Invictus
Dalla
notte che mi avvolge,
nera come la fossa dell'Inferno,
rendo grazie a qualunque dio ci sia
per la mia anima invincibile.
Aveva
perso, inutile illudersi che la sua fosse stata una semplice ritirata
strategica.
Era
stato sconfitto, Layton era riuscito a districare la
rete di enigmi che aveva tessuto per cercare di ingannarlo.
Un
fallimento completo.
Non
si sarebbe però arreso!
Lui
era il Signore degli Enigmi e non si sarebbe di sicuro fatto sconfiggere dal
primo che passava, non poteva permetterlo!
La
sua unica consolazione era che Layton non aveva
svelato l’enigma più grande che ancora era irrisolto, ossia la sua vera
identità.
Si,
Layton non avrebbe mai scoperto chi era veramente,
per questo, fino a quel momento..
La
guerra non l’avrebbe mai persa!
La
morsa feroce degli eventi
non m'ha tratto smorfia o grido.
Sferzata a sangue dalla sorte
non s'è piegata la mia testa.
La
caduta nell’oceano, dopo la distruzione della sua macchina, l’aveva in parte
danneggiato.
Aveva
diverse contusioni e non poche ferite su tutto il corpo, ma questo non l’avrebbe
fermato dall’ordire un nuovo piano.
Lui
non poteva arrendersi perché aveva uno scopo da raggiungere!
Un
gentiluomo non si arrende mai!
Questa
è la regola!
Si
sedette su una sedia innanzi ad uno specchio rotto che rimandava in maniera
distorta l’immagine del suo volto di cui la maschera non ne nascondeva più i
tratti.
La
porta alle sue spalle si aprì, ma non si voltò.
Non
aveva bisogno di farlo poiché conosceva perfettamente l’identità della persona
alle sue spalle.
Continuò
a disinfettarsi i graffi sul voltò mugugnando quando le ferite bruciavano per
via della crema per farle cicatrizzare:
La
persona entrata sospirò avvicinandosi:
-Vuoi
una mano?-
Chiese
Clive posando una mano sulla spalla destra di Descole che scosse il capo:
-No,
sono in grado di badare da solo a me stesso, torna ad occuparti del piano..-
Jean allontanò quasi con sdegno il giovane alleato recentemente scarcerato.
Clive
rimase immobile continuando a fissare senza batter ciglio De Scole.
Di
là da questo luogo d'ira e di lacrime
si staglia solo l'orrore della fine.
Ma in faccia agli anni che minacciano,
sono e sarò sempre imperturbato.
Passarono
interminabili minuti di silenzio prima che Jean si decidesse a fare un mugugno
accompagnato da un cenno del capo per chiedere a Clive
di pulirgli le ferite sulla schiena, il ragazzo non si fece ripeter la
richiesta passando subito a prendersi cura del suo benefattore:
-Questa
è la prima e l’ultima volta-
Puntualizzò
con tono seccato Descole come se le ferite che aveva
sul corpo fossero state causate da lui stesso intenzionalmente, Clive alzò le spalle:
-Ne
sono certo, in fondo non perderemo di nuovo contro il professore..-
Jean
annuì:
-Già..-
Quando
le ferite furono totalmente disinfettate si alzò in piedi sistemandosi il
mantello sulle spalle per poi avviarsi verso la porta che lo avrebbe condotto
verso la sua stanza, il biondo lo prese per un braccio bloccandolo ad un passo
dall’uscita:
-Perché
mi hai rivelato chi sei?-
Descole
accennò un sorriso:
-Mio
caro Clive, ti ho rivelato chi sono perché tu mi hai
rivelato chi sei tu…-
Il
ragazzo aggrottò le sopracciglia:
-Ti
ho rivelato chi sono? Tu lo sapevi già..-
Jean
scosse il capo:
-Io
porto una maschera sul volto per celare a chiunque chi sono, ma tu…Clive, hai sempre avuto una maschera sul cuore che ha
negato a chiunque di vedere la tua vera identità, ma a me…non
è forse una maschera anche quella?-
Non
importa quanto angusta sia la porta,
quanto impietosa la sentenza,
sono il padrone del mio destino,
il capitano della mia anima.