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Autore: Chiizu    27/11/2010    2 recensioni
Nicoletta Vargas (Sicilia Orientale) x Arthur Kirkland (Inghilterra)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«La Principessa del Mediterraneo»

Era riuscita a fuggire. Fuggire da Russia che voleva far sua una così bella terra. Ma le sue condizioni non erano delle migliori. Pioveva, quel pomeriggio. Nicoletta, adesso, era caduta senza sensi a terra. Il respiro affannato, ferita alla gamba destra, la divisa, gli stivali, il viso, i capelli bagnati dalla pioggia e sporchi di fango. Per fortuna, qualcuno, lassù, dimostrò di volerle bene. Arthur passava proprio di là. Non la riconobbe subito. D'altronde, si erano visti poche volte, ma ad Arthur erano bastate per apprezzarla e volerle bene, anche se non glielo dimostrava. Lei era stata così buona...non lo conosceva, eppure era andata a portargli delle nuovolette fatte da lei personalmente per ringraziarlo del castello che l'ammiraglio Nelson le aveva lasciato nella sua zona. Quei biscotti, poi, si erano rivelati buoni, dolci, proprio come lei. Pur non riconoscendola, all'inglese venne istintivo prendere fra le sue braccia quel fragile corpo. Non poteva abbandonarla al suo destino e così la portò nel suo appartamento a Londra. La poggiò sul letto e, con una pezza umida, le pulì il viso.
«N-Nicoletta!» Esclamò, non appena la riconobbe. Le mise una mano in fronte: aveva la febbre. La scrutò e notò che le sanguinava una gamba. Fece i salti mortali per Disinfettarle e fasciarle la ferita, prendere un altro straccio umido e posarglielo sulla fronte. Qualche ora dopo, finalmente, Arthur sospirò di sollievo: l'emorragia si era fermata, la febbre era scesa, il respiro e i battiti di Nicoletta erano tornati normali. Si mise a guardare fuori dalla finestra, quando la ragazza aprì gli occhi lentamente e sussurrò: «M-mamma?» Inghilterra si avvicinò di nuovo al letto, la guardò e arrossì.
«N-non sono tua madre, mi dispiace.» disse con il suo solito tono freddo.
«Tu sei...Igirisu?»
Arthur annuì e avvicinò la sua mano tremante alla fronte di Sicilia.
«Hai ancora la febbre. Meglio se riposi ancora un po'.» le disse, girando lo sguardo.
«Ma perché sono qui? Perché ci sei tu qui con me?»
«Ti ho trovata in mezzo al fango mezza morta e ho deciso di portarti a casa mia. Che cosa ti è successo?»
«Nulla...» rispose Nicoletta tirando su le coperte.
«Come sarebbe a dire "Nulla"?! Una persona intelligente non rotola nel fango quando piove, e una ferita gigantesca alla gamba non appare dal nulla!»
Nicoletta cominciò a piangere, e ciò fece arrossire ancora una volta l'inglese.
«Che hai, adesso?»
«E' stato Russia...Lui...mi odia!»
«Ma tu perché eri lì? E dov'erano i tuoi genitori?»
«Io volevo solo andare a trovare zio Ludwig...» rispose Sicilia, senza smettere di piangere.
Inghilterra si tolse i guanti e le asciugò le lacrime, implorandola di smettere e di calmarsi. Poi guardò l'orologio.
«Oggi non ho preso il tè. Ormai sono le nove.»
«E' colpa m--»
«No. Piuttosto...che ne dici se lo faccio per tutti e due? Ne vuoi un po'? O non ti piace?»
«N-no, per me va bene...Grazie.»
E così, Nicoletta smise di piangere e Inghilterra la aiutò ad alzarsi e la accompagnò in cucina, dove la fece accomodare e iniziò a preparare il tè, senza perdere neanche per un attimo il rossore alle guancie e l'espressione imbarazzata.
«Ecco a te.» disse porgendo una tazza a Nicoletta e sedendosi «Fa attenzione a non scottarti.»
«C-certo...» disse lei, soffiando sulla bevanda per raffreddarla un po'.
Prima di cominciare a bere, Arthur posò gli occhi su Nicoletta. Era davvero carina, in quel momento. Poi prese la sua tazza e sorseggiò il tè, esattamente come Nicoletta.
«Ho finito.» disse poggiando la tazza sul tavolo «Era buono, grazie.»
Inghilterra accennò un sorrisetto. Era la prima volta che qualcuno gli faceva un complimento simile, ed era contento che la prima fosse stata proprio Sicilia.
Ad un tratto Nicoletta sbadigliò e si stiracchiò.
«Cos'hai? Sonno?» chiese Arthur alzandosi, poggiando le mani sul tavolo e fissandola, stavolta senza arrossire. I loro sguardi si incontrarono e nessuno dei due girò gli occhi per non fissare l'altro. Rimasero in quel modo per un bel po'. Anche Nicoletta si alzò.
«Sì, ho sonno...ma mi sta passando...» disse.
Gli occhi di Arthur rimasero posati su Nicoletta e lui spostò la sedia e le si avvicinò: «Come sarebbe a dire che ti sta passando?»
«..Sono i tuoi occhi verdi, Arthur...credo che potrei rimanere qui a fissarli per tutta la vita...» probabilmente Sicilia era talmente presa dall'inglese da non rendersi neanche conto di quello che diceva. Il ragazzo le prese il viso fra le mani.
«A-Arthur...» sussurrò Nicoletta socchiudendo gli occhi.
Inghilterra si avvicinò svelto e le diede un delicato bacio a stampo. Era stato breve e veloce, sì, ma tanto dolce e piacevole. Nicoletta si mise in punta di piedi per raggiungere ancora una volta le sue labbra.
«Mi ami, Arthur?»
«La principessa...del Mediterraneo... certo che ti amo...»
«Bene, perché anche io ti amo.»
E non gli diede neanche il tempo di rispondere, che già lo aveva baciato. Fu uno di quei baci alla francese, lunghi e passionali. Nel frattempo Arthur, l'aveva stressa forte a sè. L'amava. Sentiva di amarla tantissimo. Amava la sua principessina del mar Mediterraneo. Si staccò. Aveva la bocca bagnata e le mani poggiate sui fianchi di Nicoletta.
«Ti amo, principessa.»
  
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