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Autore: CaskaLangley    24/11/2010    16 recensioni
Raccolta di brevi storie sui vari personaggi :3
01. "Tra l'amore e la missione, sceglievano sempre la missione." [Makoto]
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Makoto/Morea
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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01. Makoto

Era scoppiato un temporale estivo. Makoto, che aveva preso la strada più lunga, arrivò a casa con la divisa zuppa. Le scarpe bagnate lasciavano impronte nell’atrio, non importava quanto le asciugasse, poi vide le plastiche protettive degli ombrelli che qualcuno aveva abbandonato lì, appiccicate alla fanghiglia, e sospirando si ripromise che sarebbe scesa a mettere in ordine.
Aveva lasciato Usagi davanti a casa - lei aggrappata all’ombrello rosa e giallo pallido, a strillare ad ogni tuono- e quando aveva guardato dentro, la sua rumorosa famiglia all’entrata che l’aspettava, Makoto aveva sentito in sé un dolore egoista, che non poteva lasciarle vedere. Le era toccato sorridere, rifiutando l’invito a una fetta di torta e tè caldo della signora Tsukino.
Preparerò una torta da sola si disse, pensando già a rimboccarsi le maniche, e in quanto al tè non mi manca di certo. Quasi poteva sentirne l’odore – more o mirtilli, arancia o cannella?- entrando, e come sempre, per un attimo, provò qualcosa di molto simile all’odio, o almeno al fastidio, accendendo la luce e scoprendo come una novità i cuscini frou frou sul divano, le tende con su le farfalle che sembravano volare, così, al vento che entrava dalla finestra. Subito corse a chiuderla, l’acqua non era entrata ma il freddo sì, s’era mangiato il calore dei termosifoni su cui Makoto appoggiò le mani, che si scongelarono. Era così doloroso…strano, non è vero?, che una bella sensazione debba anche far male.
Si guardò attorno, sentendosi gradualmente a casa, la casa che aveva scelto, che aveva arredato a suo gusto, facendo attenzione a ogni dettaglio. Eppure anche quegli oggetti così amati, proprio come le dita infreddolite, avevano bisogno di un po’ di tempo prima di riprendere il loro colore. Le sembrava trattenessero, come certi odori, il pensiero che l’aveva accompagnata comprandoli.
Amore, amore, amore.
Tutto il possibile per ricreare amore.
Makoto allontanò le mani dal termosifone e le mosse. Grazia al cielo, si disse guardando fuori, aveva almeno ritirato le piante. Non le piaceva l’estate, troppi temporali, accumulava tensione. Dava continuamente la scossa, in particolare ad Ami, che sorrideva malgrado la vena minacciosa che le si gonfiava in fronte.
Pensò all’estate dei suoi tredici anni, ne dimostrava già quindici. Pioveva anche quel giorno, lei sotto l’ombrello col suo primo amore, e al fragore di un tuono si era aggrappata al suo braccio, fingendosi spaventata. Solo quella volta, una soltanto, lui era stato tenero.
Agli uomini piacciono le ragazze indifese si disse ridendo, allontanandosi dalla finestra.
Negli anni quel ricordo, che le era stato caro, si era opacizzato.
Si sentiva in imbarazzo e svalutata, arrabbiata con se stessa per averlo permesso.
Ma era solo una bambina.
Sono ancora una bambina si ricordò, mettendo a bollire l’acqua.
C’era una lavagna, in cucina, contornata di dolcetti in rilievo. Una volta la usava soltanto come lista della spesa. Adesso era piena di disegni, messaggini, kanji che Ami correggeva – dal nulla era spuntato un pennarello rosso, e non si sarebbero stupite scoprendo che lei l’aveva comprato apposta, anche se negava. Minako, chissà come, gliene aveva rotto un pezzo. Si era scusata per ore, ma Makoto aveva riso, e proprio lei, che aveva a cuore le sue cose quasi fossero persone, dicendole “non importa” si era resa conto che non le importava veramente. E’ solo un oggetto, si trovò a pensare, è più bella così.
Asciugandosi i capelli con una salvietta, in bagno (si laverà dopo, non c’è alcuna fretta), si osservò al buio.
Quante volte pensava – no, peggio: pregava! Pregava gli dei, perché la cambiassero!- di voler essere molto più bassa, più magra, più bella.
Se fosse stata debole. Se avesse pianto spesso. Se le avessero fatto paura i tuoni.
Gli uomini preferiscono le ragazze così.
Ma allora Makoto sarebbe stata indifesa, e non l’avrebbe sopportato.
Makoto dei nastri tra i capelli, delle gonne vaporose che s’imbarazzava a portare, Makoto che non aveva mai lasciato un uomo batterla a braccio di ferro. Erano parti di lei, che le erano care, preziose come diamanti che aveva strappato lei stessa alla pietra, graffiandosi le mani. Non ne avrebbe più dato via un grammo.
Ed era così importante, in fondo, che un uomo l’amasse?
Pensò ai ragazzi che le erano piaciuti, ad Ami e Rei, che neanche ne volevano sentir parlare, e poi a Minako, che era come lei – ma davvero? Loro due volgevano sempre lo sguardo all’amore, questo luminoso amore, ma quando l’amore bussava si nascondevano dietro la porta, tiravano il catenaccio, guardavano dallo spioncino tossendo: “Mi spiace, ma oggi sto male”.
La missione è più importante.
Tra l’amore e la missione, sceglievano sempre la missione.
Che cosa inseguivano, un miraggio? O era soltanto una bugia innocente, detta per sentirsi più normali, ben sapendo che se anche i loro ricordi fossero rimasti sigillati avrebbero comunque vissuto incerte la loro vita, chiedendosi cosa mancava, scavando in cerca di qualcosa che avevano seppellito senza nemmeno sapere cosa fosse.
Sarebbe morta, per amore?
Questo non lo sapeva. Ma era morta per Usagi, e l’avrebbe rifatto.
Makoto, ancora con l’asciugamano in testa, si avvicinò alla finestra.
Tokyo non si piegava al temporale, anzi sembrava sfidarlo, assorbirne in qualche modo la potenza proprio come lei. Le luci rosse e gialle, lattiginose attraverso le gocce, si mescolavano in una pennellata elettrica beluginante. Anche questa città, che ora sembrava eterna, un giorno si sarebbe addormentata, e sul suo giaciglio sarebbe nata una nuova città, ancora più grande, di cristallo. Makoto l’avrebbe vista, e avrebbe vissuto una vita che altri altri sembrava eterna, finché anche la Regina si sarebbe addormentata, una nuova Regina sarebbe salita al trono, nuove Guerriere l’avrebbero protetta, e Makoto, insieme alle sue compagne, avrebbe aspettato il suo turno per spegnersi come una stella.
Si sentì triste, per un secondo, ed era sciocco: piangere per una vita lunga, così lunga da non potere neanche immaginarla senza che il respiro si mozzasse. Non era forse un sollievo, a ben vedere, sapere che tutto sarebbe andato avanti anche senza di lei, e che un giorno lontano avrebbe finalmente deposto le armi per riposarsi, serena?
Ma rise di sé, scuotendo la testa: può la vita, a quindici anni, sembrarti poca?
E chi mai direbbe di aver vissuto abbastanza?
Ci sono locali da scoprire, miscele di tè esotici da assaggiare, pomeriggi per studiare e lamentarsi con le amiche. Usagi avrebbe avuto una bambina, Ami salvato vite, Rei scrutato anime, e Minako – beh, Minako avrebbe fatto innamorare una nazione.
E lei?
Si accorse, non senza stupore, che non le importava.
Come potrebbe volere di più? Come, se già aveva tutto questo?
Makoto posò l’asciugamano e uscì, ancora bagnata, a guardare in faccia la furia della tempesta. Poi sorrise, rientrando, e l’impasto, si disse, l’impasto dovrà riposare per tutta la notte. Sarà la torta migliore che abbia mai fatto. Ma prima si deve togliere i vestiti zuppi. Sì, farà così. E dopo chissà.

*

Note incoerenti dell'autrice
Voi non potete capire quanto amavo Makoto, da bambina, ne ero ossessionata XDD A parte che mi sembrava di somigliarle fisicamente (ehy, ero una bambina XDD e poi sono rimasta tappa, sigh), credo mi affascinasse già allora la dualità garbata del personaggio, senza scosse violente. Ancora oggi non sopporto i personaggi femminili che "sembrano maschiacci ma IN FONDO sono femminili" "sembrano forti ma IN FONDO sono sensibili" (come se poi essere forti significasse essere insensibili xD"), ma continuo ad amare Makoto, perché lei non è una cosa ma in fondo anche l'altra, lei è entrambe. E questo mi piace.
Insomma, sono tre righe in croce un po' così, mi rendo conto x_x, ma per me è stato molto emozionante scrivere di lei, lo ammetto XD La mia ten-years-old-self saltellava qua e là.
Beh, insomma, questa sarà una raccoltina, aggiornata non so quanto regolarmente XD e principamente basata sull'universo del manga perché lo trovo più complesso e affascinante, anche se voglio bene pure all'anime <3 La primissima storia che mi è venuta in mente, in realtà, era su Ho in mente un'altra storiella su Minako e Artemis, ma insomma, non potevo certo lasciarli prima di Mako-chan u_u anche se li amo.
Ancora due note. La prima, scusatemi se ho scazzato con le virgole XDD sto rileggendo la Woolf e non vedo più buoni motivi per limitarle. Non li vedrò per un po'. La seconda, tanto per cambiare il titolo viene da un album di Tori XDDD ma questa volta è stata una scelta sensata, lo giuro. Prima di tutto, "Under the pink" è perfetto per quello che vorrei cercare di fare con queste storielle, nel mio piccolo, ossia grattare un po' la superfice patinata della storia, pur senza renderla incoerente. Poi Tori ha sempre cantato di donne, della femminilità in tutti i suoi aspetti, e oltre a rispecchiare diversi tipi di donne le guerriere Sailor sono state la prima gettata di cemento sulla base della mia crescita femminista XDD Come dimenticarle?
Beh, spero vi sia piaciuta :* Abbracciozzi <3

  
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