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Autore: Kuruccha    24/11/2010    3 recensioni
Tra loro non c'erano mai state grandi parole.
Una retrospettiva sui primi volumi, concentrata sugli sguardi.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tra loro non c'erano mai state grandi parole.
Era uno di quei rapporti così, che non avevano bisogno di spiegazioni complicate per svilupparsi. In cui a volte bastava un'occhiata. Di quelle relazioni che normalmente ci mettono una vita a raggiungere un livello di intimità così profondo, ma che inspiegabilmente era riuscita a crescere in un tempo davvero breve.
Non che non si parlassero mai, anzi. A volte si insultavano, addirittura. A volte perfino degli oggetti a caso venivano lanciati per aria.
Non che non avesse detto niente quando lei aveva deciso di trasferirsi in pianta stabile nel suo armadio a muro. Anzi, ricordava di aver urlato un bel po', e pestato i piedi, perchè non lo trovava opportuno, e nemmeno necessario. Forse le aveva anche tenuto il muso per una serata intera. Ma la sua memoria per queste cose era breve.
Non che non avesse protestato, quando lei aveva deciso anche di seguire le sue stesse lezioni nella sua stessa classe, solo per il gusto di tenerlo d'occhio. Anche quello, a quell'epoca, non era opportuno. E non era nemmeno necessario.
A lungo andare poi, però, la cosa gli fece piacere. Entrambe gli fecero piacere. Era rassicurante vivere un'avventura del genere e avere un compagno su cui contare, con cui parlare, a cui poter raccontare tutto senza passare per matto visionario.
Ben presto iniziarono quei momenti in cui non era più necessario parlare.
Quella volta al cimitero, per esempio. Lei non chiese mai una spiegazione, nè lui pensò di dargliela. Non che avessero tentato entrambi di far finta di non aver visto nulla: solo, si erano guardati. Un'occhiata di scuse per un coinvolgimento indesiderato in un episodio doloroso che non doveva essere condiviso, un'occhiata di scuse per aver agito avventatamente senza ascoltare i consigli di chi era più esperto. Un perdono guadagnato da entrambi. E allo stesso tempo, una sensazione di necessità che si andava formando. Come un bisogno.
E poi infiniti altri episodi. Le occhiate scambiate durante le lotte contro gli Hollow, quando le parole non avevano il tempo materiale di uscire dalle loro gole. Le loro viste si svilupparono, crebbero, fino a esprimere e capire in un lampo ogni possibile sentimento in quella vasta gamma che occhi, bocca, sopracciglia, guance, naso, rughe potevano formare.
E anche quei momenti inaspettati in cui si fissavano senza una ragione. Quegli sguardi che volevano solo dire "per fortuna almeno sei qui".
E poi quella notte. In cui se n'era andata, e gli aveva lasciato un biglietto. Da cui non avrebbe potuto vedere la sua espressione, dopotutto. L'avrebbe inseguita anche in capo al mondo, solo per vedere i suoi occhi mentre gli diceva quelle parole.
E la lotta. E quel momento di sollievo mentre lei constatava che lui era ancora vivo. Sapere che era ancora dalla sua parte, dopotutto. E poi la freddezza nel cacciarlo via. Prima di allora non era mai riuscita a mentirgli anche con gli occhi. Per questo motivo ne fu particolarmente sconcertato: non mentiva, voleva davvero mandarlo via. Ma perchè? Perchè non poteva salvarla?
E poi finalmente, la spiegazione finale, sempre con lo stesso canale: quello sguardo implorante, e insieme pieno di paura, e dispiacere, e affetto per lui. E di rammarico, e una pulsante convinzione che quella sarebbe stata l'ultima volta, e che quindi quello non poteva essere altro che un addio.
E per la prima volta, lo sguardo di lui fu pieno di sconcerto, e confusione. E disperazione, perchè non avrebbe più avuto nessuno in cui specchiarsi. E infine, rassegnazione. Ma durò poco. E poi, finalmente, rabbia. Quella rabbia che l'avrebbe portato ad andare contro tutte le leggi del creato per andare a riprendere la sua compagna.

E dopo tutto quel viaggio, là su quel patibolo, per una volta ancora il suo viso prese un'espressione davvero ignota fino ad allora. Il puro stupore. Stupore, e speranza, che cancellavano finalmente la rassegnazione. Giusto un po' di senso di colpa per non aver riposto in lui la fiducia che meritava.
Lo sguardo di lui, che la chiedeva pur senza voce.
"Sei diventato forte, eh...? Ichigo..."

 - Io... penso di restare qui alla Soul Society.
Sul viso di lei, un velo di malcelata malinconia. Ma i suoi occhi erano limpidi, sinceri. Seri.
Ciò di cui ho bisogno ora è restare qui. Voglio stare qui.
Sul viso di lui, un attimo di stupore. Sorpresa, un po' di imbarazzo perchè in fondo aveva davvero sperato che sarebbe tornata da lui senza anteporgli niente o nessuno.
Mi sento come se mi avessero separato da qualcosa che è diventato davvero importante per me.
Ma in quei saluti finali, i loro sguardi non esprimevano nessun tipo di risentimento. Non era certo una separazione definitiva, dopotutto. Si sarebbero rivisti.
 - Ci si vede, Rukia.
 - Sì.


*^*^*^*^*^*^
Ok, scritta per il terzo contest del forum "Death e Strawberry", se ben ricordo. Il risultato mi soddisfa, tutto sommato, anche se non sono una grande fan della coppia. :°D
Avevo dimenticato di pubblicarla, ho avuto un flash ieri, come un'illuminazione :°D E dato che non mi va di perdere niente di quel che ho scritto, ora è online. è_é
Tutta la fic ruota attorno all'ultima citazione in corsivo, "Mi sento come se mi avessero separato da qualcosa che è diventato davvero importante per me". Questo era il tema del contest, dopotutto :)
   
 
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