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Autore: black_shadow    28/11/2010    3 recensioni
Oggi a dieci anni di distanza, vorrei tornare indietro e dire a quella bambina di sognare altro, di non desiderare di vivere avventure spaventose, di non fare finta di combattere contro i cattivi, perchè quando lo fai per davvero, bè, non c'è niente di divertente.
Genere: Drammatico, Guerra, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Ricordo che, quando ero piccola, mi capitava spesso di scappare dalla finestra della mia cameretta, calarmi giù attraverso la grondaia e correre a perdifiato verso il parco, così come capitava spesso che mia madre svenisse ogni volta che, entrando nella mia stanza per portarmi la merenda, non mi trovava.
E non perché fossi dispettosa, ne tantomeno perché i miei non volessero; credo che se fossi uscita dalla porta dicendo “vado al parco” mia madre non avrebbe avuto nulla da ridire, se non “divertiti”; ma era solo che avevo l’anima dell’avventuriera, della fuggiasca come diceva mio padre o forse avevo visto troppe volte Indiana Jones come diceva mia madre, fatto sta che vedevo in quella finta fuga qualcosa di proibito e di intrigante.
Così, dopo che miracolosamente non mi ero spezzata il collo cadendo dalla finestra e nessuna macchina mi aveva incidentalmente messo sotto, mentre attraversavo la strada correndo e senza guardare, arrivavo al parco e, senza nemmeno pensarci, mi addentravo nel piccolo boschetto dietro le altalene. Adoravo quel posto, era la mia foresta incantata, la mia giungla piena di pericoli… Quindi mi bloccavo un momento, mi concentravo e come un esploratore aprivo tutti i miei sensi in modo tale da poter avvertire qualunque rumore o movimento sospetto, ed essere quindi preparata agli attacchi delle tremende bestie feroci che popolavano quei luoghi o agli agguati dei potenti nemici dai quali ero scappata.
Quante botte in testa ho dato ai poveri bambini del parco, ignari del mio gioco immaginario e quante sgridate mi sono presa, io, dai loro genitori per averli fatti piangere.
 

Oggi a dieci anni di distanza, vorrei tornare indietro e dire a quella bambina di sognare altro, di non desiderare di vivere avventure spaventose, di non fare finta di combattere contro i cattivi, perchè quando lo fai per davvero, quando devi essere veramente pronta a difenderti in ogni momento, quando non puoi fermarti né distrarti un attimo, perché è lì che ti fregheranno i tuoi nemici, quando non fai altro che vivere pensando che potrebbero essere i tuoi ultimi istanti di vita, bè, non c’è niente di divertente.
 

Vorrei dirle di non essere così eccitata alla notizia di essere una strega, perché non è per niente fantastico puntare la tua bacchetta contro qualcuno con l’intenzione di ucciderlo o di farlo soffrire a tal punto da renderlo pazzo, o vedere fasci di luce verde volare sopra la tua testa e non poterti voltare per sapere quanti dei tuoi compagni sono ancora vivi , o ritrovarsi davanti agli occhi una di quelle tremende bestie feroci mentre finiscono di sbranare uno dei tuoi professori, o stringere, alla fine, le mani fredde dei tuoi migliori amici morti senza nemmeno avergli potuto dire addio…
 

Vorrei dirle di non ascoltare le stupide favole babbane che parlano di cavalieri, di maghi, di fantasia e di finali in cui, nonostante le vicissitudini e le brutte avventure, tutti vivono felici e contenti, perché non si può vivere felici dopo tutto quello che si è visto, non si può far finta di niente e scacciare la disperazione e non si può andare avanti convincendosi che il passato si può superare.
 

E il pensiero che siano stati degli eroi, non te li farà mancare di meno.
E l’aver vinto la guerra, non ti farà sentire una vincitrice.
E sapere che, da ora in avanti, potremo vivere in pace, non ti farà sentire in pace.
E il pensiero che il loro sacrificio non sia stato vano, ti farà solo sentire schifosamente colpevole di non essere morta con loro.
 

Ed ogni santissima volta in cui riderai, piangerai, ti emozionerai, farai l’amore, ti incazzerai o proverai semplicemente ad essere felice… sentirai le loro urla di dolore, i loro occhi sbarrati alla vista della morte, rivedrai le loro tombe così bianche e pure, e immaginerai i loro corpi all’interno, cadaveri putridi e immondi, divorati dai vermi e dimenticati da tutti,
Ti stringerai la mani al petto per evitare che il tuo cuore squarci la carne e fugga via dal petto per non morire di dolore, e ti rannicchierai per evitare che il tuo stomaco si corroda per il rimorso; all’inizio picchierai forte il muro fino a farti sanguinare le nocche per sentire meno la sofferenza, urlerai nel tentativo di coprire le grida di tutto il tuo corpo, dopo di che ti arrenderai e  ti farai scivolare a terra per non permettere alle tue ginocchia di cedere sotto il peso del vuoto, e smetterai di guardarti allo specchio per non incontrare il tuo sguardo e leggerti dentro.
Ti chiuderai nella tua stanza, eviterai gli altri, non gli amici, quelli sono tutti morti, eviterai di parlare, scherzare, eviterai le feste, le cerimonie e le nascite, smetterai di amare e di essere felice, e cesserai finalmente di sentire qualunque cosa non sia il nulla, ti abbandonerai all’inedia e ti lascerai trasportare dal fiume dell’oblio, aspettando e sperando solo nella morte.
 

Vorrei dire a quella bambina di smetterla di sognare grandi avventure e grandi combattimenti, ma di desiderare solo una vita felice.
E chissà che qualcuno lassù non ascolti la sua preghiera e realizzi il suo desiderio.
 
 
 
 
 
 
 
 
Lo so, è un po’ deprimente, ma mi è uscita così.
So anche che è non è niente di che, ma spero comunque di essere riuscita a trasmettervi un decimo delle emozioni che sentivo scrivendola.
Fatemi sapere cosa ne pensate, please
 

  
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