draco senza riprendere a
respirare.
In
carcere. Lo sapeva. Non poteva aspettarsi di meglio, ovviamente. E adesso non
lo avrebbe rivisto prima di cinque anni.
* * *
La
saletta laterale che si trovava proprio di lato all'aula di tribunale era
piuttosto accogliente. Di solito vi si soffermavano i giudici prima di qualche
udienza e durante le pause ed era attrezzata in modo da non far mancare niente
a quelle autorità.
In
quel momento era vuota, tranne che per una figura seduta al grande tavolo
rettangolare che si trovava al centro della stanza. Aveva la schiena ricurva e
i gomiti posati sul legno. La fronte posata sui palmi.
Era
stato Harry a dirle di aspettare lì dentro e sapeva anche il perché, anche se
non glielo aveva voluto dire. Si era incaricato lui stesso di scortare Draco
fino ad Azkban, o per lo meno aveva convinto gli Auror che dovevano farlo,
viste le sue condizioni e il fatto che non fosse ancora rientrato in servizio.
Non
volle sapere come ci fosse riuscito, ma poco dopo Malfoy entrò nella stanza da
solo e senza manette ai polsi. Si alzò in piedi di scatto, allargando gli occhi
e dandosi nuovamente della stupida per aver trattenuto per l'ennesima volta il
fiato.
Insomma
perché diavolo adesso si stava facendo prendere dall'angoscia. Sapeva a cosa
stava per andare incontro, ne era ben consapevole, perciò era inutile
continuare e piangersi sopra. Aveva preso una decisione e avrebbe continuato a
guardare avanti e a lottare, qualsiasi ostacolo avrebbe trovato davanti.
Se
la aspettavano cinque anni senza di lui, perfetto. Si sarebbe messa d'impegno
anche lei a far concludere quella guerra prima che lui uscisse da Azkaban, così
tutto sarebbe stato più facile e finalmente avrebbero potuto vivere in
tranquillità, senza più quel pensiero disarmante e inquietante, senza che
fossero 'nemici'.
Abbozzò
un sorriso, provando improvvisamente un certo imbarazzo. "Mi... mi hanno
detto che ti porteranno subito lì."
"Già,
nessun ultimo desiderio al condannato." ironizzò maligno, incrociando le
braccia e guardandosi intorno. Ginny lo fissò per qualche istante in silenzio.
Harry si doveva fidare parecchio di lei, visto che aveva lasciato Draco
completamente senza protezioni.
Chinò
lo sguardo, cacciando un sospiro. "Cinque anni sono lunghi..."
Non
aveva potuto vedere il sopracciglio alzato del biondo e la sua aria non tanto
sorpresa quanto come se si aspettasse quelle parole. "Hai già deciso di
arrenderti?" c'era stato scherno nella sua voce, ma solo per dimostrarle
che sapeva che non ci sarebbe riuscita.
"Certo
che no!" ribatté invece lei, decidendosi finalmente di incrociare i suoi
occhi.
Ginny
strinse le labbra, facendo qualche passo in avanti, le braccia rigide lungo i
fianchi. "Ormai ho preso una decisione Malfoy e la porterò a termine. E
non lo dico certo perché mi sono impuntata, ma perché quello che provo per te è
sincero."
La
sua voce era stata decisa, nonostante nelle ultime parole si fosse appena
incrinata. Poi non aveva retto più ed era stata costretta a chinare il capo,
prendendo a fissare un punto sul pavimento.
"Beh...
se è così che la metti..."
Draco
si era avvicinato di più a lei e con una mano tra il collo e la guancia le
aveva fatto sollevare il viso. Si chinò a baciarla tranquillamente, come se fosse
la cosa più naturale del mondo e quel rapporto fosse sempre stato quanto di più
lineare e semplice.
Ginny
schiuse le labbra, lasciando che quel contatto si approfondisse, ma non riuscì
a trattenere alcune stupide lacrime che avevano fatto capolino nei suoi occhi.
Quando
ripresero fiato, lentamente, una fronte contro l'altra, la donna era rimasta
con gli occhi chiusi, anche dopo che lui aveva ripreso a parlare.
"Vedremo
cosa ci aspetterà il futuro quando uscirò da quel posto. E se per ora amarmi ti
servirà ad andare avanti allora fallo. Forse sarà utile anche a me..."
Il
sorriso che era spuntato tra le lacrime si era accentuato. A parole sue anche
lui stava esprimendo i suoi sentimenti.
"Solo
una cosa."
Ginny
aveva sollevato lo sguardo, osservandolo incuriosita.
"Se
hai queste intenzioni, smettila di chiamarmi per cognome, sei ridicola."
In
risposta ricevette una gomitata fintamente stizzita, che alleggerì di colpo
l'aria che si era creata. Malfoy, dopo un attimo in cui aveva preso a
borbottare era tornato serio. "Devo andare."
Ginny
annuì asciugandosi finalmente le tracce di lacrime dalle guance.
"D'accordo."
Non
c'erano stati 'Mi mancherai' o dichiarazioni di amore eterno. Solo un semplice
quanto sentito 'Arrivederci', come speranza per quei prossimi cinque anni in cui
non si sarebbero visti, ma avrebbero continuato – almeno questo era quello che
Ginny sperava – ad amarsi e a farsi forza pensando all'altro.
E
chissà poi cosa ne sarebbe stato di loro, pensò Ginevra, mentre lo osservava
allontanarsi scortato da un paio di Auror e da Harry.
Prima o poi lo avrebbe saputo. Per il momento non le restava che tenere sempre accesa quella piccola e rassicurante speranza.
FINE
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Ehilà! Siete
ancora tutti vivi? Vi state armando per venirmi a cercare e ad uccidermi?
Ehm..... ma un attimo! C'è una novità! La conclusione di questa storia è finita
un po' così, con l'amaro in bocca... ma se davvero vi piace e volete saperne di
più io avrei in cantiere anche il seguito. Mi basta sapere che vorreste
leggerlo e io lo scriverò immediatamente ^^
Altrimenti, per
una volta ci accontentiamo del finale non solito Happy-end in cui la giustizia
trionfa e il male perde... (ho fatto male? Perché se ho fatto male, ditemelo,
eh ^^')
Vorrei avere
qualche vostro parere, io di idee ne ho ancora a bizzeffe, perciò sono sempre
pronta! Spero che cmq vi sia piaciuto questo... Ho voluto concentrarmi un po'
su ognuno dei personaggi e spiegare come riescono ad andare avanti, anche se la
situazione non è delle migliori... sono curiosa di conoscere i vostri pareri!
>.<
Per il momento
passiamo a ringraziarvi, visto che vi siete sorbite questa storiella per tanti
capitoli... davvero grazie, avete avuto un bel coraggio ç_ç
Ellie: ciaoo ^^/ (me cerca di
fare la carina vista la conclusione della storia ¬¬) ehm... allora.... posso
ritenermi viva o devo subire qualche tortura? ç_ç Io lo prometto, se volete lo
scrivo il seguito, anzi ho in mente un'ideuzza proprio caruccia che.... ok, non
aggiungo altro... >>
Dady: ma nuuu! Ma Draco non
è morto, visto? Solo è un po'... ecco... finito ad Azkaban... ma poi esce! E
Ginny lo aspetta! Cioè, si chiariscono alla fine! (Stai accampando scuse...
NdDraco Silenzio, tu, fila dai Dissennatori! NdRyta ç_ç ndDraco)... spero che
cmq si piaciuto anche questo capitolo ^^'
Ruka88: ehehehehe non so se ti
faccia piacere questo, ma come avrai notato non sono morti né Draco né Zoe...
potevo forse distruggere quelle due povere coppiette di sfig- ehm.... di
innamorati? Nu... è già abbastanza quello che ho combinato dopo... credo.
Stellina: grazie ç_ç ormai
aspetto con ansia il sesto libro (anche se qualche anima 'simpatica' ha voluto
darmi qualche spoiler che avrei preferito non sapere -.-), nel frattempo mi
impegno a finire tutte le mie storie (che tristezza ç_ç)! Spero che questa sia
piaciuta anche con questo finale (giuro, c'ho pensato tanto e mi sembrava
troppo banale farla concludere tropo bene ç_ç) Cmq c'hai azzeccato, anche se
non l'ho scritto nella storia (credo che alla fine sia irrilevante), Draco
pronuncia delle parole arcaiche e così riesce a ripararsi dall'Avada Kedavra
(anche se in qualche modo c'è una buona dose di fortuna.... [Visto, Potter? C'è
chi può e chi non può... io può NdDraco -.-'' ndHarry]). Non potevo certo
permettere che morisse, no? ^.-
Gea Kristh: La risposta esatta è....
Silente! Mi spiace per il povero vecchio... ma adesso Harry dovrà vedersela con
le sue sole forze... chissà se ce la farà...
Serena89: W l'Ottimismo! E
infatti Draco è vivo e vegeto... leggermente Dissennato, ma vivo ^^'' Per
quanto riguarda le storie prima del sesto libro credo che ormai bisognerebbe
considerarle come tante alternative universe e divertirsi a leggerle
e scriverle... tanto io non mi stancherei mai!^.-
Hermia: ti ringrazio, davvero! Fanno sempre piacere i vostri complimenti ^^ Per quanto riguarda Zoe, non potevo lasciare che morisse; Harry è già abbastanza sfigato e lasciarlo ancora da solo mi dispiaceva troppo, tanto più che serviva qualcuno di molto potente che potesse salvare la vita a Potter senza che dopo essere morto, Voldemort ci riprovasse (insomma, Voldie doveva essere ferito e chi poteva farlo se non Silente?) Spero che l'idea sia piaciuta cmq ^^
E con questo è
tutto ç_ç Mi fa strano pensare che questo sia l'ultimo capitolo (anche se
volendo c'è il seguito)... divento sempre malinconica quando arrivo alla fine.
Cmq davvero ringrazio tutti coloro che hanno letto questa storia (anche chi non
ha commento! >.<) e spero che vi sia paciuta almeno un po'.
Vi mando un bacio!
Ryta Holmes