La luna, solitamente nascosta dietro le nuvole di fine agosto, se ne stava tranquilla e piena in alto nel cielo. Bellissima. Due ragazze la stavano osservando, fantasticando, lontane tra loro geograficamente ma non mentalmente.

Endymion Spring era seduta sulla ringhiera del balcone della sua camera. Le gambe lunghe dal pallore accentuato dal riflesso del satellite, erano praticamente sospese nel vuoto, accarezzate della brezza della laguna. Dall’Isola della Giudecca poteva vedere la sua Venezia completamente illuminata, come tante candeline di compleanno su una torta. Proprio come lei, la città non voleva andare a dormire. Sorrise al piccolo brivido che le fece venire la pelle d‘oca sulle braccia. Il freddo lo amava e riusciva a stare a maniche corte e pantaloncini vicino al Lago Nero anche a Natale. Come era già successo. Indossava un yukata bianco con una stampa con farfalle nere. Era il regalo di una sua amica di lettere che viveva in Giappone. Lei, però, lo aveva opportunamente modificato, accorciandolo ancora un po’. Guardò in basso, verso il giardino della villa. I fiori, al contrario di lei e della città, sembravano addormentati, chiusi nel loro sonno silenzioso bagnati solamente dalla luce della luna. Quei momenti erano le uniche cose che le mancavano a scuola. Odiava tornare a casa per l’estate. Tornare da suo padre. Scosse la testa velocemente, facendo ballare i capelli troppo corti neri con delle ciocche bianche qua e là. Non voleva pensarci in quel momento. Voleva solo godersi la Luna e Venezia mentre pensava al nuovo anno che stava per iniziare, il sesto per lei e l’ultimo in compagnia della sua migliore amica.

Oleander Black era appoggiata contro il vetro della finestra della sua camera d’albergo a Casablanca. Suo padre l’aveva portata lì quell’estate. Si era messa a ridere quando l’aveva saputo, suo padre si era ricordato che il suo film preferito era Casablanca! La sua famiglia, composta da lei, dalle sue dieci sorelle, dall’unico fratello e suo padre, era…diversa dagli altri Black. Suo padre era un Serpeverde, questo sì, ma era quello con il cuore più grande nella storia della Casa e lei, dal canto suo, era finita in Corvonero. Come sua madre e la madre della sua migliore amica. Guardò la Luna e pensò, sorridendo, che sicuramente anche lei la stava guardando in quel momento, anche con il fuso orario. A Venezia era notte inoltrata e lei era certa che lei stesse guardando la Laguna in tutto il suo splendore. Ogni ultimo giorno di scuola, Oleander era presa dall’angoscia di lasciare andare la sua amica. Anche in quel momento era preoccupata. Voleva essere a scuola, nella loro camera che, anche se lei era di un anno più grande, condividevano grazie a suo padre. Voleva stringerla tra le sue braccia, coccolarla come quando un paio di anni prima aveva gli incubi. Voleva averla vicina. I suoi sentimenti e i suoi pensieri non era da fraintendere, lei non amava carnalmente l’amica. Provava solo un affetto incondizionato verso quella ragazza. In fatto d’amore lei aveva…altri obbiettivi. Sorrise ancora a quel pensiero, stringendo le braccia al petto, con il suo corpo coperto da una leggera sottoveste bianca. Quanto avrebbe desiderato poter stare con l’uomo che amava, senza problemi. Quando voleva essere ricambiata e voleva soprattutto che quella persona sapesse tutto di lei. Ma lei aveva deciso. Era il suo ultimo anno a scuola e non voleva sprecarlo. Avrebbe fatto le mosse giuste. Appoggiò la mano sul vetro freddo della finestra, appoggiandoci poi anche la fronte, socchiudendo gli occhi. Pensando alle due persone che più amava in quella vita. Ma pronunciando solo uno dei due nomi.
-Oh Severus…