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(let it go)
 

Quando ti risvegli nella devastazione, quando aspetti sul bordo del nulla, con il caos che piove giù come fuoco, l’unica cosa che ti resta da fare è piangere, invocare aiuto. Perché sei solo, perché hai paura, e non puoi fare altro.
Fu l’unica cosa che mi riuscì, quando con mani tremanti raggiunsi il suo corpo inerme. La gamba sinistra era piegata in una posizione innaturale, mentre le mani si stringevano convulsamente intorno alla ferita al fianco.
Temetti di trovarlo incosciente, ma era ancora sveglio. Si mordeva un labbro per evitare di piangere. Come diceva sempre lui ‘Piangere non è da uomini’. Quasi mi venne da ridere e piangere allo stesso tempo, ricordando il passato, ma non c’era tempo per i ricordi.
Urlai il suo nome, più di una volta, prima che mi guardasse. Cercò di sorridere, ma un fiotto di sangue gli uscì dalla bocca, macchiandogli ancora di più il viso. Trattenni un urlo, mentre gli prendevo la testa e la adagiavo sulle mie coscie.
Gli scostai dagli occhi le ciocche di capelli scuri che si erano incollati a causa del sangue, delle lacrime, del sudore.
Con le dita cercai di premergli la ferita, ma l’emorragia continuava imperterrita. Una scia rossa cominciava ad allargarsi e mischiarsi con il fango della strada. Non servivano certo le conoscenze di un medico per capire che da un momento all’altro sarebbe morto per aver perso troppo sangue.
<< Ti prego, resisti. Ti prego. >> cominciai a biascicare, mischiando parole a lacrime e pioggia, quella che l’esplosione aveva creato per reazione del fumo e del vapore acqueo delle nuvole.
Pur cercando di darmi speranza, l’idea del fallimento era dietro l’angolo. Chi ci garantiva che dopo il nostro sacrificio, tutto non sarebbe tornato come prima?
Tutta la tristezza e la frustazione che avevo accumulato per giorni cominciavano a farsi sentire.
Uno scoppio di luce mi rese cieca per qualche secondo. Doveva essere scoppiato un altro edificio, come una reazione a catena. Mi venne in mente un domino. Se fai cadere la prima tessera, stai sicuro che anche le altre, a una a una, cadranno al seguito.
La gente intorno a me correva e cercava di scappare, urlando come se il cielo avesse soffiato lampi tra le stelle.
Mi curvai su di lui, pronta a proteggerlo da qualunque frammento che sarebbe potuto cadere dall’alto. In lontananza, il Palazzo di Vetro crollava lentamente come un animale ferito.
Poi vidi il nostro simbolo brillare nel cielo, accompagnato da lampi dorati. Doveva essere stato quello a illuminare a giorno tutta la zona, poco prima.
Sorrisi. Loro dovevano essere poco distanti da qui. Forse c’era ancora…
<< Speranza… >> mormorai, sorridendo con la fronte contro la sua, le nostre bocche quasi che si sfioravano.
Sì, doveva per forza essere così.


NDA (note dell'autrice): vi consiglio di ascoltare 'Iridescent' dei Linkin Park, mentre leggete :)
Per il resto... spero che questo piccolo inizio sia piaciuto almeno a qualcuno.