Di nuovo insieme … io e te.
Estate
…. Bramata estate.
Il sole
splendeva, rondini e passeri volavano nel cielo, incontrandosi nelle loro forme
strane. Gridavano, giocavano, sbocconcellavano le briciole di pane che i
bambini gli lanciavano.
Tutto
ero perfetto.
O
meglio … quasi tutto. Il suo cuore piangeva, ferito, amareggiato, distrutto. È
vero, quella di andarsene era stata una sua scelta ma … saperlo lontano, perso
in chissà quale ufficio del ministero, magari con una moglie al suo fianco, le
toglieva il respiro.
Lei
invece era sola.
Lavorava
nello studio dentistico dei suoi genitori, ma stava cercando di prendere la
laurea. Era rimasta la so tutto io di sempre.
In quel
momento era seduta su una panchina verde, ma tra pochi minuti si sarebbe dovuta
recare a lavoro. Le piaceva, il pomeriggio, andare lì e sedersi sempre sulla
stessa panchina, un album da disegno in mano e gli acquerelli accanto.
Era
molto migliorata con il disegno e ciò la rendeva felice. Come a suo tempo era
stata la magia, adesso era il disegno a rilassarla, a farla sentire, in qualche
modo, speciale.
- Meredith!
Meredith per l’amor del cielo, vieni qui!-
Una
voce femminile, alta, squillante, la scosse dai suoi pensieri. Era una mamma,
una giovane mamma, che tentava di far fermare la sua piccola. La donna era
alta, con una chioma fluente di capelli rosso fuoco.
Era lo
stesso colore dei suoi capelli. E di
quelli della sua migliore amica.
Le
mancavano così tanto.
- Meredith
Potter vieni qui o non ti faccio mai più volare!- disse la donna, riuscendo ad
afferrare per il giacchino la piccola peste.
Hermione
scattò su, lasciando cadere il foglio e il pennello appoggiati sulle sue gambe.
Quella donna aveva proprio detto Potter.
Potter.
Potter.
Weasley.
Weasley.
Harry,
Ginny e … Ron.
I suoi
migliori amici.
Le
lacrime le inondarono gli occhi, mentre la donna si girava, sorridendo per la
vittoria, tenendo tra le braccia la sua piccola. Si, era proprio lei. Ginny.
Ed
Hermione decise di chiamarla. Certo, aveva scelto di dare un taglio netto al
passato, ma il dolore di essere sola non accennava a sparire neanche dopo tre
anni e lei non ne poteva più.
- Ginny!-
la chiamò, stringendosi nelle sue stesse braccia, avvicinandosi a passo lento,
circospetta, la paura di essere respinta o si essersi sbagliata.
La
giovane donna alzò lo sguardo verso di lei, e gli occhi si illuminarono, se
possibile ancora di più.
La sua
migliore amica che era diventata moglie e madre. Il tutto senza avere lei
accanto.
Ma non
sarebbe stato più così.
- Herm
… non sai che bello rivederti … io …- lacrime calde presero a scorrere sulle
loro guance, mentre per l’ennesima volta si stringevano in un forte abbraccio.
La
piccola Meredith guardava la sua mamma e la sconosciuta con un faccino dolce,
che aveva, prepotentemente, fatto nascere in Hermione la voglia di diventare
madre. Anche lei voleva un piccolo fagottino come quella bimba, voleva tenerlo
tra le sue braccia, guardarlo sorridere e consolarlo quando piangeva.
- Ci
sei mancata tanto amica mia. Troppo …. Da quando te ne sei andata Ron e Harry
non sono stati più gli stessi … gli ho visti sorridere solo alla nascita di
Mer, in questi tre anni …- disse Ginny, asciugandosi le lacrime.
- Io …
non volevo Gin. Mi dispiace per tutto il male che vi ho fatto passare, se ce
n’è stato … e mi sono resa conto che io senza voi, senza la magia sono solo un
corpo che cammina …- rispose Hermione, distogliendo lo sguardo dagli occhi
dell’amica.
- E
allora torna. Torna da noi Herm … fai le valigie e vieni a Villa Potter …
saremo tutti di nuovo insieme, come prima … fallo per me … fallo per lui.-
Gli
occhi della rossa mandavano scintille di speranza. Voleva indietro la sua
migliore amica, e l’avrebbe riavuta.
Villa
Potter era enorme. Una villa di quattro piani, in mezzo al verde della
campagna, con le facciate sui colori del rosa antico e i balconi decorati di
bianco.
Hermione,
con le sue valigie, si sentiva in qualche modo, a casa. era tornata nel suo
mondo, quello magico, che aveva caratterizzato la sua vita fin da quando era
una neonata.
- Gin?
Amore sei tornata! Mer!-
Harry
Potter, il salvatore del mondo magico, apparve nel salotto di casa, bello come
sempre. I capelli neri come l’ebano spettinati e in disordine, la cicatrice a
forma di saetta che svettava sulla fronte, gli occhi verdi dolci e brillanti
come quelli di un bambino. Era lui. Tale e quale a tre anni prima.
Guardò
la moglie, la figlia e poi i suoi occhi si fermarono su quella figura minuta e
bella della sua migliore amica.
Harry
non poté credere ai suoi occhi. Hermione era lì, davanti a lui, e gli
sorrideva. In quel momento gli sembrò di essere tornato bambino.
- ’Mione?-
sussurrò, gli occhi lucidi, il cuore in gola.
- Si
Harry … ‘Mione.- disse lei, correndogli in contro e abbracciandolo forte.
- Mi
sei mancata …-
- Anche
tu Harry …. Anche tu.-
Si staccarono,
solo per guardarsi negli occhi e sorridere insieme. A entrambi sembrava di
essere tornati bambini, quando un abbraccio bastava a far passare la paura.
Harry
notò subito le valigie, e senza farsi dire nulla, le prese entrambe e le portò
al piano superiore, in una favolosa stanza.
- Accanto
c’è il bagno … puoi darti una rinfrescata se vuoi .. ma poi scendi giù … ho
bisogno di passare del tempo con te!- disse, posando le valigie ai piedi del
letto e uscendo, con qualche lacrima di gioia che scivolava sulle guance rosse.
Erano
seduti tutti e tre in salotto. La piccolo Meredith dormiva nel lettino della
sua camera, accoccolata ad un orsacchiotto di peluche.
- Cos’hai
fatto in questi anni?- le chiese Harry, giocherellando con la frangia di un
cuscino.
- Ho
lavorato …. E ho studiato. Come quando eravamo a scuola … ah! ho imparato a
dipingere con gli acquerelli …-
- Davvero?
Fa vedere!-
- No …
riderai.-
Harry
scosse la testa. Il suo orgoglio da Griffyndor era ancora dentro di lei, con
radici profonde, che nessuno avrebbe mai reciso.
- Harry,
te li farà vedere quando vorrà …-
Ginny
non ebbe il tempo di finire la frase, poiché suonarono al campanello.
Scusandosi si alzò, per andare a vedere chi fosse.
Era la
sua famiglia naturalmente.
Tutti i
Weasley.
Hermione,
non appena sentì il vocio, ebbe brividi di paura. Non sapeva cosa dire, cosa
fare.
Non
voleva incontrare il suo sguardo, poiché pensava che vi avrebbe trovato
disgusto e odio. Voleva scappare, tornare a casa sua, nel suo mondo babbano, ma
la mano di Harry afferrò la sua, e le paure svanirono.
- Sta
tranquilla … lui non ti odia.-
Come
aveva fatto? Era riuscito a capire cosa le stesse succedendo solo guardandola.
Ed era riuscito anche a calmarla. Poteri da migliore amico.
L’allegra
famiglia Weasley spuntò in salotto. Il signore e la signora Weasley erano più
vecchi dell’ultima volta che li aveva visti, e ciocche grigie iniziavano a far
capolino nelle loro chiome rosse. Fred e George, impeccabili nei loro vestiti
da direttori, abiti che non smettevano mai. Percy e Penelope, con i loro
gemellini. Charlie abbronzato come sempre. Bill e Fleur che tenevano per mano
la piccola Evelyn.
E lui
…. Bello … e solo.
- Harry
caro! Ti vedo bene!- esclamò la signora Weasley, avvicinandosi al genero e
stampandogli due sonori baci sulle guance.
- Grazie
Molly … Arthur!-
- Oh ma
Ginny! Avete un’ ospite! Potevi dircelo così non vi disturbavamo!-
- Mamma
… non è un ospite!-
Molly
rimase interdetta. Da quando sua figlia era diventata così maleducata? Eppure …
eppure sorrideva, e così la giovane castana. Il suo sguardo di soffermò su di
lei. Era famigliare … molto famigliare. Quando poi, lei alzò gli occhi le venne
un colpo …
- Hermione!-
urlò, sbracciandosi per stringerla forte tra le sue braccia.
Ron
scattò subito sull’attenti.
Hermione.
Hermione.
Hermione.
Hermione
era lì. Davanti a lui. E lui non riusciva a muovere un passo. Voleva correre ad
abbracciarla, a prendere il posto della madre, ma le gambe non rispondevano ai
suoi ordini. Poi lei si girò, e il mondo ricominciò a girare.
Era
sempre lei. Quello sguardo orgoglioso, ma dolce allo stesso tempo. I capelli crespi
che tante volte aveva sognato di accarezzare come un amante. Gli occhi castani,
capaci di pietrificarlo.
- ’Mione
…- sussurrò, riuscendo finalmente a muoversi. - ’Mione.-
Lei si
staccò da Molly, camminando verso di lui. Il suo passo era incerto, quasi come
quello di un bambino che impara a camminare.
Finalmente
furono vicini, e lui le toccò la guancia, sfiorandola a malapena. Lei gli
sorrise, afferrandogli la mano.
- Mi
sei mancato.- disse, scoppiando a piangere silenziosamente.
- Anche
tu .. e non sai quanto!-
Poi
impazienti si abbracciarono, suggellando quell’incontro con un bacio.
Il loro
primo bacio insieme.
Il
bacio che si sarebbero scambiati ogni giorno per tutto il resto della loro
vita.
Perché
loro …. Loro si Amavano.
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M Y
S P A C E
Non la volevo postare, inizialmente. (C’avresti fatto un piacere, starete
dicendo nelle vostre testoline!)
Però … ieri sono andata a vedere il film … Diamine, gente, se non l’avete
ancora visto correte. È qualcosa di spettacolare, credetemi!
Ecco … vedendolo, ho visto i due piccioncini eh … boh. No, forse è meglio
se la smetto di blaterare e vi lascio liberi. Si, molto meglio.
Anche perché se continuo a parlare non si capisce molto, visto che sono ancora rimbambita dopo la visione.
Beh … fatemi sapere se vipiasce, ok?
Baciotti!
E piove…scappa~