Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: barbara_f    27/11/2010    13 recensioni
“Questo semestre l’argomento delle lezioni sarà la rappresentazione dell’amore nella letteratura”. Qualcuno accanto a me fece una smorfia disgustata …
“L’amore … l’amore si può leggere giusto nei libri” disse a bassa voce ma sufficientemente alta da farsi sentire ad almeno due file di distanza …
“Cos’hai contro l’amore?” mi sentivo stranamente offesa dal suo tono disgustato, non seppi fare a meno di controbattere.
“Una ragazzina che parla d’amore, un classico …” si stava rivolgendo a me, quello sconosciuto di cui non avevo ancora visto il volto stava parlando con me… mi voltai verso la fonte di quelle offese.
Due occhi verdi, intensi, felini mi guardarono sprezzanti. Ricambiai lo sguardo.
“Signori, potete renderci partecipi?” il prof. Meson interruppe la nostra conversazione.
Il ragazzo con gli occhi verdi e, ora lo vedevo meglio, con i capelli castano ramati, si alzò e con tranquillità rispose
“Dicevo soltanto che l’amore è qualcosa che si può trovare giusto nei libri… la signorina” disse indicandomi, “non è d’accordo …”.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

_Cap. 36
 

 
 

Realtà
 
“Perché non mi parli un po’ di te” la domanda mi colse del tutto impreparata ero abbracciata a lui e iniziavo a sonnecchiare... poi la sua richiesta improvvisa che mal celava una irrefrenabile curiosità.
Cosa potevo dirgli, la mia vita prima di incontrarlo era così... oddio, non riuscivo nemmeno a definirla... scialba. Edward era steso accanto a me, i suoi occhi mi sorridevano mentre i nostri corpi erano ancora allacciati e caldi d’amore. Era stato tutto così perfetto! No, perfetto era troppo riduttivo per definire le sensazioni di piacere assoluto che mi avevamo pervasa... non ero mai stata così appagata in vita mia. Edward aveva il potere di farmi sentire bella, desiderabile, sexy... indispensabile. Lui era il mio amore, ero felice che fosse stato il primo uomo ad avermi... in ogni senso.
“Allora?” il suo tono mi riscosse dai dolci ed erotici pensieri che roteavano nella mia mente.
“Non saprei cosa dirti, la mia vita è stata così normale, così ordinaria... non vedo cosa possa esserci di interessante...!” gli carezzai il viso. Mentre i suoi occhi mi scrutavano seri.
“Tutto di te mi interessa, sei il mio amore, voglio conoscerti...” qualcosa mi diceva che non scherzava, voleva davvero sapere...
“Tu non sai quanto vorrei poter dire che la mia vita è stata normale, ordinaria...” i suoi occhi si velarono di tristezza, capii di aver commesso un errore, Edward bramava la normalità che io stavo tanto denigrando. Lo guardai, era in attesa, gli occhi vigili, attenti, la mano sul mio fianco disegnava impossibili e intricati arabeschi.
“Sono nata a New York, vent’anni fa e, qualche anno dopo, ci siamo trasferiti a Forks. Ci ho vissuto con i miei fino a tredici anni. Poi mia madre ha chiesto il divorzio!” feci una pausa e abbassai gli occhi. Non mi andava di pensare alla tristezza che avevo provato allora, non ora che ero così serena. Continuai.
“Sai Edward, sembravano così innamorati... poi mia madre cominciò a spegnersi...quasi avesse perso la gioia di vivere, quasi che la nebbia attanagliasse anche il suo cuore...” Edward mi baciò la fronte con tenerezza, consolandomi.
“L’ho conosciuta tua madre, mi è sembrata così dolce...” mi sorrise ancora, dolce, rassicurante. “continua, cosa hai fatto quando hai saputo del divorzio?” Ripensai al momento preciso, ripensai all’istante in cui i miei me lo comunicarono. Ripensai al mio cuore in frantumi. I miei occhi si velarono.
“Sono scappata. Sono andata a piangere sulla spiaggia di La Push, non volevo vedere nessuno... poi, Jacob...” mi bloccai,
“Poi lui ti ha trovata, rassicurata, baciata, non è vero?” dilatai gli occhi per la sorpresa, come poteva saperlo...
“Ammettilo, è così vero?” mi parve di avvertire una punta di gelosia, abilmente mascherata. Lo conoscevo abbastanza per riconoscere quando stava fingendo.
“Si!” ammisi, “è stato il mio primo bacio, Jacob mi piaceva all’epoca ma, quando ha saputo che mi trasferivo con mia madre a Phoenix, ha smesso di parlarmi e di scrivermi. Ha troncato tutti i rapporti con me!” ancora mi bruciava quel comportamento... non volevo pensare a lui, alle sue mani, alle sue carezza su di me. Mi irrigidii tra le braccia di Edward.
“Piccola...” fraintese  la mia reazione “Che vigliacco, si è allontanato prima di potersi innamorare, prima che la tua lontananza lo facesse soffrire...!”
Comunque era proprio così, Edward, con la sua sensibilità sapeva leggere bene l’animo umano.
“Poi, una volta a Phoenix?” gli argomenti di divorzio e bacio con Jacob vennero rapidamente accantonati... troppo spinosi.
“Mia madre aveva preso contatti con un piccolo laboratorio di fotografia. Lei è una designer ma ama molto dipingere e fare foto. Per qualche anno ha lavorato li poi, ha aperto un suo laboratorio.” Il sorriso di Edward si aprì di più. 
“Mia madre Esme è una restauratrice di mobili antichi ma anche lei ha studiato come designer... magari se si incontrassero...” abbassai gli occhi, improvvisamente rattristata. Il peso dei ricordi che quel racconto aveva risvegliato in me era più grande di quanto pensassi. Quale dolore vedevo nello sguardo di mia madre ogni volta che le parlavo di tornare nella mia città, da mio padre, dai miei amici... Non me lo aveva mai impedito, pensai, ma si era sempre rifiutata di accompagnarmi.
“Mia madre non viene volentieri a Forks. Dice che questo luogo è pieno solo di ricordi tristi.” Le labbra di Edward furono sulla mia spalla, potevo sentire il suo profumo così intenso invadermi le narici. Sentii un brivido di eccitazione a quel tocco. Stavo perdendo il controllo... Edward aveva il potere di eccitarmi anche solo sfiorandomi.
“Continua...” le sue labbra vicino al mio orecchio, il suo respiro sul collo... “a Phoenix sei andata al liceo...” Annuii.
“Non è stato un periodo felice, non avevo amiche nella mia classe... continuavo a mantenere invece i contatti con Angela...”
“Angela Weber?” annuii “Angela e Ben mi piacciono molto...”concluse.
“...E al liceo hai avuto un ragazzo?” i suoi occhi erano accesi di vivo interesse, la sua non era morbosità ma curiosità sincera. Annuii ancora arrossendo. Non erano discorsi che si facevano con il proprio ragazzo...
“Alex era un mio compagno di classe, un atleta, un ragazzo molto interessante, intelligente e sensibile … non so per quale strano motivo ero riuscita a interessarlo...” Edward si fece più vicino, le labbra sfiorarono il mio orecchio..
“Perché sei meravigliosa Isabella Swan!, Anche se non lo sai” sussurrò.
“Dimmi, eri innamorata di lui?” il suo tono era leggermente mutato, sembrava dispiaciuto nel pronunciare quelle parole.
“Era davvero molto bello, ma, avevo sedici anni, non potevo dire di esserne veramente innamorata infatti, dopo il nostro primo bacio, e gli altri che seguirono, non riuscii a sbloccarmi, restavo fredda, piuttosto indifferente, come se il mio corpo non rispondesse con la giusta intensità, come se aspettasse qualcun altro...” lo guardai in maniera significativa “ il mio corpo aspettava te Edward Cullen!” conclusi abbracciandolo. Sorrise ricambiando l’abbraccio.
Mi strinsi di più a lui, era bellissimo sentirlo così vicino, così sereno, così felice.
“Continua, cosa è successo poi?” la voce era divenuta un sussurro roco ed eccitato.
“Mia madre ha sposato Phil e io sono venuta a Seattle per frequentare l’università, poi ho conosciuto te e... il resto lo sai...”tirai un sospiro di sollievo, volevo chiudere il patetico racconto della mia vita al più presto...
Edward chiuse gli occhi poi le sue labbra furono sulle mie.
“Mi piace tutto di te!!” disse con gli occhi chiusi, “mi piacciono i piccoli dettagli della tua vita, non considerarli insignificanti perché non lo sono...!”
Gli accarezzai il viso, era umido, Edward aveva pianto senza che me ne accorgessi. Aveva pianto per quella vita serena, forse scialba, con qualche piccolo dolore... quella vita che gli era stata strappata, quell’infanzia che mai aveva vissuto e che mai avrebbe potuto riavere indietro.
**********************************************************************
“Edward, ti andrebbe di raccontarmi qualcosa di te?” disse carezzandomi le guance. Avevo pianto al suo racconto, non ero riuscito a fermare le lacrime, avevo invidiato la sua vita... mi ero sentito in colpa, ma non ero riuscito ad impedirmi di provare questo sentimento.
Chiusi gli occhi evitando il suo sguardo. Non riuscivo a guardarla in viso... avrei scambiato volentieri quella vita, che lei riteneva così insignificante, con la mia... e me ne vergognavo.
“Se è troppo presto, se non ti senti pronto... non preoccuparti aspetterò ma, ti prego, ti prego, non evitare di guardarmi, non tagliarmi fuori dal tuo mondo!”
Un brivido mi percorse la schiena.
La mia Balla, la donna chi mi aveva donato se stessa, ora mi implorava di non lasciarla sola e io ero troppo spaventato, troppo egoista, per accontentarla.
Una mano mi sfiorò i capelli poi, il suo profumo giunse alle mie narici. Si strinse a me, carezzandomi dolcemente la schiena.
Non fece più domande.
Non so quanto tempo passammo in quella posizione, il silenzio opprimente, era un suono acutissimo nella mia testa. Mi sembrava di impazzire. Non potevo accettare il fatto che Bella non mi parlasse. Capivo solo ora, ora che il silenzio si faceva sempre più soffocante, cosa intendesse Bella con la frase – non tagliarmi fuori dal tuo mondo. – mi sembrava di impazzire.
“Bella!” la chiamai con un filo di voce, forse dormiva.
“Si Edward!” la sua voce giunse chiara, come se aspettasse solo di parlarmi.
“Ti prego... dammi tempo, solo un po’ di tempo... io... io ho paura!” confessai.
Si, avevo paura, una tremenda paura di soffrire, di sentire riaprirsi tutte le ferite che, con tanta fatica, avevo nascosto sotto la pesante armatura che ricopriva il mio cuore. Nascosto, non curato.
“Paura...! hai paura di me?” fraintese “Hai paura che io fugga, che non comprenda il tuo dolore... Edward, io so come sei veramente!”
“No... non ho paura di questo, mi sei stata vicina in momenti terribili, mi hai visto stare male, soffrire, mi hai visto essere aggressivo, distaccato, eppure... eppure sei rimasta con me....”
“E Allora, di cosa hai paura Edward!”  mi guardò con quei suoi occhi grandi, così limpidi, così sinceri, puri... tirai un forte sospiro e infine parlai....
“Ho paura di riaprire una porta che mi condurrà in un oscuro baratro di sofferenza, ho paura di non resistere a ciò che troverò in quel buio, ho paura di riaprire ferite mai guarite e di uscirne distrutto, ho paura di trascinarti con me nella mia angoscia. Tu non lo meriti....”
Nuove lacrime gonfiarono i miei occhi... impedii che tracimassero. Bella mi strinse a se poi cominciò a lasciare piccole scie calde sul mio petto. Chiusi gli occhi gustandomi quella dolce tortura.
“Ti ripeterò una cosa che ti ho già detto qualche tempo fa: se vuoi essere davvero libero, devi lottare per liberarti da ciò che ti imprigiona!”  il tono era dolce ma deciso. Bella non si sarebbe arresa.
“Ho bisogno solo di un po’ di tempo, devo trovare la forza di...” mi interruppi, una miriade di immagini fluttuarono nella mia testa, immagini del mio passato, immagini che avevo con tanta forza represso, immagini confuse che non riuscivo a codificare e a rimettere al posto giusto. Non avevo più la forza di parlare mentre, con la testa tra le mani, cercavo di scacciare via i ricordi.
 
Le lacrime di mia madre, la stanza scura, l’odore del sangue che mi entrava dentro,  il buio opprimente, la cinghia lucente, le grida, la voce di mio padre... “non piangere!” urlava. Le ferite sulla mia pelle, il dolore, quel dolore così intenso. La puzza di vomito che impregnava l’aria, l’alcool, il respiro mozzo, il coltello di cristallo. “Fai silenzio piccolo mio! Fai silenzio”...dolore, dolore, dolore.....
 
Mi sentii salire la nausea, come dopo un giro di giostra.
Il cuore batteva all’impazzata e la testa mi doleva in maniera tremenda.
Non volevo, non volevo ricordare.
Il meccanismo di autodifesa della mia mente si era messo in moto e ora non si poteva fermarlo. Dolore, troppo dolore.
“Edward cos’hai!” la voce di Bella giunse ovattata alle mie orecchie.
Stavo per svenire.
“Ti prego... non... fatemi... questo...” mi strinsi la testa tra le mani più forte, ancora più forte, volevo schiacciarla, distruggerla, volevo impedire alla mia mente di rivivere il passato.
Non avevo più forze. “Non fatemi questo!” sussurrai.
“Shh! Edward shh!  ...Calmati” percepivo appena il significato delle sue parole, la testa mi scoppiava, ma la dolcezza del suo tono mi indusse ad appoggiarmi al suo petto.
Tremavo, ormai era una consuetudine, quando il peso dei ricordi mi assaliva. Un profumo arrivò alle mie narici, il profumo della sua pelle nuda. Dolce, caldo, tranquillizzante, il calore di Bella, del suo abbraccio, del suo amore quietò per un poco il mio animo.
Mi lasciai cullare circondata dalle sua braccia. Avevo disperatamente bisogno della sua presenza nella mia vita... più di quanto volessi.
Chiusi gli occhi. Le mani a pugno, stringevano spasmodicamente il lenzuolo. Non riuscivo più a bloccare le immagini che vorticavano nella mia testa, era come se avessi aperto il vaso di Pandora: tutti i mali del mondo ne erano usciti e ora ondeggiavano davanti a me.
“Calmati!” sussurrò ancora Bella.
Non ci riuscivo, non riuscivo a calmarmi, continuavo a stringerla reprimendo i singhiozzi, mentre il mio corpo era pervaso da brividi di terrore.
Stavo facendola preoccupare, lo sapevo, non riuscivo a tornare alla realtà, non riuscivo ad impedire alla mia mente di staccarmi da tutto quel dolore.
Come un giovane nuotatore, che brama di tuffarsi nelle profondità marine, io ero irresistibilmente attratto dal mio passato.
Poi, improvvisamente accadde.
Un dolore forte mi riportò alla realtà.
Alzai gli occhi per incontrare quelli fiammeggianti di Bella.
La mano ancora alzata verso di me, le guance arrossate, il respiro affannato.
Sentii il calore salire lentamente sulla guancia dolorante.
Ero riemerso, avevo ripreso a respirare, il gorgo non mi aveva risucchiato tra le sue spire... Bella mi aveva salvato.
“Lotta Edward, lotta per riprenderti la tua vita!” la voce era ferma, lo sguardo di fuoco, le labbra leggermente socchiuse, morbide, rosse...
“Lotta per sconfiggere i tuoi demoni!” continuò con enfasi
“Io ti sarò accanto qualunque scelta tu faccia, ma, Edward... non posso combattere al tuo posto. Questo ruolo spetta a te!”
Poi silenzio. Solo il suo respiro ansante mischiato al mio.
Una lacrima solcò il suo viso poi un’altra e un’altra ancora...
“Mi dispiace Edward!” disse infine come risvegliandosi da un sogno, la voce rotta, la mano ancora tremante “mi dispiace di averti schiaffeggiato! Non avrei mai dovuto farti questo, non io, non dopo quello che hai dovuto subire!” Abbassò gli occhi, si sentiva in colpa per ciò che aveva fatto.
Non sapeva quanto quel gesto mi avesse aiutato.
La guardai.
Era di una bellezza straordinaria, nuda di fronte a me, i capelli scompigliati, gli occhi lucidi... Bella, e la sua determinazione, Bella e la sua forza d’animo, Bella e il suo amore...
Mi avvicinai e, prendendole il viso tra le mani, la baciai...
Non fu un bacio tenero ma forte, appassionato, disperato. La volevo intensamente, disperatamente,  volevo che il suo sapore lenisse il mio animo ferito, volevo che il suo corpo scaldasse il mio cuore gelato. Volevo bere alla fonte della sua forza, e rigenerarmi nella purezza del suo sguardo. Non riuscivo a smettere di baciarla  sempre più intensamente, sempre più profondamente.
Entrai in lei senza attendere, la sentii gemere sotto di me, non era pronta, ancora... ma non rallentai il ritmo, non subito. Ero incapace di fermarmi preso dalla brama di lei, del suo corpo, della sua anima, del suo cuore. Continuavo a possederla ma con disperazione, non con l’amore che meritava. Bella restava immobile sotto di me, me ne accorsi solo in un secondo momento; solo allora addolcii i movimenti carezzandola e ricoprendola di baci. Il suo corpo tremò sotto il mio, le mie carezze divennero lente, sensuali... Bella sospirò di piacere, il suo bacino seguiva ritmicamente il mio accogliendo le mie spinte ma la sua mente sembrava assente. Fu in quel momento che capii.
“Mi dispiace!” le sussurrai  scivolando via da lei, ancora pulsante di desideri inappagati.
Non rispose, gli occhi erano ancora lucidi, le guance arrossate...
“Mi dispiace!” mormorai pieno di vergogna per ciò che avevo appena fatto e che, dovevo ammetterlo, desideravo ancora fare.
Bella carezzò i miei capelli poi la mia schiena e infine si strinse a me.
“Ti ho fatto male piccola mia!” dissi ancora in un sussurro.
Non rispose, si limitò a negare con la testa.
Avevo commesso un errore, una grave dimenticanza, Bella era terrorizzata dall’irruenza, bisognava trattarla con tenerezza, aveva subito una tentata violenza e, quel mio comportamento non doveva esserle sembrato diverso.
Tentai di allontanarmi di più, volevo darle spazio ma le sue gambe restavano allacciate alle mie.
“Usami se vuoi ma fallo per amore...con amore. Amami Edward!” furono le uniche parole che udii poi la passione mi travolse totalmente.
L’abbracciai, la strinsi forte, continuando a chiederle perdono e a ricoprirla di baci poi entrai in lei.
Mi sentii morire di desiderio, era così calda, morbida invitante...
Continuai a spingere in lei, forte, sempre più forte... finché la sentii tremare prossima all’orgasmo.
Solo allora mi lasciai andare totalmente e completamente alle spire dell’amore.
 
Dopo l’amore, allacciati in un abbraccio, senza fiato, senza parole ci guardavamo... gli occhi negli occhi, il dolore nel dolore...
“Bella!” la chiamai e lei, istintivamente carezzò la mia guancia.
“Edward!” la sua voce era dolce ma ancora velata di tristezza.
“Mia...mia madre si chiamava Elizabeth...”
Le note di Giovanni Allevi coprirono i nostri respiri.
 
 
* Come sei veramente_ Giovanni Allevi


http://www.youtube.com/watch?v=qKMZ2H_a0z8 
   
 
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: barbara_f