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Autore: Joannah Mary Grace    27/11/2010    0 recensioni
Questo breve racconto è una sorta di brainstorming, mi senitvo strana e avevo bisogno di tirar fuori tutto quello che sono diventata fino ad adesso. E' angosciante, ma penso anche liberatorio. Sono sicura che in molte si riconosceranno, o riconosceranno il loro alter ego. Sono considerazioni molto estreme, pazzesche, forzate e stereotipate. Volutamente.
Genere: Demenziale, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io. Follia.


Penso che della vita io non ne ho proprio capito un cazzo.
Questa è la frase con cui inizierei ogni tema, racconto, discorso o barzelletta..una premessa, diciamo. Ed è con questa che intendo cominciare a scrivervi di me. A dir la verità non è una cosa stupida o una frase detta così tanto per, dice tutto. Quella è la mia storia gente. Forse nelle righe seguenti non farò altro che spiegarvi superficialmente il perchè. Superficialimente perchè queste frasi vanno capite, non spiegate. Non è una formula di chimica o teorema. Non ci sarà mai nessuna dimostrazione. Ogni persona di questo mondo è in grado di comprendere nella sua gran testa incasinata la mia prima frase. Magari si troverà nella mia stessa situazione o forse farà finta di non capire. Quello che conta è che ognuno sa, a sue spese, ciò di cui parlo.
Ragazzi, l'adolescenza è una fase della vita così come l'infanzia o la maturità, ma credetemi, se sopravvivete all'età della prima sigaretta o della prima volta, bè statene certi che sopravviverete anche alla maternità o alla pensione.  Ma davvero, decenni fa, l'adolescenza era vissuta in modo diverso? Certamente ogni ragazzo o ragazza vive la sua vita come meglio può, fa le sue scelte e la interpreta in modo assolutamente diverso da tutti gli altri. Ma ci sono cose che nell'adolescenza accomunano un po' tutti. Non stò ad elencarvele perchè, ormai, in giro ci sono un sacco di storielle, frasi o chissa che altro che rendono i teenagers eroi. Quello che voglio dire, è che i "vecchi", quelli "maturi", quando avevano la nostra età erano proprio incasinati come noi, odiavano le regole e le trasgredivano. Ma ve l'immaginate i vostri genitori alle prese con cotte, corna, alcool e sesso? No. E' meglio di no. Noi, sotto, lo sappiamo benissimo quanto fa schifo alcune volte la vida loca. In realtà, era come erano visti che li faceva reagire e sentire diversi. Se adesso ci danno poca fiducia, una volta ce ne era fin troppa. Comunque sia, non voglio parlarvi dell'adolescenza perchè io non sono una psicologa. Ho sottolineato l'adolescenza perchè credo che essa influenzi buona parte dei miei pensieri e quindi della mia storia.
Dunque. Come si inizia a parlare di se stessi? Brainstorming? Follia. Forza. Paura. Delusione. Amore. Odio. Rivoluzione. Sfida. Scelte. Insicurezza. Io. Io che oggi non so chi sono. Ma lo sapevo ieri e lo saprò di nuovo domani. Io che mi conosco forse a metà. Io che mi spavento, mi do forza, mi deludo, mi amo e mi odio. Non sono in pace con me stessa. Assolutamente. Ma credo che sia meglio così. Tendo sempre a cambiare, a sfidarmi a rivoluzionarmi. Non mi piaccio mai. Non sono mai abbastanza. Sono folle. Non distinguo la realtà da ciò che non voglio e ciò che voglio e mi creo. Rido ma piango. Strappo l'anima in mille pezzettini e li uso come coriandoli quando sono triste. Sono sola in mezzo alla gente. Credo che la musica sia il modo più entusiasmante e estenuante di dire la verità, canto da ubriaca e mi faccio sentire quando ho paura. Mi mordo le labbra e chiudo gli occhi se provo dolore e li riapro per combattere e farmi valere, ma poi non ne ho il coraggio e lascio sanguinare le labbra. Amo il sapore salato delle lacrime ma odio sentirle solcare la pelle. Odio tremare per il freddo e amo tremare di paura. Esigo sensazioni forti dalla mia vita. Voglio vivere. Non mi basta parlare ad alta voce per farmi sentire, voglio gridare come un'isterica per farmi ascoltare. Non voglio leggi e non voglio ordini. Sento che essere potenti significa essere forti e invincibili e non padroni che comandano. Non ho ideali precisi, ma seguo precise mie idee. Non mi stanco se ho sonno, mi stanco se non mi sento compresa. Presa in giro. Abbadonata. Non ho paura di godermi il presente, non sono terrorrizzata dal futuro, provo solo ribrezzo per non essermi vissuta il passato. Non ho paura della morte. Delle catastrofi. Dell'apocalisse. Ma ho paura di essere giudicata per quello che non sono. Di essere confusa. Resa parte di una massa. Non volgio cambiare il mondo, voglio cambiare la gente. Non sono di destra nè di sinistra, proseguo la mia strada contromano e non freno per nessuno. Non ho un'dea di giusto o di sbagliato, non credo di saper distinguere il bene dal male, ma so fare del male coscente di non fare del bene. Non credo in dività sacre o ipocrite, in quelle buone o cattive. Non sono agnostica o atea, credo nella forza dell'amore e dell'odio che insieme mi rendono quella che sono. Non riconosco le guerre come mezzo di rivoluzione, ma le considero parte integrante di una società falsa e compromessa da mostri, vampiri e zombi. Pretendo di essere diversa. Penso che il mondo vada avanti perchè c'è il debole sottomesso. Non voglio arrabbiarmi con gli altri ma solo con me stessa. In poche parole, io della vita, non ne ho mai capito un cazzo.
 
   
 
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