LA CASA
Avevo già
esperienza di cosa significasse “disordine”,ma vi assicuro che questo non era
un semplice “disordine”, e non so cosa fosse.
La porta era aperta, e appena entrata, c’era una nuvola di
fumo che si spargeva per tutto l’ambiente. I quadri che erano stati appesi con
cura, ora erano tutti per terra. Entrai in cucina: era tappezzata di piatti,
bicchieri, posate, avanzi di pizza, bottiglie aperte di birra, succhi di
frutta, coca-cola; tutti gli scaffali e armadi della cucina erano aperti e solo
alcuni avevano mezzo sportello chiuso. Mentre mi dirigevo verso le altre
stanze, notai che il pavimento era appiccicoso e sporco in una maniera
incredibile. Diedi uno sguardo veloce a ciò che era una volta il soggiorno,
dico così perché sembrava che era passata una mandria di elefanti che si era
messa a ballare all’interno dela stanza. Alcune lampadine erano fulminate e
quel bel lampadario antico,di ceramica fina, e il paralume di vetro di murano
roseo che gli era stato regalato con tanto amore dai suoi genitori per
Natale..bè ora ne era rimasto solo un pezzo di comune vetro. Salii le scale che facevano da stendipanni poichè
appoggiati in modo selvatico, vi erano pantaloni, magliette, maglioni, canottiere,
calzetti..tutti stranamente puliti. Voltai verso destra dove c’era il bagno, e
anche lì uno spettacolo indecoroso: appena entrata stavo per soffocare dal fumo
che c’era e non si riusciva a distinguere che differenza c’era fra quel bagno e
la giungla, infatti entrai ed uscii immediatamente. Mi voltai, e cercai fra
quel macello di vestiti, striscioni di carta strappati, palloncini a non
finire, e dulcis in fundo: avanzi di cibo, di arrivare alla sua stanza.
Sembrava che stavo facendo una corsa agli ostacoli! Finalmente, superstite di
questa dura prova, fui capace di accedere alla sua stanza: appena mi affacciai,
mi sorprese una puzza di fumo e alcool e infatti indietreggiai per riprendere
un minimo di ossigeno che mi permettesse di sopravvivere. Presi coraggio ed
entrai. Era tutto buio e così andai a sbattere contro i vari mobili e armadi e
mi diressi direttamente alla finestra per cercare di illuminare, almeno quanto
possibile, la camera. Tirai la corda con tutte le mie forze e tirata su la
persana, cacciai un grido degno di Tarzan! Vidi il mio amico disteso sopra il
letto con il volto rivolto verso di me e sulla bocca aveva una cosa non ben
identificata: liquida, rossa… come chiunque, pensai che gli fosse capitato
qualcosa, invece andai per svegliarlo e mi accorsi che erano soltanto delle
fragole sciolte a causa del calore delle coperte. Andai per scuoterlo e non so
a cosa assomigliasse quel tipo di muggito e ciancicare di parole, allora decisi
di svegliarlo con la maniera più dolce, dopotutto per mettere la casa in quel
modo, ci vuole fatica..presi il suo megafono e urlai con tutto il fiato che
avevo:
-SVEGLIA!!!-
e lo vidi staccarsi dal letto di qualche metro e poi
ritornare giù. Non so cosa mi disse o più che altro feci finta di non capire,
ma dopo si alzò e mi disse
-
e tu cosa ci fai qui?-
-
ho visto la porta aperta e sono entrata!-
Si mise una canottiera, dato che era in boxer, e scese al
piano di sotto ancora barcollando ma dopotutto erano solo le 3 del pomeriggio!
Io gli stavo dietro con la paura che cadesse da un momento all’altro.
Arrivati in cucina, si fece un panino e non so da dove tirò
fuori quella roba,a quel punto gli dissi:
-devo darti una mano a sistemare, a rendere leggermente più
accogliente questa casa?-
-perché dov’è tutto questo disordine?-
-va bè tu vai al lavoro e ci penso io ala casa-
Si accese una sigaretta e io gliela buttai per terra,
perchénon sopportavo l’odore del fumo
-ehi ma che fai?- mentre lo diceva fece per riprenderla da
sotto il mio piede, così tutti i suoi ricci ribelli si mossero in qua e là.
-penso alla tua salute- replicai
-si,si…uffa che pizza che sei..yhawn..-sbadigliò-va bè io
vado a farmi una doccia e poi parto..se ti va sistema quello che puoi-
-ok..vai pure a fare la doccia, io intanto inizio..-
Così salì le scale e fece scorrere l’acqua della doccia. Io
rimasta al piano di sotto,accesi lo stereo a tutto volume con il soundtrack di
‘dirty dancing’.
IL LAVORO
Era una persona particolare: non era un bel ragazzo, qualche volta era
maldestro,ma aveva talento per quello che faceva, ci metteva tutto se stesso.
Mia madre lo conosceva sin da piccolo e qualche volta mi raccontava le sue
avventure: c’era da ridere veramente! Per esempio mi raccontava quando suo
padre lo faceva giocare a baseball che gli tirava la pallina, e lui invece di
prenderla, si lasciava colpire, e dopo un po’ diceva –ahi!-, inoltre aveva seri
problemi di comunicazione, infatti soffriva di dislessia e veniva spesso
portato in giro dai compagni di scuola. Crescendo, questo problema non sparì
del tutto ma migliorò. Un giorno decise che da grande avrebbe voluto fare
l’attore e dopo aver frequentato parecchie scuole di recitazione, e daudizioni
dopo audizioni, alla fine lo presero come controfigura di un film che sarebbe
diventato famosissimo: ‘Frankenstein’.
Come inizio di carriera non era male. Quando ormai era
adulto, si comprò una casa vicino alla mia e quando venne ad abitarci, circa un
anno e mezzo dopo averla acquistata, perché non era molto sicuro di vivere da
solo, fece subito amicizia con me che ero appena un’adolescente. Spesso giocavo
insieme a lui e se devo dire la verità, ero più brava io. Molte volte la mia
famiglia ed io, andavamo a casa sua per vedere il film che usciva, in cui lui
faceva qualche comparsa. Infatti quando c’era quella scena, lui si metteva a
saltare e gridare per indicarci il punto esatto dove lui era passato davanti
alla telecamera. Rimetteva rewind e ci faceva rivedere la scena per una ventina
di volte. Alcuni periodi, non lo vedevo per mesi a causa del suo lavoro, lo
chiamavano tutti i più grandi registi del mondo dell’horror, oppure lo
chiamavano per fare la controfigura di un mostro, tanto a lui riusciva bene,
oppure quando dovevano fare una scena pericolosa. Man mano che cresceva, avendo
sempre più impegni, la sua casa assumeva sempre più l’aspetto di un vivaio in
mezza ad una giungla. Così ogni tanto quando non avevo molto da studiare,
andavo a casa sua, dopo essermi fatta la copia delle sue chiavi, e gliela
sistemavo un po’,per quello che potevo. Mi divertivo a fare le sue faccende di
casa, perché quando ritornava, mi dava delle piccole mancette(non vi illudete
quando dico piccole,sono piccole) in più aveva uno stereo gigantesco dove
appena si inseriva un cd, sembrava di stare ad un concerto live. E solo quando
lo accesi la prima volta, mi resi conto come facevano a diventare in quel modo
i suoi capelli. Un giorno invece di accompagnarmi a scuola mi portò sul set
dove avrebbe dovuto girare la scena più importante del film cioè la morte del
suo personaggio. C’erano dei bei attori e fefci amicizia con tutti loro. Ripetè
quella scena per circa una quarantina di volte, perché non riusciva a dire la
battuta assegnatagli, perché ogni tanto gli prendevano degli attacchi forti di
dislessia e non riusciva a controllarsi così si disperava e doveva sempre fare
una pausa prima di riprendere. Io gli avevo insegnato un metodo cioè di fare un
bel respiro e di calmarsi. Poi avrebbe dovuto leggere lettera per lettera,
parola per parola e infine la frase. Ma non mi dava mai ascolto. Mi piaceva
molto il lavoro che faceva, anche se ci voleva molta pazienza, e dote
soprattutto. Caratteristiche che lui non aveva molto ben sviluppate.
PIACERI E DISPIACERI
Proprio
una bella giornata per questa stagione. Il sole splendeva alto e i rami secchi con le foglie a terrra,
assumevano una tonalità di marrone che era unica nelle giornate solari. Uscii
di casa per prendere il giornale e vidi una folla davanti alla casa vicina.
Provai ad avvicinarmi. Ero ancora in pigiama. Mi girai attorno e notai che non
c’era un ragazzo, ma solo ragazzine più piccole di me, con un block notes che
urlavano e strillavano “esci..esci..esci..”. cercai con vari spintoni, di
arrivare alla porta di casa. Ma era chiusa. Feci il giro della casa e
attraverso una scaletta nascosta dall’edera, salii fino alla stanza di colui
che cercavano. La serranda era alzata e io potei entrare con facilità. Feci un
piccolo salto e atterrai cadendo facendomi male alla caviglia. Mi alzai in
piedi. Uscii dalla camera da letto,poiché non c’era nessuno, e mi diressi verso
la cucina. Scesi le scale e gridai:
-vieni
fuori, non puoi nasconderti-senti uno scricchiolio provenire dal bagno. Corsi
immediatamente ma la porta si chiuse prima di me. Bussai ripetutamente ma
nessuno rispondeva. Cominciai a calciare e dare pugni e all’improvviso una
voce:
-perfavore
vai via..voglio rimanere da solo-
-che
hai combinato per ridurti in questa situazione? Avanti esci fuori e affronta da
uomo la situazione-
-no..dai ti prego ritorna a casa-
-se non apri la porta in questo istante, giuro la
sfondo..avanti-
-ma mi sto facendo la doccia e sono nudo..-
-non mi interessa..voglio che esci per chiarire questa
faccenda e poi vado subito via-
-ok..però non è che dopo ti impressioni?-
-avanti sciocco..esci..e mettiti un accappatoio addosso-
-non ci sono…li ho tutti nell’armadio della biancheria in
camera mia-
-ok..vado a prendertene uno..però dopo esci..-
-ai suoi ordini!..-
Così andai per prendere l’accappatoio giallo..il suo colore
preferito. Ritornai davanti alla porta con quello che gli serviva in mano.
Bussai:
-adesso esci?..forza..non fare il bambino..-
-va bene però copri gli occhi..-
-ma certo non aver paura…farò quello che vuoi..però
sbrigati-
-ok..allora esco..pronta?..3..2..- e poi uscì. Senza dire
uno!Io non mi ero coperta gli occhi perché aspettavo che lui dicesse l’uno.
Così lui era davanti a me io feci per alzare la mano e coprirmi gli occhi ma
poi mi accorsi che non era nudo..aveva indosso un paio di jeans e basta..
-tu sei tutto scemo- e gli diedi un piccolo schiaffetto al braccio.
-ti avevo detto che ero nudo..non interamente..piccolina..-
lui sapeva benissimao che quando mi diceva in quel modo io diventavo furiosa,
così gli voltai le spalle e scesi le scale con le braccia conserte e con il
naso all’insù. Lui con la spinta che si diede alla ringhiera del piano di
sopra, fece un salto e atterrò davanti a me, e si inginocchiò:
–scusate, vi prego potreste mai perdonarmi o mia
principessa?..le chiedo umilmente perdono…- aveva utilizzato proprio la parola
che mi diceva quando ero piccola ‘principessa’ che io amavo molto, così lo
‘perdonai’. Lui si alzò e mi diede la mano, per completare insieme la fila di
scale.
Andammo in cucina e mi sedetti sullo sgabello mentre lui,
dall’altra parte del tavolo sulla sedia all’incontrario.. poi io mi rialzia
perché avevo sete e aprii lo sportallo dove erano i bicchieri e piatti.. ma non
ci arrivavo così lui, sentendo i miei sforzi si alzò e me lo prese lui.
–mangia più spinaci..così cresci..- e io
-e tu mangia il pesce..così contiene un po’ di fosforo che
ti fa crescere di intelligenza..-così lo feci rimanere zitto.
Fuori la folla di ragazzine premeva violentemente verso la
porta.. così mi venne in mente la domanda che dovevo rivolgergli
-allora come mai questa folla di adolescenti esaurite, davanti
alla porta?-
-ma sai…- e si mise una mano in mezzo ai soliti riccioli
scombinati –l’ultimo mio film- continuò –ha riscosso un successo che io non mi
sarei mai aspettato e che mi ha dato popolarità immediata..- io stavo per
scoppiare a ridere.. lui famoso?!
–lo so che per te è strano..ma adesso è così..può darsi che
fra qualche mese mi ritrovo sotto un ponte..o magari a ricevere un oscar..chi
lo sa?-
-non montarti troppo la testa..rimani con i piedi per
terra..capito matterello?..- e gli detti un piccolo schiaffetto sulla mano che
aveva rimesso sul tavolino..lui però me la bloccò prima che io potessi
ritirarla. Si mise a studiarla, rigirandola e toccandomi ad una ad una le dita,
-che bella mano che hai, non l’ avevo mai notata..-
a quel punto non feci a meno di ritirarla e metterla sotto
il tavolo.
–scusa non volevo creare imbarazzo, era un complimento..non
montarti anche tu la testa..- io non sapevo che dire..ma poi intervenni
mostrandogli la lingua. Così si mise a ridere. Si alzò dalla sedia e venne
verso di me io continuai a fissare i suoi occhi. Mi toccò i capelli lunghi
biondi che avevo e li accostò al naso –che buon odore che hai..veramente
buono..- io continuavo a rimanere in silenzio, non sapevo proprio che dire. Non
mi sarei mai aspettata queste cose da lui.. voltò il mio volto verso di lui, e
avvicinò il suo al mio. Mancava proprio poco e ci saremmo..bè si... Si avvicina
alla mia guancia e mi da un piccolo bacio poi si sposta alla mia orecchia e mi
sussurra
–questo è recitare…- così ruppe tutta quell’atmosfera che
si era creata. Io scattai in piedi e lo iniziai a rincorrere per tutta casa.
Lui continuava a ridere e io che gli urlavo dietro. Avevo il fiatone e sentivo
i suoi sogghigni ovunque. Lo cercavo in bagno e lui era in camera, scendevo giù
in salotto e lui era in bagno.
–giuro che se ti prendo ti riempo di botte, non si gioca
con i sentimenti degli altri, attore da strapazzo..-
-tanto non mi prendi.. Non ce la fai.. ah ah ah..-
Così andammo avanti fino all’ora di cena quando io andai in
cucina chiusi la porta a chiave e iniziai a mangiare. Sapevo benissimo che lui
non poteva resistere senza cibo
–senti questa insalata quanto è buona.. e questo formaggio
poi.. non sai cosa ti perdi..-
stavo per chiudere lo sportello del frigorifero quando me
lo vedo davanti così da impuntarmi il succo che stavo bevendo.
–allora come ti permetti di mangiare in casa mia?-
-adesso ti faccio fuori- replicai. Così lui con scatto
felino corse ad aprire la porta della cucina e scappò di nuovo.
–tanto dove vai per i tetti?-
-intanto prendimi poi se ne parla-
-è una sfida?-
-si, una vera e propria sfida. Tu prendimi e potrai
picchiarmi quanto vuoi-
-ok, preparati perché la tua fine è vicina-. Dopo corse e affanni, si erano fatte le 22.30 e io dovevo ritornare
a casa. Così io presi il mio giornale che avevo posato in cucina la mattina
stessa, e feci per aprire la porta, quando lui mi bloccò l’uscita. –tu non vai
da nessuna parte, stasera rimani a dormire da me. Avverto io i tuoi genitori.
Fuori è buio e è pericolosoo per una ragazzina come te. Tanto sei già in
pigiama e la stanza degli ospiti è pronta proprio per te.-
-non voglio rimanere a casa di un pazzo furioso,
soprattutto se è un attore e soprattutto se sei tu.- ma come se non avessi
detto niente. aveva già la cornetta del telefono e stava già parlando con mio
papà, che era diventato anche il suo dopo la perdita a quattro anni del suo
padre biologico.
–fatto, ora puoi stare tranquilla e finire di goderti la
serata con me, il tuo migliore amico che ti vuole tanto bene. Se vuoi il bagno
è a tua disposizione, se vuoi ascoltare la musica o vedere la tv per me non c’è
problema.-
-mettiamo in chiaro una cosa, io non sono una ragazzina
perché ho 18 anni suonati, so parlare anche da sola con i miei genitori, e
soprattutto non voglio consigli da te. Vile traditore.- All’improvviso suonò il
campanello di casa e lui fece per aprire quando si precipitarono sulla soglia
una decina i fotografi e giornalisti. I mille flash mi avevano stordito e anche
spaventato.
–andatevene via, parlate con chi di dovere, io non vi dico
niente. fuori lasciatemi in pace!- così chiuse la porta.
-scusami tanto Claire non è colpa mia. Qualcuno deve
avergli riferito dove abito e ora sono in continua pressione con questi
giornalisti di gossip.-
-non fa niente, io però ora sono stanca e vorrei andare a
dormire, sono ancora un po’ scossa però sto bene.-
-sicura? Se vuoi ti faccio una tisana così ti tranquillizzi
e dormi meglio.-
-non ti preoccupare, lascia stare, vado sul letto così mi
calmo lo stesso.-
-ma dai aspetta- e si diresse in cucina e tirò fuori, da
non so dove, un pentolino e una bustina contenente l’infuso. Mi sedetti e e
poggiai i gomiti sulla tavola, misi le mani in mezzo ai capelli e sbadigliai.
Mentre stava aprendo l’acqua, soffermai il mio sguardo sulla sua schiena. I
movimenti che faceva e come si riflettevano sui muscoli, erano straordinari,
tutto aveva una sua armonia. Certo aveva una bella schiena. Lui si accorse di
come lo stavo guardando e accennò un sorriso. Finalmente la tisana era pronta.
Mi dette la tazza dove ci versò l’acqua bollente e l’infuso, poi ne prese anche
un po’ per sé. Mi accorsi che mi fissava
–che c’è? Perché mi guardi così?-
-niente-
-allora perché continui a fissarmi?-
-non posso guardare una ragazza carina come te, che mi fa
da baby-sitter, da donna delle pulizie, da manager?-
-dai non esagerare..-
-dico sul serio..sei una ragazza seria, beato chi ti sposa-
-lasciamo stare il matrimonio..non è nei miei prossimi
obiettivi-
-va bè comunque potresti iniziare a pensarci, anche ad un
fidanzato, a qualcuno che stia vicino a te e che ti voglia bene- -non mi va di
pensarci adesso, soprattutto ora che sto nel pieno dei miei studi, perderei la
concentrazione e mi distrarrrei troppo.- Poi alzai la tazza per bere e sentì un
urlo di dolore, così l’ abbassai e vidi la sua tisana interamente rovesciata
sulla sua pancia, che oltretutto era nuda. Posai immediatamente la tazza sul
tavolo e corsi a prendere un panno asciutto per asciugarlo, e un po’ di ghiaccio
avvolto in un altro panno. Mentre cercavo di vedere se si era ustionato, lui
alzò il mio volto e avvicinò il suo al mio. Mi guardò e un secondo dopo ci
ritrovammo labbra sulle labbra, in un tenero e romantico bacio. Feci per
staccarmi ma le sue mani andarono dietro alla mia testa e mi avvicinarono
ancora di più a lui. Sentì in me un ‘calore’ immenso che era un misto fra
emozione, imbarazzo e bene che gli volevo, bè io ho dato un nome a questo
‘calore’: amore. Amore che avevo verso di lui.
The end