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Autore: Simphony    21/11/2010    4 recensioni
[Partecipante al "The One Hundred Prompt Project"] Era molto richiesto il suo Capitano.
Da molte donne. Troppe, giudicò una sera Spock
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola Shot facente parte della serie “Difetti II”. Questa e le altre fic di questa serie partecipano alla “The One Hundred Prompt Project” rimandabile al banner posto qua sotto.

The One Hundred Prompt Project



Spero vi piaccia

Simphony


*°*


Raccolta n.° 5 – Difetti II 01


Prompt 79 Invidia


(P.O.V. Esterno)


Kirk aveva sempre un'agenda fitta d'impegni.

Sia quando si trovava in missione, circondato da donne che s'innamoravano di lui a prima vista, sia quando si trovava in licenza, sempre attorniato da bellezze da mozzare il fiato.


Era molto richiesto il suo Capitano.

Da molte donne. Troppe, giudicò una sera Spock, senza avere un reale motivo per formulare quel pensiero.


E il suo Capitano non era mai in grado di dire di no.


Più che altro, non ne era intenzionato.

All'inizio non capiva il motivo di tutto quel bisogno di affetto, di confermare un legame reciproco con una donna tramite atti sessuali.

Quindi era sempre come un fiume in piena. In ogni occasione, lui c'era.

Una sera al tetro, un'altra a delle gare, altre sere ancora a cene di beneficenza per la Flotta Stellare.


E in quei rari momenti che si vedevano, il suo Capitano era sempre circondato da donne, sempre a dispensare sorrisi, strette di mani, abbracci e baci a donne bellissime.


Era affamato di amore il suo Capitano.

Aveva bisogno di un affetto che non poteva ricevere sempre, ogni ora.
Aveva bisogno che delle braccia lo risvegliassero ogni mattina.
Aveva bisogno di qualcuno che gli stesse accanto, ogni giorno.


Ma quello Spock non poteva ancora saperlo.

Dentro di lui rodeva una morbo a cui non sapeva dare un nome.


Era invidioso.

Così aveva definito McCoy quell'angoscia che lo accompagnava la sera e lo accoglieva la mattina, appena sveglio.


L'invidia non doveva far parte del suo addestramento, così come tutte le altre emozione umane che in teoria avrebbe dovuto provare in quanto possedeva metà del DNA umano.


Eppure fino a quel momento non aveva mai provato una cosa del genere. Lo stava consumando dall'interno.

Non riusciva più a riposare, non riusciva più a meditare come era abituato a fare.


Il suo Capitano lo aveva cambiato.

Lentamente, inesorabilmente, senza volerlo.

Stare al suo fianco, giorno dopo giorno, lo aveva spinto a capire e ad apprezzare tutta quella varietà di sensazioni che aveva sempre rinchiuso nel suo cuore.


Lo guardava, lo apprezzava, lo ammirava.


Lo amava.


Amava tutto di lui. Ogni sua sfaccettatura, ogni suo pregio, ogni suo difetto.

Non poteva più fare a meno del suo Capitano.


Eppure non poteva fare altro che guardarlo da lontano, in silenzio, soffrendo nella sua solitudine.


Almeno, a questo si era rassegnato Spock dopo due anni di servizio sotto il comando di Kirk. Si era rassegnato a meditare in silenzio, ma su altre cose. Non più sulla sua logica, su ciò che doveva evitare, ma su come poteva conoscerle e tenerle sotto controllo.


Quella sera, una sera come tante in fondo, Spock si trovava a scrivere dei rapporti riguardo l'ultima missione, prima di potersi definire in licenza.

Aveva sentito il suo Capitano ridacchiare nella Sala Ricreativa con dei colleghi riguardo una serata bollente sulla Terra.


Si erano tutti messi a ridere. Come un gruppetto di adolescenti che si stringevano intorno al leader che era il più fortunato, quello che “beccava”.


Almeno stando ai continui borbottii di McCoy.


Quindi anche quella sera sarebbe rimasto da solo nella propria stanza.

A ragionare.

A pensare.


A come Kirk sarebbe sceso sulla Terra, a come avrebbe stretto una donna sconosciuta fra le sua braccia, a come l'avrebbe baciata, a come l'avrebbe posseduta, fino alla fine, completamente, senza pensieri e senza remore.


E Spock sarebbe rimasto da solo. A disperarsi, per quanto un vulcaniano che non comprende il problema, possa disperarsi.

Perché avrebbe voluto essere al posto di quelle donne.

Ma non poteva.


E non solo perché era un uomo.

Quello incredibilmente era una cosa che scivolava in secondo piano.


Non poteva perché non sapeva se era in grado di amare.

Non era in grado di donare tutto quello che possedeva così come erano in grado di fare quelle sconosciute con cui si divertiva il suo Capitano.


Non ne era in grado.


Suonarono ai suoi alloggi. Il ritmico suono elettronico dell'interfono lo riscosse dai suoi pensieri distruttivi.


Si avvicinò alla porta e quando la aprì cercò di mantenere ferma ogni sua terminazione nervosa, ogni suo gesto, ogni suo tic.


« Capitano. Le serve qualcosa? » chiese cercando di mantenere un tono neutro.


« Si. Volevo sapere se vuole venire sulla Terra con me. Non l'ho mai vista divertirsi ad una licenza. Magari stando con noi le cose potrebbero cambiare. Che ne dice? »


Kirk non lo vide, ma le mani poste dietro la schiena del vulcaniano si strinsero in un gesto convulso di nervosismo.


« Devo rifiutare Capitano. Ho dei rapporti da finire e quindi non posso... »


« Spock, il rapporto lo può scrivere anche domani. Che ne dice? »


« Davvero. Devo rifiutare. Non credo di potermi... »


« Spock! » lo interruppe iniziando a innervosirsi l'altro « Non accetto scuse. »


Il vulcaniano rimase immobile, inghiottendo.


Non poteva. Semplicemente, non poteva sopportare di vederlo un'altra volta mentre scivolava via dal tavolo, mentre si sistemava il colletto della divisa e i capelli, mentre si avvicinava ad una ragazza e dopo poco se la portava fuori dal locale.


Non voleva soffrire ancora.

Era invidioso. Era marcio dentro. Il colore verde che gli umani attribuivano a quel sentimento mai provato, era lo stesso del suo sangue.


Forse voleva rappresentare qualcosa. Forse era solo una conseguenza del non aver mai posseduto nulla, dal punto di vista sentimentale, quindi in quel momento lo stava travolgendo come un fiume in piena.


« Non posso. Davvero. Non posso Capitano. La prego di non chiedermi altro. » spostò lo sguardo, non trovando il coraggio di guardarlo.


Odiava quando il suo Capitano lo metteva alle strette in quella maniera.


« Spock, posso chiederle una cosa? »


Il vulcaniano alzò la testa, fissandolo quasi incuriosito dal tono poco perentorio del capitano.


« Dica. »


« Io ho come l'impressione che lei mi stia evitando. Non ho idea di che cosa frulla nella sua testa piena di logica, ma la cosa non mi piace. »


« Non credo che sia l'ora e il suo più adatto per... »


« Non mi costringa ad ordinarglielo. »


« Capitano, non credo che questo lei possa farlo. Il Regolamento afferma che... »


« Per favore. » esplose interrompendolo l'umano « Davvero. Vorrei che lei si fidasse di me, vorrei aiutarla. »


« Non credo che per questo lei mi possa essere di aiuto. E adesso, sul serio, dovrei tornare al mio lavoro. »


Odiava quando il suo Capitano si imputava. Quando non capiva che era ora di smetterla, quando non capiva che non era un super eroe e non poteva rimediare a tutti i mali che affliggeva il suo equipaggio.


La sua tremenda ostinazione. Ecco cosa a volte non sopportava.


Si passò sospirando una mano sulla fronte. Solo un'altra fra e poi...


« Non credo lei mi stia dicendo tutta la verità. E adesso, pretendo di... »


« E' lei il mio problema Capitano. E' lei. E' lei che va sulla Terra e si unisce con sconosciute. E' lei che si affida ad una licenza per mero bisogno fisiologico e poi si vanta con i suoi ufficiali. Il mio problema è che lei sta con altre donne e non... »


Spock s'interruppe, con il fiato corto. Aveva alzato la voce e non vi era abituato, così come non era abituato a perdere il controllo di sé stesso.

Si ricompose in fretta, attendendo che l'ira del Capitano si riversasse su di lui.


Aveva parlato troppo. Per la prima volta in vita sua, il suo cervello si era disconnesso, la sua bocca si era aperta e le parole che ne erano uscite erano il frutto di una cieca e irrazionale invidia.


« Mi dispiace. Io... non intendevo questo. Ora, davvero, sono occupato. Mi dispiace. » ripeté agitato.


Chiuse istintivamente la porta. Vi si appoggiò con la schiena, cercando di stabilizzare il battito accelerato del suo cuore e il respiro affannato.


Socchiuse gli occhi. Doveva meditare. Doveva rientrare in possesso della sua amata logica.


« Spock, mi apra. »


La voce del Capitano era accompagnata da un frenetico bussare alla porta.

Spock rimase in silenzio.


« Non mi costringa a buttare giù la porta. Voglio parlarle. »


Il vulcaniano aprì leggermente gli occhi. Doveva pensare.

In fretta.


Si voltò e aprì la porta. Il Capitano era là, in piedi, che lo guardava.

Spock non voleva arrossire. Ma era successo.

E non sapeva se era per la vergogna di vedere l'uomo che aveva appena insultato di fronte a lui, o se iniziava lentamente a rendersi conto che l'invidia era strettamente collegata all'amore.


« Sono desolato. Non avrei dovuto parlarle così. Lei è libero di... uscire con chi vuole. Non sono affari di mia competenza. »


« Sa Spock. » iniziò Kirk « Quando il dottor McCoy venne da me un giorno e mi disse che sospettava principi di invidia da parte sua, non volevo crederci. Cioè. Un vulcaniano che prova invidia? »


L'uomo ridacchiò.


« Mi sembra divertito, Capitano. » commentò Spock alzando un sopracciglio, un po' infastidito.


« Sa Spock so che è molto umano, ma la veda come una piccola vendetta da parte mia per ogni volta che puntualizza ogni mio ordine con la sua logica. »


Spock alzando un altro po' il sopracciglio, ma rimane in silenzio.


« Se le prometto che rimarrò sempre con lei, signor Spock, scenderà anche lei per la licenza? » chiese dopo qualche attimo di silenzio il Capitano.


Il vulcaniano avrebbe voluto dirgli tante cose.


Avrebbe voluto dirgli che quella era domanda idiota perché sarebbe stato sempre al suo fianco.

Avrebbe voluto dirgli che aveva il cuore nel petto che gli batteva più veloce della luce e che era solo colpa sua se lentamente la sua maschera di logica si stava rompendo.

Avrebbe voluto dirgli che non sapeva come sarebbero andate le cose, ma che si sarebbe logicamente impegnato al meglio delle sue energie per pareggiare le donne che aveva frequentato.

Avrebbe voluto dirgli che si, era invidioso, ma che era anche talmente innamorato che ormai quei due sentimenti nel suo cuore e nella sua mente erano indissolubilmente legati.


Ma non riuscì a dire niente, quindi si limitò ad accennare un sorriso e ad annuire.


« Mi piacerebbe molto Capitano. » mormorò.


« Non si preoccupi signor Spock. Con il tempo riuscirà a dirmi tutto quello che pensa. »


Spock ormai era abituato. Sentire Kirk che rispondeva ai suoi dubbi senza che lui dovesse nemmeno esposti.


Kirk lo capiva. E sarebbe stato forse l'unico che ci sarebbe riuscito.


Fine

   
 
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