Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: Furiarossa    30/11/2010    0 recensioni
«Il nostro universo non è del tutto infinito. L'universo è solo una sfera gigantesca della quale non possiamo vedere i contorni, così come di noi non può "vedere" i contorni, inteso come la fine della nostra massa, un atomo posato sulla superficie di uno dei batteri che colonizzano la nostra pelle.
Potete immaginare, per parlare in immagini semplificate, una palla di vetro gigantesca.
Si, proprio come quelle che si capovolgono e la neve cade.
Ora immaginate che l'involucro di vetro racchiuda al suo interno un oceano grande come tre o quattro volte il Pacifico. Ogni atomo di idrogeno presente in quel mare è uno degli innumerevoli mondi in cui possono svolgersi Storie differenti … e tenete presente che ci sono più atomi in un solo bicchiere d'acqua di quanti bicchieri d'acqua esistano in tutti gli oceani del pianeta Terra.
Tuttavia, anche se enorme, un universo finito non è allettante … finirebbe per essere esplorato tutto, prima o poi, fra un numero di anni tanto alto da non essere prevedibile, né calcolabile, quando tutti i calendari avranno perso un senso e nuovi mondi e nuovi tempi saranno venuti …
Eppure, anche una volta che l'universo fosse stato scoperto nella sua più piccola parte, quando i segreti di nuove forme di vita fossero stati illuminati e strane leggi fisiche e condizioni estreme sarebbero state archiviate come dominio pubblico, anche allora non si finirebbe comunque di esplorare …
Poiché oltre il nostro universo conosciuto, esistono gli Altri Mondi, quelli che comunemente si chiamano Universi Alternativi o Realtà Parallele.
Facciamo finta di allontanarci per allargare la vista: abbiamo sempre il nostro universo, una palla di vetro piena d'acqua, ma man mano che saliamo vediamo che intorno alla palla di vetro c'è un enorme mare di fuoco.
Allora, potreste pensare, intorno al nostro universo c'è una distesa di fiamme infinita?
La risposta è no.[...]
Fra improbabili situazioni ai limiti della fisica e occultismo, ecco a voi una nuova serie. Non è scritta interamente da me, sarò del tutto sincera, ma è in buona parte stata elaborata da una persona che in rete conoscono come "Magictaker" o "Magician" o ancora "Cristina"
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cap. 5

Il Principe dei vivi e dei morti

 

Il gruppo, le due Kate, le due Claire e il professor Participius, si riunì nel cortile interno della scuola.

Claudius Robert Participius aveva chiesto al suo alter ego di raggiungerli al più presto e quegli aveva acconsentito di buon grado, purché gli dessero da mangiare, pregandolo di trovare qualcosa di sostanzioso da mettere sotto i denti, visto che neppure sapeva che gusto avesse il cibo …

Nel silenzio della notte, un profumo strano si sollevava nell’aria fredda e immota.

Mentre i quattro, appena ritrovatisi, stavano per iniziare a parlare, si udì il rumore di passi lenti nel buio, leggeri, eppure non ticchettanti come quelli di una persona di piccola taglia.

Kate si girò lentamente verso la zona non rischiarata dalle lampade ad olio e le fiaccole appese lungo le colonne

«Chi va là?» chiese, a voce alta.

Il professor Participius sogghignò, sicuro che fosse il suo Alter Ego quello che si stava avvicinando.

«Non c’è problema,Kate» Mormorò, avvicinandosi a lei quel tanto che bastava per farle udire la propria voce «Credo che sia un mio caro amico ultra dimensionale …»

«Davvero?» Kate lo guardò con scetticismo,sollevando un sopracciglio «Davvero hai come amico un vampiro?».

Il professor Participius fece un sorriso debole e mostruoso. Un vampiro? Questo avrebbe dimostrato il pallore del suo “gemello”. Ma no, era impossibile, ci mancavano anche i vampiri … eppure fu terribilmente sollevato quando fu sicuro che l’essere che si stava avvicinando non era il suo alter ego.

Sapeva che era una reazione da ossessionato e che avrebbe dovuto essere terrorizzato all’idea di incontrare un vampiro vero, ma era comunque sollevato per non aver ospitato nella propria dimora uno di quegli orrendi demoni succhiasangue.

I lineamenti che scivolarono fuori dall’ombra per entrare nella luce fiammeggiante delle torce erano affilati e crudeli. La pelle era pallida, ma sotto il pallore rimaneva comunque un colore leggermente olivastro, come se per natura fosse stato abbronzato.

Del suo volto colpivano le guance incavate, eppure sode, il mento forte e ben delineato, coperto da una leggera barba nera come il carbone sagomata in modo da coprire solo una striscia sotto le labbra, e il naso lungo e dritto, importante, che conferiva uno strano, nobile equilibrio a quella faccia antica.

Si era vestito tutto di rosso e faceva uno strano effetto sotto la luce impietosa delle torce sfrigolanti: era come se fosse fatto di fiamme scure e sangue, un simbolismo forte, sicuramente calcolato dalla mente fredda del mostro.

Portava un cappello a falde larghe, rosso anch’esso, e sormontato da una grande piuma bianca e ricurva che terminava con una punta marrone scura.

Mentre avanzava, uscendo dalle tenebre, la luce scivolo sulle sue spalle e fu come vedere apparire una cascata di inchiostro dai riflessi aurei. Aveva i capelli veramente lunghi per essere un uomo, semiricci e lucenti, di un nero così puro che risultava difficile pensare ad un colore del genere abbinato ad un essere umano, persino più scuri di quelli di Participius.

Portava un paio di occhialini tondi, neri, con la montatura dorata, ma tutti sapevano che dietro le lenti dovevano esserci due occhi scarlatti e malvagi.   

Kate si mostrò disinvolta di fronte a lui

«Allora» disse «Hai intenzione di unirti anche tu alla festa?»

«Oh, è un invito allettante» la voce del vampiro era deliziosamente profonda e tenebrosa, ma per nulla roca, anzi, era liscia e quasi scivolosa «Ma prima vorrei sapere se discutete di ciò di cui penso stiate parlando …»

«Non leggo nella tua mente, come invece sai fare tu» ribatté Kate, sempre con una stana gentilezza «Eh, Principe Vlad Dracula?»

«Sono lusingato che lei mi conosca» e fece un leggero inchino «Mi dispiace di avervi terrorizzato durante il giorno a causa del mio rumoroso spostamento. Vi avrei voluto avvertire prima, ma comprendete miei cari che con il sole nel cielo mi era assai possibile. Ma, vi prego, non mostrate tali facce spaventate e preoccupate, sono qui solo per parlare, non per uccidervi... Per il momento...» e mostrò i suoi lunghi canini con un sorriso che forse doveva rassicurare, ma si mostrò soltanto più terrificante.
Le due Claire erano spaventate, Kate e Claudius incuriositi dal nuovo arrivato, l'altra Kate invece teneva la testa piegata in un lato, con un'espressione idiota. Non aveva idea chi fosse quel vampiro
«Credo che possiamo anche iniziare a discutere»
«No che non possiamo» replicò Claudius alla professoressa Kate «Dobbiamo aspettare il mio alter ego»
«Comincio a pensare che qui tutti i problemi, dal più piccolo al più grande siano solo per causa tua. E va bene, aspettiamo!» disse stufa Kate.

I due ebbero un leggero battibecco
«Ehi! Dovresti trattarla meglio!» rimproverò l'altra Kate a Participius
«E perchè?» disse in tono di sfida.

L'altra fu sorpresa
«Ma perchè lei...» poi, cosa rara in vita sua, ebbe un'illuminazione «Aaaaahhh... Voi due... No...»
«Cosa? Cosa? Riesci a dire una frase di senso compiuto?» sbottò Participius
«Ecco...» fu imbarazzata «Nel mio universo io sono sposata...»
«Oh, c'è un pazzoide che ti ha voluto con se!» fu ironico
«Il problema... Beh insomma mio marito si chiama Claudius Participius... Insomma, sei te!» e alzò le spalle.

Il professor Participius a tali parole per la prima e unica volta in vita sua pensò seriamente al suicidio. Sposato. C’era un altro se stesso, da qualche parte del mondo, che era stato abbastanza stupido da sposare una Kate che non era neanche intelligente … a guardarla bene sembrava un ruminante, e ancora più impressione gli aveva fatto quando, la prima volta che l’aveva incontrata, l’aveva vista a masticare quella cosa rosa e gommosa che non conosceva. 

La Kate terrestre incrociò le braccia. Si annoiava quando non aveva qualcosa con cui tenere sveglio il cervello, era fatta così, perciò decise di sostenere una conversazione fuori da quello che era il tema della serata

«Allora …» disse «Come state?»

«Bene grazie» rispose il vampiro, mentre tutti gli altri lo fissavano sconvolti «Voglio dire, bene per essere morto …»

«Ma …» intervenne il professor Participius, il quale, ora che ci pensava, si era stupito dell’apparizione del vampiro.

Il libro “Dracula”, scritto da un certo Bram Stoker, era da poco diventato un romanzo molto popolare e anche Claudius l’aveva letto, divorandolo avido pagina dopo pagina … ma ricordava chiaramente che alla fine il conte Dracula era stato sconfitto per sempre. Inoltre il Dracula del romanzo somigliava solo vagamente a quello che adesso aveva davanti e di certo era molto più vecchio.

Il vampiro lo guardò atteggiando il suo volto crudele in un’espressione che stavolta parve davvero gentile

«Ma cosa, signor Participius?»

«Come conosce il mio nome?»

«Telepatia, suppongo …»

«Lei può leggere nel pensiero?»

«E posso fare molto, molto, molto di più …» si avvicinò lentamente, un passo dopo l’altro, e il suo corpo sembrò scurirsi e sfumare, come se si stesse dissolvendo in una nube « … Io posso mutare forma e divenire … qualunque tuo incubo …»

«Ce lo dica se ha intenzione di spaventarci tutti, così ci prepariamo» si intromise Kate, con un sorriso luminoso

«Oh, signorina, lei è dotata di un coraggio eccezionale …»

«No, è solo un’eccezionale preparazione. Vede, Vlad … anzi, vedi, noi ci conosciamo già»

«Ci …» la sua espressione divenne indecifrabile, ma quasi coprì i denti, facendolo sembrare una persona normale « … Ci conosciamo?»

«Ovviamente … » Kate usò un tono di voce leggermente più profondo del normale «Ci siamo conosciuti … quando tu eri ancora in vita».

Il Principe Vlad si tolse gli occhiali e li infilò sotto il giubbotto, nel taschino della camicia. I suoi occhi erano rossi, come tutti si aspettavano, ma invece di essere morti e vitrei si illuminarono di un’evidente sorpresa

«La … Signora dei Druidi?» cercò di indovinare il vampiro, facendo un aggraziato passo in avanti.

Kate gli si avvicinò scrutandolo in maniera strana

«Si … sei cambiato, principe. Sei più umano adesso di quanto lo eri allora … e mi sembri anche più alto, se devo dirla tutta»

«Erri … è solo che so celare bene il mio vero aspetto. E tu sei in un corpo un po’ più piccolo di quello che ricordo»

Lui si chinò a baciarle la mano con gentilezza, come un vero galantuomo.

«Mascalzone» lo redarguì Kate, senza però riuscire a nascondere l’evidente divertimento nella voce cristallina «Se il Ministro vedesse te, un vampiro, prendersi così tante libertà con me …»

«Il Ministro non mi vedrà, e anche se accadesse» Vlad si strinse nelle spalle, con noncuranza

«Sei veramente un mascalzone …»

«Sono un vampiro, signora, cosa si aspettava da me?»

«Niente di meno, Vlad, niente di meno …» rise piano «Allora, grande guerriero, che ne pensi di questo tuo … successo»

«Intendi il fatto che il mio nome è sulla bocca di tutti?» anche lui rise, ma era una risata più profonda e inequivocabilmente virile, oltre ad avere note inumane «Non c’è male. Peccato che comunque non sappiano riconoscermi, a quanto pare il vecchio Bram ha fatto un ottimo lavoro. E tutti mi credono morto … bah …»

«Vlad …»

«Eh»

« … Tu sei morto, non ricordi?»

«Ma certo» stavolta le sue labbra si incurvarono in un’espressione triste e le sopracciglia tese dimostrarono un’evidente delusione «Sono morto. Ma dopotutto, sempre meno morto di altri vampiri di mia conoscenza … sono una cosa a metà»

«E’ forse per questo che ti chiamano morto vivente?» cercò di azzardare Kate, sempre con lo stesso sconcertante sorriso

«Milady, tutto è possibile» anche lui parve ritrovare il buonumore, anche se era impossibile capire se fosse un’altra delle sue “maschere” o la pura realtà «Ora, poiché tutto è possibile, vorrei chiedere a te, che dall’alto della tua lungimiranza puoi rispondermi …»

«Non sono così lungimirante» tentò di schermirsi lei, ma il vampiro continuò imperterrito

«Com’è mai possibile che oggi, al mio risveglio, io abbia veduto due creature del tutto identiche sotto molti punti di vista. Ho pensato “sono gemelli”, ma poco dopo vi se ne è aggiunto un terzo. E vi dico io, signora, sembravano venire tutti da posti completamente diversi … uno di loro sembrava un selvaggio, vestito di pelli. Poteva anche essere un caso, ma poi vengo qui e … cosa vedo? Oh, ma certo … quella è la vostra copia esatta» indicò l’altra Kate, poi si corresse immediatamente «Quasi esatta: non ha certo il vostro meraviglioso sguardo …»

«Di che parli, latticino?» ringhiò l’altra Kate, aggressiva.

Vlad sorrise e fu come vedere un taglio che si apriva nel suo volto, solo che dentro, invece del sangue, c’erano quei denti che sembravano lame, all’improvviso divenuti tutti animaleschi, come quelli dei coccodrilli

«Signora» mormorò, con voce gutturale «Forse lei non è capace di comprendere che con un vampiro non si scherza …».

La donna indietreggiò, terrorizzata. Non era solo il fatto che quello che aveva davanti si era appena rivelato un essere mostruoso, ma c’era ancora qualcos’altro, qualcosa di più profondo, che le ardeva nelle vene e le faceva accapponare la pelle. Era il potere di quell’essere, una cosa a cui sembrava difficile sfuggire.

Proprio in quel momento arrivò Claudius Niiver Participius, uscendo dall’ombra dietro le colonne con uno sguardo tutto felice e soddisfatto. Sguardo che sparì, non appena si posò sulla figura ammantata di rosso che, al centro del cortile, sembrava intento a spaventare una donna.

Con scattò si posizionò tra la donna e il vampiro. Il suo impetuoso arrivo sorprese tutti. Per quell'intrusione il conte indietreggiò leggermente, emettendo un suono simile a quello dei gatti quando sono pronti ad aggredire e gli si alza il pelo sulle spalle
«Maledetta creatura» tuonò posizionando dietro di sé con il braccio la Kate ignorante per difenderla « Giammai permetterò che le tue dannate zanne tocchino il collo di codesta creatura»
Vlad se prima era offeso per tale arrivo, si calmò e sorrise al nuovo arrivato
«Lei mostra di essere un uomo di grande coraggio e determinazione, non posso che rispettare una persona come lei»
E avvolgendo il braccio sinistro con il mantello, si inchinò in segno di rispetto. L’altro non capiva
«E’ tutto a posto» lo informò l’alter ego «E’ qui per parlare con noi. E’ dalla nostra parte, giusto?»
E si volse verso Kate per averne conferma, la quale annuì. Compresa la situazione Niiver si scusò gentilmente.
«Tu sì che sei un vero uomo!» esclamò l'altra Kate «Non come il tuo gemello sempre con il broncio. Sei dolce come il mio sweety!»
E mostrò un sorriso che esprimeva tutta la sua gioia, quasi infantile. Niiver stava per chiedere che significasse tale frase, ma Robert glielo impedì. Non era il caso che anche il suo sosia subisse tale trauma.
«Strano però» aggiunse Kate «Dal nostro primo incontro avevo creduto che tu… Insomma… Fossi una donna poco incline alla monogamia»
L’altra alzò le spalle
«Io ci tento a rimanergli il più fedele possibile, ma ogni volta ci ricasco. Nonostante questo» e chiuse le mani e si muoveva con il busto a sinistra e a destra come una bambina «Lui rimane sempre il mio dolcissimo sweety!»
A Claudius Robert stava per venire da vomitare, e anche stavolta impedì al suo alter ego di fare domande affinché capisse la situazione. Kate comprese che era meglio cambiare discorso
«Bene, possiamo iniziare»
«Non ancora» disse una voce dietro di loro, la persona nascosta dall’ombra mise una mano sulla spalla di Kate e l’altra sulla spalla di Claudius Robert e pronunziò «Con il potere a me conferito vi dichiaro marito e moglie»
Per tutta risposta subì una violentissima gomitata sull’addome. Genovesi cadde in ginocchio
«Stavo solo scherzando»  affermò quasi senza voce per il mancato respiro
«Non sono scherzi da fare!» gridò di rabbia il collega indicandolo severamente con l’indice.
«Voi essere di questa dimensione siete davvero bizzarri» si intromise il “demone” che comparve proprio dietro a Genovesi e lo aiutò a rialzarsi.

Niiver si sorprese
«Gaber, sei davvero tu?».
Agli altri parve un nome strano per un “demone”.

Quest’ultimo riconobbe l’amico e anche lui fu sorpreso nel vederlo. Si conoscevano da una vita, ma quella fu la prima volta che poterono vedere, per la mancanza di luce del loro mondo, in maniera perfetta come fossero fisicamente. Si abbracciarono. Questo gesto rese felice tutti quanti, con entrambe le Claire che sospirarono di gioia, il professor Participius mantenne la sua solita freddezza, anche se un leggero sorriso si poteva intravedere nella barba, e la Kate dell’altro mondo a osservare la scena con la testa inclinata e masticando rumorosamente la gomma. Solo il vampiro ne era indifferente. Fu lui a parlare
«Vi prego, vi prego. Potremmo per favore iniziare la riunione? O vogliamo passare la notte in inutili questioni? Fra poche ore vi sarà l’alba»
«Questo problema l’abbiamo anche noi» aggiunse Gaber «Non possiamo stare io e Claudius sotto il sole. Ci danneggerebbe»
«Avete perfettamente ragione, dobbiamo iniziare subito a discutere. Io inizierei per prima cosa riguardo gli squarci temporali. La notte scorsa ne sono apparsi ben cinque. Tre di essi ne abbiamo scoperto la causa, i nostri tre alter ego identici. A proposito, dove sono i nostri due John Woolf?»
A quella domanda le due Claire si preoccuparono. Anche al professor Participius venne una leggera preoccupazione, senza darla a vedere. Da quando erano scappati da casa sua non li aveva più visti.
«Non state in ansia» tranquillizzò l’altra Kate «Il John che conosco io è il ragazzo più sveglio e coraggioso che io abbia mai visto!».
A Claire Woolf scappò un sorriso nel pensare che il fratello era completamente l’incontrario.
«Comunque sia non abbiamo tempo per pensare a loro. Dobbiamo riuscire a capire di chi fossero i due squarci rimanenti» dichiarò la professoressa Kate.

 
Mentre il gruppo discuteva su tali questioni, il povero John Woolf camminava senza meta per la città. Nel fuggire si era smarrito, ed era ore che vagava senza comprendere dove fosse. Era addirittura notte fonda. Doveva ripararsi da qualche parte
«Sei solo un cretino!»
Disse l’altro John, a lui dietro.
«Smettila di dirmi così, chiaro?» si arrabbiò l’altro, fermandosi e voltandosi verso il suo sosia
«E’ inutile che ti arrabbi, lo sei e basta! Sol un cretino come te poteva perdersi!»
«Mi sono perso solo perché non conosco questa città, hai capito? E poi senti chi parla, e allora perché tu mi stai seguendo?».
L’altro rise di gusto
«Perché voglio vedere quello che combini, imbecillotto!»
«Sì, sì, certo come no! La verità è che ti sei perso anche tu!»
«Ti sbagli» affermò fieramente «Io so la strada»
«Cosa?» fu stupito l’altro che stava quasi per cadere all’indietro
«Certo!» disse l’altro in maniera calma «Riesco a percepire la presenza dei miei simili, non devo far altro che raggiungerli»
«Allora perché non me l’hai detto prima?» gridò totalmente furioso.

L’altro John rise nuovamente
«Perché era divertente vederti in difficoltà come una povera bambina. E poi perché non me l’hai chiesto»
John Woolf era sempre stata una persona gentile, calma e pacifista, ma come non mai in quel momento desiderava tuffarsi contro l’odiata copia e strangolarla. Gli fu impedito giacché dietro a lui comparve un qualcosa di luminoso. Si volse e insieme al John Woolf coraggioso e arrogante osservò. Si trattava di un altro squarcio temporale e dimensionale. Vi apparve un’area desertica in mezzo alla strada, con la sabbia rosso rame, e solo pietre all’orizzonte. Vi era il sole. Il calore era tale da poter essere percepito anche nella dimensione in cui si trovavano i due ragazzi. Dal nulla, spuntò un essere. Non poteva essere visto in volto perché era girato di spalle, e i lunghissimi capelli neri come catrame coprivano il resto del corpo. Non si poteva comprendere se fosse un umano o altro. Il John abbronzato senza paura si diresse tranquillamente vicino allo squarcio per infilarci la mano ed avere un contatto con il nuovo essere, ma il terrorizzato Woolf glielo impedì, afferrandolo per una spalla e trascinandolo a sé nella fuga, grazie ad una improvvisa forza mai scoperta finora. Si nascosero all’angolo della strada. Poco dopo lo squarcio si richiuse
«Brutto idiota, perché mi hai fermato?»
«Poteva essere pericoloso! Magari ti ammazzava! Possibile che tu non ci pensi a certe cose?»
«Non sono un vigliacco come te» E incrociò le braccia.

L’altro proseguì
«Dobbiamo subito avvertire qualcuno di tale anomalia. C’è… C’è qualcosa che non va! Hai detto che percepisci i tuoi compagni giusto?» l’alter ego annuì «Perfetto. Allora muoviamoci, abbiamo bisogno d’aiuto!»

 

Il vampiro si era seduto per terra, nella posizione yoga del loto, con le mani poggiate sulle ginocchia, e ascoltava calmo la conversazione dei mortali. Avevano iniziato a parlare tutti di cose come “squarci spazio-temporali” e altre assurdità che al tempo della sua giovinezza sarebbero state condannate come eresie orribili e i conversatori sarebbero stati affidati ai paladini della chiesa cristiana perché fossero purificati con le fiamme.

D’improvviso vide arrivare due giovinetti pressoché identici, entrambi con capelli rossi e ricci e con gli occhi azzurri. Ma, malgrado l’evidente somiglianza fisica, riusciva a distinguere in essi caratteri completamente differenti, quasi opposti. I loro pensieri parlavano chiaro … il giovanotto vestito con la moda del momento era profondamente irritato e spaesato insieme, non riusciva a capire bene cosa stesse accadendo, mentre l’altro, quello con lo strano ciondolo al collo, era terribilmente sicuro di se e aveva certamente qualcosa da dire.
Il vampiro sogghignò in silenzio, in attesa del momento in cui la conversazione fosse arrivata al momento cruciale … e chissà, magari ci sarebbe stata una “rottura” nel gruppo e lui si sarebbe ritrovato a poter bere sangue fresco. Se pensava che ancora non aveva cenato gli venivano i crampi al cervello. Non doveva pensare troppo, doveva solo ascoltare, per fortuna …

«Buonasera, delegazione di umani …» Iniziò il John dell’altra dimensione, con una cordialità sorprendente « … Ah, c’è anche lei, professor rabbioso, con il suo gemello latticino» aggiunse con leggera acidità, guardando verso i due Participius «Comunque, a parte salutare e questi bla bla bla … il vostro amichetto si era perso e ve l’ho riportato a casa»

«Stai dimenticando una cosa» disse a denti stretti il suo “gemello”

«Cosa?»

«Quello che abbiamo incontrato … il … lo … la distorsione …»

«Ah, si, certo, il ragazzo vuole che io vi informi del fatto che abbiamo incontrato un’altra distorsione spazio-temporale»

«Un’altra?» chiese Claire, con preoccupazione «Allora deve essere uno dei disturbi che abbiamo udito questa notte, non pensate anche voi?

«Oh si» il John Woolf dell’altra dimensione fu particolarmente sorpreso di vedere la sua sorellina parlare in quel modo «Fa parte del miliardo e mezzo di buchi che si stanno aprendo nel nostro mondo, non trovate?» il suo tono di voce si fece rabbioso «Perché, vi chiederete, il nostro mondo è pieno di buchi? Dannazione, non si può nemmeno camminare senza finire da qualche parte, ed è tutta, tutta colpa dell’uomo copia del latticino e del suo amichetto che si dilettano a fare esperimenti oscuri con la materia!»

«Calmati!» cercò di tranquillizzarlo la Claire meno intelligente, in un sussurro appena udibile

«Perché dovrei calmarmi?» i pugni del ragazzo si serrarono finché le sue nocche non divennero bianche come neve «Io non mi calmo, non ce la faccio …»

«Camminiamo, fratellino, ti prego … lo so che camminare ti rilassa …»

«Hai ragione Claire» l’uomo si passò una mano sul volto.

Era strano, ma sembrava una dozzina di volte più anziano del suo gemello dell’altra dimensione. Avevano la stessa età entrambi, ma mentre uno era un uomo fatto e finito, l’altro aveva ancora il carattere incerto di un ragazzo.

La Kate dell’altro universo ridacchiò

«Allora, ragazzi, che ne pensate di accontentarlo?»

«In cosa?» fece la sua gemella, perplessa

«Passeggiamo. Lui è un genio, certo, ma le sue … ehm … le sue genialità gli vengono meglio quando cammina»

«Ma certo» fu comprensiva, mentre annuiva e un sorriso pieno illuminava il suo volto «Su, su, forza, camminiamo … anche tu, vampiro pigrone»

«Ma io non ho ancora mangiato» si lamentò il Principe

«Non per questo non hai la forza per reggerti in piedi»

«Se solo mi permettessi di azzannare qualche collo …»

«Non dirlo neppure per scherzo, animale!»

«Animale?» Vlad sorrise, ma gentilmente «Ma certo, milady … non lo dirò più. Non vorrei trovarmi certo di fronte al Ministro solo perché ho detto che avrei morso qualcuno …»

«E per non dirlo, intendo anche non farlo, sciocco impertinente»

«Spero che tu, invece, stia scherzando …»

«Ma è ovvio, conte, non oserei darvi dello sciocco …»

«Io non sono un conte» ribatté il vampiro, sdegnosamente «L’unico problema del romanzo di Stoker è che mi sminuisce. Io sono un principe»

«Oh, certamente, un principe. Ma vedi, ai giorni nostri tu non sei più quello che eri al tempo delle guerre contro …»

«Ah ah ah!» scattò in piedi come una molla, a una velocità sovraumana, e si mise le mani sulle orecchie «Cammino, va bene, ma non pronunciare quel nome di fronte a me»

«Ma come, un mostro come te?» Kate rise, emettendo una serie di brevi suoni cristallini «non credevo che fossi così sensibile, specie al sentir pronunciare il nome di un unico mortale che è ormai sepolto sotto terra da … quanto? Tre secoli? No, di più, non è vero? E pensare che molta gente trema al sentire pronunciare del tuo nome».

Il vampiro si tolse lentamente le mani da sopra le orecchie, caracollando in avanti. Quasi tutti notarono che la parte superiore del padiglione auricolare era leggermente a punta, come quella dei cani.

Il professor Genovesi fu entusiasta nel vedere quella caratteristica vampirica, unita al mostrarsi di zanne che balenava in un sorriso incerto, quasi addolorato, sul volto affilato del principe Dracula.

Si aggiustò il colletto bianco, che come sempre era sollevato a nascondere la sua gola, quasi come una precauzione, e si avvicinò cercando di mostrarsi cordiale

«Buona sera, Nosferatu, mi dispiace di non averla notata prima, sebbene non possa dire di esserle rimasto del tutto indifferente al vostro, come dire, campo di energia …»

«Toh guarda, un vampirologo» Vlad tornò immediatamente felice, come un bambino piccolo di fronte ad un mucchio di caramelle «Chi pensava di vederne uno proprio adesso … vi si distingue da due chilometri di distanza. Siete così enormemente» sibilò, cercando una parola adatta a quello che voleva esprimere « Zelanti»

«Oh, lei mi lusinga veramente, signor conte»

«Principe» lo corresse lui, in un ringhio «Sono un principe, Bram Stoker ha cercato solo di camuffare la mia identità»

«Ma certo, principe … principe dei morti e dei vivi. Un vero nosferatu, proprio qui tra noi, in questa sera … si direbbe che siete un presagio infausto, sapete? Capitate proprio mentre il mondo è in balia di una qualche oscura forza che porta a noi creature sconosciute, proprio come il nostro amico demone, Gaber»

«Può darsi. Come può darsi di no, dopotutto io sono sempre stato in zona»

«Ma si è palesato soltanto adesso, non crede che ci sia una certa simbologia in tutto questo?».

Fu proprio Vlad, che si era mostrato il più restio a camminare, che iniziò la passeggiata. Anche se non voleva ammetterlo, era stato probabilmente il primo a pensare di continuare il discorso camminando: era un’attività che lo rilassava, senza contare il fatto che avrebbe trovato molto più facilmente un giovane umano da cui attingere per fare la sua cena. Il professor Genovesi lo affiancò, sempre con il suo sorriso convincente e affabile che si allargava in mezzo alla barba ispida

«E’ un vero piacere conoscerla, signore, e mi scusi se mi sto ripetendo, ma mi sento proprio come uno scolaretto di fronte ad uno scienziato. Insomma, lei è il massimo delle tenebre, e le tenebre sono, come dire … il mio campo»

«Piacere mio» rispose Dracula, guardando dritto davanti a se eppure controllando con l’udito che il gruppo li seguisse «E credo che sarà utile poter parlare con un esperto di materie oscure che, come lei, è coinvolto in questa faccenda assurda di varchi spazio-temporali»

«Mi creda, per me sarà molto più gratificante confrontarmi con un vero Nosferatu»

«Lei non sa quanto è in pericolo, camminando di lato ad uno come me … lei forse non ricorda che sono un mostro»

«Lo crede?» Genovesi ridacchiò brevemente con la sua voce grassa e gioviale «Sa, sono ben munito del materiale per respingerla, signore, ma non è una cosa che voglio fare, adesso …»

«Ah, davvero? Cosa nasconde sotto il cappotto?»

«Ecco che iniziano a farsi proposte indecenti» mormorò divertita la Kate dell’altro universo, che era rimasta in ascolto della coppia in testa al gruppo

«Proposte indecenti?» borbottò il professor Genovesi, dandosi un’altra aggiustata al colletto «Ma di cosa sta parlando, signora?»

«Cosa nasconde sotto il cappotto?» ripetè la donna, cercando di imitare il tono di voce profondo del vampiro

«Stia indietro» ringhiò Vlad, ferocemente «Oppure ci ripenso e la dissanguo. E questa volta non ci sarà nessuno “sweety” a fermarmi »

«Che gentile, mi da anche del lei …»

«Non è carino dare del tu a chi non è mio amico … e lei, signora, di sicuro non lo diventerà mai. Sa, la vedo come una preda, in questo momento. Una preda, deliziosa …» anche continuando a camminare, sembrava che incombesse sulla donna, e per un istante la lingua, affilata come quella di un rettile, fece la sua comparsa oltre le chiostre di denti affilati da animale « … Sento il profumo del suo sangue, un odore decisamente più dolce del suo carattere, signora»

«Ohh … la grazia del cacciatore. Così ruvido e aggraziato insieme, mi fa venire …»

«E’ perché sono un vampiro» la voce del Principe si rischiarò dall’ira mentre trascinava rapidamente in avanti il professor Genovesi, cercando di sottrarlo dalle grinfie della donna «I vampiri fanno quasi sempre questo effetto e poi io sono antico … ».

La Kate dell’altra dimensione dovette accorgersi  per forza di non essere gradita e tornò indietro, dove il resto del gruppo parlava animatamente di cose come la possibilità che ci fosse qualcos’altro, oltre a loro, che aveva scatenato un fenomeno di dimensioni così grandi come l’apertura di massa di portali per Universi Alternativi.

Eppure lei non avrebbe dimenticato mai il volto demoniaco del vampiro, dai lineamenti così marcati che sembravano scavati nel marmo, eppure così maschili e seducenti, e il suo sorriso perverso, bestiale, che sembrava solo affamato e gioioso di aver trovato una preda …

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Furiarossa