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Autore: Anastasia_Malfoy    30/11/2010    4 recensioni
Anastasia ha sempre voluto una cosa dalla vita: essere speciale. Ha sempre voluto distinguersi dalla massa di semplici umani babbani che le stanno attorno. Così quando un uomo, alto, biondo, con gli occhi argentati arriva a scuola per farle da conversatore d'inglese, lei riesce solo a pensare un nome: Draco Malfoy.
Draco, in compenso, non ha mai creduto nell'amore. O meglio, non ha mai creduto di poterlo provare per qualcuno. Nemmeno una profezia riesce a fargli cambiare idea. Nulla può.
Ma quando incontrerà lei, la Nata-Babbana della profezia, l'unica donna che sarà in grado di fare battere il cuore dell'ex-Mangiamorte,Draco sarà costretto a cambiare idea.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'And you thought it wasn't real...'
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1. Non Può e Non Deve Essere Lui

 

Sospiro guardando fuori dalla finestra della mia classe. È il 30 novembre del 2010 ed è una di quelle giornate. Una di quelle giornate orribili che sembrano non finire mai. Una di quelle giornate che ti svegliano con un mal di testa martellante alle tempie, che non puoi lenire in alcun modo. E il fatto che la mia professoressa di latino sia ancora qui a blaterare fa aumentare in modo esponenziale questa sensazione di fastidio. Vorrei solo poter agitare le mani alla Piper Halliwell e farla implodere. Ok, forse non lo farei comunque, ma sto male.

 

Ok, forse non avrete capito molto della mia situazione attuale. Il mio nome è Anastasia Berri. Sono una comunissima ragazza di diciotto anni con poche soddisfazioni sul suo presente e molte speranze per il suo futuro. Sono una ragazza che come tante altre spera in qualcosa che possa cambiarla e possa salvarla dalla monotonia. Sono una delle migliaia di ragazze che frequentano il Liceo Scientifico più affollato della mia città. E si, sono italiana. Il che vuol dire che sono lontana migliaia di chilometri da tutti i posti in cui vorrei stare. Compresa l’Università dei miei sogni.

 

Perché si, se avessi possibilità di scelta frequenterei Musica in uno dei posti più belli del mondo, almeno per me.

 

Christ Church University.

 

Lì dove i primi due film di una delle saghe più belle del mondo sono stati girati. Lì dove, ovunque vai in giro, ti vengono in mente immagini di quello scricciolo minuscolo di uomo che era Daniel Radcliffe imparare a giocare a Quidditch, o lì dove la Ford Anglia del Signor Weasley è passata prima di sparire nella Foresta Proibita. Lì dove mi sono innamorata di ‘Harry Potter’. Una passione che, al contrario di molte altre, non è affatto svanita.

 

Sospiro di nuovo, questa volta di sollievo, quando finalmente suona la campanella e la mia professoressa di latino libera il mio spazio vitale della sua presenza. Nemmeno il tempo di sorridere a me stessa che entra la Professoressa d’Inglese. Non la odio, è uno dei pochi esseri umani adulti presenti in questo plesso scolastico che non hanno una pietra al posto del cuore, ma ciò non cambia il fatto che, nonostante tutti i suoi sforzi, non riuscirò mai ad entusiasmarmi per una sua lezione, specialmente in giornate no come questa. Certo il livello medio della mia classe non aiuta per niente. In fondo non è colpa sua se nessuno sa veramente parlare in inglese in questa classe.

 

-Salve ragazzi.- ci saluta, con un sorriso. –Posate i libri per oggi. Ho una sorpresa per voi. Da oggi, avremo un conversatore che terrà una lezione a settimana. È inglese, il che vuol dire che tra gli effetti collaterali c’è anche quello che potreste prendere l’accento britannico. Pensandoci questo non è un effetto collaterale. Spero possiate trarre il meglio da queste lezioni.-

 

Nel frattempo il suddetto conversatore è già entrato. Ascoltavo la professoressa ed ero distratta, quindi non sono riuscita a vederlo in faccia e adesso ci fa le spalle. Indossa un completo casual, blu intenso. Toglie la giacca, rivelando una camicia bianca. E della sua persona fisica si vedono solo i capelli biondi, molto biondi e la pelle chiara. Quando si gira mi sento mozzare il fiato. I tratti del viso sono marcati, ma in un qualche modo sono gentili. No, non gentili, aristocratici. E anche se sono seduta all’ultimo banco riesco a vedere i suoi occhi incredibilmente grigi. Lo vedo ghignare leggermente, mentre fa vagare lo sguardo tra tutti i miei compagni. Il suo sguardo si posa su di me, e io mi sento avvampare.

 

E mi prendo per stupida. Perché non riesco a credere che la prima persona che mi è venuta in mente guardandolo è una persona che non esiste, che non può esistere. Non può essere lui. Non può, non deve esistere.

 

-Salve, ragazzi.- dice, con tono pacato e controllato. –Mi chiamo Abraxas Black, ho trent’anni e sono il vostro conversatore, come avrete capito. E per chi ha visto Streghe o Supernatural, o qualsiasi altro telefilm fantasy, no, non sono un diavolo. Ne porto solo il nome. E adesso, su, presentatevi.-

 

Ride, ed è strano, perché forse, per chi mi ricorda, non sembra adatto a questo tipo di emozione. Forse non dovrebbe essere giusto, ma sembra giusto per il lui attuale. I miei amici iniziano a presentarsi e io posso anche permettermi di osservarlo tranquillamente. Anche se non sono l’unica. Molte delle mie compagne lo stanno guardando intensamente. Attira attenzione come delle api sono attratte al miele.

 

-So chi sei.- dico, senza nemmeno rendermene conto.

 

Spalanco gli occhi, sorpresa. Perché non posso essere così stupida. Non posso crederci sul serio. Sarà una terribile somiglianza, ma no, lui non può essere Draco Malfoy. Sarà anche uguale a lui, sarà anche la copia dell’immagine di lui che ho nella mia testa, ma lui non è Draco Malfoy.

 

Però… come ha detto che si chiama?

 

Abraxas Black.

 

Abraxas è il nome del nonno paterno. E Black… be’, Black è il cognome di sua madre. Ma anche se fosse lui… non penso sia così stupido da farsi chiamare così. Troppo riconoscibile. E poi, no, non può, non deve essere lui. Il mio mondo finirebbe a testa giù se fosse veramente lui.

 

-E chi sono io?- mi chiede, un lieve ghigno sul volto. Ghigno compiaciuto che non fa altro che ricordarmi ancora di più lui.

 

-Il figlio del figlio di Abraxas e il figlio di una donna Black.- dico, provando a suonare certa, nonostante i miei dubbi.

 

-Arguta.- risponde, senza che il ghigno ne risenta. –Non ne possiamo parlare adesso, però, ok, Sanguesporco?-

 

-Non sono una… Sanguesporco.- ribatto, confusa.

 

-Ah, giusto, hai ragione, dovrei chiamarti Nata Babbana.- celia, con una risata secca che non gli illumina gli occhi.

 

-Non sono una strega.- lo fermo. –E adesso basta parlare di queste cose. A meno che tu non voglia farti beccare.-

 

-Sia mai.- dice, con una smorfia. –Dopo devo parlarti. Alla fine dell’ora. Devi venire. Se sai chi sono, sai anche che i rifiuti non li accetto.-

 

Annuisco, alzando gli occhi al cielo, perché anche se continuo a non credergli sono troppo curiosa. I miei amici continuano a parlare di loro, come se a lui interessassero davvero i loro drammi. Io continuo a studiarlo, provando a scorgere altre piccole cose che possano confermare la mia teoria. Ha alzato le maniche della camicia al gomito e sul suo avambraccio sinistro c’è una strana ombra scura. Come un livido. Come un tatuaggio scomparso. Come un Marchio Nero che non c’è più.

 

Sospiro per l’ennesima volta in questa giornata. Lui è.. lui. Lui che, nonostante tutto, è il mio personaggio preferito. Lui che, anche se tutte le persone che conosco lo credono crudele e meschino, io reputo buono, solo vittima delle circostanze. Lui che è.. Draco.

 

Suona finalmente la campana. Sia lui che la mia Professoressa congedano la classe con un saluto e un sorriso e così quasi tutti lasciano la classe per la ricreazione. Io vado da lui, con tante domande in testa.

 

-Seguimi.- mi dice, con un cenno della testa, prendendo la giacca.

 

Annuisco in risposta, fingendo indifferenza, mentre tutta la parte femminile della mia scuola, raccolta attorno ai distributori di merendine e di caffè, ci fissa, mentre lui, a cui non voglio pensare con un nome, mi guida verso il corridoio dietro la Sala Informatica, deserto durante la pausa.

 

-Sei davvero tu?- mormoro, arrossendo. –Ti prego, non dirmi che è un sogno… è un sogno, vero? Però è strano, perché, certo, mi capita di fare sogni così, ma di solito hai la faccia di Tom Felton, e tu non lo sei.-

 

O per l’amor del cielo. Vorrei tanto che si aprisse una voragine sotto di me e mi inghiottisse. Con mia grande sorpresa, scoppia a ridere. E ha anche una bellissima risata.

 

-E chi sarei io?- mi sfida, con ancora la risata negli occhi.

 

-Te l’ho detto, il figlio del figlio di Abraxas  e il figlio di una donna Black.- gli rispondo, assottigliando lo sguardo.

 

-Scusa, ma sono un po’ tardo.. voglio un nome.- mi dice, col divertimento negli occhi.

 

-Draco Malfoy.- rispondo, tra i denti.

 

-10 punti alla Sanguesporco.- dice, ridendo.

 

Non so il perché, ma sento un retrogusto amaro nella sua risata.

 

-Come faccio a crederti?- gli chiedo, ancora incerta.

 

Lui mi guarda sorpreso. –Be’, se credermi o no, sta a te. Però prima mandi quasi all’aria la mia copertura, e poi nemmeno mi credi? Credevo che a quelli come voi mancasse solo la purezza di sangue, non solo l’intelligenza.-

 

-Oh, ti prego!- ribatto sarcastica. –Io poco intelligente? E poi di che copertura parli? E poi… perché continui a chiamarmi Sanguesporco se non sono nemmeno una strega? Non provare a confondermi, Malfoy!- gli dico, con un’occhiataccia.

 

Ci resto di stucco, quando non mi risponde.

 

-Che c’è adesso? La serpe ha perso la sua lingua biforcuta?- celio, amara.

 

-No, non è questo. È che… mi hai ricordato la Granger per due secondi.- mi dice calmo e credo anche un po’ strabiliato.

 

-Oh, questo si che è davvero fantastico!-

 

Ok, sono consapevole del fatto che il sarcasmo qui ha raggiunto livelli astronomici. Ma io ho una delle mie cotte letterarie davanti e lui mi paragona a una dei personaggi che odia di più? È ingiusto, mi viene quasi da piangere.

 

-Ma mi vuoi ascoltare, per piacere?- mi chiede, con un sorriso leggero, prendendo le mie mani con le sue.

 

-C-cosa? Che c’è?- gli chiedo, provando a non farmi sopraffare.

 

E a non perdermi di nuovo nei suoi occhi. Lui mi guarda intensamente in risposta, provando a cercare qualcosa in me. Non so cosa, ma spero che trovi quello che sta cercando. Perché non posso farlo andare, non più, non adesso.

 

-Io resterò qui.- mi dice, e sembra più una risposta a se stesso che alla mia domanda. –Resterò qui per tutto il tempo necessario. Resterò fino a quando avrai bisogno di me.-

 

-Perché?- gli chiedo in un sussurro.

 

-C’è una cosa che devo dirti. Ma.. oggi non posso. Fidati di me, andrà tutto bene. Devi solo avere pazienza, Anastasia.- mi risponde, con il suo sguardo intenso.

 

-Come fai a sapere il mio nome? Non mi sono presentata poco fa…- dico, aggrottando le sopracciglia, confusa.

 

-Io sono venuto qui apposta per te.- mi risponde, lasciando andare le mie mani.

 

-Perché?- mi sfugge di nuovo.

 

-Te lo dirò, te lo prometto. Ma non posso dirtelo adesso.- dice scuotendo la testa, dispiaciuto.

 

-Posso chiederti una cosa?- dico, dopo qualche secondo.

 

-Si, ma sbrigati. La pausa sta per finire.- dice, guardando l’orologio appeso alla parete dietro di me.

 

-Com’è possibile che la Rowling sappia di voi? Come ha fatto a venirne a conoscenza e scriverci su?- gli chiedo, perplessa.

 

-Be’, lei è una Magonò, in realtà. Non ha poteri, ma ha comunque accesso alle nostre fonti. Fonti che lei ha usato e mostrato a tutto il mondo.- dice con una smorfia.

 

-Farle dimenticare tutto con un Oblivion mirato alla fronte era troppo difficile?- celio.

 

-No. Però non potevamo farlo. È una magonò e va contro le nostre leggi farle dimenticare tutto. E poi non ci da nessun fastidio. Insomma, alcune cose rivelate sono un po’ imbarazzanti, ma alla fine non è che c’importi molto.- ribatte, scrollando le spalle.

 

-Wow. Allora è tutto vero?- gli chiedo, meravigliata.

 

-Cosa è tutto vero?- mi chiede, quasi scocciato.

 

-Harry, Ron, Hermione.. tutta la faccenda di Voldemort…-

 

-Si, è tutto vero.- risponde, un po’ triste.

 

-Wow.. quindi.. Harry ha sposato Ginny e hanno tre figli, Ron ed Hermione due.. tu hai sposato Astoria Greengrass e hai un figlio..- dico, rossa fino all’attaccatura dei capelli.

 

-Per quanto riguarda il Trio Miracoli hai ragione. E si, ho sposato Astoria, ma.. niente Scorpius.- dice, un sorriso triste sul suo volto.

 

Non so se sentirmi triste o no. Cioè, è triste che non abbia ancora figli. Per chissà quale ragione, il pensiero di un Draco Malfoy genitore mi ha sempre fatta sorridere di piacere. Immaginare quel ragazzino razzista e rompipalle trasformarsi in un uomo capace di tenere tra le braccia un neonato… mi è sempre sembrata una cosa dolce. Perciò gli sorrido, in mancanza di una risposta migliore.

 

La campana suona e oltre a porre fine all’intervallo, pone fine a questa strana magia che c’è nell’aria. Lo saluto con un cenno della testa e mi avvio verso la mia classe. Mi fermo quando una mano avvolge il mio polso sinistro con fermezza.

 

Alzo gli occhi verso Draco, che mi guarda a sua volta con occhi sbarrati. A quanto pare questo è un gesto inaspettato per lui tanto quanto lo è per me. Sento le mie guance arrossire sotto il suo sguardo penetrante.

 

-Ti prego, prenditi cura di te. Sta attenta.- sussurra, in maniera dolce.

 

Annuisco semplicemente, e aspetto che allenti la presa al mio polso. Mi lascia andare accarezzandomi piano le dita e l’anello che porto sempre al medio e io sento la pelle d’oca raggiungermi pure il collo. Mi scosto piano da lui e mi allontano lentamente, dandogli le spalle solo quando è necessario. Lui mi fa un cenno di saluto con la mano e io gli sorrido, automaticamente.

 

All’improvviso corro. Le mie gambe si muovono di volontà propria e si allontanano da lui, da lui che è Draco Malfoy, da lui che non dovrebbe esistere eppure è lì e mi ha salutata e mi ha detto che ci saremmo rivisti. Ma so che non ci sarà altro. Non sarà lui a cambiare la mia vita. Non sarà lui a portare speranza e luce nel mio futuro. Perché io… non posso farlo.

 

Semplicemente, non posso e non devo innamorarmi di Draco Malfoy.

 

Spazio Autrice: Salve. Ok, lo so che dovrei continuare a scrivere ‘I Dominatori dell’Aria’, tipo, però l’altro giorno stavo rileggendo questi primi capitoli e ad ogni frase che leggevo ero ‘Oh, God. Why?’

Quindi ho semplicemente pensato di riscrivere quei capitoli che non mi convincono, stilisticamente parlando. Non cambierà nulla, aggiusterò solo quei piccoli errori di discontinuità e gli errori di battitura che non ho visto prima e aggiungerò quei dettagli che per me sono scontati, ma volendoci pensare non lo sono poi così tanto. Quindi spero di rendere la lettura della fiction più scorrevole. :D

Detto questo, vi saluto! E ricordate che le parti in corsivo dovrebbero essere in corsivo, ma non lo sono perché scrivere le battute due volte mi sembra stupido e inutile!

 

A presto,

 Micaela!

   
 
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