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Autore: D Laila    24/11/2010    5 recensioni
Laila è una ragazza come tante: va a scuola, studia, aveva un ragazzo che l'ha lasciata e (non dandolo a vedere) ne soffre per questo. Disprezza le discoteche e tutto ciò che ne fa parte. Crede in Jim Morrison e nella cultura. L’incontro con una persona con un’identità nascosta le farà capire che la vita va apprezzata e che nel momento più triste si può trovare uno spiraglio di luce.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tornerai, tornerai.
Altrochè se tornerai. Ma stavolta, non ti lascio.
Ti tengo stretto sul mio petto.
(Modà - Son già solo
)


Tornerà di sicuro, per chiedermi di prestargli un’altra matita.
Era da una settimana che ci eravamo lasciati e lui mi trattava come se fossi una compagna qualunque a cui si chiede una penna. Non potevo credere che solo una settimana fa mi baciasse davanti a tutta la scuola. Ci chiamavano i Giorgiaila per via dei nostri nomi fusi, un po’ come Brangelina.
Adesso mi salutava solamente, ed era pure distratto quando lo faceva. Una cuffia mi scivolò sulla spalla e io mi fermai per rimetterla a posto.

Forse è meglio cambiare canzone..

Schiacciai il tasto di Riproduzione Casuale, partirono i Nickelback. Perfetti. Attraversai e un’auto mi sbucò alla destra strombazzando. Erano due ragazzi, con la solita musica House a tutto volume. Abbassarono il finestrino.
“Ah Bona! Lo vuoi un passaggio? Due al prezzo di uno!” disse quello con il cappellino. Alzai il dito medio e li mandai a quel paese. Loro ripartirono strombazzando e ridendo fra loro.
Una vecchietta che mi aveva visto fare il gestaccio mi guardò con disapprovazione, avrei voluto dirle che non ero stata io ad essere maleducata, ma era la generazione di oggi che fa veramente schifo. Tutti a fumare, bere e fare sesso dai dodici in su, invece io la verginità l’ho persa nei miei diciotto.

Rose, lume di candela, lenzuola profumate di lavanda..

Basta!
Ogni cosa mi portava alla mente lui, ed io non volevo ricordarlo. Finalmente arrivai alla fermata e tolsi le cuffie. Vidi che l’autobus si riempiva, ma preferii aspettarne un altro. Avevo voglia di sedermi durante il tragitto.
Alla mia destra c’era un ragazzo con un libro in mano che mi fissava, anche lui avrà preso la mia stessa decisione. Se continuava a fissarmi però gli avrei chiesto spiegazioni.
L’autobus chiuse le bussole e partì. Ci misi un attimo ad accorgermi che un volto familiare mi fissava attraverso il finestrino.

Giorgio..

Lasciai andare un sospiro e lo guardai allontanarsi.
“Non riesci proprio a dimenticarlo vero?”
Mi girai di scatto, pronta a ricoprire di insulti chiunque avesse parlato. Un ragazzo sui venti, appoggiato al palo della fermata, mi sorrise beffardo. Aveva i capelli biondi e lisci con una frangia spettinata, gli occhi castani e una corta barbetta sotto il mento. A guardarlo sembrava trasandato, la maglia era sporca di quello che sembra cemento per asfalto, i pantaloni avevano un buco al ginocchio, una sciarpa blu avvolta mollemente attorno al collo. Feci un respiro profondo. È vero, avevo avuto una brutta giornata, ma non vuol dire che dovevo riversare il mio cattivo umore sottoforma di insulti al primo che passa. Se dovevo calmare i bollenti spiriti di questo tizio, dovevo farlo con acidità, non con aggressività.
“E tu chi saresti per sapere quello che penso?”
“Il tuo Cupido”
Si staccò dal palo e venne verso di me.
“Con la sola differenza che io non porto il pannolino”
Incrociai le braccia. “Se è per questo non hai nemmeno arco, frecce ed ali..”
Il tizio mi sorrise. “Hai proprio ragione, ho dimenticato arco e frecce a casa..”
Adesso lo guardai con sguardo interrogativo. “Allora? Cosa vuoi? Non penserai ti abbia parlato solo per sapere chi sei. Talaltro non mi hai ancora riv..”
“Basta! Chiudi un po’ la bocca una volta per tutte!” il tizio si tappò le orecchie e mi guardò truce. Io spalancai gli occhi, nessuno mi aveva mai zittita.
“Cosa hai detto?”
Lui mi fissò e rise, giuro che avrei voluto staccargli la faccia a morsi.
“Non è educato zittire chi parla. E poi nessuno si è mai azzardato a parlarmi in questo modo!”
“Perché hanno paura di te”. Stavolta mi zittii per davvero. Non posso credere che me l’abbia detto per davvero.
“Ok, ora mi stai spaventando. Non sarai un maniaco..” Il tizio rise di cuore alla mia domanda.
“Oh di questo puoi stare tranquilla!”
“Allora come conosci queste cose di me?”
“Si deducono anche solo guardandoti”. Lo guardai con scetticismo.
“Beh, guardando te deduco che sei appena uscito da un pestaggio..”
Il tizio guardò il marciapiede assente “Magari fosse così..”
Mi schiarii la voce, volevo che si ricordasse che stava parlando con me. Lui si scosse dal suo momentaneo torpore e ritornò a fissarmi, ma stavolta con più calma e serietà.
“Sei una ragazza infelice. Perché?”
Rimasi spiazzata da questa domanda, non sapevo cosa rispondere.
“I-i-io.. N-non lo so..”. Deglutii a fatica.
“Il mio ragazzo mi ha mollato..”
“Non è questo, riprovaci” mi rispose il tizio “Torna indietro, quand’è che hai cominciato a non essere più felice?”
Respirai a fondo e scavai nella memoria. “Penso che tutto sia cominciato quando i miei genitori divorziarono, ma allora ero ancora abbastanza felice. Poi..”
“Poi??” mi esortò. “Su, avanti..”
“Si può sapere perché dovrei rivelare la mia vita ad un perfetto sconosciuto?” dissi arrabbiata ed offesa. Chi si credeva di essere per chiedermi della mia vita?
Sospirò. “Ma noi ci conosciamo già, Laila..”.
Feci un passo indietro. “Basta, lo scherzo è finito! Chi sei??”
Fece un passo verso di me, io ne feci due indietro. “Non posso dirtelo, ma posso aiutarti..”.
“Perché tutti sostenete di potermi aiutare?!” dissi furiosa.
“Quando mia sorella è morta la psicologa mi disse la stessa cosa, mio padre mi disse la stessa cosa, mia madre e il suo fidanzato mi dissero la stessa cosa ed ora tu..”. Il ragazzo della fermata si voltò a guardarmi incuriosito. Stavo per rispondergli di girarsi quando il tizio mi bloccò.
"Non ci pensare nemmeno!". Incrociai le braccia e mi misi a fissare il marciapiede sotto di me.
“Ascolta, io non voglio darti una mano a superare la morte di tua sorella. Voglio solo aiutarti a capire che la vita va avanti! Il mondo non smetterà di girare solo perché tu hai i tuoi problemi. Potrà fermarsi un attimo a farti le dovute condoglianze fregandosene di quello che provi, ma poi riprenderà a girare. Non distruggere tutto quello che sei per un senso di colpa..”.
Per la prima volta in vita mia, stavo ad ascoltare qualcuno che non fosse un insegnante o un assistente. E dovevo ammettere a mio malgrado che aveva ragione.
Alzai il volto e lo guardai. “Ora, non puoi fare niente per tua sorella o per i tuoi genitori. Il loro destino è stato già disegnato. Ma tu puoi ancora completare il tuo..”
“Sarebbe fantastico poterlo fare” mormorai.
“E allora perché non ci provi?” il tizio rivolse lo sguardo verso il ragazzo della fermata che era stato tutto il tempo ad osservarci e che adesso infilava frettolosamente il naso nel libro che aveva in mano, assorto di colpo dalla lettura.
“Lo vedi quello lì?” lo indicò con un cenno del capo. “Gli piaci, e gli piacerebbe chiederti di uscire ma non trova il coraggio. Forse potresti dargli una mano..”
Lo guardai. Non sembrava quel tipo di ragazzo che ti chiede di fare sesso al primo appuntamento. “Non so..”
“Che c’è? Hai paura? Credevo non ti spaventassi di niente..” mi sfidò con sguardo beffardo. Risposi con lo stesso tono.
“Infatti non ne ho neanche un po’..”. In quel momento il foglietto che avevo tra le mani mi volò per strada.
“Oh, cavolo. Mi serve! Vado a prenderlo..”. Il tizio mi bloccò di scatto.
“No no! Vado a prendertelo io!”. Risi e lo lasciai fare. Mentre stava per raccoglierlo lo chiamai.
“Ehi! Non mi hai ancora detto il tuo nome!”. Mi guardò sorridendo.
“Se te lo dico, prometti di non cercarmi su Facebook?”. Risi ed annuii. “Bene! Mi chiamo Dennis, Dennis Preziosi”
“Piacere di averti conosciuto, Dennis Preziosi!” Gli sorrisi, come non sorridevo sinceramente da tempo.
In quel momento l’autobus arrivò a tutta velocità alla fermata. Un’auto sbandò dalla corsia e si scontrò frontalmente con l’autobus, proprio sul punto in cui si trovava Dennis.
Fu come se tutto fosse al rallentatore.
Lo vidi scomparire tra le ruote dell’autobus, stavo per svenire.
Urlai, il ragazzo della fermata corse verso di me. “Cosa è successo?”
“Q-quel r-ragazzo è stato i-investito..”
Il ragazzo della fermata mi guardò con curiosità. “Dici quel tizio con cui parlavi poco fa?”. Annuii. “E’ andato verso di la, non ricordi?” mi indicò la strada alla mia destra. Non era possibile, l’avevo visto con i miei occhi attraversare la strada. Doveva prendere il mio foglietto.
“Ma lui.. Doveva prendere il mio foglietto..” Il ragazzo della fermata si chinò e raccolse qualcosa, il foglietto. Era comparso ai miei piedi. Tutto questo era assurdo.
“Su, tranquilla. Non è successo niente, probabilmente avrai visto male..”

Probabilmente..

“Prendi questo autobus anche tu?”
“Si si” risposi.
Mi aiutò a salire sull’autobus e mi fece sedere.
“Comunque piacere, Paolo..”
Pensai a quello che mi aveva detto Dennis. Gli sorrisi e gli porsi la mano “Laila..”. L’autobus partì e in mezzo ai fumi della marmitta mi sembrò di vedere un pezzo di stoffa di colore blu..

 “Ciao tesoro, com’è andata oggi?”
“Tutto alla grande!” le diedi un bacio sulla guancia e le sorrisi. Mia madre mi guardò stranita.
“Sei sicura di stare bene? Non sei mai stata così felice!”
“Beh, ho incontrato una persona che mi ha chiarito le idee..”
“Sia benedetta questa persona!” Disse ridendo mia madre.
Andai in camera mia, pensai a Paolo, e poi pensai a Dennis.
Ma noi ci conosciamo già, Laila..”.. Era per caso un vecchio amico di famiglia ed io non me lo ricordavo?
“Mamma?”
“Si amore?” mi rispose dalla cucina.
“Ricordi un certo Dennis Preziosi?”
Mia madre spuntò dalla cucina, i capelli spettinati, il grembiule sporco di salsa.
“Non ricordi? È il nostro vicino di casa..” Adesso ricordavo! L’avevo incrociato varie volte per le scale, ma non ci eravamo mai parlati!
“.. E’ morto una settimana fa, io sono andata al funerale ma tu non sei voluta venire ricordi?”
“Cosa?”.. Mi sentivo svenire.
“Si, è morto, stava andando ad una festa ed è stato investito. È stato trovato il suo corpo sporco di cemento da asfalto, ma per fortuna intatto, povero ragazzo..” Non può essere..
“Laila? Stai bene? Sei pallida come un lenzuolo!”
“Si sto bene, devo solamente uscire un attimo..” presi il cappotto e uscìì. Bussai alla porta accanto alla nostra. “S.Preziosi” c’era scritto, un fiocco nero era attaccato al campanello. Come avevo fatto a non accorgermene prima. Suonai e aspettai che la porta si aprisse..

EPILOGO
Dennis Preziosi (23 Maggio 1988 – 14 Marzo 2009)
Compianto dai suoi genitori e dai suoi parenti e amici, è volato in un posto migliore, ma il suo ricordo rimarrà sempre nei loro cuori. Con tutto il loro affetto
Mamma e papà



Poggiai il mazzo di fiori sulla tomba e tolsi quello vecchio ormai appassito. Con la mano, tolsi un po’ di muschio che si era formato sulla parola Dennis. Mi avvicinai alla fontana e mi lavai le mani. Dopodiché tornai davanti alla tomba. Paolo mi abbracciò da dietro, dandomi un bacio in guancia. Stavamo insieme da un anno ormai. E lo dovevo tutto a lui, anche se nessuno mi credeva, compreso Paolo.
“Sai che ho fatto più scarpinate qui che all’università?” disse ridendo.
“Beh, dobbiamo ringraziare lui per averci fatto mettere insieme..” risposi.
“Oh, ancora con questa storia?” disse sorridendo Paolo.
Misi il broncio. “Guarda che è vero..”
“Ok Ok! Però non mettermi il broncio, anche se sei molto carina quando lo fai..” mi diede un lieve bacio a fior di labbra.
“Allora, cosa posso fare per farmi perdonare?”. Ci pensai un attimo.
“Facciamo una preghiera per lui e diciamogli grazie..”
“Ok allora..” si mise accanto a me e si inginocchiò sulla tomba.
“Riposa in pace, Dennis. Speriamo che tu abbia trovato la luce e tutti i tuoi cari volati assieme a te. Vogliamo quindi augurarti buon riposo e.. Grazie”.
Si alzò e vene verso di me, mi baciò di nuovo delicatamente “Per avermi fatto incontrare una ragazza meravigliosa”.
Lo abbracciai e risi, avevo le lacrime agli occhi. Guardai la foto nella tomba di Dennis. Rideva, con me.

Grazie tante Dennis..
  
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