It’s my
life
Ho sempre trovato piacevole questo
panorama, fin da bambino: valli che si susseguono l’un l’altra, coperte da
prati selvaggi che in primavera assumono mille colori diversi, pochi alberi a
porre limiti alla corsa sfrenata del vento inglese; in lontananza s’intravedono
fiumiciattoli arrampicarsi tra i colli, circondati da querce secolari in cui
vivono gli spiritelli dei boschi; sullo sfondo le grandi montagne perennemente
innevate tra cui, qua e là, sorge qualche piccola comunità magica: ecco, la
misteriosa infinità del magico e brumoso paesaggio inglese pare nascere in
questo luogo stesso.
Quando mi rintanavo in questo posto,
da piccolo, perdevo concezione del mondo circostante: tutto quello da cui
volevo fuggire non esisteva più. E dire che all’epoca questa dimora non era
altro che un mucchio di vecchie pietre che si tenevano assieme solo grazie a
qualche incantesimo, e all’interno le stanze erano fredde, sporche e spoglie.
Anche se molto più accoglienti di quelle in cui ero abituato a vivere.
Era il mio nascondiglio segreto, dove
mi rifugiavo per ore e ore all’oscuro di tutti, perfino di mio padre.
Ecco perché quando, una volta sposato,
ho dovuto decidere quale dovesse essere la dimora della mia famiglia, ho scelto
questo posto: era quello che sentivo più mio. Il mio spirito non era mai
davvero appartenuto a Malfoy Manor, al contrario di quello dei miei
predecessori.
Sono la pecora nera della famiglia,
devo ammetterlo.
Il primo Malfoy a essere entrato a
fare parte della schiera di Silente, il primo Malfoy ad avere combattuto contro
i suoi parenti più prossimi nella guerra finale contro Voldemort, il primo
Malfoy ad avere ucciso suo padre, il primo Malfoy che si è ritrovato ad avere
come ottimi e insostituibili amici un branco di Gryffindor, il primo Malfoy ad
aver sposato una maga di modeste origini… e la lista sarebbe ancora molto
lunga.
E dire che avevo iniziato la mia
carriera come degno erede della mia casata! Rido al solo pensiero di com’ero
prima. Viziato, pomposo, sfacciato, arrivista, superbo, maligno, invidioso… non
che ora non lo sia più, come mi ricorda spesso mia moglie, ma lo sono in una
percentuale nettamente inferiore. Diciamo che… sono diventato più aperto
nei confronti del mondo. E, ovviamente, di questo me ne vanto!
“Draco, ti ricordi dove ho messo
Selina?”
A quella domanda alquanto preoccupante
mi volto, incontrando subito la slanciata figura di mia moglie in piedi poco
lontano da me. Strano, indossa un abito elegante di seta perlacea, e porta
perfino i lunghi capelli biondi raccolti in un’acconciatura classica.
Non che stia male, assolutamente: è
addirittura divina. Il fatto è che non l’ho mai vista così normale
neanche il giorno del nostro matrimonio.
“Non l’hai data a quell’elfo
domestico… come si chiama… Trekkor… qualche attimo fa?”
“Sì, certo, so perfettamente a chi
l’ho data. Mi ricordi però dove eravamo quando gliel’ho data?”
“In giardino, sotto il faggio…” Dico,
sollevando un sopracciglio. “Cara, dove vuoi arrivare?”
“Oh, niente.” Replica lei, facendo
spallucce. “ Sondavo le qualità della tua memoria alla luce di un nuovo
articolo di Hermione Granger sulle facoltà cerebrali degli individui maschi.”
Sbuffo, esasperato da quella storia. “Te
l’ho già detto, non devi leggere gli articoli di quella strega isterica subito
dopo che ha litigato col marito…”
“…. perché il suo odio contro tutti
gli esseri di sesso maschile presenti sulla faccia di questo misero universo si
acerba inverosimilmente. Certo, lo so. Ma questo non vuol dire che le sue
ricerche non abbiano dei fondamenti veritieri, tesoro.
Oh, ma tu come facevi a sapere che
avevano di nuovo litigato? Non hai neanche letto il mio giornale!”
Mi passo una mano sulla fronte,
rimembrando con estremo fastidio lo spiacevole episodio. “Ieri sera Potter ha
accompagnato Weasley al San Mungo, nel mio reparto, chiedendomi se almeno io
fossi in grado di curarlo. Avresti dovuto vedere com’era conciato quel
disgraziato! Gli mancavano entrambe le mani, e aveva almeno un centinaio di
piccoli occhietti che gli sporgevano in maniera disgustosa dal cranio. Da
quanto ho capito, si era scordato del loro anniversario di matrimonio e se n’è
andato a giocare a Quidditch, cosicché, quando è tornato, si è ritrovato la
moglie in salotto con la bacchetta già zampillante in mano!”
La mia donna scuote la testa “Devi
ammettere però che Ron, da quando è entrato a fare parte dei Cannoni, trascura
molto Hermione. E lei ovviamente non lo tollera.”
“Sì, me ne sono reso conto quando ho
dovuto utilizzare tutti gli incantesimi del mio repertorio di Medimago per riuscire
a riportare Lenticchia alla normalità!” Ghigno, facendo qualche passo nella sua
direzione fino a fermarmi a pochi centimetri da lei.
“A cosa devo tutta questa eleganza,
mia diletta?” Le chiedo con voce bassa e sensuale, dopo averla squadrata lussuriosamente
dall’alto al basso. Mi diverte sempre fare il dongiovanni con lei,
principalmente perché riuscire a fare colpo sul suo animo imperturbabile è una
sfida continua a cui il mio ego non riesce a rinunciare.
Lei mi fissa con i suoi giganteschi
occhi azzurri, battendo lievemente le ciglia. “Ho appena ritirato questo nuovo
abito dalla mia sarta, e volevo provarlo. Sono felice che ti piaccia, hai
sempre da ridire per come mi vesto!”
“Oh, non è per niente vero! Io adoro i
tuoi abbigliamenti!”
“E’ per questo che il giorno del
matrimonio sei scoppiato a ridere non appena ho messo piede in Chiesa?”
“Amore capiscimi, ero nervoso, teso
come mai lo ero stato, i gemelli Weasley continuavano a fare battute su tutti
gli invitati, e… e insomma, suvvia, poi tu sei arrivata vestita di verde,
giallo, arancione, rosso… e non so cos’altro… con quella specie d’insalatiere
in testa e un bouquet di piante simil-carnivore in mano!” Tento di difendermi,
mentre ancora quel ricordo mi provoca ilarità. Il giorno del mio matrimonio è
stato il più divertente di tutta la mia esistenza!
“Era tutto predisposto apposta, Draco!
Erano tutti portafortuna per novelli sposi provenienti da tutto il mondo!” Mi
risponde calma, continuando a sondarmi con il suo sguardo profondo.
Io ridacchio, e la stringo a me. “Lo
so Luna, me lo hai già detto. Ma devi ammettere che mi hai colto un po’
impreparato!
Comunque, eri bellissima!”
Lei finalmente mi sorride. “Anche tu.
Eri il più bel cavaliere che potessi avere ad attendermi all’altare!”
Il calore che vedo nei suoi occhi mi
riempie di desiderio, e di un orgoglioso senso di vittoria per essere riuscito
in quella mia piccola sfida quotidiana.
Mi chino per baciarla, assaporando già
il sapore delle sue morbide labbra.
Proprio quando sto per sfiorarle,
però, un improvviso rumore ci interrompe. Luna si volta immediatamente cercando
la causa di tale trambusto, mentre io ruoto gli occhi, seccato: non mi piace
essere disturbato mentre sono con la mia donna, anche se in quel periodo
trovare qualche attimo d’intimità sembra quasi un lusso, più che la norma.
Pochi attimi dopo, l’elfo domestico
Trekkor entra correndo, saltando e gridando nel salotto, distruggendo tutto ciò
contro cui si scontra e facendomi alquanto adirare. Ho sempre odiato quella
bestiaccia.
“Mi chiedo ancora perché abbiamo
accettato di prendere quel mostro inutile in casa nostra!”
“Perché è uno dei pochi elfi domestici
che hanno aderito al C.R.E.P.A., e Hermione ci aveva chiesto tanto gentilmente
di assumerlo…” Risponde la mia sposa, calma come sempre. “Però mi chiedo cosa
possa averlo spaventato così tanto…”
La risposta alla sua domanda arriva
poco dopo, e si tratta proprio del motivo per cui la nostra intimità è così
contesa oggigiorno: una graziosa e paffuta bambina di appena due anni, con
lunghi capelli lisci biondi e grandi occhi celesti… al momento pure dotata di un
paio di grosse forbici minacciose che la sua manina a malapena riesce a trattenere.
“Tekkor Tekkor!” Grida la piccola allegramente.
E’ mia figlia, il mio tesoro, la
perfezione fatta persona.
Mi viene da sorridere ogni volta che
la guardo: inutile dire quanto sia fiero di lei, quanto sia orgoglioso di
quello scricciolo buffo dotato d’incredibile curiosità e senso d’iniziativa.
Scommetto che è stata proprio qualche sua nuova trovata destinata a Trekkor a
farlo fuggire disperato per la casa!
Luna subito si scosta da me e le va
incontro, facendo evanescere le forbici e prendendo quel piccolo demonietto in
braccio.
E’ in quel momento che mi accorgo che,
nell’abbondante scollatura che ha l’abito sulla schiena, sono appesi una serie
di gingilli vari: peperoncini, tappi di sughero, fiorellini di cartapesta,
sonagli, e perfino la testa di un pagliaccio di pezza.
Ridacchio tra me e me, mentre il
pensiero di quanto amo la mia famiglia mi sconvolge il cuore.
“Selina, che volevi fare a Trekkor?”
Chiede Luna alla piccola, andando alla ricerca del povero elfo.
“Aveva una moshca nell’ochio, volevo
toieiela.” Dice innocentemente la piccola. Per l’appunto, avevo ragione!
“Obiettivo davvero ammirabile, tesoro.
Ma con quelle forbici gli avresti tolto anche l’occhio!”
“Oh…” Mugugna la peste bionda,
spalancando lo sguardo e incurvando le labbra in un’adorabile smorfietta: deve avere
capito di aver quasi combinato un grave danno. “Allora andiamo a chiederi
schusa?”
“Certo, andiamo subito a chiedergli
scusa!”
Quando le mie due donne scompaiono
dalla mia vista, mi avvicino alla finestra, affacciandomi di nuovo.
Non avrei mai pensato di avere una
vita così… meravigliosa, tranquilla e felice.
Sorrido.
Incredibile come una vecchia dimora
diroccata possa trasformarsi in uno splendido castello dei sogni!