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Autore: MewBecky    28/11/2005    6 recensioni
Martina è una ragazza come tante altre. Non le piace mettersi in mostra. Non si piace per niente. Ma le piace molto Giorgio, il ragazzo più bello della scuola: anche lui sembra provare qualcosa per lei, ma i suoi amici lo esortano a lasciar perdere quella ragazza così scialba e scontata, spingendolo al contrario verso Clara, quella che vale, che ha i vestiti giusti, capelli perfetti ed un sorriso fantastico. Martina sembra non avere possibilità. Ma se è vero che l'amore è una forza alla quale non ci si può opporre, riuscirà a seguire il suo corso?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1- Prologo

 

-Non ci posso credere…- Dice Martina, in un soffio.

Davvero, non se lo aspettava.

L’hanno colta quasi di sorpresa le parole crudeli di Andrea.

-Ma l’hai guardata bene? Giorgio, ascolta me: non vale la pena di perdere tempo con una così.

L’ha udito mentre camminava sorridendo, nel corridoio del secondo piano, la pallida illusione che quella giornata, potesse rivelarsi migliore delle altre.

-La mora, quella alta. Ti ammicca spesso. Perché non chiedi a lei di uscire e non lasci perdere Astaldi?

E ancora l’aveva ferita gaudente, il sorriso sfacciatamente sicuro dipinto sulle labbra sottili.

Non era stato gentile da parte sua.

Non che avesse sdilinquito una certa vanità, ma era stato scortese.

Martina non si era mai ritenuta troppo carina; anzi!

A dirla tutta, non la soddisfava minimamente l’immagine sciatta che lo specchio le rimandava.

Capelli castani e mossi: ma non d’un riccio ben delineato e sbarazzino, nemmeno lontanamente simile alle dorate onde capricciose della sua migliore amica, Samantha.

Martina aveva spesso cercato di porre un rimedio alla disperata condizione dei suoi capelli: ma niente da fare.

Occhi grandi e marroni:, sgranati, forse troppo.

Le parevano i fanali ampi e sbiaditi di una vecchia utilitaria, da tanto apparivano inquisire il prossimo, con quell’espressione di beata, sciocca innocenza leggibile dentro.

Naso piccolo, a patata.  

Sua zia lo chiamava alla francese.

Fattostà che quel nasetto piccolo e rotondo era la disperazione di Martina, che l’avrebbe voluto altero e misurato, tale e quale a Bea.

Lentiggini sulle guance.

Comparivano a sprazzi scherzosi, ben visibili nei giorni di sole ma pur sempre intelligibili durante le fredde mattinate d’attesa, dinanzi alla stazione degli autobus.

No, Martina non si piaceva.

Ma avrebbe tanto voluto piacere agli altri.

Desiderava soltanto che quel suo piccolo io venisse visto, apprezzato da chi le stava accanto: pur sapendo che in realtà, erano ben altre le ragazze a risaltare allo sguardo dei suoi coetanei.

Ragazze belle e impeccabili, carine ed ammiccanti: bionde di porcellana dagli occhi blu, come Sammy, la sua migliore amica; morette dai placidi occhietti scuri, somiglianti a Bea; le castane dai capelli chiari, quasi d’orzo, e chete stelle nere per sguardo, proprio come Clara, che fra le ragazze della scuola era la più bella e anche la più drammaticamente insopportabile.

C’era davvero spazio per tutte, affascinanti o semplicemente carine che fossero.

Ma non sembrava esserci per Martina.

Non sapeva che cosa ci fosse in lei, che non andava.

Oltre alla goffaggine, e all’aspetto lontano dai tipici canoni di bellezza.

Fattostà che nessun ragazzo, mai di Martina aveva proferito lode: così come giovanotto alcuno si era azzardato a chiederle d’uscire, a elargirle un saluto gentile, a rivolgerle una battuta al semplice scopo di divertirla

Martina si sentiva sola.

Tristemente, orribilmente, insopportabilmente sola: soprattutto quando le compagne di classe, durante le ore buche, si riunivano in gruppo, spostando chioccianti le loro sedie, per scambiare eclatanti racconti riguardanti le tenere vicende amorose personali.

E a lei non restava che rimanere al banco, e disegnare sull’orlo del pianto sulla sua agenda “smemo”, per evitare l’imbarazzo di ritrovarsi interpellata e senza un bel niente da dire.

Gli amici dei genitori di Martina, invitati a cena presso il desco famigliare ogni sabato sera, spesso glielo domandavano, seri o ironici a seconda dell’occasione: -allora, Marti: com’è che alla tua età non te ne esci mai? Vuoi forse farci credere che non hai il ragazzo?

E lei alzava le spalle stizzita, borbottando che le sarebbe davvero piaciuto contraddirli: e ancora più a terra di prima, si chiudeva in camera propria con una scorta di biscotti al cioccolato e la registrazione ormai vista e rivista di Pretty Woman.

Sospirava, piangendo: e mentre sullo schermo, Richard Geere vinceva le vertigini per donare a Julia uno splendido mazzo di fiori, Martina faceva scorrere incessantemente fra le dita le foto consunte di Giorgio, il suo sogno segreto da quando era piombata malauguratamente al fantomatico istituto magistrale.

Bellissimo, grandi occhi scuri ed un sorriso da perdere la testa: intelligente, prestante, sedere perfetto.

Giorgio era all’ultimo anno di liceo ed aveva ai suoi piedi buona parte delle compagne di scuola: attonite a guardarlo restavano perfino le ragazzine della scuola media poco lontana dall’istituto superiore Alighieri, che spesso attendevano l’uscita del loro idolo per spiarlo con tanto d’occhi.

Martina, poi alunna di diritto della sua stessa scuola, non poteva fare a meno di sospirare, alla sola vista di quell’apollo strizzato in un paio di jeans richmond che ne evidenziavano il perfetto fondoschiena: e altrettanto difficile le riusciva soffocare i moti di gelosia alienante che di lei s’impadronivano non appena, notava le labbra rosee di Clara accostarsi pericolosamente a quelle di lui. E pensare che, durante l’infanzia, Martina e Giorgio erano stati amici.

Dipingevano quei beati, innocenti momenti le foto che la ragazza  riguardava avidamente, ponderando commossa su quanto lui fosse stato bello sin da bambino.

Giorgio era rimasto molto gentile con Martina, nonostante il trascorre del tempo: le prestava spesso spiccioli per la merenda e a volte, sembrava perfino sorriderle, anche se Samantha sogghignava perfidamente al riguardo, affermando che quelle smorfie fossero condizionate dai fantomatici jeans rich troppo stretti.

Era per questo che Martina, s’era fatta qualche illusione; sognante, aveva pensato che magari, in  un futuro prossimo, sarebbe potuto capitare l’imprevedibile.

Giorgio si sarebbe accorto del suo fascino discreto, e l’avrebbe invitata ad uscire.

E invece no.

Perché Martina, sa benissimo quanto conti per gli esseri umani di sesso maschile il giudizio dei propri amici sulle ragazze con cui mettersi: ed ogni sua speranza è stata stroncata questa mattina, con il dissenso perentorio di Andrea.

 

-Ma l’hai guardata bene? Giorgio, ascolta me: non vale la pena di perdere tempo con una così.

 

La frase, sgradevole ed offensiva, che ha sentito pronunciare con tanto disprezzo, le risuona ancora nelle orecchie.

-Arrenditi, Martina. Giorgio è tristemente al di sopra delle tue possibilità.

La ragazza sospira.

E’ sabato pomeriggio, e gli amici di mamma e papà già stanno seduti presso il divano di casa, chiacchierando insopportabilmente.

-Ciao Marti!- La saluta Alfonso –Senti ma com’è…-

Senza lasciare possibilità di replica, Martina se la svigna velocemente in camera propria, biscotti, video-cassetta e foto di Giorgio alla mano.

Non ha davvero voglia di sentirsi prendere in giro, non oggi.

-Ma che le è preso, si può sapere?

Domandano allibiti gli amici di famiglia, udendo lo sbattere stizzito della porta.

-Mah, che vuoi…- Mamma e papà alzano le spalle – sarà l’età.

  
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