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Autore: _Storm_91_    29/11/2010    1 recensioni
"Mi alzai da tavola senza aggiungere altro e cercando di trattenere le lacrime che mi stavano spuntando per la rabbia, me ne tornai nella mia camera. L’indomani sarebbe stato tutto diverso, avrei messo il tanto aspettato giudizio e avrei iniziato a comportarmi da vera signorinella." (tratto dal primo capitolo) Salve, ecco una mia interpretazione sul passato del nostro folletto preferito: Alice. Spero che vi piaccia.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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cap 1

Breath of Wind

 

 

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«Ecco, lo vedi che avevo ragione? Sta piovendo, mamma! »

 Era inutile, lo sapevo. Mia madre non voleva accettare la realtà dei fatti e trovava sempre una scusa plausibile per spiegare ciò che accadeva proprio come la prevedevo. Non ero del suo stesso parere. Non ero pazza - come invece dicevano alle mie spalle alcune ragazzine che incontravo di tanto in tanto in strada dopo la solita passeggiata per comprare le cose che diceva mamma -, semplicemente vedevo in sogno un evento ed esso si realizzava. A volte ero spaventata di quella specie di cosa che avevo, altre affascinata. Fin da piccola raccontavo tutti i miei sogni a mia sorella maggiore, considerandola la mia migliore amica, finché un giorno, anche lei, non iniziò a deridermi ed io, fragile, scappavo in camera a piangere. Mi sentivo incompresa e umiliata. Non era  colpa mia se avevo quella cosa, eppure venivo trattata malissimo. Mia madre inizialmente diceva che era tutta casualità, che la mia immaginazione era troppo grande e che era meglio puntarla verso qualcos’ altro, poi iniziò a sbuffare e ad arrabbiarsi continuando a ordinarmi di finirla di dire sciocchezze, di vedere cose che non c'erano e che dovevo iniziare a comportarmi come una normale bambina della mia età. Così finì per odiare mia madre e mia sorella e a sottolineare, forse troppo, tutti gli eventi che prevedevo e che si realizzavano da lì a poco. Anche quella mattina avevo avuto la dimostrazione che ciò che prevedevo si realizzava. Nella notte avevo sognato che l'indomani avrebbe piovuto e così è stato.

«E' ovvio, è inverno. Non ci può essere il sole. Non è una delle tue " previsioni ". »

« Si, invece! Perchè ti comporti così con me? Perchè non mi vuoi credere? »

« Perchè non c'è nulla da credere. Non insistere! E non osare parlare con me con quel tono, sono tua madre! »

«Non ci credi perchè sono io a dirlo, se fosse stata mia sorella... »

«Basta! Sei in punizione, signorinella. Fila nella tua stanza senza fiatare. »

Sbuffai, parlare con quella donna equivaleva parlare con un asino. Non capiva. Me ne salì in camera, almeno lì nessuno poteva dirmi che mentivo. Mentre ero stesa sul letto per rilassarmi, sentì la porta aprirsi. Aprì gli occhi curiosa di vedere chi fosse, ma mi intristì, era mia sorella. "E chi doveva essere “, pensai, "il principe azzurro?"

«Hai fatto di nuovo arrabbiare la mamma e ora sei in punizione. Inizio a credere che lo fai apposta per non aiutarla a cucinare e fare tutto il resto. »  

« E a te che interessa? Anche tu trovi una scusa per non aiutarla e poi non sto mentendo, non l' ho mai fatto! »

« Certo, certo che menti. Nessuno è capace di prevedere il futuro, tanto meno tu. »

« Tu sei solo gelosa del fatto che ho un dono che tu non hai! »

«Vogliono portarti in un manicomio, sorellina. Li ho sentiti. Mamma è stanca di sopportarti e papà non sa più come difenderti. Credi che sarei gelosa di questo? No, sono grata di non essere al tuo posto. »

« No! Tu menti! Non lo farebbero mai! Sei cattiva! » Scoppiai in lacrime mentre lei usciva ridendo dalla mia stanza. No, non lo avrebbero fatto. Era solo uno scherzo.. si, uno scherzo di brutto gusto...eppure, il tono di voce che mia sorella aveva usato era serio, sicuro.. Decisi di non pensarci.

Uscì dalla mia stanza solo nel tardo pomeriggio, il brontolio del mio stomaco mi aveva svegliato. Mi sentivo confusa, e un po’ impaurita. Presi una mela, la lavai e iniziai a mordicchiarla sedendomi in una delle sedie. Le parole di mia sorella mi tornarono in mente di colpo e altre lacrime mi solcarono il viso. Continuai a mangiare in silenzio, asciugandomi il viso con la manica della camicetta. Quando finì, uscì in giardino e mi sedetti sull'altalena attaccata all'albero e iniziai a guardare le persone che passeggiavano. Era il crepuscolo, il cielo era tinto da un ventaglio di sfumature che andavano dal giallo all'arancio per poi passare ad un leggero rosso e infine tagliato da lame blu. Era bello. Iniziai a immaginare di trovarmi in un altro posto, su una pianura verde con un leggero venticello che trasportava il profumo dei fiori, senza pensieri, senza preoccupazioni, nella serenità assoluta . Immaginai di stare sdraiata lì insieme ad un uomo che mi faceva stare bene, ma non riuscivo a vederne il volto. Scrollai la testa. Dovevo mettere un freno alla mia fantasia e stare coi piedi per terra nella realtà. Era trascorso altro tempo e iniziai a sentire freddo e decisi di rientrare. Ero nel corridoio che mi avrebbe portato alla cucina ma le voci dei miei genitori mi fecero fermare. Sembrava che stessero discutendo e la curiosità mi assalì. Avevo anche un groppo in gola per la paura. Le parole di mia sorella mi stavano torturando, ma decisi di non pensarci. Non mi piaceva origliare, ma volevo sentire cosa si stavano dicendo.

«Cathy! E' solo una bambina! »

« Lo so, Joseph! Ma non possiamo continuare così! Le voci girano... »

«Ma quelle gireranno sempre! Gli esseri umani vivono di chiacchiere! Ma ora si sta parlando di nostra figlia, non di un'estranea. Io non sono d'accordo con la tua decisione, secondo me forse è ancora immatura, crede di vedere cose che non esistono ma non è malata, tanto meno la porterò dove ci stanno veri malati. Non immagini quanto questo potrebbe traumatizzarla? E se peggioreremo le cose? No, secondo me un giorno di questi inizierà a comportarsi normalmente e ringrazieremo Iddio di non aver fatto una cosa del genere. »

«So che è mia figlia! E tu sai quanto la amo ma non guarirà! Sono nove anni che va avanti questa storia, nove! Ammettiamo i nostri sbagli caro, non siamo stati in grado di aiutarla e non lo saremo mai. Invece lì ci sono veri medici e quando finalmente guarirà la faremo tornare a casa. E' la scelta migliore, lo sai. »

« No! Non la porterò lì. Le voglio dare altro tempo. Vedrai, metterà giudizio. Dovremo solo starle più accanto e indirizzarla sulla giusta via e poi guarda come filerà liscio. E comunque falla finita di preoccuparti delle chiacchiere altrui, loro non sanno niente di noi e tendono a inventare cose pur di vederci di malo modo. » Mia madre non contestò più. Era vero. Mia sorella aveva ragione. Volevano portarmi al manicomio, o almeno mia madre lo voleva. Per mio padre bastava del tempo. Bene, avrei cambiato atteggiamento. Avrei messo giudizio, come volevano loro. Dovevo solo mentire un po’, ma era un sacrificio che potevo fare. Non potei comunque evitare alla tristezza di assalirmi. Dopo aver fatto molta attenzione, me ne tornai nella mia stanza a piangere ancora un po’. A cena non avevo molta fame e inoltre non riuscivo a guardare in faccia mia madre. Mia sorella, invece, aveva una specie di ghigno sul volto, aveva sentito tutto, ci avrei scommesso. Inoltre, era sulla stessa lunghezza d'onda di pensiero di mia madre. Fantastico.

«Non hai fame, gioia?», mi chiese mio padre vedendomi giocherellare con la forchetta nel piatto.

«No, mi è passata. »

«Allora non giocare col cibo, non è educato », esclamò mia madre che intanto fissava il suo piatto mentre mia sorella ghignava soddisfatta.

Mi alzai da tavola senza aggiungere altro e cercando di trattenere le lacrime che mi stavano spuntando per la rabbia, me ne tornai nella mia camera. L’indomani sarebbe stato tutto diverso, avrei messo il tanto aspettato giudizio e avrei iniziato a comportarmi da vera signorinella.

 

 

Ciao! Questa è una mia interpretazione del passato di Alice, spero che vi piaccia. Alla prossima, bacioni.

_Storm_91_

  
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