Il rumore della Solitudine.
As
I born another page
As
I look the other way
I
still try to find my place
In
the diary of Jane
So
tall me how it should be
(The
diary of Jane ~ Breaking Benjamin)
Mai più,
lo aveva giurato a se stesso. Mai più sarebbe tornato, mai più li avrebbe
rivisti e soprattutto mai più si sarebbe fatto umiliare, mai più avrebbe
accettato quelle parole a capo chino e senza ribattere, facendosi colpire da
ogni singola lettera dei loro assurdi discorsi come da pugni in pieno viso. Aveva
chiuso – chiuso sul serio con loro, aveva preso quanto gli sarebbe potuto
servire nell’immediato e aveva sbattuto loro la porta in faccia.
Non
aveva bisogno di loro: in fondo lui non aveva mai avuto una famiglia, perché
avrebbe dovuto sentirne la mancanza adesso?
Una
sferzata di vento colpì Sirius in pieno viso graffiandolo con tutta la potenza
e il freddo che Settembre potesse generare. Il Grifondoro ebbe realmente
l’impressione che la sua guancia stesse sanguinando.
O forse erano lacrime?
Sirius
avrebbe voluto ridere. Usando tutta la sincerità di cui era capace, sarebbe voluto
scoppiare in una fragorosa risata, di quelle che avrebbero potuto raggiungere
facilmente la Sala Grande – metri e metri più in basso – dove tutti festeggiavano
l’inizio del nuovo anno scolastico.
Eppure
non ci riusciva. Per quanto si sforzasse, la risata rimaneva bloccata in gola
senza avere la forza, la voglia di
far sentire il suo suono cristallino e sincero – sfumature che di certo non
avrebbe mai avuto.
Sirius
sentiva un dolore pesante, assurdo alla bocca dello stomaco e nel petto,
all’altezza del cuore; un dolore che non riusciva a spiegarsi o meglio, ad
accettare.
Perché soffrire?
Tante volte si era detto che doveva scappare, che quello non era il suo posto…
ed ora che finalmente ci era riuscito… stava male?
Quanto sei patetico, Sirius…
davvero, sei assurdo pensò scostando una lacrima che stava
scendendo sulla sua guancia mostrando l’orgoglio della sofferenza che, volente
o nolente, provava.
Il
silenzio, poi, l’avvolse, come se fosse entrato improvvisamente in una bolla,
escluso dal resto del mondo la cui gioia si scontrava con troppa forza con i
sentimenti del moro.
«È
questo, allora» sussurrò con improvvisa ed ingenua consapevolezza «Il rumore
della solitudine, ciò che merito per le mie scelte…»
Non
era mai stato tanto serio. Aveva sempre provato a vedere ciò che lo circondava
con quella vena d’ironia e sfacciato umorismo che lo caratterizzava, anche
quando si trattava della sua famiglia: non si era mai fatto vedere triste o
quanto meno turbato da quella situazione, benché nel suo cuore covasse un
dolore che neanche lui comprendeva appieno.
Eppure, in quel momento avrebbe voluto
sfogarlo tutto, quel dolore. Avrebbe voluto prendere a calci le pareti della
Torre d’Astronomia, distruggere ogni cosa. E invece, restava fermo lì, il
vento che ancora gli frustava il viso,
gli occhi che – ora asciutti – trasudavano disperazione e il rumore della
solitudine che lo accarezzava carico di una dolce tristezza.
Poi,
quel rumore si spezzò improvvisamente
e senza esserne consapevole la speranza che ancora sopravviveva in lui
ringraziò il Cielo che esistesse una persona come James.
«Ecco
dov’eri!» vibrò la voce cristallina del secondo Grifondoro «Eravamo
preoccupati! Ti abbiamo cercato ovunque, poi Remus ha ipotizzato che ti
trovassi qui: secondo lui questo è il posto migliore per pensare da soli»
«Ha
ragione, sai? Non mi ero mai reso conto di quanto fosse piacevole starsene qui.
Remus deve esserci venuto spesso nel primo anno…sai, prima che noi scoprissimo…»
Il
moro si bloccò di fronte all’espressione scettica che si era dipinta sul volto
di James.
«Che…che
c’è?» chiese sorpreso.
«Svii
il discorso su Remus..? Ti conosco troppo bene per non aver capito che qualcosa
non va, Sirius… e scivolare su un argomento triste come i primi tempi ad
Hogwarts di Remus non è stata una mossa tanto saggia»
Sirius
si fece scappare un sorriso genuino che, però scomparve subito quando la morsa
allo stomaco si fece più stretta.
«Lo
sai che i mesi a casa non sono mai belli, Jamie»
«Ed
è per questo che quando arrivi qui sei la persona più felice della scuola,
forse anche più di Rem… Oggi, invece, non hai aperto bocca più del dovuto e non
ti sei presentato a cena, credi che non
ce ne saremmo accorti?»
Sirius
sorrise di nuovo, mentre dentro di lui combattevano un’aspra battaglia la
voglia, il bisogno di sfogarsi con James, di dirgli tutto quello che provava e
il suo dannato orgoglio che, comunque stessero le cose, faceva parte del suo
essere Black.
«Non
tornerò a casa…» cominciò, mantenendo un tono di voce fermo e apparentemente
disinteressato.
«Non
lo fai mai durante l’anno» convenne per nulla stupito l’altro.
«Stavolta
non lo farò mai più, non tornerò mai più a casa. Ho chiuso ogni rapporto, per
sempre!» confessò allora Sirius voltandosi verso il panorama notturno e
volgendo le spalle a James, mentre la voce – ora alterata - tentava di
nascondere la lieve incrinatura che la macchiava.
Mentre
il suo sguardo grigio spaziava senza meta nel cielo povero di stelle, il moro
era perfettamente consapevole degli
occhi scuri dell’amico che gli trafiggevano la schiena, sorpresi, in attesa che
continuasse. Ma cos’altro avrebbe dovuto dire? Che, nonostante fosse certo che
quella, ormai, fosse l’unica cosa da fare, una simile scelta gli faceva più
male di quanto si aspettasse?
«Potresti
venire a stare da me…»
La
voce franca di James fu un balsamo che scese dolce sull’anima, sul cuore ferito
di Sirius: benefico, alleviò il dolore.
«Alla
fine non sarebbe una novità: i miei, ormai, ti vogliono bene come ad un
figlio…»
«Sai
che per me è lo stesso»
«Allora
qual è il problema, eh Sir?»
«Ci
sto male, è questo il problema!» urlò allora il moro voltandosi, colpito sul nervo scoperto «Nonostante le
parole, nonostante gli sguardi di disprezzo e i gesti di odio che mi hanno
rivolto negli ultimi anni, ora che sono andato via mi fa male. Non la considero
più la mia famiglia da tempo, ma ora che l’ho persa, che l’ho ripudiata, è come
se si fosse aperto un vuoto incolmabile nel petto, un vuoto che mi trascina
sempre più giù»
La
disperazione di quelle parole era stato un colpo al cuore di James: la
fragilità dell’amico era così grande e così vera che non sapeva cosa fare,
bloccato dall’impotenza nei confronti di un sentimento che non avrebbe mai
associato a Sirius né si sarebbe aspettato di vederlo mostrato con tanta
libertà e quasi senza pudore. Eppure quegli occhi grigi sembravano volerlo
tirare giù nello stesso baratro in cui stava sprofondando il moro.
«È
comunque la tua famiglia» trovò la forza di rispondere «Non puoi aspettarti di
non soffrire, nonostante il male che ti hanno fatto. Non puoi spezzare il
legame che vi unisce, in nessun modo»
Era
certo che quelle non fossero le parole migliori per confortarlo e nessuno più
di lui sapeva quanto invece avrebbe voluto farlo, ma quella era la verità ed
era indispensabile che Sirius se ne ricordasse.
«Dici
che ho fatto male a scappare?»
«Di
certo tua madre non si starà disperando sul tuo maglione preferito. Sappiamo
entrambi come stanno le cose, eppure…»
Perché
sapeva che c’era un eppure, ma in quel momento, di fronte a tanto dolore
non riusciva, non voleva trovarlo. Perché un figlio non dovrebbe soffrire così
tanto a causa dei genitori, perché una madre dovrebbe asciugare gli occhi del
suo “piccolo”, non bagnarli e perché - Dio! – quella fuga era più che
legittima, la sola cosa da fare.
«La verità è che hanno
ragione loro, io dovrei essere nero, nero
come tutti quelli della mia famiglia..» sussurrò quasi stanco Sirius.
«No! Non è certo colpa tua se in te c'è una scintilla di bianco.»
« Invece si! Sono sbagliato, James. Sbagliato»
«Sei la persona più giusta che io conosca, Sir» rispose stavolta seriamente
stizzito James: cosa diavolo stava passando per la testa dell’amico in quel
momento?
La fredda risata del moro bloccò ogni suo pensiero. Era talmente innaturale,
talmente falsa da farlo rimanere pietrificato, quasi spaventato.
«Oh, James…E se fosse
tutto un gioco? Un sadico gioco della natura? E se finissi col diventare come -
o peggio - di loro, nonostante la mia scintilla bianca? In fondo c'è un mare
nero troppo grande in me perché quella scintilla possa sopravvivere...e quando
sarà sommersa, Jamie, ti renderai conto che è vero
ciò che si dice: "Un Black sarà sempre un Black"»
James non dovette
neanche pensarci: stavolta la risata uscì dalle sue labbra con la stessa
facilità con cui prima aveva inondato la bocca del moro, portando con sé quasi
il biasimo per quella frase tanto sciocca e superficiale.
«Sirius stammi a
sentire: il mondo non è diviso in brava
gente e maghi oscuri. Ognuno diventa solo ciò che decide di essere e la
teoria “sono un Black, non posso essere altro” serve solo a nasconderti e a non
farti prendere le tue responsabilità. Quindi…se davvero hai intenzione di fare
qualcosa di diverso, non ti azzardare mai più a dire cose simili, Sirius: il
nome non è altro che una combinazione di lettere su un pezzo di carta o sulle
labbra di qualcuno, non ha niente a che fare con quello che siamo. Ricorda,
niente»
Per alcuni istanti
sulla torre scese il silenzio. Eppure non era la solitudine, era semplicemente
la forza di una verità che non necessitava di altri suoni, che valeva proprio per
il silenzio che la stava seguendo.
L’argento ed il castano
continuavano a fissarsi come se entrambi le menti avessero bisogno di tempo per
cogliere ogni sfumatura delle ultime parole portate via dal vento.
«Hey, James…Credi che
sia ancora rimasto qualcosa della cena?»
L'altro lo guardò tra il sorpreso e lo sconvolto.
«Possibile che tu sia
riuscito a rovinare un momento tanto profondo come questo soltanto con una tua
stupida frase?!» lo accusò fingendo indignazione.
Riuscirono, però, a
rimanere seri solo per qualche altro istante dopo il quale due risate
cristalline si sparsero nell’aria armate di una sincerità che solo la felicità
poteva possedere. Ora la voragine nel petto di Sirius sembrava rimpicciolirsi e
più rideva, più quel vuoto si stingeva e quel nero spariva.
Ancora una volta nella
stessa serata, il moro si ritrovò a ringraziare il Cielo per avergli dato un
amico come James.
«Probabilmente la bontà
d’animo di Remus ha salvato qualcosa dalle grinfie affamate di Pete..» rispose
speranzoso James mentre ancora gli ultimi riverberi delle risate si dipingevano
sulle labbra del moro.
«Allora sarà meglio
muoverci» convenne l’altro, lo stomaco che dopo tutto quel dolore cominciava a
far sentire la sua voce.
I due Grifondoro si
avviarono verso le scale della Torre di Astronomia.
«Com’era quella frase? ”Il
mondo non è diviso in brave persone e maghi oscuri”?»
«Sì.. e allora?»
«Nulla, pensavo solo
all’enorme dispendio di neuroni che una simile perla di saggezza ti avrà
causato»
James fulminò l’amico
con uno sguardo.
«Guarda, sapientone,
che farai meglio a segnartela questa frase! Se verrà fuori complessato come te,
potrà servire a tuo figlio!» suggerì con la sua solita modestia.
«Certo..» rispose l’altro
con far complice «..o magari potrebbe servire al tuo..»
~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Salve a tutti! Eccomi
con una nuova storia su Sirius (ormai quel poverino me ne sta dicendo di tutti
i colori). Che dire? Innanzitutto, sono soddisfattissima del piazzamento,
soprattutto considerando che non ero affatto convinta della storia e che l’ho
scritta all’ultimo… Ma le giudici hanno apprezzato questa “slice
of life” che – in realtà – non è originalissima -.-’’’
Come credo che tutti
vi sarete accorti, la frase pronunciata da James - il mondo non è diviso in brava gente e maghi oscuri – è la stessa
che Sirius dirà ad Harry nell’Ordine della Fenice, con la sola sostituzione del
termine “Magiamorte” con “Maghi Oscuri”.
Insomma, che ne
pensate? Spero che abbiate apprezzato o che almeno non vi faccia tanto schifo.
Fatemi sapere ^^
Intanto eccovi il
giudizio.
QUARTA CLASSIFICATA:
IL RUMORE DELLA SOLITUDINE – Alchimista
Giudizio di malandrina4ever
Grammatica: 9.3/10
Stile: 9/10
Originalità: 9/10
Caratterizzazione: 9.5/10
Gradimento Personale: 10/10
Totale: 46.8/50
La grammatica è quasi perfetta, ti segnalo solo
due errori: uno di distrazione (entrambi le menti). L’altro in questa frase:
“Oggi, invece, non hai aperto bocca più del dovuto e non ti sei presentato a
cena, credi che non ce ne saremmo accorti?” Al posto di credi ci dovrebbe
essere ‘credevi’. A parte questo non ho trovato altro, brava. Lo stile mi è
piaciuto molto: mi sono immersa subito nella storia. L’originalità non è
proprio il massimo, dato che il tema di Sirius e la sua famiglia e la sua
amicizia con James sono molto usati, però il voto che ti ho assegnato è
comunque alto perchè il modo in cui hai scelto di
descrivere questo momento è davvero nuovo, in particolare l’idea di far
pronunciare a James la stessa frase che Sirius dirà anni dopo ad Harry è davvero
originale, oltre che stupenda. Le caratterizzazioni mi sono piaciute molto, a
mio parere sono quasi perfette. Quasi perchè Sirius
in qualche momento non mi ha convinto molto: James è il suo migliore amico e
quello era un momento difficile ok, ma non riesco comunque ad immaginarmi
Sirius che si apre così facilmente. A parte questo comunque devo dire che la
tua storia è sicuramente una di quelle che ho preferito: specialmente il finale
l’ho adorato. Complimenti per l’idea^^
Giudizio di Lellas92:
Grammatica: 9.3/10
Stile: 10/10
Originalità: 9/10
Caratterizzazione: 10/10
Gradimento Personale: 10/10
Totale: 48.3/50
Come grammatica ci siamo, non ho voluto darti il
massimo perché c’è una questione di tempi che non mi convince: “Oggi, invece,
non hai aperto bocca più del dovuto e non ti sei presentato a cena, credi che
non ce ne saremmo accorti?” La parte latineggiante di me mi dice che “credi”
non va bene; non ti ho penalizzata più di tanto però, dato che comunque è più
che altro una sensazione.
Lo stile, beh io non ho più niente da dirti, hai
uno stile veramente magnifico, poche volte leggo così bene e così volentieri
come quando leggo qualcosa scritto da te. Non si fa nessuna fatica, le parole
scorrono da sole.
Come originalità va bene, il taglio è personale e
di conseguenza originale, non ti ho dato il massimo comunque perché la scena di
James e Sirius che parlano del fatto che sia scappato di casa è una che si vede
spesso, ripeto che comunque sei riuscita a darle un taglio originale, ragion
per cui il punteggio è comunque alto.
Le tue caratterizzazioni sono sempre perfette, è
la prima cosa che si nota leggendo una tua storia, in qualsiasi lunghezza i
personaggi sono perfettamente sfumati e delineati. E in questa storia è
esattamente così, sia Sirius, sia James.
Tutto ciò che ho detto prima giustifica il voto
così alto nel gradimento. Avevo ottime aspettative anche sulla tua storia e non
ne sono stata delusa. Ti ho già detto più del necessario, il punteggio è
proprio meritato, complimenti! =)
TOTALE: 95.1/100
Con ciò mi eclisso, ringraziando
anticipatamente i lettori, i recensori, chi preferirà o ricorderà.
A presto. Baci.
Alchimista ~
♥