Non lasciarmi solo!

Era notte, la neve scendeva placida e candida dal cielo coperto di nuvole, depositandosi e coprendo ciò che restava della città, distrutta. L’unica cosa che era stata risparmiata era la cattedrale di Santa Sofia, che spiccava in mezzo a tutta quella desolazione, assistendo impotente. Alcuni abitanti erano riusciti a mettersi in salvo, mentre quelli rimasti, i più coraggiosi, o forse i più stupidi, si erano difesi come meglio potevano contro gli invasori, ma erano morti, oppure portati via dai mongoli per essere venduti come schiavi, ma ovunque ci si girasse, c’erano solo morte e distruzione. Ivan era lì, a guardare quell’orribile spettacolo, piangendo disperato, distrutto dal dolore: aveva visto sua madre morire per permettere a lui e alle sue sorelle di salvarsi, aveva sentito le sue urla agghiaccianti e visto il sangue scarlatto imbrattarle gli abiti quando si era girato, sperando, per un attimo, che fosse stata risparmiata da quel soldato mongolo. Si erano salvati, era tutto finito, ma lei non c’era più: non esisteva più Kiev, la sua dolce madre a cui somigliava tanto, sempre col sorriso, sempre gentile, sempre pronta a consolarlo quando era triste o spaventato, rivolgendogli parole affettuose appena bisbigliate nell’orecchio, come un segreto che solo loro due avrebbero condiviso. Pensare a questo faceva stare male Ivan, che voleva urlare, sfogarsi, cancellare quel dolore che lo stava uccidendo. Mentre piangeva, d’un tratto, gli parve di sentirsi chiamare, chiamare da una voce dolce, a lui famigliare. Quello che vide per un attimo parve sollevarlo “mamma?!” la madre era china davanti a lui e sorrideva, ma era un sorriso triste, lei era triste, trasparente, quasi inesistente, uno spettro del passato. Il sorriso che era apparso sul volto del bambino sparì all’istante, e le lacrime che avevano appena smesso di scendere dai suoi occhi viola ripresero il loro ignobile lavoro, congelandosi sul suo volto appena entrate in contatto con l’aria, fredde come il ghiaccio “perché ci hai lasciati?! Perché è successo?! Perché … ?!” “Ivan …” Kiev prese il volto del figlio fra le mani, asciugandogli le lacrime. Quelle mani era fredde, fredde come il gelo che li circondava, e questo fece soffrire il bambino “ devi essere forte, Ivan, devi esserlo per le tue sorelle” “non puoi lasciarmi …” la donna sorrise, con gli occhi velati dalla tristezza “tu non sarai mai solo, tesoro: anche se non ci sono più, resterò per sempre al tuo fianco …” dicendo questo gli diede un lieve bacio sulla fronte, e Ivan vide con orrore la madre farsi sempre più sbiadita “ti voglio bene, piccolo mio” “NO! MAMMA! NON LASCIARMI SOLO!” ma stava urlando al nulla, ormai sua madre non c’era più, l’aveva lasciato da solo, solo in compagnia delle sue lacrime, nella città distrutta, in mezzo alla neve.  
 

Non mi piace scrivere storie tristi, anche se si tratta di cose brevi come questa! Povero piccolo Ivan ... ç_ç essendo la mia prima fanfic su Hetalia, spero sia uscita una cosa decente e carina, ho spremuto al massimo le mie meningi per cercare di far capire come si sentiva Ivan in questo frangente, e spero di esserci riuscita. Fatemi sapere che ne pensate, ci tengo! ^^ bacibaci! (l’immagine appartiene al suo rispettivo/a creatore/ice su deviantart, e si intitola: aph_disappearance_of_kiev_rus_by_fir3h34rt-d2xo2oa)