≈
Divide
et impera ≈
Alcune cose
prima di iniziare : I personaggi principali hanno tutti sedici anni ma
la mia
storia parte dagli eventi del calice di fuoco, Voldemort è
tornato ma solo
Harry ne è a conoscenza oltre tutti i figli dei mangiamorte;
visto che nella
mia storia ho inventato molti personaggi e per l’appunto
figli di questi
ultimi. Basata sulla casata serpeverde e sul filo da torcere che
daranno ai
conosciutissimi grifondoro.
In questa
storia vi farò conoscere la mia idea di quello che
๑ Slytherin ๑
Cause
baby you're a firework
Come on show 'em what your
worth
Make 'em go "Oh, oh, oh!"
As
you shoot across the
sky-y-y
Firework
– Katy Perry
Theodore Nott
stava spostando il suo sguardo dall’entrata
della sala grande al suo centro, era nervoso, lo si poteva vedere
chiaramente.
Ogni tanto abbassava lo sguardo sulle mani che si intrecciavano e
scioglievano
in un movimento continuo e si lasciava andare a un sospiro rumoroso e
frustrato, agitazione.
Stavano per
finire di sistemare i nuovi arrivati nelle
suddette case e ancora mancavano due persone di cui non si era vista
nemmeno
l’ombra.
Riprese a
tormentarsi il cervello pensando a tutti i
possibili contrattempi che potevano essere sorti, ma niente. Non ne
riusciva a
venire a capo e la cosa non faceva che infastidirlo. Insieme a lui si
univa il
resto del gruppo che incominciava ad agitarsi vedendolo agitato e preso
da
quell’istinto che certamente nel giro di pochi minuti, lo
avrebbe portato a
strapparsi i capelli biondi.
Si sa che
quando si fa innervosire un serpeverde,
l’atmosfera si incomincia a scaldare con parole poco misurate
provenienti da
bocche che al momento rimanevano in silenzio, trattenendosi dal dire
qualcosa
di poco inopportuno.
Attirare
l’attenzione in quel momento sarebbe stato davvero
sconveniente.
Un serpeverde
in particolare sembrava aver esaurito la dose
di pazienza.
“Porco
Godric Theo! Smettila o ti schianto” sibila una foce
furiosa due posti più in là.
Draco Malfoy lo
stava osservando dall’inizio della
cerimonia, ormai finita.
Era da quella
mattina che Nott aveva assunto un
comportamento bizzarro, come se qualcuno gli avesse lanciato una
fattura. Aveva
cercato più volte di ottenere una risposta a quel suo strano
modo di
comportarsi, non era mai successo prima, dato il suo carattere di
indole
tranquillo e indifferente.
Morale della
favola: nessun incantesimo, nessuna malattia e
nessuna risposta alle sue, insistenti, domande.
Gliene aveva
fatte talmente tante che ad un certo punto si
era trovato snervante da solo. Brutto segno.
Draco non
riusciva a capire perché si preoccupasse così
tanto per lui, era suo amico, uno dei migliori all’interno
del loro gruppo, ma
allontanò l’idea di essere angosciato solo per
questo motivo, doveva essere per
qualcos’alto, lui non si preoccupava mai di nessuno eccetto
che di se stesso.
Doveva essere
sicuramente per l’agitazione che
indiscutibilmente gli aveva trasmesso, come al resto del gruppo.
“Si
può sapere che cos’hai?” chiede Blaise
interrompendo
per un attimo le mani di Theodore poggiandoci sopra le proprie
violentemente.
Rumori. Rumori
di una porta che si sta per aprire.
La porta della
sala grande, chiusa, si stava per aprire.
In un gesto
involontario alzò la mano verso il compagno di
casa intimandogli di fare silenzio.
“Non
osare dirmi di tacere” soffia il ragazzo guardandolo
rabbioso e ricevendosi un altro ammonimento. In quel momento la porta
si
spalancò.
Fecero il loro
ingresso davanti a tutta la sala due persone
che senza guardare nessuno in particolare andavano dritte verso la loro
meta,
la professoressa McGranitt.
Theodore stava
trattenendo il fiato osservando le due
figure avvicinarsi alla donna che le osservava con disappunto, erano in
ritardo
e non lo avrebbe accettato senza fargli una ramanzina.
“Vi
sembra l’orario di presentarvi? Giusto in tempo, stavo
per far portare il Cappello Parlante nell’ufficio del
preside” afferma
osservando in tralice i due individui “prego” disse
indicando lo sgabello in
legno di fronte a loro.
Una ragazza dai
capelli rossi e dallo sguardo furbo si
sedette sul seggiolino, scomodo come tutti sapevano. Mentre il Cappello
Parlante prese a fare i suoi monologhi lei si limitava a guardarsi le
unghie e
ogni tanto a sistemare la gonna nera sulle gambe ordinatamente
accavallate.
“Serpeverde”
affermò in fine il copricapo, venne tolto
dalla testa della signorina che per niente sorpresa si alzò
dirigendosi verso
il lungo tavolo occupato dalla casata verde-argento. Quando prese posto
alzò la
testa in direzione della McGranitt che, dopo aver fatto sedere
l’altra ragazza,
appoggiò il Cappello sopra la sua testa.
Un ghigno
comparve sulle labbra della mora che sedeva sul
panchettino quando, anche sua volta, fu accasata nella stessa dimora.
Nessun
monologo inutile, diretto e conciso. Serpeverde.
Gli sguardi si
spostarono sulla sua figura mentre con passo
lento si dirigeva alla tavola, molti si stavano chiedendo come due
ragazze così
grandi venissero ammesse così su due piedi al quinto anno,
perché entrambe
dovevano avere all’incirca sedici anni, un evento senza
precedenti non c’era
altro da dire.
Il silenzio si
spezzò quando il preside diede inizio al
banchetto e le tavole delle quattro casate vennero riempiete di
leccornie.
La ragazza mora
si sedette a fianco della sua compagna,
quando alzò lo sguardo si ritrovò a fronteggiare
Theodore Nott.
“Nyx”
mormora il ragazzo di fronte a lei con tono neutro.
“Theodore”
risponde di rimando quest’ultima.
Poco
più in là quattro persone li stavano osservando
impassibili chiedendosi e facendosi domande che presto avrebbero
ottenuto
risposte.
“Non
ci presenti?” domanda la ragazza dai capelli rosso
fuoco guardando Nott, lui sapeva bene dove voleva andare a parare e
sapeva
ancora meglio che non sarebbe stato per niente facile mettere al
conoscenza dei
fatti i suoi amici. Nessuno sapeva e sperava di tenerlo nascosto ancora
per un
po’ sapendo come erano fatti gli altri.
“Helena”
mormora Theodore “non mi ricordavo fossi così
impulsiva”
“Non
ci vediamo da sei anni” dichiara Nyx “le persone
cambiano”
Il ragazzo
biondo si sentiva punto sul vivo, come se quelle
parole fossero state ben misurate per farlo sentire in colpa abbastanza.
“Si
può sapere chi sono queste due ragazze?” domanda
Zabini
ghignando nella loro direzione.
“on e
ie rel” farfuglia a bassa voce Theodore Nott
guardando da un’altra parte.
“Non
ho capito, parla italiano” sbuffa Blaise impaziente
“chi sono?”
“Ok”
sospira Theo “sono le mie sorelle”
“Cosa?”
chiede Draco alzando le sopracciglia stupito dal
fatto che non gliene avesse mai parlato.
“Si,
lei è Helena” dichiara spostando lo sguardo da
Malfoy
alla ragazza interessata.
“Piacer-”
“Sappiamo
già chi siete, abbiamo sentito parlare di voi”
ammette Helena guardando i presenti che assunsero un’aria
sconvolta.
“Noi
non abbiamo mai sentito parlare di voi però”
dichiara
Draco ghignando “dovete essere poco importanti a quanto
pare”
“Non
credere che tu sia l’incontrario” mormora Nyx
guardandolo da sotto le ciglia “le cose che abbiamo sentito,
magari, non sono
belle”
“Tu
chi saresti?” sogghigna Malfoy trovando interessante il
suo tono strafottente.
“Lei
è mia sorella gemella, Nyx” proclama Theodore
osservandola, non se la ricordava così, era rimasto alla
piccola ragazzina
bionda con cui aveva quel legame speciale. Ma ricordava bene quanto
aveva fatto
male separarsi da lei e lasciarla andare insieme ad Helena in quella
scuola
prestigiosa in Norvegia. Non voleva nemmeno lei ma i loro genitori
erano stati
ben chiari, avevano perso del tutto i contatti da quella volta, nemmeno
lui
sapeva il motivo.
“Gemella?
Ma se non vi assomigliate per un cazzo” ammette
Dimitri Dolohov parlando per la prima volta e facendo saettare gli
occhi verdi
dalla ragazza al suo amico senza trovare una spiegazione plausibile.
“Infatti
era bionda l’ultima volta che l’ho vista”
dichiara
pensando al colore quasi giallo grano del ricordo che aveva dei capelli
della
sorella.
“Non
che tu gli assomigli di più sia ben chiaro”
ribatte
Dimitri guardando Helena che per un attimo si irrigidì.
“Sta
di fatto che rimango sua sorella a priori” sibila la
rossa colpita nel profondo zittendolo con un’occhiataccia e
chiudendo lì
l’argomento.
“In
ogni caso, benvenute” sorride gentilmente Alexander
Macnair, rimasto tutto il tempo ad osservare quella buffa situazione di
fianco
alla ragazza.
“Grazie”
affermano entrambe e incominciando a fare quello
che nessuno di loro aveva ancora fatto, mangiare.
Stavano
andando verso i dormitori in un silenzio quasi religioso, insieme ai
quattro
ragazzi si erano aggiunte altre nove persone.
Daphne
Greengrass, Pansy Parkinson, Millicent
Bulstrode,
Li
conoscevano tutti, non di vista, non ci avevano mai parlato, ma
conoscevano
bene i loro genitori ed erano tutti figli di mangiamorte; tranne quelle
quattro
ragazze,
“Memento
audere semper.” proclama Malfoy giunto davanti a una parete
di pietra, un
ingresso difficile da trovare se non si sapeva dove cercare ed era
risaputo che
i sotterranei di Hogwarts fossero un vero e proprio labirinto.
La pietra
davanti ai loro occhi lentamente si aprì rivelando una sala
comune ampia ed elegante,
inondata da una luce verdognola e riscaldata da un imponente camino al
suo
centro, abbellito da statuette e teschi.
Dei divani
in pelle nera erano situati di fronte alla fonte di calore, qualche
poltrona
dello stesso materiale faceva da arredamento negli angoli.
Nyx ed
Helena seguirono il gruppo all’interno della stanza
trovandola accogliente e
osservandola da cima a fondo, mentre i ragazzi e le ragazze le
osservavano in
contemplazione, chiedendosi se la convivenza con esse sarebbe stata
piacevole
come lo era tra di loro, non volevano qualcuno che interrompesse il
loro
abituale modo di vivere, non gli piacevano molto le novità.
“I
vostri
effetti personali sono stati messi nella stanza che condividerete
insieme a
Daphne e Artemis” fa loro presente Malfoy “se avete
bisogno di qualcosa potrete
rivolgervi a loro due e se proprio dovrete a me”
“Tranquillo,
non siamo delle rompi cazzo” dichiara atona Helena
rivolgendogli un ghigno.
“Questo
semplifica di gran lunga le cose” afferma Blaise scoppiando
in una risata.
“Venite,
vi
mostro la stanza” sorride Artemis precedendole e facendole
strada in un
corridoio sulla destra.
Sorpassarono
un paio di porte fino a quando non vennero fermate dalla sua voce,
vennero
condotte all’interno della camera rimanendo piacevolmente
sorprese. Era
spaziosa ed elegante come il resto d’altronde, quattro letti
matrimoniali con i
motivi della casata erano disposti in modo da non risultare troppo
attaccati,
così da dare ad ognuna di loro il proprio spazio. Le pareti
in pietra impedivano
che il calore proveniente da un camino al centro della stanza, strano e
geniale
a dire il vero, si disperdesse. Era un cubo con tre facce da cui usciva
del
calore sprigionato da un unico fuoco al centro, la canna fumaria si
prolungava
verso il soffitto per poi scomparire.
Trovarono
le loro valigie di fianco ai loro letti, uno da un capo della stanza e
l’altro
da quello opposto, e le loro divise su di essi.
“Quando
ci
siamo svegliate questa mattina era già tutto
pronto” afferma Artemis rompendo
il silenzio “non siamo state avvertite ma è stata
lo stesso una piacevole
sorpresa, spero davvero di andare d’accordo con voi due,
sembrate in gamba”
“Lo
stesso
vale per noi” dichiara Helena rispondendo anche per Nyx che
stava collaudando
il letto.
“Sei
allergica
ai gatti?” domanda la mora alzando lo sguardo verso
“Né
io né
Daphne” ammette lei “perché?”
Senza dare
una risposta Nyx prese una cesta e l’aprì facendo
uscire un gatto nero che si
stiracchio prima di incominciare ad ispezionare la camera da cima a
fondo.
“Lei
è
Circe” accenna un sorriso guardandola mentre annusava i piedi
di Artemis.
“Piacere
Circe” sorride la ragazza dai lunghi capelli castani
abbassandosi e
allungandole una mano “io sono Artemis”
La gatta
prese a strofinarsi contro la mano della bionda trovandola
probabilmente una
persona affidabile.
“Questa
invece è Morgana” dichiara Helena prendendo in
braccio una gatta grigia, che le
incominciò subito a farle le fusa, da una cassetta.
“A
quanto
pare la compagnia è assicurata” ride Daphne
entrando nella stanza e chiudendosi
la porta alle sue spalle.
“Abbiamo
più inquiline del previsto” ribatte divertita
Artemis sedendosi sul proprio
letto e seguendo Circe con lo sguardo mentre raggiungeva Nyx con
velocità.
“Spero
non
sia un problema”
“No,
affatto Helena, piacciono a entrambe i gatti e in mancanza di nostri
faremo
affidamento sui vostri” sorride la sorella di Astoria
passandosi una mano tra i
capelli biondo cenere.
Tutte e
quattro scoppiarono a ridere trovandosi in piacevole compagnia. Da quel
momento
erano già diventate ottime amiche, lo sapevano tutte loro e
non potevano essere
più felici di aver trovato qualcun altro con cui fare
quattro chiacchiere.
Decisero
che si era fatto tardi e ognuna di loro era stanca per poter parlare
ancora,
chi per il lungo viaggio, chi per le dure ore di lezione che aveva
dovuto
subire quel giorno.
Si
infilarono sotto le coperte dopo essersi messe in tenuta da letto e
dopo poco
si addormentarono perdendosi nei proprio sogni.
Nyx Nott
ultimamente aveva trovato difficile dormire e anche quella sera si
svegliò di
soprassalto nel sonno. Il suo sguardo vagò alla cieca nella
stanza intravedendo
a mala pena Daphne, Helena e Artemis nei loro letti dormire
profondamente.
Sfilò
piano
le coperte che la legavano e delicatamente scese dal letto, venendo a
contatto
con la fredda pietra del pavimento. Decise che se non voleva prendersi
un
accidente era meglio trovare le ciabatte. Senza far rumore se le
infilò e uscì
dalla camera, percorse il breve pezzo del corridoio che la separava
dalla sala
comune e si sedette sul divano al centro della stanza, illuminata
solamente da
una piccola fiamma proveniente dal camino.
Prese una
sigaretta che si era premurata di prendere dalla tasca dei pantaloni
vicino al giaciglio
e stancamente se l’accese con l’accendino che si
era comprata in una delle sue
gite nel mondo babbano.
Il calore
del fuoco la intorpidiva facendole tornare di nuovo sonno ma un rumore
sommesso
di passi la riportò alla completa lucidità, a
quanto pareva non solo lei aveva
dei problemi a dormire.
“Ciao”
mormora Theodore riconoscendola e sedendosi nel divano di fronte a lei
“me ne
offri una?” domanda lanciando un’occhiata alla
sigaretta della sorella che gli
lanciò il pacchetto “grazie” sussurra
con la voce impastata dal sonno
accendendosela con un colpo di bacchetta.
La mora non
rispose e tornò a guardare il fuoco che come sempre riusciva
a catturare la sua
attenzione sebbene non facesse niente e si limitasse solamente a
muoversi
sinuoso dentro il camino.
“Questa
cosa di te me la ricordavo”
“Del
fumo o
del fatto che non riesco a dormire alla notte?” domanda lei
lanciandogli
un’occhiata.
“Mi
sono
sempre chiesto il perché tu non riuscissi a dormire durante
la notte” dichiara
il ragazzo osservando le fiamme arancioni e rosse che ardevano
“Notte, Nyx, è
il tuo nome..tu sei la notte”
“Non
lo so
perché non dormo, è sempre stato così
e sarà sempre così” ribatte lei
aspirando
una boccata di fumo.
“Da quanto hai preso a fumare?” chiede Theo.
“Ho
incominciato sei anni e mezzo fa” sorride leggermente lei
guardando la
sigaretta che reggeva tra le dita.
“Quando
hai
cambiato colore ai capelli?”
“Sei
anni e
mezzo fa”
“Perché?”
“Perché
sei
anni e mezzo fa avevo deciso che dovevo cambiare vita”
mormora voltandosi a
guardarlo.
“Ed
è
cambiata?” domanda Nott espellendo una nuvola di fumo ed
osservandola.
“Io
sono
cambiata” dichiara Nyx.
“Lo
so”
sussurra lui sospirando.
“Te
ne sei
accorto” sorride leggermente sarcastica tornando ad osservare
le fiamme del
camino.
“No,
lo
sapevo” ammette senza staccare gli occhi dalla sorella,
troppo diversa dalla
ragazza che aveva lasciato salire su quel treno che li aveva
allontanati.
Nyx si
voltò a guardarlo, era rimasto sempre lo stesso. Non era
cambiato niente in
lui.
“Mi
ero
dimenticata di te” mente con la voce che leggermente si
incrinava.
“Non
è
vero” sorride debolmente il ragazzo spegnendo la sigaretta
nel posacenere sul
piccolo tavolino in legno ai suoi piedi.
“Tu
ti sei
dimenticato di me” sospira la mora buttando la paglia nel
camino.
“Non
è
vero” ribatte Theodore Nott alzandosi.
Nyx Nott si
sollevò dal divano e lo osservò, era poco
più alto di lei, sei anni fanno la
differenza quando si ha un rapporto stretto come lo avevano loro due.
“Mi
sei
mancata” mormora Theo guardandola e incastrando gli occhi in
quelli neri di
lei.
“Buonanotte”
mormora la ragazza voltandogli le spalle dopo averlo studiato ancora
per pochi
secondi, tornò nella stanza e stesa nel letto
ripensò a quel giorno di
settembre che non avrebbe dimenticato mai. Il giorno in cui non
sarebbero stati
più gli stessi nei confronti dell’una e
dell’altro.
Si
addormentò riflettendo sulla giornata che
l’aspettava e sorrise al pensiero di trovarsi,
finalmente, ad Hogwarts dove avrebbe sempre voluta stare.