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Autore: Alechi    30/11/2010    2 recensioni
Voi cosa fereste, come vi comportereste, se non aveste mai conosciuto i vostri genitori?
Questa one-shot parla di un ragazzo che si trova in questa situazione, delle sue paure, dei suoi sentimenti...
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Nonostante sia già ottobre fa ancora un caldo terribile, soprattutto visto che Hagrid ha già iniziato ad accendere il camino nella sua capanna. Uscirne è quasi un sollievo! Guardo il cielo. È tardi, dovrei tornare a scuola. Ma ora ho altro da fare. Ho un conto da saldare con il mio passato, e ho già aspettato troppo. Le poche foglie secche cadute dagli alberi in questi giorni scricchiolano sotto i miei piedi, mentre accelero il passo verso la Foresta Proibita. Ma appena mi trovo al limitare esito. Forse non dovrei neanche tentare. Forse devo accettare le cose per come stanno senza troppi indugi. In fondo mi sono accontentato per 17 anni. E, probabilmente, non troverò neanche quello che cerco. Ormai sano tutti dove è stata dispersa la Pietra della Resurrezione. È finito su tutti i libri di Storia della Magia, e vuoi che a nessuno sia mai venuto in mente di cercarla? E questo perché? Perché lo volava Harry forse?
Cosa spero di ottenere, poi? La verità è che ora, nonostante la determinazione con cui sono uscito dalla capanna di Hagrid dopo aver scoperto dove si trova la tana di Aragog, ho paura. Paura di quello che potrei sentirmi dire prendendo in mano quella pietra, paura di non riuscire più a separarmene e fare la fine del secondo fratello Peverell, paura che dopo che gliene avrò parlato, Harry mi tratti come un codardo.
Sarebbe egoistico da parte sua. Anche lui è sempre vissuto solo con il ricordo dei suoi genitori.
Ecco una delle cose che abbiamo in comune: i genitori morti per proteggerlo.
Ma cosa dico? Loro sono morti per permettere a me una vita più serena. È colpa mia se non so accontentarmi.
Scuoto la testa con decisione, per darmi forza. Riprendo a camminare. Ho i capelli che mi cadono sugli occhi, mi sa che questa volta li ho fatti crescere un po’ troppo, iniziano a dare fastidio. Mi fermo, strizzo gli occhi… Ecco, ora sono perfetti. Riprendo il mio cammino con gli occhi liberi dai capelli insistenti di poco prima.
Una delle poche cose che mi restano di mia madre. La capacità di cambiare aspetto a mio piacimento. Devo dire che a volte fa davvero comodo.
Passo vicino al grosso masso che mi ha dato Hagrid come punto di riferimento per arrivare alla caverna. Almeno sono sicuro di non sbagliare strada.
Ha detto ‘Dopo quel masso ci vai avanti ancora per qualche passo e sei arrivato’. Capirai. Qualche passo di quel gigante corrisponde minimo ad un centinaio di metri.  
Cammino sempre più veloce quasi fino a correre. Ok Ted, calmati. Non vorrai mica farti trovare così agitato!
Devo stare tranquillo…
Ecco,sono arrivato. Che schifo, è pieno di ragnatele questo posto! Va beh, non è quello che mi interessa. Inizio a setacciare il terreno ai miei piedi, ma sta calando la sera, e il luogo tetro e buio in cui mi trovo non aiuta di certo.
<> accendo la bacchetta nella speranza di vedere uno scintillio, qualcosa che mi faccia trovare quel dannato sasso! Niente.
Cado in ginocchio prendendomi la testa fra le mani e piango. Le lacrime calde percorrono lentamente il mio volto dandomi una sensazione di tranquillità, come se volessero darmi il tempo di pensare. Non devo arrabbiarmi per questo.
Mi siedo a gambe incrociate. Mi ero illuso. Non posso perdonarmelo. Mi sono solo fatto del male pensando che avrei potuto parlargli, anche solo vederli per un istante.
Sono sempre stato trattato come un figlio da tutti. Dai Weasley, da Harry, da Ginny. Ma non mi è mai davvero bastato. Forse quello veramente egoista sono io, che non ho saputo accontentarmi di avere degli eroi come genitori. Delle persone che avevano combattuto per salvarne delle altre.
Mi vergogno di me stesso. Mio padre e mia madre sono morti per dare la vita ad altri, perché erano altruisti, non pensavano solo al loro bene, ma a quello del mondo in cui vivevano e in cui sapevano che sarei vissuto io. E cosa faccio per ricambiare il loro sacrificio? Mi crogiolo nella disperazione per non averli mai conosciuti, mi comporto come un egoista. Perché come me ce ne sono altri che hanno visto le proprie famiglie distrutte, ma che non si mettono a cercare un’insulsa pietra solo per aggrapparsi ad un ricordo.
 
Guardo il cielo. La luna risplende sopra di me. La sua luce, filtrata dai rami alti, illumina lo spazio intorno a me. Mi alzo asciugando le lacrime. Devo smetterla di comportarmi così, di rendermi ridicolo.
Il mio sguardo scorge un riflesso proveniente da un punto del terreno. Mi avvicino per guardare più attentamente. Il mio cuore fa una capriola. un piccolo anello con incastonata una pietra con inciso uno strano simbolo è là, davanti a me.
Non posso credere che dopo tutto quel tempo tocchi proprio a me prenderla in mano. La afferro, pronto a girarla per tre volte, ma…
Ecco che torna lo stato d’ansia, di inquietudine di poco fa. E se qualcosa andasse storto? Ma che dico? Sono sempre stato un ragazzo intelligente, non mi perderei mai dietro ad un’illusione!
Forse però non è questione di intelligenza… forse è questione di amore.
Se dovesse piacermi avere davanti mio padre e mia madre? Cosa farei in quel caso? Non lo so…
Posso solo provare…
Stringo più forte la pietra.
Uno…
Due…
Tre…
Eccoli.
Davanti a me ci sono due figure che si tengono per mano. Un uomo trasandato, con i vestiti rattoppati e lo sguardo gentile, e una donna bella e buffa, con dei corti capelli di un rosa accecante. Mi sorridono entrambi. Non vedo rammarico nei loro occhi. So che non mi disprezzano per quello che sto facendo.
<< Ciao Teddy. Come stai?>> è mia madre a parlare, con un tono dolce. Non riesco a rispondere. Ho la voce bloccata dall’emozione. Dai Ted, un piccolo sforzo…
<< Io? B… bene…>> Bene?? Ma che cavolo sto dicendo?!
<< Non ne sono molto sicura, ma mi accontento.>> il suo sorriso si allarga.
<< Ragazzo, non devi pensare di essere un codardo solo per averci cercati. È normale, avere nostalgia, sentire la mancanza di qualcosa, di qualcuno. Pensi che Harry non abbia mai cercato i suoi genitori? Pensi che lui non vivesse nel risentimento per non averli potuti conoscere?>> mio padre…
Non credo di aver ascoltato con attenzione quello che mi ha detto. Anche solo l’averlo qui, il sentire la sua voce, è una fonte di distrazione troppo grande per me.
<>
<< Lo sappiamo, tesoro, noi ti siamo sempre vicini, in tutto quello che fai, e non ti lasceremo mai. Siamo nel tuo cuore, e questo basta per tenerci in vita, senza bisogno di quella pietra.>> inizia la donna.
<< Esatto. Se ti fidi di noi, se credi nell’amore che proviamo per te, e lascerai qua il secondo Dono, saprai comunque che non ci avrai perduti. Sta a te scegliere. Io e tua madre saremo d’accordo con te, qualunque sia la tua decisione.>> la sua voce è così calma, rassicurante. Sentirlo parlare mi fa sentire inevitabilmente meglio.
Li guardo negli occhi, uno alla volta. Mi fido? Si, mi fido. Saranno sempre con me, nonostante la distanza che ci separa. Non mi abbandonerebbero mai, lo so. I loro sorrisi dolci, pieni di affetto, mi mancheranno. Mi mancheranno le loro voci, così familiari anche se mai sentite prima, e mi mancheranno i loro visi, di cui non ho avuto il tempo di godere a sufficienza.
Venire a cercarli non è stata vigliaccheria. No. Ora non ho più paura di quello che potrebbe pensare Harry, ne tantomeno di non avere la forza. Tutta la forza che mi serve è racchiusa in quegli sguardi, in quegli occhi.
<>
<< Siamo fieri di te, tesoro.>> lo so. Sono fieri di me e lo vedo nei loro volti, nei sorrisi di incoraggiamento e comprensione che spuntano sulle loro labbra mentre mi vedono aprire la mano, pronto a farli scomparire dalla mia vista. Dalla mia vista ma non dalla mia vita. La vita che loro hanno lottato per darmi. Separarmi un’altra volta da loro fa male. Il distacco fa male. Ma so che è nulla in confronto al dolore che proverei vedendoli sbiadire davanti ai miei occhi col passare del tempo, se non facessi quello che sto per fare.
E così, getto un ultimo sguardo all’anello posato sul palmo della mia mano, prima di farlo cadere. Prima di cancellare quel ricordo, che resterà comunque sempre nel mio cuore.
Scomparsi. Forse avrei potuto parlare con loro ancora un po’, sono ancora in tempo, mi basta raccogliere la Pietra, in fondo l’ho appena fatta cadere è ancora là.
No. Non posso.
Mi sforzo di non lasciar cadere lo sguardo a terra, tra l’erba dove so trovarsi quell’inestimabile fonte di attrazione.
Torno sui miei passi.
Finalmente esco dalla Foresta, e vengo travolto da un venticello fresco, che mi fa respirare aria pulita.
E mentre cammino a passo spedito verso il castello lo sento, finalmente. Sento quel calore nel petto, a riempire il vuoto incolmabile che c’era dentro d me, che c’è sempre stato, e a cui ormai ero abituato. Sono felice, davvero felice, perché so che loro sono con me.
  
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