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Autore: Hermione Weasley    27/11/2005    34 recensioni
Il disappunto per la mancata esultanza di Hermione gli si leggeva in faccia: perchè non arrivava mai a comprendere a pieno la grandezza dei Cannoni di Chudley? Ron non riusciva proprio a capirlo. D'altro canto la mora, andava chiedendosi quanta fosse la segatura che ostruiva la scatola cranica del rosso, le pareva impossibile pensare ad una cosa di quel tipo in un momento del genere, in un periodo del genere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Saaaaaaaaalve!
Una shottina giusto per dare ancora qualche segno della mia esistenza nel mondo ff.
Mi scuso con tutti coloro che leggono le mie storie attualmente lasciate a metà, ma stranamente (leggere --> come al solito), non ho ispirazione ultimamente, e se ce l'ho è esclusivamente per nuove storielle tipo questa.

Ma essendo in un periodo Ron/Hermione piuttosto critico, ho deciso di mettere nero su bianco una vecchia idea.

Questa storia è dedicata a TUTTE/I i mitici Drunk Sidekicks del Ron/Hermione Unofficial Forum e in particolare alla mitica Mel dell'altrettanto mitico R/H Positivo!
Perchè Auror è bello ma Drunk è meglio (mooooooooooooolto meglio).
Grazie a tutti coloro che leggeranno! Spero non sia troppo noiosa!
Sere

Avvertenze: La storia ha luogo in un ipotetico 1999, Voldemort è ancora vivo. Ognuno dei tre protagonisti vive per conto proprio, e sono tutti e tre Auror (Anche se Harry non compare affatto). No spoiler HBP.

BREATHE ME
Respirami


Help, I have done it again
I have been here many times before
Hurt myself again today
And, the worst part is there's no-one else to blame

Be my friend
Hold me, wrap me up
Unfold me
I am small
I'm needy
Warm me up
And breathe me
Ouch I have lost myself again
Lost myself and I am nowhere to be found,
Yeah I think that I might break
I've lost myself again and I feel unsafe

(Sia - Breathe Me)


Sfogliò nervosamente le pagine di un enorme volume di Diritto Magico che teneva poggiato sulle ginocchia.
Sbuffò sonoramente, fermandosi al quarto capitolo.
Prese a tamburellare le dita sul tavolo: stava lavorando su quel documento da più di due ore. Con i continui scontri tra il Ministero e i maghi, successivi al nuovo attacco dei Mangiamorte nei pressi di Piccadilly Circus, il lavoro era triplicato, o forse quartuplicato.
Si susseguivano denunce su denunce, la gente non si sentiva più al sicuro, e pareva che né il Ministero né qualsiasi altro ente magico stesse facendo abbastanza per risolvere il problema e garantire sicurezza e protezione a tutti i cittadini, babbani e non.
Senza contare che il Primo Ministro dei babbani, si era visto costretto a fronteggiare una quantità innumerevole di controversie legali causate dalla magia oscura di Voldemort e dei suoi temuti seguaci; inutile dire che tutto lo stress accumulato veniva scaricato sul Ministro della Magia.
Non era un periodo felice, anzi.
La guerra stava volgendo al termine. Il mondo teneva il fiato sospeso per quello scontro, che sapevano benissimo, avrebbe avuto luogo, ponendo la parola Fine a quell'immenso e fin troppo lungo capitolo della storia della Magia.
Hermione Granger forse più di qualunque altra persona in quel momento si sentiva stressata, nervosa ed incredibilmente suscettibile a qualsiasi critica od ammonimento.
Aveva i nervi a fior di pelle ed una grandissima voglia di spaccare la faccia al Capo della sezione Auror che le aveva assegnato lo spiacevolissimo compito di stilare un elenco delle varie denunce ricevute dal Ministero, e trovare un modo, un cavillo legale capace di svincolarlo da qualsiasi responsabilità.
Ma come pretendeva il Capo di avere un'Hermione Granger brillante e lavorativamente produttiva in un periodo come quello?
Era semplicemente impossibile e inaccettabile, la sua mente era completamente assorbita da Harry, dallo scontro finale, avrebbe avuto tempo di occuparsi di qualsiasi altra cosa?
Qualsiasi altra persona al suo posto avrebbe mandato al diavolo il lavoro, ma lei era convinta che con un po' di sforzo e buona volontà sarebbe riuscita a compiere entrambi i suoi doveri di amica e Auror del Ministero.
Nonostante la certezza stesse cominciando a vacillare, si ritrovava ancora una volta nel salotto di casa sua, seduta sul divano.
Una quantità immane di libri, libroni, libretti, piume, matite, boccette di inchiostro, fogli di pergamena appallottolati e gettati per terra in malo modo perchè giudicati troppo informali o semplicemente inadeguati all'argomento da trattare.
Si prese la testa tra le mani.
Fuori pioveva, anzi, aveva piovuto incessantemente per tutto il giorno. Il cielo grigio non faceva altro che peggiorare il suo umore (se mai fosse stato possibile), e l'insistente pioggia che picchiettava sui vetri la dava un fastidio incredibile.
Sbuffò, di nuovo. Lanciò un'occhiata all'orologio che faceva bella mostra di se su un mobile della stanza.
20.16
Socchiuse per un attimo gli occhi, rilasciando un sospiro pesante.
Si alzò dal divano, la sola cosa che desiderava in quel momento era un bel bagno caldo e nient'altro.
E stavolta ci stava seriamente riuscendo a mettere in pratica il suo intento, ma il suono del campanello della porta d'ingresso, cantilenò con così tanta insistenza che gli accidenti e le ingiurie che gli arrivarono in quel momento avrebbero fatto impallidire qualsiasi essere dotato di pensiero.
Per un attimo l'idea di ignorare completamente quel fastidiosissimo scampanellare le attraversò la mente, ma diamine se fosse stata una cosa importante? Qualcosa che non poteva essere rimandata?
Il rumore non cessava, anzi, sembrava quasi che stesse aumentando di intensità. Chi stava fuori dalla porta, a quanto pare, non aveva il minimo buon senso di andarsene. E in effetti quando Hermione andò ad aprire la porta, fu la figura di un alto e bagnaticcio Ronald Weasley con il dito fermamente puntato sul campanello quella che trovò sulla soglia.
-Non avevo dubbi- sibilò lei, lasciando la porta aperta per farlo passare.
-Dubbi su cosa esattamente?- chiese quasi ingenuamente lui. -Stavi aspettando l'ispirazione per venire ad aprire la porta?-
-Più o meno- liquidò lei con un vago gesto della mano.
Ron le lanciò uno sguardo indignato, mentre, bagnando il pavimento, raggiungeva il salotto della piccola casetta che Hermione aveva ricevuto in regalo dai suoi genitori per il suo diciottesimo compleanno.
-Mi avresti lasciato morire nel bel mezzo della tempesta?- chiese improvvisamente tornando a voltarsi verso di lei, ancora ferma sulla porta, e causando le varie goccioline che aveva sul giubbotto schizzare in tutte le direzioni possibili e immaginabili.
-Tempesta?- gli fece eco lei, chiudendo la porta con un tonfo sordo. -E' solo un po' d'acqua, Ron-
-Si che mi avrebbe ucciso-
Le doti drammatiche del rosso erano sempre state degne di nota. Hermione ricordava perfettamente quella mattina del loro settimo anno, in cui inginocchiandolesi davanti l'aveva supplicata di fargli copiare il tema di Pozioni, in quanto il piccolo Leotordo in preda ad una crisi epilettica (Ron aveva sottolineato quanto avesse sofferto vedendo l'adorato volatile in quelle condizioni) aveva divorato e strappato in mille pezzi il tema che, con tanto amore e dedizione, Ron aveva scritto nel pomeriggio precedente.
-La carica drammatica delle tue parole mi commuove- commentò brevemente lei passandosi entrambe le mani sul viso: aveva passato una giornata infernale e sapeva benissimo che il rosso sarebbe stato la ciliegina sulla torta, anzi attualmente quella non era una supposizione o un'ipotesi, bensì una convinzione estremamente fondata.
-Come vuoi- tagliò corto lui, togliendosi il giubbotto e abbandonandolo su una poltrona miracolosamente sgombera da libri e quant'altro.
Hermione si fermò al centro della stanza, osservandolo mentre si dirigeva in cucina. Fece una smorfia incrociando le braccia al petto. Lo seguì senza una parola.
Nel frattempo il rosso, si era tranquillamente avvicinato al frigorifero, e sicuramente sarebbe riuscito ad aprirlo se la mora non gliel'avesse impedito, intromettendosi saldamente tra lui e l'elettrodomestico.
-Scusa?- Fece Ron allargando le braccia. Un ideale enorme punto interrogativo gli si disegnò sulla faccia, mentre coglieva l'espressione di Hermione.
-Scusa te!- sbottò lei -Si può sapere che intenzioni hai, cosa vuoi e soprattutto cosa ci fai qui?- domandò in rapida successione.
-Se non me l'avessi impedito avrei preso un po' di latte dal frigo. Stavo passando casualmente di qui quando ho deciso che pioveva troppo per andare oltre. E no, non ho intenzione di tornare nel bel mezzo della bufera. E ora, se permetti..- disse prendendola saldamente per le spalle, e spostandola di peso -..vorrei il mio latte.-
Avrebbe dovuto essere abituata ai suoi comportamenti estremamente strafottenti e spavaldi, ma stranamente non era affatto così. Stava per ribattere quando decise che la cosa migliore da fare era far finta di nulla: prima o poi si sarebbe stufato del suo ostinato silenzio e così come era arrivato se ne sarebbe andato passando dritto per la porta d'ingresso.
Per tutta risposta Ron, soddisfatto del suo operato, prese il cartone del latte e se ne versò una generosa quantità in un bicchiere che aveva appositamente preso dalla credenza lì di fianco.
Hermione tornò in salotto, lasciandosi cadere pesantemente sul divano, l'idea del bagno caldo era andata decisamente a farsi benedire, mai e poi mai l'avrebbe fatto con la conspevolezza della persona di Ron in giro per la casa.
-Bè..- la voce di lui la costrinse a guardare nella sua direzione. -..che mi racconti?- domandò sedendosi sulla poltrona dopo aver scostato il giubbotto che egli stesso aveva precedentemente messo lì.
Lei lo fulminò con lo sguardo, cosa che non toccò minimamente il rosso, il quale continuò tranquillamente a discorrere del più e del meno.
-..è stato a quel punto che Gudgeon si è lanciato di lato, riprendendo il boccino e schivando un bolide che l'avrebbe sicuramente disarcionato della scopa!- esultò con aria trionfante, agitando un pugno in aria.
-Emozionante- mormorò lei.
-Come scusa?-
-No, niente-
Ron non parve molto convinto. Il disappunto per la mancata esultanza di Hermione gli si leggeva in faccia: perchè non arrivava mai a comprendere a pieno la grandezza dei Cannoni di Chudley? Ron non riusciva proprio a capirlo. D'altro canto la mora, andava chiedendosi quanta fosse la segatura che ostruiva la scatola cranica del rosso, le pareva impossibile pensare ad una cosa di quel tipo in un momento del genere, in un periodo del genere. Ma forse stava proprio lì la specialità di Ron: riusciva a non pensare e rimuginare sopra la cose, o almeno determinati tipi di cose.
-Che si mangia?- chiese di nuovo lui guardandosi attorno, come in attesa di vedere un pollo arrosto levitare fin davanti al suo naso con su un bel cartello con scritto "Mangiami" a caratteri cubitali.
-Che si mangia?- chiese lei rimettendosi dritta e cominciando a rimettere a posto tutti i volumi. -Tu non rimarrai a cena qui- puntualizzò, sistemando i libri sui diversi scaffali.
Ron parve contrariato. -Mi stai buttando fuori?-
-In un certo senso..- cominciò lei alzando gli occhi al soffitto -...sì- terminò con un sorriso sfottò sulle labbra.
-Scherzi? Vuoi rispedirmi nella bufera?-
-Usa la Metropolvere!-
-Il caminetto della Tana è stato bloccato-
-Smaterializzati-
-Impossibile smaterializzarsi entro uno chilometro dalla casa. Mi bagnerei comunque nel percorso fino alla porta d'ingresso-
-Cavoli tuoi!- sbottò lei esasperata.
-Eddai, Herm-
Attualmente il brivido che le saliva lungo la schiena quando lui la chiamava "Herm" era diventato oggetto di profondo odio da parte della ragazza.
-Ho detto di no. Sono stanca!-
-Per favore!-
-No-
-Per favore favore favore-
-Ho detto NO!-
Il "per favooooooore" che si aspettava di sentire in risposta non arrivò. Al contrario Ron si alzò sovrastandola in tutta la sua altezza e senza scomporsi prese il giubbotto e si allontanò in direzione della porta d'ingresso.
Hermione rimase un attimo interdetta. Aveva forse vinto? Così pareva. Ronald Weasley stava mettendo la mano sulla maniglia della porta che l'avrebbe fatto tornare in balia di una pioggia fittissima e di un vento gelido, al quale non era sicuramente immune.
-E va bene!- sentenziò ad alta voce lei prima ancora di rendersene conto.
-Come scusa?- chiese lui facendo capolino dal corridoio di ingresso.
-Ho detto che puoi restare- rispose svogliatamente lei dirigendosi in cucina.
L'espressione tipicamente da Eureka che Ron aveva dipinta sul volto si commentava da solo senza bisogno di parole aggiuntive.

* * *


-Ron potresti masticare meno rumorosamente?- lo ammonì lei lanciandogli un'occhiata disgustata.
-Come si fa a masticare rumorosamente?- domandò di rimando lui con la bocca piena.
Hermione si limitò ad arricciare il naso: nonostante Ron fosse un Auror confermato da ormai un annetto, rimaneva il solito Weasley di sempre.
-Dicevo...- riprese lui inghiottendo l'ultimo pezzo di pizza che gli rimaneva. -..è stato a quel punto che Melissa si è messa a piangere.-
La mora gli scoccò un'occhiata più che eloquente. -Ron..- cominciò cercando di dimostrare un minimo di tatto. -...lei hai detto che la mollavi perchè era noiosa e monotona, o sbaglio? Seriamente non puoi pretendere che una non ci rimanga male.-
-Ma siamo stati insieme per una settimana!- protestò lui mettendosi dritto.
Dopo vari scervellamenti Hermione aveva deciso che la soluzione più rapida e indolore sarebbe stato ordinare delle pizze, rendendole sicuramente il compito di cucinare per due meno impegnativo. Si erano sistemati nel bel mezzo del salotto, utilizzando come piano d'appoggio il tavolino basso che stanziava in mezzo al tappeto rosso al centro della stanza. Hermione era seduta a gambe incrociate, Ron invece attualmente semi disteso su una quantità non trascurabile di cuscini.
-Evidentemente si era affezionata- disse lei, prendendo un sorso di vino.
Sebbene non fosse la prima volta che Ron mangiasse a casa sua, ancora non si era abituata ai dettagliati resoconti che le faceva sulle varie conquiste amorose cui era stato protagonista in quella determinata settimana. La cosa più fastidiosa a dir la verità, erano i continui sguardi che le puntava addosso quando finiva di parlare, come se si aspettasse una reazione ben diversa da quella che poi realmente Hermione finiva per avere.
Cadde il silenzio. La ragazza allungò una mano prendendo il suo bicchiere e sorseggiando il vino rosso che vi era stato versato.
-E di Christopher che si dice?- chiese lui evitando di guardarla negli occhi.
Lei si bloccò all'istante cercando di non soffocarsi con la piccola quantità di liquido scarlatto che ancora non aveva ingerito. Tossicchiò nervosamente, cercando di riprendersi. -Christopher?- chiese con voce più acuta del normale.
Ron la guardò inarcando un sopracciglio. -Si Christopher. Il bell'imbusto dell'Atrium.-
-Aaaaaah. Quel Christopher.-
Se le doti drammatiche di Ron eccellevano, quelle di Hermione avrebbero fatto meglio a cambiare lavoro. Non era brava a mentire, affatto. Risultava sempre terribilmente inatturale e affatto spontanea, cosa della quale Ron si era perfettamente accorto.
-Mi ha mollata- rispose velocemente. -Qualche giorno fa-
-Sul serio?-
Chiese lui, sebbene non ci fosse sorpresa nei suoi occhi.
-No per finta- fece ironicamente di rimando lei. -Il giorno dopo è anche tornato con un occhio nero.- commentò poi pulendosi la bocca con il tovagliolo.
-Ma davvero?- domandò con un sorrisetto compiaciuto sulle labbra. -E chi sarebbe il colpevole di cotal barbarie?- continuò con enfasi.
-Non lo so. A dir la verità nessuno lo sa.- Si strinse nelle spalle senza accorgersi dell'espressione consapevole di Ron.
Lui sapeva chi era stato, anzi a dir la verità conosceva quella persona più che bene, diciamo che erano praticamente cresciuti insieme. Un ragazzo alto, Prestante e atletico pensò lui, con i capelli rossi, il naso un po' troppo lungo, e tante piccole lentiggini sparse sul viso. Un fico da paura commentò mentalmente.
Inutile precisare che quella persona era attualmente seduta nel salotto di Casa Granger.
-Non hai perso nulla. Era piccolo, idiota e anche un po' checca- commentò lui con aria casualmente trionfante.
-Era intelligente e molto simpatico- ribattè lei, sapendo benissimo che sarebbe stato inutile opporre difesa ad un essere del genere.
Era una frana in fatto di uomini. O forse peggio. Non era proprio capace di capire quali fossero quelli giusti e quali invece quelli da evitare senza troppi complimenti.
-Era frocio- tagliò corto lui.
-Cosa!? Ma se mi ha mollata per un'altra!-
Ron rimase basito, allargò appena gli occhi, mentre le labbra si increspavano impercettibilmente in un'espressione poco felice.
-Vedi che ho fatto bene a dargliele.- gli scappò detto.
Fu il turno di Hermione a dimostrarsi sconvolta, spalancò la bocca e lascio cadere la forchetta.
-Sei stato tu?- sillabò perplessa.
Ron, che si era reso conto dell'errore, cercava disperatamente un modo per cavarsi fuori dal quel guaio, nel quale si era innavertitamente tuffato di testa.
-Bè..se lo meritava.- balbettò poco convinto.
-Ron!- sbottò lei -Sei un Auror non puoi andare in giro a picchiare la gente!-
-Ti ha usata, non so se te ne sei resa conto!-
-Non mi ha usata!-
-Dio, Hermione, perchè non la smetti di difenderlo?-
-Non lo sto affatto difendendo- controbattè lei negando l'evidenza.
Ron non rispose, si limitò a guardarla inclinando la testa di lato. Lei per tutta risposta afferrò il bicchiere e bevve il vino tutto d'un sorso, con un gesto nervoso. Mise le mani avanti, dopo averlo riappoggiato sul tavolo.
-Ok forse un pochino.-
-Un pochino? Inutile opporre difesa era un bastardo-
-Non lo definirei esattamente così...-
-Preferiresti qualcosa come "Soggetto dalla dubbia integrità morale"?-
-Sì.- sentenziò lei ammirata.
-In pratica un bastardo- liquidò lui.
Non aveva tutti i torti, ed Hermione lo sapeva benissimo.
-Devi imparare a capire quali sono gli uomini per te- commentò lui, lanciandole un'occhiata strana.
-Oh capisco- fece lei in tono canzonatorio -e lei Professor Ronald Bilius Weasley saprebbe darmi una dritta?- continuò sottolineando con particolare enfasi il secondo nome del rosso.
Ron per tutta risposta fece finta di non aver sentito.
-Stai mettendo in dubbio le mie doti amatorie?-
-Doti amatorie? Chi ha parlato di doti amatorie?- ribattè lei sentendo improvvisamente caldo al viso.
-Insomma, com'è che le vuoi definire?- chiese lui conscio della gaffe appena fatta. -La verità è che se tu avessi incontrato uno come me, a quest'ora avresti un uomo sul quale fare cieco affidamento-
Hermione sbattè le paplebre una quantità innumerevole di volte, mentre Ron stava prendendo in seria considerazione l'idea di auto-cruciarsi sul posto.
-Ah!- se ne uscì lei -Non sono il tipo che si fa ammaliare da due moine o sfarfallamenti di ciglia-
-Stai quindi dicendo che non sono in grado di conquistare qualsiasi tipo di donna io voglia?-
-Esattamente- Hermione annuì.
Ron rise.
-E' una sfida?- domandò non proprio convinto del terreno sul quale stava avventurandosi.
Lei non rispose.
Chi tace acconsente pensò lui.
Si alzò dal punto in cui si trovava, prese il proprio bicchiere di vino e ne bevve un lungo sorso prima di rimetterlo al suo posto. Dopodichè, le si avvicinò, portandosi alle sue spalle.
Hermione si irrigidì, sgranando gli occhi, nonostante si stesse mentalmente ripromettendo di non dargli la soddisfazione di riuscire nel suo intento, sebbene ignorasse completamente quali i suoi intenti fossero. Se prima stare zitta le era sembrata la cosa migliore da fare, adesso le si palesò come la più stupida in assoluto.
Ron si mise in ginocchio, e le mise le mani sulle spalle, mani grandi e grosse che tremavano impercettibilmente.
-Vediamo- cominciò lui. -Se dovessi conquistarti ti direi che...-
Fece una pausa, durante la quale il cuore di Hermione smise di battere. -..che adoro il tuo profumo, sai di pulito- disse abbassando il tono di voce di almeno un'ottava.
Si chinò su di lei, respirando a fondo il suo odore. La punta del suo naso, stava attualmente sfiorando la pelle calda e soffice del collo di lei, che si ritrovò a stringere convulsamente un cuscino con una mano.
-Ron...seriamente...- balbettò lei in crisi.
-Shhh- fu l'unica risposta del rosso. -Ti direi che sebbene siano crespi e ribelli adoro i tuoi capelli, perchè rispecchiano esattamente la tua persona: difficile e fuori dagli schemi.- Sussurrò piano sfiorandogli l'orecchio con le labbra.
Se c'era un minimo di senno in Hermione, in quel momento stava svanendo come neve al sole. Senza quasi rendersene conto, inclinò la testa di lato, scoprendo di più la pelle nuda del collo, come in una sorta di tacito invito a continuare.
Nonostante il palpabile nervosismo, comparve un sorrisetto sul volto di Ron, il quale pareva ormai completamente partito.
-Ti direi che..- le si porta praticamente davanti. -..che adoro la forma delle tue labbra- continuò allungando una mano e sfiorandole la bocca, tracciandone i contorni con l'indice.
Hermione non osava fiatare, qualsiasi cosa avrebbe potuto dire sarebbe risultata inutile e fuori luogo. Qualunque cosa Ron stesse facendo, aveva catturato a pieno l'attenzione della ragazza, che si ritrovò a fissarlo negli occhi senza essere privata dello sguardo fermo di lui di rimando.
Ci fu una lunga pausa, durante la quale un tuono squarciò il silenzio della strada ormai deserta.
-Ti direi che, adoro i tuoi occhi color cioccolata- continuò a fissarla terribilmente serio. -Ti direi che bene o male mi hai bruciato i neuroni dalla prima volta che ti ho vista.- fece scorrere le dita lungo la linea della mascella, e poi un po' più in giù. -Che adoro quando sorridi, perchè ti si illuminano gli occhi-
Rilasciò un breve sospiro, avvicinandosi un po' di più. -Ti direi che mi odio, perchè tante volte sono stato io la causa della sparizione di quel sorriso-
Hermione si morse con foga il labbro inferiore, in uno stato di catalessi totale.
-Ti direi che adoro guardarti mentre studi, perchè quando sei concetrata ti mordi le labbra, in un modo che trovo allo stesso tempo adorabile e terribilmente sexy. Che amo vedere i riccioli ricaderti sul viso quando sei arrabbiata, e scostarli furiosamente, mentre gridi parole poco cortesi addosso a qualche mal capitato di turno, che nella maggior parte delle volte sono proprio io.-
-Abbozzò un sorriso, mentre lei continuava a rimanere impassibile, come ghiacciata.
-Ti direi che non sopporto vederti piangere, nonostante la causa dei tuoi pianti sia stato io, perchè il sorriso ti si spegne, e gli occhi non brillano più se non a causa delle lacrime che li riempiono.-
Qualcosa stava cambiando radicalmente in quell'atmosfera poco prima così accogliente e amichevole.
-Ti direi che ho sempre desiderato baciarti e scoprire..il sapore delle tue labbra, e poterlo fare ancora, e ancora e ancora così da non scordarlo mai.-
Deglutì a fatica.
-Ti direi che, vorrei abbracciarti ogni qual volta ti veda triste o affranta, che vorrei accarezzarti i capelli e sussurrarti che andrà tutto bene, che ci sono io con te nonostante tutto.-
Sospirò, senza accennare a fermarsi.
-Ti direi che vorrei stringerti tra le braccia la notte, e sentire il tuo profumo ad ogni ora del giorno, che vorrei svegliarmi ogni mattina e averti al mio fianco, che vorrei fare l'amore con te ancora e ancora e ancora, fino a non essere completamente sazio di te, e ti direi che in fondo non lo sarò mai.-
Il petto di Hermione si alzava e abbassava in rapida sequenza.
-Ti direi che adoro vederti arrossire, perchè ti si imporporano le guance-
Le si avvicinò ancora di più, così che la distanza tra i loro due visi non fu ridotta a qualche misero centimetro.
-Ti direi che probabilmente sei l'unica donna che abbia mai amato, e che non ti scambierei per mille altre donne al mondo. Ti direi che sei presenza costante nei miei sogni, che non sono sempre tanto casti e puri-
Increspò le labbra in quello che sarebbe dovuto essere un sorriso, ma che assomigliava molto ad una smorfia nervosa. Man mano che parlava tuttavia, si sentiva sempre più leggero, come se tante bolle di sapone scoppiassero una ad una.
-Ti direi che mi risulterebbe impossibile e doloroso vivere senza di te-
Concluse ritirando la mano, ma continuando a guardarla negli occhi.
Indecifrabile era l'espressione di lei, impenetrabile il suo sguardo, sebbene la sorpresa e l'attonimento fossero evidenti. Rimasero in silenzio per una buona manciata di secondi, fino a quando, come svegliandosi da una trance, Hermione non aprì e chiuse la bocca un paio di volte, senza riuscire tuttavia a dire alcunchè.
-Ah...eh...- si alzò di scatto, non proprio sicura che le gambe l'avrebbero sostenuta, da quanto stavano tremando. Deglutì appena rivolgendogli un sorriso tirato. -..interessante tempo verbale il condizionale, non è vero?- fece lei, voltandogli le spalle decisa a recuperare la prima cosa alcolica che le fosse capitata sotto mano.
Ron abbassò lo sguardo, stringendo le labbra. Stava per rispondere con un "Già" appena sussurato, ma cambiò rapidamente idea e scattò in piedi e parlò di nuovo costringendola a bloccare qualsiasi cosa stesse facendo.
-Potrei dirti che sono una frana in grammatica e che..ogni condizionale non sia stato in realtà che un tentativo disperato di nascondere la sfacciataggine di un indicativo.-
Hermione strinse le mani a pugno, tamburellandosele poi nervosamente sulle cosce. Aveva paura a voltarsi, voltarsi per poi trovarsi davanti Ron, che l'aveva sempre tenuta in pugno, che non aveva bisogno di conquistarla una seconda volta, perchè l'aveva già fatto tanto tempo addietro, e continuava a farlo ogni giorno che la vedeva, con i suoi sorrisi, i suoi sguardi, le sue uscite cretine, le sue idiote pacche sulla schiena che Hermione odiava tanto.
Prese un bel respiro e lentamente (molto lentamente) si voltò verso di lui, ancora una volta.
-Potrei dirti che sei un idiota- disse dopo un attimo di silenzio. -Che non saresti dovuto venire, che avresti potuto tornare a casa con la Metropolvere- fece un paio di passi nella sua direzione. -O che avresti potuto smaterializzarti come fanno normalmente tutti i maghi sani di mente- Altro passo. -Potrei dirti che siccome pioveva avresti potuto fare a meno di uscire di casa.-
Si ritrovò ad alzare il capo per poterlo guardare negli occhi, e lui a chinarlo per fare altrettanto.
-Ma potrei anche dirti che se non l'avessi fatto, non sarei qui a parlare al condizionale come un'idiota, quale sei tu, ricordiamolo.-
Socchiuse gli occhi, mentre Ron si chinava su di lei, stringendola per le spalle, per poi far scorrere una mano lungo tutta la sua schiena e risalendo su verso il collo, per poi affondare una mano nei suoi capelli, mentre i loro respiri diventavano uno solo, e le loro labbra si sfioravano, timidamente prima, in un crescendo di passione poi.
Hermione gli poggiò una mano su una guancia, stringendo un lembo della sua maglietta con l'altra.
Si scostarono l'uno dall'altra dopo qualche secondo per riprendere aria, entrambi rossi in volto.
-Spero tu sia consapevole del fatto che potrei dirti che se fosse uno stupido gioco per vincere la scommessa ti ritroveresti tagliate le gambe-
Ron non disse nulla, si limitò a baciarla nuovamente, sorridendo contro le sue labbra.
  
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