Premessa
Non mi capita spesso di scrivere premesse vere e proprie per la mie fanfiction, ma questa volta, se pur io scriva una cosa piuttosto breve, mi sento in qualche modo in obbligo. Ho il dovere di comunicarvi per chi è stato scritto questo racconto e in quale periodo della mia vita. Non mi sono mai raccontata molto a nessuno (fortunatamente per voi!) e credo che sia giunto il momento per spiegarvi qualcosina in più di me, più che altro per comprendere il modo in cui scrivo.
Pochi anni fa è venuta a mancare una delle persone
più importanti e buone della mia relativamente breve vita. In quel momento io
ero piuttosto piccola, ma il dolore che ho provato e che, purtroppo, provo
tuttora, è ancora vivo dentro di me. Questo malessere è riaffiorato qualche giorno
fa, quando una persona molto importante per la prima delle mie più grandi
amiche è venuta a mancare. Questa ragazza ha voluto rendere nota la cosa
abbastanza pubblicamente, in particolare per specificare il fatto che
probabilmente dovrà riprendersi dal duro colpo e che, quindi, il tempo e la
voglia per scrivere le manca. Si tratta infatti di una bravissima (e non lo
dico solo perché tengo a lei) scrittrice di fanfiction e la sottoscritta deve a
lei la scoperta di questo sito.
Lo scopo di tale premessa, oltre alla possibilità di
capire qualcosa in più di me, è quello di dire a questa persona che io ho
iniziato a scrivere grazie alla mancanza della nonna, che amavo con tutta me
stessa e che, in qualche modo, devo a questa perdita la grandissima quantità di
soddisfazioni che lo scrivere mi ha portato in questi anni, grazie soprattutto
alle persone che mi seguono più o meno costantemente nel sito.
Volevo solo dire grazie ai recensori di questa
fanfiction e a chi ne recensirà altre. Volevo ringraziare Irene per l’affetto
che mi ha dimostrato in questi anni e dirle che la comprendo e la sostengo fino
in fondo.
Un grazie particolare lo dedico a Michela, che
(parlo seriamente) è una delle più grandi auror e un’amica importante.
Infine, dedico questa one-shot alle persone che
conosco da quando ho imparato a ricordare i loro volti, a coloro che amo da una
vita: a Irene, Elisabetta, Sonia, i miei genitori e, in particolare, a mia
nonna.
Scusate se mi sono dilungata.
Un bacio a tutti
Sara (alias
Drew)
Frammenti del Passato
I tuoi capelli… i tuoi zigomi… le tue mani… ricordo
tutto come se fosse ieri. Come dimenticarti?…
Perché ti scrivo? Semplicemente perché so che non
avrò mai il coraggio di spedirti questa lettera.
Se ti dico
dove sono e dove sei tu, non ci crederai mai… Stai dormendo sul mio letto della
casa dei miei zii, mentre io sono seduto alla scrivania, forse a scriverti un
mucchio di scemenze, Hermione.
Voglio che tu sappia che non ti dimenticherò mai,
che avrai sempre un posto importantissimo nel mio cuore.
Perché ora ti trovi a casa mia? Perché hai scoperto
quanto io abbia sofferto per la morte di tutti i miei cari ed ora sei qui,
sentendoti responsabile per tutto quello che è accaduto fino ad ora… ma sai di
non esserlo.
Ti adoro quando ti preoccupi per me… Anzi… forse ti
adoro e basta…
Vorrei dirti mille cose… vorrei finalmente metterti
a confronto con i miei sentimenti… vorrei parlarti di ciò che provo…
Ti amo, Hermione… non esiste altra spiegazione che
dia un senso a quello che sento adesso… Amo ogni singola parte di te… amo
quando mi sgridi, quando hai paura per me, quando mi stai accanto, quando
litighiamo e quando facciamo pace.
Amo quando sei spaventata, quando sei indecisa,
quando sei determinata…
Amo quando ti dedichi totalmente a me… Amo persino
quando litighi con Ron e quando dopo, al primo sorriso, fai pace… amo quando lo
chiami “Ronald”… anche se forse non dovrei…
Ho parlato con lui… credo che provi qualcosa in più
per te che una semplice amicizia, ma non vuole confessarlo: ha paura di dividere
il trio.
Ed io mi sento uno stupido: oggi avrei voluto
finalmente dirti tutto e so che è meschino da parte mia, non prenderti per
mano, sfiorare il tuo viso e baciarti confessandoti il mio amore.
Non hai idea di quante volte avrei voluto farlo, ma
la paura di perdere tutto ciò che abbiamo condiviso in tutti questi anni è
troppo grande.
Purtroppo non conosco un altro modo per esprimere al
meglio i miei sentimenti e ti prego di perdonarmi per tutto ciò che non avrò
mai il coraggio di fare.
Ho deciso di fartela trovare queste lettera, magari
tramite qualcun altro.
Spero, un giorno, di riuscire a condividere con te
solo una parte di ciò che provo.
Con amore,
Harry
Hermione
posò la missiva sulla lastra di marmo ai suoi piedi. Il ricordo del suo amore
con Harry le riaffiorò alla mente:
Erano nella sala comune dei Grifondoro. Tra appena una settimana sarebbe terminato il loro ultimo anno nella scuola di Hogwarts. Hermione ed Harry erano già stati accettati come futuri aurors, mentre Ron avrebbe aperto un negozio di cioccorane e altri dolci ad Hogsmaede.
-Ho parlato con la McGrannitt.- se ne uscì Harry,
mentre gli amici erano intenti a finire di leggere chi la lettera di
ammissione, chi la licenza per il negozio.
-Cosa ti ha detto?- chiese Ron poggiando il pezzo di
carta sul pavimento e andando a sedersi sulla poltrona affianco al divanetto su
cui si trovava Harry.
-Solo quello che sapevo già…- rispose cercando di
attirare l’attenzione di Hermione, che però continuava a ignorarlo immergendosi
apparentemente nella lettura.
-E sarebbe?- continuò Ron, stavolta seriamente
preoccupato.
-Ora tocca a me. Devo riuscire io a sconfiggere
Voldemort: non esiste altra soluzione.- sentenziò scandendo bene ogni parola.
Ron era rimasto scioccato a quella rivelazione: significava che lui doveva partire, andarsene… e magari morire per sconfiggere il male…Avrebbe potuto perdere il suo migliore amico!… Ma cosa ne pensava Hermione?
Si voltò verso di lei, convinto che avrebbe detto ad
Harry che era una follia, che non sarebbe mai potuto andare da solo contro la
morte!… ma il completo disinteresse dimostrato lo mandò su tutte le furie:
-Diamine, Hermione! Cosa ti prende così tanto da
infischiartene totalmente?! Hai sentito quello che ha appena detto Harry, eh?!-
alzò la voce.
-Sì…- sibilò, Hermione senza distogliere gli occhi
dalla lettera.
-E quindi?!- continuò Ron, irato come non mai, -Non
hai niente da dire? Harry potrebbe morire se va a combattere, te ne rendi
conto?!-
-Perfettamente- rispose pacata, stando bene attenta
di non incontrare gli sguardi dei suoi amici.
-Cosa devo fare per farti…- iniziò Ron furibondo, ma
la voce di Harry lo bloccò:
-Fai qualcosa Hermione… qualsiasi cosa, ma fai
qualcosa, ti prego.- la supplicò nascondendo il viso sotto la frangia nera e
scompigliata. Era seduto, con le mani congiunte e le braccia poggiate sulle
gambe.
-Cosa dovrei fare, Harry?- se ne uscì la ragazza,
lasciando violentemente la lettura sul tavolo e sedendosi accanto al moro.
La sua domanda non ebbe risposta: Ron era
frastornato e impaurito dalla reazione di Hermione, Harry non di mosse
minimamente e la ragazza era stravaccata sul divano accanto all’amico, fissando
con attenzione un punto imprecisato.
-Io devo andare.- concluse Harry con un filo di
voce.
-No, tu non devi affatto!- la rabbia in Ron era tornata, -Non puoi andare senza di noi almeno…vero Hermione?- chiese sperando nella complicità dell’amica.
-Noi non possiamo, Ron… non stavolta…- era stato
durissimo ammetterlo, ma Hermione sapeva che Harry non poteva permettersi la
responsabilità di portare in battaglia le uniche persone importanti che erano
rimaste nella sua vita.
Il rosso si ammutolì, non sapendo se scagliare in
aria ogni cosa o se mettersi a piangere come un bambino.
-Io vi ringrazio tanto, ragazzi.- commentò Harry,
rivolgendosi ad Hermione.
-Siamo qui per te, lo sai.- lo rassicurò la ragazza,
che si precipitò sul ragazzo sedutole accanto, abbracciandolo forte a sé.
Rimasero così per infiniti secondi, uniti come non
mai in quel momento di perfetto silenzio. Non si era mai sentiti così insieme:
la paura in quel momento, la condividevano tutti.
Dopo le rivelazioni di quel pomeriggio, Hermione non
aveva ancora trovato il coraggio di muoversi dal divano. Era sera e lei si
trovava sola nella sala comune: Ron era andato agli allenamenti di Quidditch,
ed Harry li aveva saltati per riordinare le sue cose.
Stava male, Hermione. Si sentiva impotente, non più
padrona del suo destino, e provava terrore per quello che sarebbe potuto
succedere ad Harry.
-Tutto bene?- era lui… era la sua voce. Hermione si
distolse dai suoi pensieri:
-Dimmelo tu come deve andare…- replicò lei, cercando
di mostrare un sorriso. Harry le si inginocchiò ai piedi, prendendole le mani
gelide:
-Non devi avere paura per me.- disse piano, mentre
lo sguardo di Hermione si opacizzava lentamente.
-Non posso… non ci riesco…- balbettò lei, mentre la
prima lacrima le solcava il viso, -Ho provato ad essere forte, a non piangere
come te e Ron, ma è inutile…- concluse sconfitta.
-E perché dovresti fare come me e Ron? Tu sei speciale
perché sei Hermione. Sei la nostra mente, la parte logica che rende tutto più
confuso e più eccitante.-
-Sai, vero, che è una contraddizione quella che hai
appena detto?- scherzò la ragazza con quel briciolo di speranza che le era
rimasta in corpo.
Harry non rispose, ma si limitò ad asciugarle le
lacrime con un fazzoletto candido che estrasse dalla tasca dei suoi pantaloni e
l’abbracciò forte.
Hermione si coccolò in quel contatto:
-Ti prego, non andare.- lo supplicò tra le lacrime,
stringendosi ancora di più a lui, -Non puoi lasciarci soli… non me… se ci vuoi
bene e se mi vuoi bene rimani… ti scongiuro…- disse tra un singhiozzo e
l’altro.
La spalla di Harry era inondata dalle lacrime della
ragazza, ma lui non riusciva a distaccarsene e le parole che lei aveva appena
pronunciato, gli diedero il coraggio per dire:
-Tu sai quanto bene voglio ad entrambi…- iniziò
staccandosi leggermente, in modo tale che potesse prenderle il viso tra le
mani, mentre lei gli afferrò i polsi istintivamente, come a significare di non
lasciarla, -… ma non posso sottrarmi e sai anche questo… Forse la mia intera
esistenza è servita per arrivare ad oggi… se solo io…- si bloccò, realizzando
ciò che stava per confessarle.
Hermione lo fissava: il suo sguardo, per quanto
carico di dolore fosse, era oltremodo dolcissimo.
-Se solo tu?- riprese la ragazza, incoraggiando il
moro ancora inginocchiato.
-Io…-iniziò sicuro, -io… mi sono innamorato,
Hermione… di te…- pronunciò in tono dolce e deciso. –Se solo non ti amassi io
partirei tranquillo e non mi importerebbe della mia morte, ma… ma ti amo e so
che non posso proteggerti standoti accanto.-
Ora la ragazza era in lacrime, davanti allo sguardo
dell’uomo che amava. Sì, un “uomo”, non esisteva altro nome per descrivere
Harry in quel momento.
-Allora perché non mi baci?- cercò di sorridere
Hermione. Gli occhi di Harry sprizzarono luce e gioia, e delicatamente cadde
sulle labbra morbide della persona che amava…
Il bacio andò ad approfondirsi lentamente e le
lacrime non ebbero più spazio in quei momenti. Poi, incoronarono il loro amore
nel letto di Harry.
Erano felici, sereni, nudi sotto le coperte.
Abbracciati e contenti come mai lo erano stati prima. I capelli nocciola di
Hermione ricadevano delicati sul petto di Harry, che le accarezzava morbosamente
la pelle lungo la spalla. Poi Harry, muovendo solo il braccio libero, estrasse
una lettera dal comodino.
-Questa è per te.- disse porgendola ad Hermione.
–Non aprirla, a meno che io non…-
La felicità di quel momento sparì: la ragazza si
rigirò nel letto, osservando con timore gli occhi speranza del suo uomo.
-Non devi neanche pensarlo, Harry.- disse secca,
prendendo la missiva.
-Tu promettimi che aspetterai me per leggerla e nel
caso in cui non dovessi farcela, la leggerai e la terrai con te, va bene?-
Hermione annuì a malincuore, assaporandosi gli
ultimi momenti d’amore con la persona che amava.
Adesso fissava il marmo gelido che aveva davanti, piangendo lacrime amare. Si portò una mano alle labbra, baciò due dita e tocco con le stesse dita la lapide luccicante. Staccò la mano, poi si voltò piangente. Alle sue spalle, sullo stesso marmo che aveva baciato c’era inciso: HARRY JAMES POTTER, COLUI CHE HA SALVATO IL MONDO MAGICO, I SUOI AMICI E IL SUO AMORE.