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Autore: Melanyholland    28/11/2010    9 recensioni
Una raccolta di storie dedicate a Chuck e Blair.
#1 Chuck aveva molti motivi per frequentare Blair Waldorf, nessuno dei quali poteva essere rivelato al suo migliore amico Nate.
#2 Quando Blair voleva qualcosa, era disposta a tutto per ottenerla. Anche a fare i conti con il diavolo dell’Upper East Side.
#3 Blair sapeva che avrebbe dovuto evitare di giocare ad un prezzo così alto, soprattutto contro Chuck Bass.
#4 Chuck guardò la figura addormentata di Blair e capì che le cose gli erano davvero sfuggite di mano.
#5 “Non avrei mai dovuto lasciarti. Ho capito di aver sbagliato non appena il tuo aereo è decollato”. Chuck Bass, 2x01
#6 Blair davvero non capiva perché Chuck si ostinasse a restare lì con lei, né perché la sua presenza non la disturbasse poi così tanto.
#7 “Né regina, né futura duchessa.” sospirò Chuck teatrale, con falsa solidarietà. “Povera la mia Blair. Le cose sembrano andare davvero male”.
#8 Chuck aveva provato con tutte le sue forze a dimenticare Blair, ma ritrovandosi da solo con lei, scoprì che le farfalle erano più vive che mai.
#9 Blair sorrise, perché finalmente Chuck era suo. Ed era tutto ciò che contava.
#10 “Da quel che ricordo, stare da sola con me qui non ti è mai dispiaciuto. Vuoi che ti rinfreschi la memoria?”.
#11 Chuck ricordava bene la prima volta che Blair gli aveva chiesto aiuto.
#12 “Ho appena avuto una visione perfetta di quello che sarebbe stato il nostro inevitabile divorzio”.
#13 C’erano momenti in cui Blair davvero non riusciva a credere a quello che le stava accadendo.
#14 Erano amici. Quel breve momento di trasgressione in cui erano quasi scivolati in qualcosa di più sarebbe rimasto segreto come i loro incontri.
#15 Chuck stava bene: gli piaceva la sensazione del lieve peso sulla sua spalla e della presenza di Blair proprio accanto a lui.
#16 Da settimane passava di nascosto informazioni a Chuck, e Blair non se n’era mai accorta. Di certo non era così astuta come la sua fama pretendeva.
#17 Chuck si voltò e quando vide chi si era seduta accanto a lui, capì che la serata era del tutto rovinata.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 #12

Titolo: Rules of Disengagement

Autrice: Melanyholland

Summary: “Ho appena avuto una visione perfetta di quello che sarebbe stato il nostro inevitabile divorzio”.

Rating: arancione

Timeline: 4x07 (War at the Roses). SPOILER, dunque, fino alla puntata in questione.

Pairing: Blair/Chuck, angst

 

 

Rules of Disengagement

 

 

 

“Avvocati, siete congedati”.

Mentre discutevano i termini del negoziato di pace, Blair si era concentrata sugli accordi, aveva sfoderato un atteggiamento da donna matura e distaccata, trattenendosi dal fare commenti graffianti –e di occasioni ce n’erano state, come quando il suo avversario aveva preteso di avere l’esclusiva del viola su tutti i capi d’abbigliamento- e rendere di proposito tutto più difficile per lui –certo, aveva temporeggiato un poco con la faccenda degli strip-club, ma era solo perché aveva intuito, da ottima amica quale era, l’urgente bisogno di Serena di sentirsi ripetere per la milionesima volta che stava commettendo un errore, e poi le era venuta la gola secca e non aveva potuto rispondere prima di un bicchiere d’acqua, tutto lì-. Blair era fiera di come si era comportata, soprattutto perché aveva evitato per tutta la trattativa di considerare quanto freddo fosse lo sguardo di Chuck su di lei, ricolmo di un’ostilità latente che ormai compariva quasi sempre negli occhi di lui insieme al proprio riflesso.

La prima volta che l’aveva scorta ne era stata tanto profondamente ferita che si era rifugiata in lacrime fra le braccia confortanti di Serena, e mentre lei la stringeva a sé, aveva pianto ripetendole disperata le parole cariche di minaccia e livore di lui ma senza riuscire a spiegarle, seppur confusamente, quanto ancora più orribile fosse stato accorgersi dell’odio nei suoi occhi. Chuck non l’aveva mai guardata in quel modo. In tutti i suoi ricordi, gli sguardi di lui erano sempre stati ammirati, divertiti, beffardi talvolta, lascivi spesso, vulnerabili nelle poche occasioni in cui le aveva aperto il suo cuore e confidato i suoi timori, infine ricolmi di amore e desiderio per tutto il tempo meraviglioso che avevano passato insieme. C’erano state freddezza e crudeltà in quel periodo buio dopo la morte di Bart, ma Blair aveva sempre saputo, nonostante le facesse male, che Chuck non ce l’aveva veramente con lei, ma era sopraffatto dal dolore per la perdita e dal disprezzo per se stesso e perciò se la prendeva con la persona che gli stava più vicino –ingiusto, certo, e l’aveva fatta soffrire e infuriare tanto da spingerla a prendersi una pausa da lui, ma non l’aveva colpita a fondo come l’odio che le aveva dedicato costantemente da quella notte, perché questo, Blair purtroppo lo capiva, era rivolto precisamente a lei. Perfino durante i loro litigi più acri, ciò con cui Chuck l’aveva attaccata erano stati solo rabbia e risentimento, entrambi sentimenti che Blair sapeva celavano solo dolore per essere stato ferito e paura di perderla, di essere rifiutato. Stavolta non ne era così sicura, non con tutti i suoi Eva mi aveva reso una persona che ero fiero di essere e mi hai portato via la cosa a cui tenevo di più e ancora non mi fermerò finché non avrai più niente e tutte le altre tenerezze che Chuck le aveva spietatamente gettato contro da quando quella storia era cominciata.       

No, Blair non poteva e non voleva pensare a come Chuck la stava guardando, e avrebbe preferito che Serena e Nate restassero, ma c’era una faccenda di cui dovevano assolutamente discutere in privato, lei e il suo avversario. E quando la porta del ristorante si richiuse alle spalle dei loro rispettivi migliori amici, Blair lo fissò dritto negli occhi e parlò in tono pratico, posando le mani sul tavolo in bella vista per impedirsi di esternare il crescente disagio che le accelerava i battiti giocherellando con l’anello di rubini o riavviandosi i capelli già perfettamente trattenuti dal cerchietto azzurro. Con un angolo della mente si rese conto che era contenta di averlo indossato, quella mattina. Alla Constance era il simbolo del suo potere di regina e le dava un certo senso di sicurezza averlo in testa.

“Vorrei aggiungere un punto al paragrafo sette, Materiale da Ricatto, nella sottosezione Filmini Compromettenti”.

Il Chuck che aveva trascorso con lei momenti di divertente complicità a complottare contro comuni avversari e pomeriggi interi a bere costoso champagne e a fare l’amore fra lenzuola di seta le avrebbe scoccato uno sguardo vizioso e avrebbe fatto una battuta a sfondo sessuale, così lei avrebbe potuto scuotere la testa e storcere il naso con ostentato disgusto e poi entrambi avrebbero sorriso perché era solo un gioco fra loro ed entrambi lo sapevano e lo adoravano.

Il Chuck che aveva dichiarato pubblicamente la sua devozione ad un’altra donna mentre Blair era a pochi passi di distanza si limitò a fissarla con gelida impazienza, in un tacito invito a continuare.

“Parlo di Stoccolma, l’after-party del concerto di Robyn”.

Ricordare quell’episodio le faceva provare una pungente sensazione di amaro rimpianto alla bocca dello stomaco. Chuck non era stato entusiasta della proposta della sua ragazza di andare ad un concerto e lo aveva palesato tentando in tutti i modi di convincerla a restare a casa. Dato che si trattava di Chuck Bass, la persuasione consisteva per lo più in labbra infuocate e mani vogliose che scorrevano ovunque sul corpo di Blair mentre lei tentava di prepararsi, sensuali assalti punteggiati da sussurri rochi su quanto fosse morbida la pelle di lei e su come l’amasse così tanto che avrebbe voluto rinchiuderla nella sua suite e averla tutta per sé per sempre. Blair aveva resistito all’attacco scansandolo con ribelle tenacia e rispondendogli impertinente che era pazzo se pensava di impedirle di sfoggiare in pubblico la sua nuova Louis Vuitton, ma gli aveva promesso anche una ricompensa se si fosse comportato da bravo fidanzato e l’avesse accompagnata senza fare storie. C’era stato in effetti il sesso ad alta quota sul jet privato delle industrie Bass -e un lieve battibecco mentre atterravano all’aeroporto di Stoccolma perché nel tirarle su la gonna con troppa foga Chuck l’aveva sgualcita-, ma il vero premio era arrivato dopo il concerto, quando la mente di Blair, annebbiata dai troppi Martini, aveva concluso che sarebbe stato un gesto davvero romantico dedicare a Chuck la canzone Stand by your Man. Dopotutto, non era la prima volta che si esibiva per lui e sapeva che il suo ragazzo lo avrebbe adorato. Era stata fermamente convinta di questo anche mentre il suddetto ragazzo cercava con ogni risorsa di tirarla giù dal palco; davvero non aveva capito in quel momento quale fosse il problema, Chuck non si era agitato così tanto al Victrola e il pubblico sembrava godersi ogni minuto, applaudendo e incitandola con grida e fischi. Ma l’indomani mattina, seppur con i postumi della sbornia che le stavano martellando la testa e facendo rivoltare lo stomaco, Blair aveva capito con dolorosa lucidità quale era stato il problema, e aveva fatto giurare a Chuck, che tentava senza successo di indurla a bere un frullato verde fangoso dall’aspetto scarsamente invitante, che mai ne avrebbero fatto parola, né fra loro, né con altri, Nate e Serena compresi.

Ora Blair non si accontentava più della parola di lui. In fin dei conti, Chuck le aveva promesso anche di passare il resto della vita a farsi perdonare per il male che le aveva fatto mentre lei cercava solo di tener fede alla canzone che gli aveva dedicato, ma non era stato così. Anzi.

“So che c’è un filmino di quella serata… voglio che sia messo nero su bianco che non lo userai per mettermi in ridicolo, in nessun caso.”

 

“D’accordo, sarà il nostro segreto”, mormorò Chuck rassicurante, posando le labbra sulle sue per un bacio. Blair le sentì stirarsi in un inconfondibile sorrisetto prima che pronunciassero, dissolute: “Come la tua predilezione per i frustini.”

“Meglio per te che sia così, Chuck Bass”, lo minacciò, percependo il calore salirle alle guance e la voce farsi appena un po’ più acuta. Gli prese insolente  il labbro inferiore fra i denti premendo fino a farlo gemere, poi baciò dolcemente la parte lesa e aggiunse, in tono soave: “Perché sai bene che ho anche una particolare predilezione per la vendetta.”

Chuck si scostò da lei quel tanto che bastava a farle sbirciare attraverso le ciglia il suo sguardo eccitato.

“È uno dei motivi per cui sono pazzo di te, Blair.” le sussurrò, la voce traboccante di ardente adorazione.

Blair stava per domandargli quali erano gli altri –perché non perdeva mai l’occasione per fargli ripetere ancora e ancora le ragioni per cui l’amava– quando la nausea le risalì su per la gola e la costrinse a piegarsi di nuovo verso il water. Percepì le dita di Chuck che le scostavano con tenerezza i capelli dal viso e pensò che avrebbe dato via metà del suo guardaroba per non mostrarsi in uno stato così pietoso di fronte a lui. Era certa che nessuna delle favolose modelle da cui Chuck era stato attratto in passato era mai corsa in bagno a vomitare sotto i suoi occhi, e la considerazione la fece sentire ancora più a disagio, ma poi le sovvenne che se anche fosse accaduto, Chuck non sarebbe stato lì con la malcapitata a tenerle i capelli e massaggiarle la schiena, e questo la rincuorò. Erano attenzioni che riservava solo a lei.

“Ma nei primi dieci c’è anche l’indubitabile eleganza con cui riesci a metterti carponi.” chiarì lui, vizioso.

“Chuck! Non sei di aiuto!”

Lo sentì sghignazzare senza pudore e quando si sollevò, stava ridendo anche lei.

 

Chuck abbassò gli occhi sulle proprie mani intrecciate sul tavolo e annuì, impassibile.

Dopo aver sbrigato le pratiche, entrambi raccolsero i fogli, infilando la loro copia del contratto in una cartellina di plastica.

“Bene. C’è altro?”

“Fortunatamente no.” rispose Blair, tirando un sospiro di sollievo con deliberata enfasi. “Sai, dopo oggi, sono ancora più felice che Humphrey ti abbia interrotto, l’anno scorso. Ho appena avuto una visione perfetta di quello che sarebbe stato il nostro inevitabile divorzio.”

“Sono d’accordo.” commentò Chuck, con la stessa indifferenza, mentre indossava la giacca del completo scuro. Blair, stizzita, si affrettò a precederlo fuori dal ristorante, anche se restò la sensazione della sua irritante presenza subito dietro di lei. Entrambi ribadirono la loro gioia nell’essersi finalmente liberati dell’altro, ma quando Chuck le tese la mano per salutarla, Blair fu all’improvviso combattuta fra il forte istinto di stringerla e l’intenso timore di provare di nuovo le sensazioni dell’ultima volta –che erano sbagliate e pericolose, perché dopo l’accordo con Jack Bass e il sesso con Jenny Humphrey e la dichiarazione di guerra, Chuck e il suo tocco avrebbero dovuto ripugnarla, non farla sentire debole e indifesa- e fu estremamente lieta di avere un motivo solido e impersonale da sbattergli in faccia per rifiutare quel contatto così ingannevolmente innocuo.

No touching

Sperò che Chuck non scoprisse mai il tormentoso subbuglio interiore che le scatenava la sua presenza, o come al momento di dividersi lei avesse esitato un minuto di troppo nel guardarlo allontanarsi verso la sua limousine.

 

 “Devi proprio andare?”

Chuck la stava stringendo a sé come se fosse la cosa più preziosa del mondo, forte per non lasciarla andare, ma con cura, per non farle male. Blair aveva il viso premuto contro il  collo di lui e respirare il suo profumo la inebriava e confondeva insieme. Le accadeva sempre, vicino a Chuck. Non importava quanto tempo passassero l’uno con l’altra o quante volte facessero sesso. Il tocco, l’odore, il sapore di Chuck nella sua bocca erano sempre travolgenti, anche un solo sguardo riusciva a farle battere il cuore come una ragazzina al suo primo bacio.

“Purtroppo.” sospirò, ma senza fare alcun tentativo di districarsi. Le lezioni all’università sembravano così poco importanti, mentre era avvolta nell’abbraccio del suo amore. Erano così vicini che poteva percepire il calore irradiato dalla  pelle di lui, i palpiti del suo cuore sotto il petto che si muoveva al ritmo dei suoi respiri. Era la stessa intima melodia che la accompagnava fino al mondo dei sogni e che le mancava le poche notti che trascorreva sola nel letto del dormitorio. Blair chiuse gli occhi, permettendosi qualche minuto ancora di quella sensazione meravigliosa.

“Non andare.”

 Arrogante, viziato, tirannico Chuck Bass. Così abituato che tutti facessero come voleva lui, rifletté Blair, registrando il tono di comando e sorrise, con affetto. Era tempo di ricordargli che aveva a che fare con una regina, fiera e indipendente. Si ritrasse, occhieggiandolo con  le sopracciglia inarcate.

“Ah, quindi io devo rinunciare alla mia istruzione per te, e tu puoi darmi buca per Sean Mc Pherson?” lo rimbeccò petulante, ancora fra le sue braccia.

“Beh, io dopo mi sono fatto perdonare.” ragionò lui, posando la fronte contro la sua.

“Allora assicurati di essere libero per pranzo”, sussurrò lei seducente, accarezzandogli delicatamente con le dita le labbra lisce e desiderabili. “Così posso farmi perdonare anch’io. Ci vediamo qui all’una?”

Chuck sorrise e le baciò i polpastrelli. “Conterò le ore”, dichiarò, soffiandole calore sulle dita mentre le braccia la liberavano, sebbene con riluttanza. Blair si concesse qualche istante ancora per fargli scorrere le mani sui risvolti della giacca –gessato grigio come la gonna che indossava lei-, sfiorando il fazzoletto che spuntava dal taschino –cremisi come il suo rossetto, che ora sporcava un po’ anche le labbra di lui- e poi si diresse sui tacchi verso l’ascensore della nuova suite dell’Empire. Si voltò prima che le porte si chiudessero, si accorse che Chuck la fissava e seppe con irrazionale certezza che lui non aveva smesso di guardarla per un solo momento da quando si era allontanata, gli occhi scintillanti di desiderio. “Mi mancherai”, vide, più che udire, le sue labbra scandire e quando fu sola nell’ascensore, bisbigliò, sorridendo: “Anche tu”, conscia che la telecamera di sorveglianza era su di lei, e che quando il messaggio gli sarebbe arrivato, Chuck avrebbe risposto al sorriso, compiaciuto.

 

 No, Chuck non doveva venire a conoscenza della sua piccola debolezza, non quando lui sembrava così perfettamente controllato e distaccato in ogni suo atteggiamento, non quando il suo sguardo faceva trapelare chiaramente che ne aveva avuto abbastanza di Blair Waldorf, la ragazza per cui in un’altra vita aveva comprato un anello di fidanzamento.

Mentre l’automobile correva sulle strade di Manhattan, Blair tentò di distrarsi da quei pensieri angusti su Chuck e si concentrò sul party di compleanno, a cui lui, per fortuna, non sarebbe stato presente.

 

“Sei ufficialmente non invitato!”  

“Non mi ha mai fermato”.

 

Le si annodò la gola e strinse i pugni tanto da percepire le unghie nei palmi. Forse non aveva bevuto abbastanza acqua, dopotutto.

 

*

 

La festa di compleanno di B.  è stasera, ma il mio regalo per lei arriva subito: sembra che non sia stata soltanto una J. a mettersi tra C. e B. la scorsa estate. Jenny Humphrey avrà pure dimostrato un po’ troppo affetto nei confronti del fratellastro, ma Blair Waldorf non è seconda a nessuno in quanto ad attaccamento alla famiglia. Del suo ex, ovviamente. Qualcuno ha detto zio? Eh sì, pare che nella Ville Lumiére, B. e Jack Bass abbiano avuto un rendez-vous piuttosto piccante. Nessuna foto ricordo purtroppo, ma niente paura: il prossimo appuntamento è per Natale, e chissà se Babbo Natale ci lascerà qualche bella prova sotto l’albero. Nel frattempo, sapete di amarmi.

 

  

Blair lesse il messaggio di Gossip Girl con una smorfia irritata, mentre era ancora bloccata nel traffico di New York. Che insulsa sciocchezza. Non vedeva Jack Bass da quella repellente serata all’Empire, grazie al cielo, e se malauguratamente lo avesse incontrato di nuovo, gli avrebbe consigliato caldamente una vacanza nei vicoli malfamati di Praga.

Sospirò, spinse uno dei tasti di chiamata rapida sul cellulare e attese.

Chuck rispose al secondo squillo.

“Hai letto il blast?” domandò Blair, con distratta curiosità. Senza riuscire ad impedirselo, dentro di sé desiderava ardentemente che lui non avesse creduto a quella bugia. L’idea che Chuck potesse pensare anche solo per un secondo che fra lei e Jack c’era qualcosa che non fosse disprezzo e avversione, almeno da parte di Blair, la riempiva di tristezza e malessere. La faceva sentire inspiegabilmente… tradita.

“Sì.” confermò lui laconico, la stessa tonalità sottozero che aveva mantenuto per tutta la trattativa. Blair sentì gonfiarsi il nodo in gola, ma fu attenta che la voce le uscisse altezzosa e leggermente seccata, come se quello che avevano davanti fosse un inconveniente di poco conto.  

“Gossip Girl sta scadendo nel ridicolo, ultimamente. Prima quella voce sulle presunte malattie veneree di S., ora questo. Se sa sempre tutto, come mai non è al corrente che Jack era in Cile quest’estate?”. Si accorse dell’errore troppo tardi e serrò le palpebre per un momento, stringendo il telefono con tanta disperata forza che le nocche le divennero bianche. Non avrebbe dovuto lasciarsi sfuggire di essere a conoscenza di quel particolare su Jack. Chuck era paranoico, sospettoso e malfidato e ora si era fatto anche silenzioso, il che non era mai un buon segno. Non l’avrebbe affatto sorpresa se all’improvviso avesse messo fine all’accordo e ricominciato a minacciarla. “Così ho sentito, ad ogni modo…” aggiunse sbadatamente, per riempire quel silenzio tanto opprimente. Chuck si prese ancora qualche istante per sé prima di farsi sentire di nuovo:

“Sembra che qualcuno stia cercando di sabotarci”.

Fu con un certo disturbo che Blair si accorse del sorriso di sollievo che le era sbocciato spontaneo sulle labbra alle parole di lui. Si rallegrò che fosse una conversazione telefonica e proseguì, nello stesso tono spiccio:

“Jenny Humphrey, probabilmente. Che cosa facciamo?”

“Passa da me, e porta la tua copia del trattato. Credo siano necessarie alcune aggiunte.”

“Okay, a fra poco”.

Quando Blair entrò nella suite dell’Empire, Chuck era seduto in salotto a gambe accavallate. Fu piuttosto sorpresa di notare sul tavolino davanti a lui due calici di cristallo e un secchiello pieno di ghiaccio tritato da cui spuntava il collo di una bottiglia di champagne. Chuck di solito preferiva lo scotch, a qualunque ora del giorno e della notte. Lei amava lo champagne, e lui lo ordinava per farle piacere quando stavamo insieme, soprattutto perché la mandava su di giri e finivano sempre col fare l’amore, dopo qualche brindisi. Chuck stesso le aveva confessato questo subdolo dettaglio l’anno prima, e lei aveva sorriso e l’aveva colpito con un pugno giocoso sul braccio, evitando di confidargli che in realtà non era l’alcol, ma stare con lui che la faceva essere così raggiante e vogliosa.

Chuck notò la direzione del suo sguardo e disse, cortese, invitandola ad accomodarsi con un gesto della mano: “Dom del novantacinque. Serviti pure”, e sebbene lo avesse già intuito e fosse consapevole che probabilmente non significava nulla, Blair provò una sensazione di calore al petto nello scoprire che non era solo champagne, ma anche il suo preferito.

“Non mi va di bere a stomaco vuoto, ma grazie comunque.” declinò, nello stesso tono educato e formale di lui. Scoprì che era più facile giocare quando le regole erano così ben fissate, e provò un improvviso moto di affetto e gratitudine verso Serena e Nate. Poi le sfuggì un sorrisetto.

“Qualcosa di divertente?” domandò Chuck, mentre afferrava la bottiglia di champagne per aprirla.

“Pensavo solo che è incredibile che Serena e Nate abbiano avuto un’idea così geniale.” rispose, maligna. Chuck sorrise a sua volta.

“Sembra che dopotutto anche i biondi abbiano i loro momenti di gloria intellettuale.”

“Oh, più probabile che abbiano copiato l’idea da qualche parte.”

“Ehi, posso sentirvi!” urlò Nate in protesta dalla sua stanza. Il sorriso di Blair si ampliò divertito e  incontrò lo sguardo altrettanto beffardo di Chuck, ma si affrettò a distogliere gli occhi, muovendosi per accomodarsi sul divano rosso da lui lasciato libero.

 

“Chuck, è incredibile, è ancora lì davanti.” esordì Blair, rientrando in camera da letto dopo essere stata in bagno. Si lasciò scivolare la vestaglia di raso blu dalle spalle e lo raggiunse fra le lenzuola pregiate. Chuck, momentaneamente distratto dalla sua nudità, la accolse fra le braccia prima di rispondere, la fronte corrugata:

“Nathaniel?”

“Beh, o è lui, o uno dei tuoi valletti si attarda un po’ troppo nelle stanze mentre gli occupanti fanno sesso.” ribatté mordace, e percepì il petto sudato di lui vibrare sotto la propria guancia, scosso dal riso.

“Un valletto pervertito? Sarebbe un’altra delle tue fantasie?”

 Blair sorrise maliziosa e  ci pensò su. “Perché no?”, concluse, alla fine. “M’infilo nella vasca e mentre mi lavo toccandomi dappertutto mi accorgo che qualcuno mi sta spiando, mi giro e ci sei tu, che mi guardi e mi chiedi se puoi insaponarmi la schiena, io mi arrabbio e grido e allora tu mi afferri…”

Chuck interruppe la sua narrazione improvvisata baciandola con trasporto e rivoltandola perché fosse sotto di lui. Si sollevò su un gomito per non gravarle addosso, mentre l’altra mano le massaggiava amorevole la coscia.   

“Sei fantastica”, sussurrò, in tono rapito. “Se penso che sei la stessa ragazza che mi ha guardato con gli occhioni innocenti spalancati e impauriti la prima volta che mi sono spogliato di fronte a lei…”

“Non ero impaurita da te!” si ribellò Blair, ferita nell’orgoglio.

“Beh, non esattamente da me, hai ragione. Quanto piuttosto dalle notevoli dimensioni del mio…”

Stavolta fu lei a tappargli la bocca con un bacio, mollandogli uno schiaffo sul sedere che schioccò fragoroso e  lo fece sussultare.

“Comunque”, riprese Blair, quando si divisero. “Di là non si sentono altro che rumori di spari ed esplosioni. Saranno tre ore che Nate è davanti a quel videogioco!”

“Più o meno lo stesso tempo che abbiamo passato noi in questa stanza”, commentò lui, con una scrollata di spalle. Dalla mascella contratta, Blair capì, nonostante il tono disinvolto, che non gradiva molto che lei parlasse di Nate Archibald mentre c’era ancora odore di sesso nell’aria. L’irragionevole gelosia la intenerì e gli accarezzò con gentilezza i peli sul braccio.

“Il tuo migliore amico si sta fondendo il cervello. E già ora non è proprio un Will Hunting, Chuckie”, rimarcò, intuendo che insultare un pochino Nate avrebbe fatto rilassare il suo ragazzo. Fu così, perché un sorrisetto gli arricciò gli angoli della bocca, ma Chuck restava comunque il migliore amico di Nate, quindi aggiunse, vendicativo:

“Non è che la tua migliore amica sia diversa. L’unica cosa brillante che abbia mai avuto Serena sono i capelli. Non è certo come te.”

“Ehi! Non parlare male di S.” fu la protesta simbolica di Blair, in segreto gongolante per il complimento finale. Voleva bene a Serena e sapeva che non era una bionda stupida, ma ancora non aveva totalmente superato tutti i momenti in cui si era sentita umiliata e manchevole di fronte ai suoi cari a causa del fascino irresistibile di lei. Che per Chuck Serena non fosse così speciale la faceva sentire incredibilmente bene.

“Nessuno è come te.” insisté Chuck, in un sussurro. La mano di Blair salì a sfiorargli i capelli corti, spettinandoli ancora di più.

“Come noi”, lo corresse tenera, cingendogli il collo. Si sporse per baciarlo sulla bocca e poi si lasciò ricadere sul letto, notando soddisfatta che ogni traccia della già fioca gelosia verso Nate era scomparsa dagli occhi che la contemplavano, estatici. Guardò il proprio riflesso nelle iridi di lui, la chioma sparsa sul cuscino, il leggero sorriso, il  viso struccato,  e si sentì bellissima.

“Mi ami?” bisbigliò, inclinando la testa di lato. Un ricciolo castano le solleticò la guancia.

“Con tutto me stesso.” dichiarò lui, senza esitazione. Il sorriso di Blair si riempì di dolcezza per un lungo momento, poi si tinse di una sfumatura giocosa.

“Credo che andrò a farmi una doccia. Mi auguro che nessuno entri mentre sono lì, tutta nuda e insaponata.” esclamò candidamente, facendosi scorrere l’indice in circolo sui seni e poi giù languido fino al ventre. Gli occhi di Chuck seguirono il tragitto, bramosi, e la lingua gli inumidì le labbra.

“Non si preoccupi, Miss Waldorf.” mormorò, rauco. “La soddisfazione delle nostre clienti è al primo posto, qui all’Empire”.     

 

 L’aggiunta di Chuck consisteva in un obbligo di consulto ogni volta che usciva un pettegolezzo deleterio che li riguardasse entrambi, per stabilire se era vero e decidere sul da farsi. Blair accettò senza obiezioni e trascorsero solo una decina di minuti fra l’arrivo del notaio e la sua partenza.

“Bene.” sospirò Blair, e sapeva di dover andare via ora che le pratiche erano state portate a termine, ma per qualche motivo restò immobile sui cuscini soffici, la gonna sollevata un poco dalle gambe accavallate. Era quasi certa che Chuck potesse sbirciare l’orlo ricamato delle autoreggenti. L’anno prima, quando era immerso nel lavoro davanti al suo computer o al cellulare, Blair, sentendosi trascurata, usava trucchetti del genere per attirare la sua attenzione: si lasciava andare sul letto o sul divano e inavvertitamente il pizzo del reggiseno spuntava fuori dalla scollatura del vestito e la sottana risaliva fino alle cosce, oppure si tirava su i capelli lamentandosi del caldo in modo che lui potesse ammirare la nuca e la linea del collo fino alle spalle nude, o più spudoratamente annunciava che andava a farsi un bagno e cominciava a sfilarsi i vestiti fin dal salotto, lasciando una scia di indumenti e stando attenta a non essere ancora fuori dalla visuale di lui quando infine le mutandine le scivolavano lungo le gambe fino alle caviglie. Poi osservava con compiaciuto trionfo e un sorrisetto irriverente sulle labbra Chuck che si affrettava a spegnere il computer aggiustandosi nervosamente il cavallo dei pantaloni o a chiudere la comunicazione con voce improvvisamente impastata. Era divertente tormentarlo, e diventava tutto ancora meglio quando lui, dimentico del lavoro, la prendeva tra le braccia e la faceva sua, che fosse sul letto, sul divano o nella vasca da bagno.

Ora Blair azzardò un’occhiata per controllare la direzione dello sguardo di Chuck e si accorse che effettivamente la stava fissando, ma dritta negli occhi, un’espressione indecifrabile ma intensa sul viso, quasi potesse leggerle dentro quei pensieri nonostante tutto ancora piacevoli, anche se maledettamente illeciti. Si sentì un po’ nervosa all’idea.

“Sicura di non volere un po’ di champagne? Ci sono delle fragole in cucina.” insisté lui e Blair non poté impedirsi di considerare –anche se era sciocco e sbagliato e comunque non doveva interessarle- che forse nemmeno Chuck voleva che lei se ne andasse così in fretta.

“Credo che approfitterò allora, grazie.” rispose, affabile ma distaccata, come avrebbe parlato a un perfetto estraneo incontrato ad un party. Ma un perfetto estraneo forse non l’avrebbe tentata con le fragole, che lei adorava insieme allo champagne; con un perfetto estraneo non avrebbe condiviso ricordi in cui lui le porgeva il frutto e tratteneva il fiato quando le sue labbra lo racchiudevano, sfiorandogli le dita.

Più di una volta i loro baci avevano avuto il sapore di fragole e champagne.

Chuck non poteva non ricordarlo. E quando Blair incontrò di nuovo i suoi occhi adombrati, capì che non era l’unica ad avere quei pensieri. Lo sguardo di Chuck su di lei sembrò quasi bramoso, per un istante.

No touching

Ma divenne presto cordiale e freddo e mentre si alzava per andare a prendere le fragole, Blair rifletté che si era trattato di uno scherzo della propria immaginazione. Doveva essere così. Perciò ordinò alle proprie gambe di smettere di essere vacillanti e fu davvero contenta nell’udire prima lo squillo del cellulare e la voce di Serena dall’altro capo del telefono, poi i toni saccenti e falsamente casuali di Humphrey di là con Chuck:

“Beh, visto che Blair ti ha tradito con tuo zio, ho pensato che potresti tradirla a tua volta…”.

Blair sorrise, perfida. A quanto pareva era tempo di prendersi gioco del caro, sciocco Dan Humphrey.

I prossimi minuti sarebbero stati davvero divertenti.

 

*

 

La barriera fu lacerata con uno strappo secco ed echeggiante nella casa buia che solo qualche ora prima era stata piena di invitati e Blair si sentì maledettamente, meravigliosamente vulnerabile.

Fu allora che Chuck la toccò.  

 

 

Fine#12

 

 

 

Note dell’Autrice:

[1] “Rules of Engagement” è il titolo di una sit-com della CBS del 2007.  

[2] “Good Will Hunting” (in Italia: Will Hunting, Genio Ribelle) è un film del 1997 con Matt Damon e Ben Affleck, rispettivamente nei ruoli di Will e Chuckie, due amici. Capirete perché non potevo non citarlo in quel contesto. :)

[3] Le risposte alle recensioni sono state inviate con il nuovo metodo. Ancora grazie a tutti voi.

Al prossimo aggiornamento,

Melany

 

  

  
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