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Autore: ruhe    23/11/2010    1 recensioni
una specie di autobiografia.
Parlo di me e della mia storia con lui.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Son passati esattamente nove mesi e undici giorni dalla prima volta che ci parlai e ben due mesi e sei giorni da quando le mie labbra toccarono le sue per l’ultima volta,ma il sapore d’amore che quelle armi lasciavano impresso c’è ancora o forse c’è solamente il vuoto che han lasciato.
Alla domanda che perseguita le mie orecchie,o il mio cuore per meglio dire: Ti manca?!la risposta è sempre un falso “NO” con tono tale da far capire che odio il suo ricordo,non che sia brutto,nono, solo che fa male,mi brucia dentro come una pugnalata lì, nelle profondità del petto.
-Perché brucia?
-Brucia perché ha lasciato una voragine nella mia anima,una buca nel terreno che la pioggia continua ad aprire.
-Cosa intendi per pioggia?
-Per pioggia intendo canzoni,luoghi,foto.. tutto ciò che mi faccia passare davanti la storia di noi. Quel leggero piovigginare che man mano provoca un uragano di emozioni.
-Lo ami?
-Non potrei amarlo,non potrei dopo che mi ha tradita e ferita ma non posso dire il contrario.
-Cosa ti piace di lui?
-Faresti prima a chiedermi cosa non mi piace!
Beh amo quei suoi occhi blu mare, quegli occhi per cui persi la testa nel tempo di uno sguardo. Per non parlare di quelle labbra, labbra soffici e vellutate, quelle “armi” che hanno avuto la meglio nella guerra contro il mio cuore che più volte ha tentato di opporvisi.
Sai cos’altro amo di lui? Le mani.
-Le mani?
-Oh si, mani. Le amo perché quando sfiorano la mia pelle fanno più effetto di uno spinello o qualsiasi altro tipo di droga.
 
La conversazione finì e lei si alzò dalla sedia dirigendosi delicatamente verso la porta.
Mi dedicò uno sguardo complice e come risposta gli donai un sorriso tirato poiché un po’ scossa dal dialogo appena avuto ,odio parlare di lui ma non posso farne a meno.
Mi accesi la mia Camel Light lasciandomi cadere sul divano affiancata da un argentato portacenere,compagno fedele di ogni mia serata passata nell’adrenalina dello scontro faccia a faccia con i miei ricordi, che anche questa sera stavano cominciando a schierarsi nel ring della mia testa.
Combatti combatti il match serale si concluse con il diluvio,esatto, qualcosa mi stava camminando sulla guancia. Velocemente ci passai una mano che si inumidì.
Tirando su con il naso mi resi conto che stavo inconsciamente piangendo,lo avevo permesso di nuovo,anche questa sera.
Finita la sigaretta la premetti forte nell’aggeggio al mio fianco e con le guance ancora bagnate mi addormentai.
  
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