Mamma.
Cosa dovrei dire? Me ne sto andando, e non credo tu possa fermarmi.
Questa sottospecie di lettera non ha senso, lo so, e non so nemmeno perché la sto scrivendo, forse semplicemente perché non mi sembra giusto, lasciarti senza nemmeno una parola.
Perché me ne vado, ti chiedi? Non è così difficile da indovinare, credo tu lo sappia già. Credo che anche tu avresti voluto che me ne andassi, ho la orrenda sensazione che tu l’abbia sempre desiderato, fin dal primo momento.
Io me ne vado perché ti odio.
Ti odio da un sacco di tempo, non so nemmeno più quanto.
Ti odio perché non mi hai mai detto che sono bravo, non mi hai mai preso in braccio. Ti odio perché non ti è mai importato molto di me, non mi hai mai sorriso, non ultimamente. Non mi hai mai svegliato sfiorandomi dolcemente, sussurrandomi hey o cose simili, cose da mamma. Ti odio perché adesso che me ne sto andando, tu piangerai e ti porterai la mano alla bocca. Singhiozzerai un po’, e dopo tornerai nel salotto, affogando ogni tuo ricordo in una birra, o in un sacchetto d’erba. Ti odio perché domani non ti ricorderai nemmeno della mia esistenza.
Ti odio perché magari stai ridendo di me, adesso.
Ma soprattutto, ti odio perché mi saluterai con un ciao strascicato e annoiato, oppure nemmeno quello. Ti odio perché non saprai nemmeno ciò che succederà.
Ti odio, ecco.
Non so che altro aggiungere, mamma.
Vorrei che tu fossi diversa, vorrei che io fossi diverso. Vorrei essere una persona normale, con problemi normali, e che tu non mi guardassi sempre con quello sguardo nauseato e compassionevole.
Non è molto, ti pare?
Forse è troppo di quanto io possa pretendere.
Jimmy.