Aveva le mani calde, tozze. Occupava tutta la poltrona.
Il mio peso per lei era pari a quello di una piccola piuma, che teneva accoccolata a sè, dolcemente.
Eravamo solo io e lei, e il rumore della pioggia.
Saremmo rimaste solo io e lei, ma magari un giorno il sole sarebbe tornato a scaldarci il cuore.
La stanza era illuminata dalla debole luce soffusa di una candela.
Mi teneva stretta stretta, la nonna.
Piangeva, ma non di quel pianto che si vede, quello che devi conoscere veramente bene una persona, per sentirlo.
Guardava nel vuoto, pensierosa.
Forse pensava alla promessa che mi aveva appena fatto, che saremmo state sempre insieme.
O forse a quel dannato telefono che cinque minuti prima aveva detto con voce indifferente che la mia mamma e il mio papà erano morti, in un incidente.
"io non credo agli incidenti" mi aveva detto.
La guardavo ormai da cinque minuti pieni, la sapevo a memoria.. Ogni dettaglio..
-Sai perchè quella candela piange?- Mi chiese, all'improvviso.
Non risposi, mi girai a guardarla. Una lacrima le stava scivolando su tutto il corpo.
- Perchè il suo cuore sta bruciando.- Continuò.
-Nonna le candele non hanno un cuore..-
-Il filo è il loro cuore.-
-Nonna .. Mi brucia il cuore.. posso piangere?-
Mi guardò, per tanto tempo.
Le scese una lacrima, e mi sorrise.
Prese la candela e con un soffio, la spense.