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Autore: Geneviev    29/11/2010    2 recensioni
"Nicholas inspirò il suo profumo, estasiato dall’odore di vita che quel corpo portava con sé, ma non smise di suonare. La musica si rifece impetuosa, e anche la testa del musicista si lasciò trasportare dalla composizione iniziando a muoversi quasi fosse impazzito. La giovane si chiese se delle mani umane potessero muoversi tanto veloci e aggraziate, e rimase ammaliata come i serpenti davanti ai loro incantatori."
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Baci oscuri'
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Oscuro Do diesis

 

Musica: Chopin, Fantaisie Impromptu

 

 

 

 

Musica.

Le note chiare e decise del pianoforte.

Chopin. Fantaisie Impromptu, opera postuma sessantasei. La riconobbe subito.

Nicholas era seduto al piano, nella sala della musica. Le sue dita affusolate si muovevano veloci sui tasti d’avorio bianco.

Era vestito in modo elegante, come suo solito, con una lunga giacca di velluto damascato color della notte, con decori di fili argentati sulle maniche e sul bavero. Sotto, una camicia di seta bianca con discreti polsini di pizzo e lo jabot al collo, stretta sul torace dal panciotto dello stesso tessuto della giacca. I pantaloni di lana fine color inchiostro s’infilavano negli alti stivali di lucida pelle nera. Elegante come esigeva la moda di corte.

Il suo viso era tanto bello da parer disegnato. Un ovale perfetto color latte, circondato dai capelli castano scuro un po’ lunghi, ribelli, che sfioravano la pelle serafica. Era bello, forse troppo, tanto da apparir androgino. Le labbra erano carnose, lievemente meno pallide del resto del volto. Gli occhi erano chiusi in quel momento, concentrati o persi nella melodia che suonavano le mani.

Isabelle si fermò sulla soglia in silenzio, poggiandosi allo stipite per ascoltare quell’allegro agitato, quella melodia vibrante ed emozionante, osservando la luce delle candele illuminare il ragazzo che le dava le spalle.

Nicholas inspirò il suo profumo, estasiato dall’odore di vita che quel corpo portava con sé, ma non smise di suonare. La musica si rifece impetuosa, e anche la testa del musicista si lasciò trasportare dalla composizione iniziando a muoversi quasi fosse impazzito. La giovane si chiese se delle mani umane potessero muoversi tanto veloci e aggraziate, e rimase ammaliata come i serpenti davanti ai loro incantatori.

"Volete rimanere lì sulla porta?". La voce di Nicholas era profonda e tenebrosamente roca, e aveva aperto gli occhi glauchi per osservare il cielo stellato al di là delle alte finestre, ma ancora non smetteva di far squillare le note, che erano tornate a essere più basse e placide.

La ragazza avanzò, facendo frusciare il satin dell’abito verde cupo che indossava sul pavimento coperto di tappeti preziosi. Il corpetto era stretto in vita, ornato sui lati e sulla schiena di arabeschi e motivi floreali in rilievo, e le metteva in risalto le forme del seno, lasciandole scoperte le spalle. Le braccia erano coperte da maniche disgiunte dal vestito, che terminavano con una punta sul dorso della mano. Al collo portava una collana di smeraldi incastonati in un collarino di pizzo verde scuro.

I capelli castano chiaro erano raccolti sulla nuca e fermati da piccole spille brillanti, alcune ciocche mosse ricadevano ai lati del viso a incorniciarlo con grazia. La pelle era pallida, ma aveva un aspetto sano e vellutato, rispetto a quella del musicista, che pareva di marmo. Le sopracciglia erano sottili sulla fronte alta, e gli occhi di un blu profondo erano circondati da lunghe e folte ciglia. La bocca era rosea e dolce, e poteva sembrare il bocciolo di un fiore.

Poggiò una mano sulla spalla di Nicolas, andando a fissare le dita lunghe di lui continuare a premere i tasti, muovendosi in modo sublime, producendo quella musica che le colmava il cuore.

"Adoro come suonate" sussurrò con voce delicata. Fu allora che il ragazzo le rivolse uno sguardo che avrebbe fatto tremare a chiunque il cuore di estasi. Le fece cenno di sedersi sulla panca accanto a lui.

"Perché non mi fate sentire quanto siete migliorata" e in quell’istante la musica terminò frantumando quell’idilliaco incanto. Isabelle si sedette alla sua destra e sfiorò alcuni tasti in una breve e armonica scala.

"Non sarò mai brava come voi" commentò senza guardarlo, iniziando a suonare la sua melodia.

Sempre Chopin. Sempre in Do minore. Un notturno, ma non ricordava con esattezza il numero di quell’opera. Anche alcune note erano incerte nella sua memoria, e dovette correggersi in un paio di punti.

Nicholas la fissava in viso, in silenzio, con un accennato, quasi impercettibile sorriso sulle labbra. Forse era anche il fatto di sentirsi osservata che la metteva a disagio, facendole mordere le labbra ogni volta che sbagliava.

"Splendido" commentò lui con un sussurro a un certo punto. Isabelle sorrise lusingata, ma ancora non smise di suonare e di seguire i movimenti delle sue mani che suonavano.

"Voi siete splendida. Se fossi un uomo mortale farei pensieri troppo perversi per essere nominati". La ragazza rimase a pensare a quelle parole, cercando di capire se dovesse sentirsi offesa o meno e le note andarono rallentando, singhiozzando titubanti, fino a che non si spensero del tutto.

Gli rivolse uno sguardo, affogando per un attimo in quegli occhi cerulei e cedendo per un istante a guardare le sue labbra carnose. Si alzò come se avesse bisogno di aria fresca e diresse i passi verso la portafinestra aperta che dava sulla balconata. I vasi di gerani rossi erano già carichi nonostante la primavera fresca fosse ancora neonata, e ornavano la larga balaustra di pietra illuminata dalla luce della luna crescente.

Avrebbe voluto chiedergli di suonare ancora, di conquistarla di nuovo con la sua musica, di smetterla di fissarla a quel modo, facendole vivere i suoi sogni più segreti. Desiderava essere sua, anche se era troppo orgogliosa per ammetterlo, e non voleva abbassarsi al mediocre livello di tutte le dame svenevoli che pendevano dalle sue labbra. Sapeva che molto raramente Nicholas concedeva la sua conoscenza a persone che non appartenevano alla sua cerchia, alla sua razza, se non per i brevi secondi che precedevano il pasto. Lei non era solo un pasto, lei non era uguale alle altre.

Amava la sua musica, amava la passione che metteva in ogni esibizione, quella che nemmeno lei stessa riusciva a far traboccare dalle note. Amava l’umanità che c’era in lui quando suonava, nonostante non fosse più umano. Era innamorata di lui, del suo sguardo, delle sue mani e delle sue labbra.

Era una cosa sciocca, se ne rendeva conto, e si chiese se non lo pensasse anche lui. Si voltò per dirgli qualcosa, qualsiasi cosa purché quel silenzio la smettesse di perforarle il cervello e lui la smettesse di fissarla, come sapeva stava facendo. Se lo ritrovò di fronte, e si ritrovò le sue mani sui fianchi prima che potesse indietreggiare sorpresa.

"In voi c’è molta più passione di quanto crediate. Sì, siete diversa dagli altri mortali, altrimenti non vi trovereste qui, viva. E’ per questo che siete interessante ai nostri occhi. Ed io adoro come suonate voi" le mormorò a pochi centimetri di distanza dal volto.

Isabelle aveva ancora il cuore in gola, e quelle parole non l’aiutarono a diminuire il ritmo del battito. Lo fissò per un momento ma i suoi occhi tanto vicini erano un supplizio e abbassò lo sguardo imbarazzata al pensiero che le avesse letto nella mente.

Il Vampiro si avvicinò lentamente, sfiorandole la pelle della guancia con la bocca. Isabelle chiuse gli occhi e alzò il viso, cercando con un gesto istintivo il contatto delle sue labbra. Le desiderava in silenzio da così tanto tempo. Si ritrovò contro la parete accanto alla finestra, mentre la lingua giocava accarezzando quella di lui. Le mani di Nicholas premettero sul suo bustino, che già le schiacciava il petto, con lussuriosa prepotenza. Poi le labbra del ragazzo abbandonarono le sue lasciandole boccheggiare, per spostarsi lentamente a baciare la sua spalla.

"Nicholas... " le sfuggì in un gemito sospirato.

Il ragazzo le portò una mano dietro la schiena, per poterla stringere a sé, premendo il bacino contro il suo, mentre lei faceva scorrere i palmi sulle sue braccia fino ad arrivare alle spalle. Le dita di Isabelle s’insinuarono fra i suoi capelli e il suo capo si chinò all’indietro.

La bocca del Vampiro si spostò sul collo della ragazza, e i canini affilati s’infilarono fra il pizzo del collarino, ma prima che in un moto di frenesia potesse strapparlo via, risalì lentamente per tornare alle sue labbra.

"Volete essere la mia bambola?" le domandò con la voce roca, ancora più profonda.

No, non poteva essere la sua bambola. Non era un giocattolo, non di quello squallore. Lei non era come le altre. Riaprì gli occhi e risollevò il capo, cercando i suoi occhi chiari prima di rispondergli.

"Posso essere la vostra amante?". Quella era decisamente una condizione più accettabile.

Lui sorrise, in quel modo lieve e crudele che lo rendeva così speciale. Le strappò il collarino fin troppo velocemente e lo lanciò a terra prima che le sue zanne entrassero nel collo della giovane con inaudita facilità, quasi la sua pelle fosse fatta di burro.

Un gemito strozzato avvampò nella stanza per poi spegnersi, e Isabelle richiuse gli occhi quando il dolore si trasformò in brividi di piacere, quando i canini si sfilarono dalla pelle martoriata che fu coperta dalla lingua affamata del Vampiro. La sua bocca si chiuse sulle piccole ferite e iniziò a suggere il prelibato nettare, rosso e caldo, così appagante e succulento.

Il corpo della ragazza, che per un attimo si era irrigidito per la sofferenza, si accasciò contro quello freddo di Nicholas che lo sorreggeva con facilità, stringendolo appena in una stretta appassionata.

Isabelle non voleva che i sensi l’abbandonassero impedendole di godere di quell’attimo e si ritrovò a stringere nella sua debolezza il tessuto della sua giacca. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma sentiva che quell’oscuro bacio le toglieva la possibilità di proferir alcun suono, insieme al sangue.

La bocca del Vampiro si riempiva voracemente di linfa color rubino stuzzicando il suo piacere, per poi scivolare dentro di lui, facendo zampillare di luminosa vita ogni fibra del suo essere gelido quanto la morte. Si sentiva divinamente potente, e con un colossale sforzo di volontà si staccò da lei.

Le labbra erano ancora sporche di rosso liquido come le zanne feroci, gli occhi animati da un’estatica soddisfazione e i muscoli del viso che lentamente si rilassavano, facendolo tornare a essere immensamente bello.

Baciò il suo collo, nel punto stesso in cui lo aveva morso e colse i suoi occhi blu, languidi e amorevoli nella loro fierezza, incastonati sul viso che era più pallido.

La baciò sulla bocca con l’impeto di un amante appassionato, schiacciandola contro la parete dietro di lei e Isabelle rispose a quella provocazione con la forza di una vittima che aveva ottenuto la sua vittoria.

 

 

 

   
 
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