Lo dedico a tutti quelli che amano le storie Soul x Maka.













 

Era inutile.
Sperare che quella voce che ti parlava nella testa sparisse per sempre. Speravi che quella sera non sarebbe successo, ma sapevi, eri certa che quei sussurri ti avrebbero perseguitato ancora.
Ed ecco, la tua angoscia ritornava mentre ti sfilavi la camicia e facevi scendere la tua gonna sulle gambe per toglierla, e indossare come pigiama quella che forse era la cosa a te più preziosa.
La felpa che Soul credeva dispersa chissà dove.
Ti piaceva quel colore, lo sentivi quasi tuo perché sembrava della stessa tonalità di verde dei tuoi occhi.
La nascondevi nella tua stanza e la tenevi come se fosse l’oggetto più prezioso al mondo. Ormai era passato tanto tempo e avevi lavato così tante volte quella felpa che il colore si era sbiadito e l’odore di Soul era svanito già da troppo tempo, lasciandoti una sottile sensazione di vuoto dentro la tua anima. Ma sapere che qualcosa di suo ti avvolgeva e ti riscaldava, ti faceva sentire protetta, quasi come se ci fosse veramente lui lì, accanto a te.
Guardavi il nulla davanti a te, slegandoti i capelli, e poi coricandoti, lasciando che quei sottili fili dorati si sparpagliassero ovunque sul guanciale. Ti sentivi finalmente in pace, cullata dalla morbidezza di quella vecchia ma calda felpa che ormai ti arrivava appena sino all’inizio delle cosce.
Soul…
Ecco che tornava a torturarti.
Come sempre.
Da quanto succedeva?
Non lo ricordavi neppure. Sapevi semplicemente che era da troppo tempo.
Soul…
Qualcuno sussurrava al tuo orecchio, qualcuno che non potevi colpire con uno dei tuoi Maka-Chop perché era una parte di te stessa, spuntata chissà da dove.
Qual era? La mente o il cuore?
Dopotutto non avrebbe avuto importanza saperlo, perché avrebbe continuato comunque ad importunarti.
Soul…
Quella voce che sapeva già tutto ciò che ti vagava nella testa. Sapeva tutto, forse troppo.
Soul…
Continuava a ripeterti, e tu stringevi i denti, raggomitolandoti nel letto e ti tappavi le orecchie come una pazza, come se sentissi un rumore fortissimo, quando invece la tua stanza era invasa soltanto dal rumore dei tuoi respiri e dai fruscii delle coperte.
Ti montava la rabbia mentre quella semplice parola ti faceva sentire così stupida e così inutilmente infantile.
Quella voce continuava a ripetere il suo nome, e tu non ne potevi più.
“Smettila.” Sussurravi di tanto in tanto.
“Smettila.” Ripetevi, stanca che ogni sera fosse sempre la stessa storia.
“Smettila.” Eri irritata dal fatto che quella voce ottenesse ciò che voleva tutte le volte, ovvero farti innervosire e disturbare il tuo sonno. Scostasti le coperte stizzita, e ti dirigesti verso la porta della tua stanza, appoggiandoti contro e lasciando che la rabbia scemasse lentamente. Ma eri così abituata a sfogarti con un libro sulla testa di qualcuno che il tuo corpo si mosse da solo. Afferrasti un libro che avevi sempre odiato, ambientato ai tempi della seconda guerra mondiale, tanto sdolcinato e assurdo che non ti importava se si fosse sporcato di sangue. Apristi la porta con foga, precipitandoti nella camera di Soul e andando a tentoni per trovare l’interruttore sulla parete.
Eri certa, quell’orrendo libro gli avrebbe fatto tanto male.
E chi se ne frega se lui avrebbe visto il tuo segreto, la tua particolare camicia da notte.
Tu lo volevi picchiare, questa volta non era colpa sua, lo sapevi bene. Ma dargli un bel colpo sulla testa ti avrebbe fatto sentire meglio per un bel po’.
 

 
Altariah