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Autore: virgily    23/11/2010    2 recensioni
-Dio ma mi sono fatto il cane da guardia?- domando’ beffeggiandomi, rivestendosi alla buona mentre lentamente si avvicinava. Voleva andarsene, cosi’, senza che io potessi fare nulla. Ma questa volta si sbagliava di grosso se pensava che non avrei opposto resistenza. No, non gli avrei permesso di continuare quest’epopea macabra e priva di senso
-no idiota. Anzi dovresti ringraziarmi che mi preoccupo. Perche’ non sempre andra’ a finire come stasera lo sai? Prima o poi anche tu diventerai una maschera di sangue...-
[MaxXRonnie]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ronnie Radke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un placido lunedi’ mattina. Sole oscurato, nuvole nere, scuola infernale. Insomma il classico scenario che si presenta difronte un liceale Americano.  Come di consueto allora mi diressi verso la mia “Cella”; che per sei lunghissime ora mi avrebbe incatanto ad un banco basso e a una sedia scomodissima. Mi avrebbe asfissiato con l’odore acre del mio compagno di banco, di cui ho seri sospetti che non si lavi, ma sopratutto avrebbe fatto esplodere il mio cervello in tanti piccolo pezzetti ni informi con quele vocine stridule e insopportabili delle gallinelle della mia classe.

Poi improvvisamente eccolo: di appena qualche centimetre piu’ basso di me, la frangia castana letteralmente fradicia , proprio come tutto il resto dei suoi vestiti. Ci guardiamo fissi negli occhi per minuti intemrinabili; lui con le sue iridi Verdi... fredde come il ghiaccio a differenza delle mie che lo stavano letteralmente contemplando mentre  prendeva posto dietro di me. Il nuovo arrivato era venuto da appena qualche giorno, e gia aveva fatto gola non solo alle ragazze ma anche al sottoscritto.  Beh non potevo nascondere il fatto che il nanetto mi piaceva parecchio fisicamente, ma dovevo ammettere che per quanto tenebroso apparisse ancora non ero riuscito a capire come fosse anche caratterialmente. Solitamente riuscivo a capire qualcuno con soltanto una parola. Ma per mia sfortuna non avevo ancora avuto il “piacere” di conversare con lui; certa sedevamo proprio l’uno davanti all’altro, ma per quanto sia difficile ammetterlo: non ci ero riuscito. Non tanto perche’ mi sentissi intimidito da quei fari che ogni qual volt ache ci scontravano  ma piu’ per il fatto che, purtroppo, non riusciva mai a beccarlo da solo. Si perche’ non faceva in tempo neanche a voltarsi che lui o era sparito, oppure stava “chiaccherando”; sempre se frasi spicciole del tipo “si; no; boh; non lo so” si possa definire conversazione, con qualcuna delle sue compagne.

Poi imporovvisamente eccola, l’occasione di una vita, o meglio di cinque giorni passati con il nervoso per comlpa SUA! Il fato, infatti, volle che quel lunedi mattina, quel giorno incui tutto sembrava come un’altro giorno vuoto e insensato di quella routine, la professoressa di Biologia ebbe la brillante idea di formare le coppie per la ricerca su “l’escursione termica”. Mai avevo amato quella insulsa materia quanto quel momento; quando dalle labbra gonfie e pesantemente truccate della donna uscirono due cognomi, due soavi cognomi che messi assieme andavano cosi’ bene, si sposavano l’uno con l’altro quasi entrando in completa simbiosi.

-Green e Radke...- gli angoli delle labbra mi si sollevarono automaticamente quando sentii una mano piccola ma possente poggiarmisi  sulla spalla, quasi facendomi sobbalzare

-Ronnie giusto?- la sua voce cosi’ profonda e vellutata mi accarezzo’ perfino le guance, deliziandomi con quel suono cosi’ soavemente roco che mi fece fremere

-bene. Io sono Max. Dopo scuola a casa tua okey?- domando’ sfoggiando un minimo di sentimento in quella domandina piccolo piccolo che mi porse. Forse non era il fatto delle bambocce noiose a renderlo cosi’ poco loquace, forse era cosi’ di suo.

-okey...-

-perfetto-affermo’ sorridendmi prima di andare via, verso la sua classe di musica. Per  la prima volta in una settimana osservai con mio stupore e incanto i favolosi denti bianchi del castano. Come un miracolo mi aveva sorriso. Mi venne un colpo al cuore, perche’ sapevo per certo che doveva esserci qualcosa di special, con nessuno aveva mai sorriso, con nessuno tranne che a me.

 

Alle tre in punto del pomeriggio, proprio quando suono’ la campanella che finalmente ci “rendeva la liberta’”, lo vidi arrivare con passo scialbo e annoiato, con lo sguardo sperso nel vuoto, alla ricerca di quello che finalmente trovo’ quando s’imbatte’ nuovamente con il mio. Fiancheggiandomi allora mi sorrise una seconda volta, invitandomi a condurlo verso la mia modesta dimora. Finalmente potevo parlare con lui, e come se non bastasse lo stavo portanto pure a casa mia! Insomma avevo fatto Tombola!

-allora... Ti stai ambientando bene?- domandai cercando di frenare l’adrenalina che mi fremeva nelle vene mentre, continuando a fare il vago, mi accendevo una sigaretta

-eh, isomma. Diciamo che “ufficialmente” sto legando con te al momento...- rispose tenendo il mio passo, mentre cominciava a giocherellare con una cuffietta del suo i-pod che sgusciava fuori dalla sua maglietta scura

-ma come? Con tutta quella schiera di ragazze che hai dietro stento a crederci che io sono l’unica persona con cui ti stai relazionando- affermai con tono un pelino piu’ spavaldo, osservandolo di sottecchi mentre sul suo visetto di cera si potevano notare due lievi macchioline di rosso

-diciamo che quelle pupattole non mi interessano- rispose tornando alla sua compostezza austere, riuscendo perfino a far perire il fuocherello che tanto cominciava a divertirmi. Fu proprio in quell presiso istante che i nostril occhi s’incontrarono dinuovo; che le sue iridi combaciassero con lei, quasi provocandole con occhiatacce passionalmente gelide. Rimanemmo in silenzio a fissarci, restando Fermi proprio nel mezzo della stradina che portava al mio vicolo. Una goccia umidiccia e freddolina si scontro’ contro il mio naso, ma neanche lo scroscione che ci travolse nel pieno della sua ira e della sua abbondanza  riusci’ a scindere quell’alchimia che man mano ci stave trascinando nel profondo di un vortice ancora ignoto, e nel bel mezzo di una bellissima broncopolmonite. Scoppiamo in una fragorosa risata all’unisono quando cominciammo a correre verso l’entrata della mia casetta. Ci osservammo l’un l’altro mentre grondavamo peggio di due spugne , lasciando delle vere e proprio pozzanghere sul pavimento in marmetto dell’ingresso. Immediatamente lo feci accomodare come se fosse “a casa sua” e accesi i riscaldamenti. Entrammo nella mia camera da letto rigorosamente disordinata a dovere, e mentre il piu’ passo la studiava quasi affascinato dal nuovo ambiente, mi limitai a spulciare nell’armadio dei vestiti puliti che ambedue avremmo potuto indossare. Presi un vecchio paio di jeans scoloriti e una maglietta degli iron mainden e gleili lanciai, non curante del fatto che gli finirono proprio in testa, scompigliando anche quell che rimaneva dei poveri capelli di Green

-cambiati alla svelta o ti prendera’ un raffreddore!- affermai cominciando a sfilarmi la maglietta umidiccia, attendendo con intrepid impazienza che anche il mio compagno facesse lo stesso. Non per saltargli addosso, ma soltanto per ammirarlo. Doveva avere un bellisimo fisico, o non avrei mai osato violarglielo prima del tempo

-hem... il bagno?- domando’ tuttavia quest’ultimo con vocetta impacciatamente “vergognosa”

-guarda che puoi cambiarti anche davanti a me! Non mi scandalizzo mica!- “anzi tutt’altro” pensai sorridendogli dolcemente.

-o-okey- rispose il piu’ piccolo quasi spaventandomi; cinque minuti fa era lui quello a guidare il nostro “gioco” ,se cosi’ potevo definirlo, di sguardi perverse. Credendo allora che fosse soltanto una delle mie solite pipe mentali infilai la maglia rossa a maniche corte che tanto bella e sopratutto mi aspettava a braccia aperte. Socchiusi gli occhi infilandoci la testa e infine le braccia. Li riaprii solamente quando mi aderi’ sull’intera superfice del torso. Ci fu una frazione di second incui mi pentii di averlo guardato proprio in quell momento; ma la mia paura immediatamente venne sormontata dalla curiosita’. Una convulse e preoccupata curiosita’: come avevo dedotto Green aveva un corpo da dio, combaciante a quello di una statua greca dell’epoca ellenica; ma sulla sua splendid schiena, scopita dalla profonda e sinuosa linea della colonna vertebrale, vi erano delle chiazze violacee; macchie che subito dopo riconobbi come Ematomi.

-M-Max? Cosa sono?- domandai lasciando a terra i miei pantaloni buoni per raggiungerlo a randi falcate, costringendolo a mostrarmi le spalle

-non sono nulla. Sono soltanto sbadato tutto qui- rispose abbassando di colpo lo sguardo, no non lo avevo visto ma me lo sentivo, lo percepivo dal tono della voce, che di punto  in bianco aveva cambiato del tutto intonazione

-direi anche troppo “sbadato” per i miei gusti-

-...-

-Ti hanno picchiato?- domandai con tono serio, cercando di non farlo scivolare dalla mia presa salda che lo tneeva per i fianchi, morbidi e prestanti; ma per quando lo volessi non riuscii a trattenerlo, perche’ con sgomento e veemenza era riuscito a liberarsi di me, pronto per mangiarmi come mai nessuno aveva fatto prima

-ma che cazzo dici! Eppoi a che cosa importa! Cristo e menomale che io sono qui per una fottuta ricerca!- impreco’ spingendomi via, e per quanto mi sembro’ strano, con un leggero tocco il nanetto riusci’ a farmi barcollare. Era bassino ma aveva molta forza

-okey okey scusa! Tu pero’ sta tranquillo! Io mi sono soltanto preoccupato...-

-beh, vedi di non preoccuparti piu’. Sembri mia madre-

 

Cosa succese dopo? Ci fu silenzio. Una fastidiosa quiete che mi fece venire il mal di tensta mentre “silenziosamente” facevamo la nostra ricerca. Poi ando’ via. Salutandomi come se mai ci fossimo conosciuti;  come se fossimo due tizzi che si sono incontrati per caso.

 

Sebbene volesse darmi a  bere che non ci fosse proprio  nulla sapevo che invece voleva nascondermi qualcosa. Ma calcolando il fatto che molto probabilmente mi avrebbe odiato, forse era meglio per me farmi da parte. E perlomeno attendere che le acque si fossero calmate prima di riprovarci.

-Ronnie!!!!! Porca puttana ho scordato il pane!!- sentii mio padre dal piano inferior imprecare scongiurandomi che alle otto di sera andassi in giro a cercare un po di pane! Impressa alquanto ardua e impossibile, tuttavia ogni occasione era buona per dimettere il muso fuori dalla mia stanza. Avevo proprio bisogno di aria, di fare una bella passeggiata a schiarirmi i pensieri, per cercare un modo per rimediare al mio errore. Camminai per circa un’ora e mezza, e proprio come avevo pensato, di un supermercato dotato di un di pane fresco: neanche l’ombra. Riusci’ a stento a trattenere una risata, erano cosi’ buffe le facce delle commesse che mi squadravano come se fossi un’alieno.  La strada attorno a me era abbastanza buia e tetra, ma dopo diciasette anni in quell quartiere mi ero abbituato a quello stato decisamente degradato e sofferente. Dai vicoletti provenivano urla e strepida da parte di uomini sbronzi ho soltanto alquanto fomentati. Si solevano fare le scommesse per le lotte clandestine. Avevo imparato a fregarmene, ad andare dritto per la mia strada e fare finta di nulla.

-eh ancora una volta ha vinto Max pugno d’acciaio! Fuori i soldi gente!-

Quella frase tuttavia mi fece raggelare, facendomi rizzare perfino le punte dei capelli. Magari era soltanto un’altra delle mie seghe psicologiche, ma non potevo non verificarne la realta’.Immediatamente allora feci retro-front e mi affacciai per la via oscura che portava alla scena del massacre: uomini che arrancavano e a stento si reggevano in piedi, un signore sulle quaranta che contava dei soldi seduto ad un angolo, un uomo steso a terra in una maschera di sangue... eppoi lui. Quella figura di celestiale fascino che, a petto nudo, mostrava le striature rosse che il sangue per suo avversario gli aveva lasciato impresse sul  torso e sulle nocche; i capelli arruffati, il fiato breve e irregolare; lo sguardo stanco e spento. Immediatamente un flashback mi trapasso’ la mente lasciandomi impallidire come un lenzuolo. Perche’ “Max si trovava li?” mi domandai mentre il soggetto afferrava una manciata di denaro sporco e guadagnato facile, asciugandosi con non curanza una goccia di sangue che gli colava dall’angolo destro. Rimasi immobile, ero impietrito... ma volevo con tutte le mie forze che lui si accorgesse di me. Che si rendesse conto che finalmente io avevo capito, e che dunque avevo ragiune sul fatto che c’era qualcosa che non andava. Forse si sentiva osservato, ma fatto sta che dopo minuti intemrinabili, finalmente si decise di mettere bene a fuoco, e d guardarmi con occhi spalancati e intimiditi. Si guardo’ intorno, cercando di trovare qualcosa o qualcuno con cui potersi distrarre, o magari per trovare un espediente per svanirenel nulla e fuggire da me. Ma per sua sfortuna eravamo rimasti soli: solo io e lui...

-e menomale che avevi detto che non dovevo preoccuparmi- affermai spavaldo incrociando le braccia. Riacquistando colorito e stabilita’ mentale il castano dinnanzi a me lancio’ uno sguardo al cielo

-Dio ma mi sono fatto il cane da guardia?- domando’ beffeggiandomi, rivestendosi alla buona mentre lentamente si avvicinava. Voleva andarsene, cosi’, senza che io potessi fare nulla. Ma questa volta si sbagliava di grosso se pensava che non avrei opposto resistenza. No, non gli avrei permesso di continuare quest’epopea macabra e priva di senso

-no idiota. Anzi dovresti ringraziarmi che mi preoccupo. Perche’ non sempre andra’ a finire come stasera lo sai? Prima o poi anche tu diventerai una maschera di sangue...-

-senti. Sparisci che e’ meglio-

-eh no bello mio!- affermai afferrandolo per un braccio, guadagnandomi una fulminate da parte del suo sguardo, che sebbene mi fece raggelare il sangue non mi scompose... ero piu’ che determinato nel farlo smettere

-tu adesso vieni con me. E non ammetto repliche!- continuai cominciando a trascinarlo dopo che anche io lo trapassai con i miei occhi, che stranamente sentii con fastidio e prodezza che stavano ardendo. Rimase imbambolato dal mio gesto cosi’ sprezzante e inconsueto, tanto che non fiato’ per il resto del tragitto, e si lascio’ trasportare dalla mia mano, che protettiva e forte teneva le sua ben amalgamate con le sue dita.

Per fortuna mio padre aveva optato per prepararsi da solouna cena anche senza pane, e dopo aver consumato velocemente il suo piattino di carne era andato a ronfare come un ghiro; percio’ non avrebbe mai sospettato del fatto che avessi fatto entrare il ragazzo in casa. Lo barricai nella mia camera e dopo essere andato a prendere con cautela e sangue freddo l’acqua ossigenata e della ovatta ero tornado a vedere se fosse scappato. Con mia sorpresa invece stave immobile, seduto sul mio giaciglio a fissarsi i piedi. Si era sfilato la maglia, doveva aver capito che lo avrei medicato e non riusci’ a non trattenere i tremor del freddo. Preferii non parlare; non avevo voglia di litigare ancora, e tantomeno di svegliare tutto il vicinato. Con un batuffolo imbevuto della sostanza profumosa verde cominciai a tamponare i graffietti, godendo quasi sadicamente dei lamenti soffocati nella gola del piu’ piccolo

-cazzo, p-potresti fare piu’ piano?- sussurro’ a denti stretti

-si-si, se tu non facevi queste cazzate adesso non ti ritrovavi ridotto cosi’...-

-tu non sai la mia situazione. Percio’ taci Radke- impero’ fulminandomi con lo sguardo. Ci fissammo in quell modo violent e profondamente intense

-perche’ partecipi a queste cose Max?- alla mia domanda il castano abbasso’ di colpo lo sguardo dal mio, fissandosi un punto indefinite della mia cameretta. Prese un respire profondo e senza degnarmi di un suo stupendo sguardo, sebbene potesse essere freddo e serio, sussurro’

-per mia mamma. Purtroppo mio padre e’ disoccupato, e lei deve fare tre lavori. Lei crede che vado a fare un lavoretto come barman...-

-e perche’ non lo fai? Intendo trovarti un lavoro...-

-Ron non tutto e’ rose e fiori...-

-si ma insomma... non avrei mai pensato che avresti osato arrivare a tanto!-

-come vedi non sono poi cosi’ perfetto come mi immaginavi Ron...- la sua frase per qualche second interminabile mi spiazzo’... Cosa voleva dire? O meglio, come faceva a sapere che per me lui era perfetto?

-m-ma... c-come?-

-pensavi non me ne fossi accorto? L’ho notato dal primo giorno, i tuoi sguardi di sottecchi. I tuoi sorrisi...-  abbasso’ di qualche tono la voce avvicinandosi appena. Avevo sognato questo momento da tempo, ma adesso che era giunto ancora non mi sembrava vero.  Il cuore comincio’ a battere forte nel petto, respirai profondamente ma non fui capace di trattenere un sussulto quando le suelabbra sfiorarono le mie. Non erano gelide come i suoi occhi, al contrario erano morbid, vellutate... calde. Forse era soltanto una maschera quella strana angoscia che volevano trasmettere i suoi occhi... perche’ all’interno il piccolo Green era tutt’altro che un cubetto di ghiaccio, ma bensi un fuoco ardent e prondo a distruggere i nostril vestiti e la mia camera. Un brivido mi paralizzo’ di colpo, facendomi girare la testa. Tutto cio’ era cosi’ nuovo e cosi’ stupendo. Amalgamai la mia bocca contro la sua e accesi alla sua lingua con facilita’.

Da li in poi non ricordo molto di quello che succese: vestiti che volarono via, lenzuola che si strapparono e gemiti che si soffocarono con baci tutt’altro che casti e delicate. Certo eravamo riusciti a distruggere l’indistruttibile, ma non me ne importava molto, adesso c’eravamo soltanto io e lui.

 

*Angolino di Virgy*

Hmm, ammetto che non mi piace molto. Anzi credo proprio che sia un obbrobrio! Non mi suscita quello che volevo ma spero di sbagliarmi. Le uniche persone che possono dirmelo siete voi percio' recensite!

PS

Ennesima mannie dedicata a te, Anzu MyLove!

un bacino

-V- 

  
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