Fanfic su attori > Orlando Bloom
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Autore: little_fairy    25/11/2005    4 recensioni
Un uomo che tolti i panni dell'attore da strapazzo,è una persona come le altre,se non peggio.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Avevo già esperienza di cosa significasse “disordine”,ma vi assicuro che questo non era un semplice disordine

                LA CASA

Avevo già esperienza di cosa significasse “disordine”,ma vi assicuro che questo non era un semplice “disordine”, e non so cosa fosse.

La porta era aperta, e appena entrata, c’era una nuvola di fumo che si spargeva per tutto l’ambiente. I quadri che erano stati appesi con cura, ora erano tutti per terra. Entrai in cucina: era tappezzata di piatti, bicchieri, posate, avanzi di pizza, bottiglie aperte di birra, succhi di frutta, coca-cola; tutti gli scaffali e armadi della cucina erano aperti e solo alcuni avevano mezzo sportello chiuso. Mentre mi dirigevo verso le altre stanze, notai che il pavimento era appiccicoso e sporco in una maniera incredibile. Diedi uno sguardo veloce a ciò che era una volta il soggiorno, dico così perché sembrava che era passata una mandria di elefanti che si era messa a ballare all’interno dela stanza. Alcune lampadine erano fulminate e quel bel lampadario antico,di ceramica fina, e il paralume di vetro di murano roseo che gli era stato regalato con tanto amore dai suoi genitori per Natale..bè ora ne era rimasto solo un pezzo di comune vetro. Salii  le scale che facevano da stendipanni poichè appoggiati in modo selvatico, vi erano pantaloni, magliette, maglioni, canottiere, calzetti..tutti stranamente puliti. Voltai verso destra dove c’era il bagno, e anche lì uno spettacolo indecoroso: appena entrata stavo per soffocare dal fumo che c’era e non si riusciva a distinguere che differenza c’era fra quel bagno e la giungla, infatti entrai ed uscii immediatamente. Mi voltai, e cercai fra quel macello di vestiti, striscioni di carta strappati, palloncini a non finire, e dulcis in fundo: avanzi di cibo, di arrivare alla sua stanza. Sembrava che stavo facendo una corsa agli ostacoli! Finalmente, superstite di questa dura prova, fui capace di accedere alla sua stanza: appena mi affacciai, mi sorprese una puzza di fumo e alcool e infatti indietreggiai per riprendere un minimo di ossigeno che mi permettesse di sopravvivere. Presi coraggio ed entrai. Era tutto buio e così andai a sbattere contro i vari mobili e armadi e mi diressi direttamente alla finestra per cercare di illuminare, almeno quanto possibile, la camera. Tirai la corda con tutte le mie forze e tirata su la persana, cacciai un grido degno di Tarzan! Vidi il mio amico disteso sopra il letto con il volto rivolto verso di me e sulla bocca aveva una cosa non ben identificata: liquida, rossa… come chiunque, pensai che gli fosse capitato qualcosa, invece andai per svegliarlo e mi accorsi che erano soltanto delle fragole sciolte a causa del calore delle coperte. Andai per scuoterlo e non so a cosa assomigliasse quel tipo di muggito e ciancicare di parole, allora decisi di svegliarlo con la maniera più dolce, dopotutto per mettere la casa in quel modo, ci vuole fatica..presi il suo megafono e urlai con tutto il fiato che avevo:

-SVEGLIA!!!-

e lo vidi staccarsi dal letto di qualche metro e poi ritornare giù. Non so cosa mi disse o più che altro feci finta di non capire, ma dopo si alzò e mi disse

-         e tu cosa ci fai qui?-

-         ho visto la porta aperta e sono entrata!-

Si mise una canottiera, dato che era in boxer, e scese al piano di sotto ancora barcollando ma dopotutto erano solo le 3 del pomeriggio! Io gli stavo dietro con la paura che cadesse da un momento all’altro.

Arrivati in cucina, si fece un panino e non so da dove tirò fuori quella roba,a quel punto gli dissi:

-devo darti una mano a sistemare, a rendere leggermente più accogliente questa casa?-

-perché dov’è tutto questo disordine?-

-va bè tu vai al lavoro e ci penso io ala casa-

Si accese una sigaretta e io gliela buttai per terra, perchénon sopportavo l’odore del fumo

-ehi ma che fai?- mentre lo diceva fece per riprenderla da sotto il mio piede, così tutti i suoi ricci ribelli si mossero in qua e là.

-penso alla tua salute- replicai

-si,si…uffa che pizza che sei..yhawn..-sbadigliò-va bè io vado a farmi una doccia e poi parto..se ti va sistema quello che puoi-

-ok..vai pure a fare la doccia, io intanto inizio..-

Così salì le scale e fece scorrere l’acqua della doccia. Io rimasta al piano di sotto,accesi lo stereo a tutto volume con il soundtrack di ‘dirty dancing’.

 

               IL LAVORO

Era una persona particolare: non era un bel ragazzo, qualche volta era maldestro,ma aveva talento per quello che faceva, ci metteva tutto se stesso. Mia madre lo conosceva sin da piccolo e qualche volta mi raccontava le sue avventure: c’era da ridere veramente! Per esempio mi raccontava quando suo padre lo faceva giocare a baseball che gli tirava la pallina, e lui invece di prenderla, si lasciava colpire, e dopo un po’ diceva –ahi!-, inoltre aveva seri problemi di comunicazione, infatti soffriva di dislessia e veniva spesso portato in giro dai compagni di scuola. Crescendo, questo problema non sparì del tutto ma migliorò. Un giorno decise che da grande avrebbe voluto fare l’attore e dopo aver frequentato parecchie scuole di recitazione, e daudizioni dopo audizioni, alla fine lo presero come controfigura di un film che sarebbe diventato famosissimo: ‘Frankenstein’.

Come inizio di carriera non era male. Quando ormai era adulto, si comprò una casa vicino alla mia e quando venne ad abitarci, circa un anno e mezzo dopo averla acquistata, perché non era molto sicuro di vivere da solo, fece subito amicizia con me che ero appena un’adolescente. Spesso giocavo insieme a lui e se devo dire la verità, ero più brava io. Molte volte la mia famiglia ed io, andavamo a casa sua per vedere il film che usciva, in cui lui faceva qualche comparsa. Infatti quando c’era quella scena, lui si metteva a saltare e gridare per indicarci il punto esatto dove lui era passato davanti alla telecamera. Rimetteva rewind e ci faceva rivedere la scena per una ventina di volte. Alcuni periodi, non lo vedevo per mesi a causa del suo lavoro, lo chiamavano tutti i più grandi registi del mondo dell’horror, oppure lo chiamavano per fare la controfigura di un mostro, tanto a lui riusciva bene, oppure quando dovevano fare una scena pericolosa. Man mano che cresceva, avendo sempre più impegni, la sua casa assumeva sempre più l’aspetto di un vivaio in mezza ad una giungla. Così ogni tanto quando non avevo molto da studiare, andavo a casa sua, dopo essermi fatta la copia delle sue chiavi, e gliela sistemavo un po’,per quello che potevo. Mi divertivo a fare le sue faccende di casa, perché quando ritornava, mi dava delle piccole mancette(non vi illudete quando dico piccole,sono piccole) in più aveva uno stereo gigantesco dove appena si inseriva un cd, sembrava di stare ad un concerto live. E solo quando lo accesi la prima volta, mi resi conto come facevano a diventare in quel modo i suoi capelli. Un giorno invece di accompagnarmi a scuola mi portò sul set dove avrebbe dovuto girare la scena più importante del film cioè la morte del suo personaggio. C’erano dei bei attori e fefci amicizia con tutti loro. Ripetè quella scena per circa una quarantina di volte, perché non riusciva a dire la battuta assegnatagli, perché ogni tanto gli prendevano degli attacchi forti di dislessia e non riusciva a controllarsi così si disperava e doveva sempre fare una pausa prima di riprendere. Io gli avevo insegnato un metodo cioè di fare un bel respiro e di calmarsi. Poi avrebbe dovuto leggere lettera per lettera, parola per parola e infine la frase. Ma non mi dava mai ascolto. Mi piaceva molto il lavoro che faceva, anche se ci voleva molta pazienza, e dote soprattutto. Caratteristiche che lui non aveva molto ben sviluppate.

                

              PIACERI E DISPIACERI

Proprio una bella giornata per questa stagione. Il sole splendeva  alto e i rami secchi con le foglie a terrra, assumevano una tonalità di marrone che era unica nelle giornate solari. Uscii di casa per prendere il giornale e vidi una folla davanti alla casa vicina. Provai ad avvicinarmi. Ero ancora in pigiama. Mi girai attorno e notai che non c’era un ragazzo, ma solo ragazzine più piccole di me, con un block notes che urlavano e strillavano “esci..esci..esci..”. cercai con vari spintoni, di arrivare alla porta di casa. Ma era chiusa. Feci il giro della casa e attraverso una scaletta nascosta dall’edera, salii fino alla stanza di colui che cercavano. La serranda era alzata e io potei entrare con facilità. Feci un piccolo salto e atterrai cadendo facendomi male alla caviglia. Mi alzai in piedi. Uscii dalla camera da letto,poiché non c’era nessuno, e mi diressi verso la cucina. Scesi le scale e gridai:

-vieni fuori, non puoi nasconderti-senti uno scricchiolio provenire dal bagno. Corsi immediatamente ma la porta si chiuse prima di me. Bussai ripetutamente ma nessuno rispondeva. Cominciai a calciare e dare pugni e all’improvviso una voce:

-perfavore vai via..voglio rimanere da solo-

-che hai combinato per ridurti in questa situazione? Avanti esci fuori e affronta da uomo la situazione-

-no..dai ti prego ritorna a casa-

-se non apri la porta in questo istante, giuro la sfondo..avanti-

-ma mi sto facendo la doccia e sono nudo..-

-non mi interessa..voglio che esci per chiarire questa faccenda e poi vado subito via-

-ok..però non è che dopo ti impressioni?-

-avanti sciocco..esci..e mettiti un accappatoio addosso-

-non ci sono…li ho tutti nell’armadio della biancheria in camera mia-

-ok..vado a prendertene uno..però dopo esci..-

-ai suoi ordini!..-

Così andai per prendere l’accappatoio giallo..il suo colore preferito. Ritornai davanti alla porta con quello che gli serviva in mano. Bussai:

-adesso esci?..forza..non fare il bambino..-

-va bene però copri gli occhi..-

-ma certo non aver paura…farò quello che vuoi..però sbrigati-

-ok..allora esco..pronta?..3..2..- e poi uscì. Senza dire uno!Io non mi ero coperta gli occhi perché aspettavo che lui dicesse l’uno. Così lui era davanti a me io feci per alzare la mano e coprirmi gli occhi ma poi mi accorsi che non era nudo..aveva indosso un paio di jeans e basta..

-tu sei tutto scemo- e gli diedi un piccolo schiaffetto al braccio.

-ti avevo detto che ero nudo..non interamente..piccolina..- lui sapeva benissimao che quando mi diceva in quel modo io diventavo furiosa, così gli voltai le spalle e scesi le scale con le braccia conserte e con il naso all’insù. Lui con la spinta che si diede alla ringhiera del piano di sopra, fece un salto e atterrò davanti a me, e si inginocchiò:

–scusate, vi prego potreste mai perdonarmi o mia principessa?..le chiedo umilmente perdono…- aveva utilizzato proprio la parola che mi diceva quando ero piccola ‘principessa’ che io amavo molto, così lo ‘perdonai’. Lui si alzò e mi diede la mano, per completare insieme la fila di scale.

Andammo in cucina e mi sedetti sullo sgabello mentre lui, dall’altra parte del tavolo sulla sedia all’incontrario.. poi io mi rialzia perché avevo sete e aprii lo sportallo dove erano i bicchieri e piatti.. ma non ci arrivavo così lui, sentendo i miei sforzi si alzò e me lo prese lui.

–mangia più spinaci..così cresci..- e io

-e tu mangia il pesce..così contiene un po’ di fosforo che ti fa crescere di intelligenza..-così lo feci rimanere zitto.

Fuori la folla di ragazzine premeva violentemente verso la porta.. così mi venne in mente la domanda che dovevo rivolgergli

-allora come mai questa folla di adolescenti esaurite, davanti alla porta?-

-ma sai…- e si mise una mano in mezzo ai soliti riccioli scombinati –l’ultimo mio film- continuò –ha riscosso un successo che io non mi sarei mai aspettato e che mi ha dato popolarità immediata..- io stavo per scoppiare a ridere.. lui famoso?!

–lo so che per te è strano..ma adesso è così..può darsi che fra qualche mese mi ritrovo sotto un ponte..o magari a ricevere un oscar..chi lo sa?-

-non montarti troppo la testa..rimani con i piedi per terra..capito matterello?..- e gli detti un piccolo schiaffetto sulla mano che aveva rimesso sul tavolino..lui però me la bloccò prima che io potessi ritirarla. Si mise a studiarla, rigirandola e toccandomi ad una ad una le dita,

-che bella mano che hai, non l’ avevo mai notata..-

a quel punto non feci a meno di ritirarla e metterla sotto il tavolo.

–scusa non volevo creare imbarazzo, era un complimento..non montarti anche tu la testa..- io non sapevo che dire..ma poi intervenni mostrandogli la lingua. Così si mise a ridere. Si alzò dalla sedia e venne verso di me io continuai a fissare i suoi occhi. Mi toccò i capelli lunghi biondi che avevo e li accostò al naso –che buon odore che hai..veramente buono..- io continuavo a rimanere in silenzio, non sapevo proprio che dire. Non mi sarei mai aspettata queste cose da lui.. voltò il mio volto verso di lui, e avvicinò il suo al mio. Mancava proprio poco e ci saremmo..bè si... Si avvicina alla mia guancia e mi da un piccolo bacio poi si sposta alla mia orecchia e mi sussurra

–questo è recitare…- così ruppe tutta quell’atmosfera che si era creata. Io scattai in piedi e lo iniziai a rincorrere per tutta casa. Lui continuava a ridere e io che gli urlavo dietro. Avevo il fiatone e sentivo i suoi sogghigni ovunque. Lo cercavo in bagno e lui era in camera, scendevo giù in salotto e lui era in bagno.

–giuro che se ti prendo ti riempo di botte, non si gioca con i sentimenti degli altri, attore da strapazzo..-

-tanto non mi prendi.. Non ce la fai.. ah ah ah..-

Così andammo avanti fino all’ora di cena quando io andai in cucina chiusi la porta a chiave e iniziai a mangiare. Sapevo benissimo che lui non poteva resistere senza cibo

–senti questa insalata quanto è buona.. e questo formaggio poi.. non sai cosa ti perdi..-

stavo per chiudere lo sportello del frigorifero quando me lo vedo davanti così da impuntarmi il succo che stavo bevendo.

–allora come ti permetti di mangiare in casa mia?-

-adesso ti faccio fuori- replicai. Così lui con scatto felino corse ad aprire la porta della cucina e scappò di nuovo.

–tanto dove vai per i tetti?-

-intanto prendimi poi se ne parla-

-è una sfida?-

-si, una vera e propria sfida. Tu prendimi e potrai picchiarmi quanto vuoi-

-ok, preparati perché la tua fine è vicina-. Dopo corse e affanni, si erano fatte le 22.30 e io dovevo ritornare a casa. Così io presi il mio giornale che avevo posato in cucina la mattina stessa, e feci per aprire la porta, quando lui mi bloccò l’uscita. –tu non vai da nessuna parte, stasera rimani a dormire da me. Avverto io i tuoi genitori. Fuori è buio e è pericolosoo per una ragazzina come te. Tanto sei già in pigiama e la stanza degli ospiti è pronta proprio per te.-

-non voglio rimanere a casa di un pazzo furioso, soprattutto se è un attore e soprattutto se sei tu.- ma come se non avessi detto niente. aveva già la cornetta del telefono e stava già parlando con mio papà, che era diventato anche il suo dopo la perdita a quattro anni del suo padre biologico.

–fatto, ora puoi stare tranquilla e finire di goderti la serata con me, il tuo migliore amico che ti vuole tanto bene. Se vuoi il bagno è a tua disposizione, se vuoi ascoltare la musica o vedere la tv per me non c’è problema.-

-mettiamo in chiaro una cosa, io non sono una ragazzina perché ho 18 anni suonati, so parlare anche da sola con i miei genitori, e soprattutto non voglio consigli da te. Vile traditore.- All’improvviso suonò il campanello di casa e lui fece per aprire quando si precipitarono sulla soglia una decina i fotografi e giornalisti. I mille flash mi avevano stordito e anche spaventato.

–andatevene via, parlate con chi di dovere, io non vi dico niente. fuori lasciatemi in pace!- così chiuse la porta.

-scusami tanto Claire non è colpa mia. Qualcuno deve avergli riferito dove abito e ora sono in continua pressione con questi giornalisti di gossip.-

-non fa niente, io però ora sono stanca e vorrei andare a dormire, sono ancora un po’ scossa però sto bene.-

-sicura? Se vuoi ti faccio una tisana così ti tranquillizzi e dormi meglio.-

-non ti preoccupare, lascia stare, vado sul letto così mi calmo lo stesso.-

-ma dai aspetta- e si diresse in cucina e tirò fuori, da non so dove, un pentolino e una bustina contenente l’infuso. Mi sedetti e e poggiai i gomiti sulla tavola, misi le mani in mezzo ai capelli e sbadigliai. Mentre stava aprendo l’acqua, soffermai il mio sguardo sulla sua schiena. I movimenti che faceva e come si riflettevano sui muscoli, erano straordinari, tutto aveva una sua armonia. Certo aveva una bella schiena. Lui si accorse di come lo stavo guardando e accennò un sorriso. Finalmente la tisana era pronta. Mi dette la tazza dove ci versò l’acqua bollente e l’infuso, poi ne prese anche un po’ per sé. Mi accorsi che mi fissava

–che c’è? Perché mi guardi così?-

-niente-

-allora perché continui a fissarmi?-

-non posso guardare una ragazza carina come te, che mi fa da baby-sitter, da donna delle pulizie, da manager?-

-dai non esagerare..-

-dico sul serio..sei una ragazza seria, beato chi ti sposa-

-lasciamo stare il matrimonio..non è nei miei prossimi obiettivi-

-va bè comunque potresti iniziare a pensarci, anche ad un fidanzato, a qualcuno che stia vicino a te e che ti voglia bene- -non mi va di pensarci adesso, soprattutto ora che sto nel pieno dei miei studi, perderei la concentrazione e mi distrarrrei troppo.- Poi alzai la tazza per bere e sentì un urlo di dolore, così l’ abbassai e vidi la sua tisana interamente rovesciata sulla sua pancia, che oltretutto era nuda. Posai immediatamente la tazza sul tavolo e corsi a prendere un panno asciutto per asciugarlo, e un po’ di ghiaccio avvolto in un altro panno. Mentre cercavo di vedere se si era ustionato, lui alzò il mio volto e avvicinò il suo al mio. Mi guardò e un secondo dopo ci ritrovammo labbra sulle labbra, in un tenero e romantico bacio. Feci per staccarmi ma le sue mani andarono dietro alla mia testa e mi avvicinarono ancora di più a lui. Sentì in me un ‘calore’ immenso che era un misto fra emozione, imbarazzo e bene che gli volevo, bè io ho dato un nome a questo ‘calore’: amore. Amore che avevo verso di lui.

                   The end

 

 

 

 

 

  
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