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Autore: Abraxas    03/12/2010    5 recensioni
Tre secoli e mezzo dopo il confronto con i Cullen, il potere dei Volturi è solo una pallida ombra di ciò che era un tempo. Se solo le cose fossero andate diversamente, medita Aro…
E se esistesse un modo per cambiare gli eventi?
E se qualcuno fosse incaricato di impedire queste modifiche?
Qualcuno che non sospetta minimamente dell’esistenza di vampiri e licantropi…
Lei torna a sedersi dietro la scrivania, facendo segno di accomodarmi sulla poltrona di fronte. “Una missione Infiltrazione e Controllo temporale attivo standard. Primo decennio del ventunesimo secolo.”
Mi allunga un datapad, che prendo e comincio a scorrere velocemente.
“Sistemazione a centocinquanta miglia da Seattle? Riserva indiana di La Push? Dico, siete impazziti? Come diavolo farei a passare inosservato?”
Genere: Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quileute, Seth Clearwater, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
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- INTERMEZZO DUE: On Earth as in Heaven -

 
“Non diciamo stronzate.”

Irina Novikova si riteneva una donna estremamente pragmatica: i problemi, lei, li affrontava di petto demolendoli un pezzo alla volta, senza fare tanti complimenti. Ora si trovava nella difficile situazione di dover valutare se il professor Ruddock, impalato sull’attenti di fronte alla sua scrivania, fosse da considerare un problema alla stregua di quelli che affollavano la sua scrivania sotto forma di pile ordinate di datapad.

Non bastava il caos animalesco a La Push e l’incidente ai laboratori di ricerca su Venere che avevano fatto slittare di almeno altre due settimane la tabella di marcia per il progetto Corona, no, adesso doveva mettersi in mezzo anche un patriottico (ed estremamente imbecille, per come la vedeva lei) capitano di linea che si era rifiutato di lasciare ispezionare il suo cargo dalle autorità altariane ad Eridiani. Il suo rifiuto era stato cortesemente contraccambiato da un siluro… e bum! Niente più capitano, niente più cargo. Come aveva potuto anche solo pensare di comportarsi in maniera tanto cretina quando aveva nella stiva milleottocento tonnellate di elio liquido?

Fatto sta che il Presidente non era stato contento dell’efferato omicidio di un nostro equipaggio, proprio per niente, e la crisi diplomatica era ulteriormente peggiorata. Altro lavoro per il Pentagono, dove gli impiegati oramai facevano scommesse su quando si sarebbe passati dalle parole ai fatti. Il lato positivo era che nessuno temeva il licenziamento per quell’anno. Non era un granché, come consolazione, ma se la facevano bastare.

In aggiunta a ciò, dato che i problemi non erano mai abbastanza, lei si trovava ad affrontare il suddetto professore universitario, convinto di poter giocare con i progetti top secret a suo piacimento.

“Generale, la prego di considerare tutte le alternative…”, l’uomo ripartì volenteroso con il suo tentativo di convincimento.

“Mi spiega come accidenti faremmo a mantenere in piedi tutte le nostre operazioni?”, sbottò lei, irritata.

Non aveva tempo da perdere, aveva troppo da fare, e l’idea le sembrava insensata, come gli aveva fatto notare senza troppi fronzoli. Se fosse stato un qualsiasi altro seccatore, Ruddock si sarebbe ritrovato a mollo nel Potomac prima di poterla nuovamente infastidire. Sfortunatamente, però, era stata lei a portare Ruddock alla CHRONOS, ed ora doveva subirne le conseguenze.
Si era sistemato fin troppo bene nel suo ruolo di scienziato-consulente, con l’entusiasmo di un bambino lasciato a mano libera in un negozio di giocattoli. Qualcuno avrebbe dovuto prendersi la briga di spiegargli che da quei giocattoli dipendeva la vita di… beh, molte, moltissime persone.
Lui però non sembrava farci caso mentre proseguiva con la sua fallimentare arringa.

“La situazione sta rapidamente peggiorando. Regina è solo la punta dell’iceberg… in seguito alle mie attente analisi, mi è stato possibile determinare che vi sono stati almeno altri cinque tentativi non autorizzati di viaggio temporale nell’ultimo mese, tutti nella regione compresa fra Regina e Saskatoon. C’è qualcosa di parecchio importante, laggiù, per meritare tutta questa attenzione. E poi c’è sempre la questione della Guerra Fredda Temporale, che si sta decisamente scaldando.”

Ridacchiò nervosamente per la sua stessa battuta. Patetico.

Le dita di Irina Novikova cercarono istintivamente il pacchetto di sigarette, ma non appena si ricordò che gliene rimanevano solo tre deviarono a malincuore su una scatoletta di liquirizie. Il professore aveva ragione, il continuum stava diventando sempre più un viavai di agenti intenti a cercare di modificarlo per favorire la propria fazione. Nessuno ci era ancora riuscito, ma non sembrava un motivo valido per smettere di provarci, e nessuno aveva intenzione di stare ad assistere al successo di qualcun altro.

Altro lavoro che si accumulava sulla sua scrivania.

“E quindi la sua proposta sarebbe quella di bloccare il continuum, impedendo i viaggi temporali per un paio di mesi, eh?”

A MacKenzie l'idea sarebbe piaciuta da impazzire, ne era certa. Era esattamente nel suo stile: fare saltare in aria qualcosa di grosso e vedere cosa sarebbe successo. Peccato che lei non potesse permettersi di agire così a casaccio.

“Esattamente. Generale, è chiaro che il nostro avversario misterioso sta approfittando della crisi diplomatica per agire, ed in questo momento non disponiamo delle risorse per contrastarlo efficacemente… a tal proposito, dalla direzione mi hanno chiesto di protestare formalmente contro il richiamo dell’Unità Aesir numero 031 da Fallujah. Abbiamo dovuto inviare un’intera squadra al suo posto, ed i risultati sono molto meno soddisfacenti di quando…”

Abbiamo? Lo aveva prelevato dal MIT per farlo collaborare alle analisi, e quella testa d’uovo si sentiva già parte integrante della CHRONOS? La sfacciataggine degli scienziati non smetteva mai di stupirla.

“Maledizione, Ruddock, apra gli occhi; c’è una dannatissima guerra sul punto di cominciare, se non se n’è accorto! Gli Aesir ci servono per pilotare i caccia e sparare a quei bastardi comunisti, non per fare i cronosbirri!”, esclamò sbattendo il pugno sul tavolo, con tanti saluti al suo autocontrollo.

Lui si bloccò, terrorizzato dalla sua reazione. Irina Novikova era conosciuta in tutto il dipartimento come la donna di ghiaccio, e non era frequente che si abbandonasse a scatti d’ira. Cercò di bofonchiare una risposta accettabile qualche secondo più tardi.
“Generale, capisco perfettamente che…”

Venne interrotto da un secco gesto della mano mentre lei accendeva l’olovisione nell’angolo della stanza, da cui venne proiettato un servizio della CNN.

“…le notizie non sono ancora confermate da canali ufficiali, ma parlano di un dispiegamento di forze mai visto in tempi di pace. La Sesta Flotta, pronta per essere inviata ad Epsilon Eridiani qualora la situazione dovesse peggiorare, è stata recentemente rinforzata dalla portacaccia Cyrene e dagli incrociatori Helios ed Apollo. Il Segretario Generale della Repubblica ha definito l’atto come un chiaro tentativo da parte dell’Alleanza di fomentare il conflitto, ed ha dichiarato che la marina Altariana non si lascerà intimidire, richiedendo altresì lo sgombero completo del sistema da parte delle unità terrestri entro una settimana. Non sono responsabile per ciò che accadrà loro scaduto questo termine, ha affermato. Fonti all’interno del Pentagono confermano che per ora il Consiglio di Sicurezza non sembra avere alcuna intenzione di ordinare alla Flotta di retrocedere dalle posizioni occupate durante…”

“Ora capisce un po’ più perfettamente?”, domandò, feroce. “Non riavrà quell’Aesir, può starne certo.”

“Comprendo il suo punto di vista, ma se non impediamo modifiche sostanziali all’evoluzione temporale ci ritroveremo a combattere un’altra guerra… una guerra che non avremmo alcuna possibilità di vincere, visto il contingente estremamente ridotto che ci ritroviamo a gestire. Per evitare questa invece basterebbe un briciolo di buon senso…”

Bene, adesso gli scienziati si mettevano a spiegarle come doveva fare il suo lavoro. Dove sarebbero finiti, di quel passo?

“Ruddock”, cominciò, paziente, “ho cercato di spiegare al Presidente che non è il momento di giocare a vedere chi ce l’ha più lungo con la Repubblica, ma non ha voluto darmi ascolto. Crede che dopo Polaris la nostra reputazione di superpotenza sia andata giù nello sciacquone, e che sia il momento di mostrare che comandiamo ancora noi.”

Seppur evidentemente a disagio, il professore fece un ultimo tentativo.

“Generale, basterebbe una bomba ad antimateria opportunamente modificata per garantirci due mesi di tranquillità sul fronte temporale. Non è una richiesta assurda, e potrebbe continuare a rassegnare tutti gli Aesir che le servono.”

Lei sospirò, appoggiandosi allo schienale della sua poltrona.

“Io spero per lei che abbia ragione. Ha idea di quello che potrebbe succederle se una qualsiasi cosa dovesse andare storta?”
Cercò di non pensare a lei costretta a gestire un’emergenza temporale senza poter comunicare con i suoi agenti, né tantomeno poterli avvisare che c’era qualcosa che non andava.

“Beh… ecco…”

No.

“Lasciamo perdere. Mi spieghi come funziona quest’affare, e facciamo alla svelta”, sospirò stanca. Stava lavorando troppo, ultimamente: glielo ripetevano tutti, ma lei li ignorava. Preferiva sporcarsi le mani di persona piuttosto che dover rincorrere un anonimo sottufficiale per controllare il più insignificante dei dettagli.

“Sissignore. Dunque…”

Ruddock posò un olodisco sulla scrivania, proiettando un complesso grafico tridimensionale sopra le loro teste.

“Considerando la possibile interferenza continua causata da un’onda mesonica sul punto di intersezione dei piani di focalizzazione, e considerando altresì le costanti di esistenza che…”, cominciò, indicando con l’indice destro un punto particolarmente fitto di linee nel diagramma.

“Si risparmi queste tecnobaggianate per quando la chiameranno di fronte alla Corte Marziale, Ruddock. Voglio una spiegazione rapida ed indolore… ho abbastanza altri problemi anche senza di lei”, borbottò massaggiandosi le tempie, i gomiti appoggiati sul ripiano della scrivania.

Ci fu un attimo di silenzio, in cui era quasi possibile udire il cervello dello scienziato al lavoro per semplificare il più possibile la spiegazione.

“Dunque…”, parlò infine, “…in seguito alla detonazione si genereranno particelle anti-tachioniche, in grado quindi di annullare i tachioni. Senza tachioni non si può viaggiare nel tempo, né alterare il continuum, quindi…”

“…quindi avremo efficacemente concluso una serrata temporale. Visto che non era così difficile, professore?”

Lui sbuffò, sistemandosi la targhetta con il suo nome.

“E’ una spiegazione estremamente imprecisa e riduttiva.”

“Semplice ed efficace. Come piace a me.”

“Bah. Contenta lei… Se uno dei miei studenti dovesse esprimersi in questo modo, sarebbe sbattuto fuori dall’aula seduta stante. Non ho nemmeno accennato alla casistica di Prozn, alle cascate di…”

“Ok, ho afferrato. Presenterò la sua idea al Consiglio di Sicurezza domattina, e saranno loro a decidere se approvarla o meno. Le ho già detto che, secondo me, tagliare fuori dalle comunicazioni i nostri agenti in un momento del genere è un suicidio, ma queste cose vengono decise dai grandi capi. Ora, se lei riuscisse a spiegarmi chi è così seriamente intenzionato a incasinarci il passato…”

Odiava quando questi dettagli essenziali sfuggivano dalla sua comprensione.

“Stiamo facendo l’impossibile per scoprirlo, Generale.”

Non avevano nessun indizio. Bene.

“Lo spero per lei, professore… ma sono sicura che vi saranno sviluppi al più presto. Sa, su Phobos hanno sempre un paio di celle libere…”

Lo osservò impallidire con una certa malvagia soddisfazione.

“A tal proposito, devo ancora terminare di correggere una mia teoria. Con permesso…”

Batté frettolosamente in ritirata. Phobos non aveva una bella fama, eh no.

Dunque le cose volgevano rapidamente al peggio. Conosceva fin troppo bene i membri del Consiglio di Sicurezza per illudersi sul risultato della votazione dell’indomani… se c’era anche solo una possibilità di togliersi la preoccupazione della guerra temporale, avrebbero preso la palla al balzo, in barba ai suoi consigli. Questo avrebbe tagliato fuori le principali operazioni in atto… nello specifico Murmansk, Los Alamos e La Push. Non che le dispiacesse non doversi più preoccupare del fronte temporale, anzi… ma il suo sesto senso le diceva che tutta la faccenda era molto più grossa di quanto non sembrasse a prima vista, ed il suo sesto senso non sbagliava mai.

Oh, al diavolo, avrebbe preso le sue precauzioni. Di persona, come ai vecchi tempi.

Aprì un cassetto nascosto nella scrivania, prendendo in mano l’antiquata cornetta di un telefono: una delle poche linee telefoniche sicure ancora esistenti.

“Generale Irina Yurevich Novikova, autorizzazione India-Yankee-November-Uno-Tre-Blu-Sierra.”

“Impronta vocale confermata. Codice confermato. Tenente Generale Novikova, Irina Yurevich”, le rispose la fredda voce del computer.

“Abilitare protocollo Mercury-quattro-uno su uno-quattro, zero-tre, due-zero-zero-sei.”

“Abilitazione in corso… attendere, prego… abilitazione completata. Protocollo Mercury-quattro-uno in esecuzione su uno-quattro, zero-tre, due-zero-zero-sei. Chiamata in corso.”

Attese impaziente di essere messa in contatto con chi cercava, destreggiandosi fra subalterni e centralinisti. Dio, quanto odiava la burocrazia.
Dopo quella che le parve un’eternità riuscì a raggiungere il suo obiettivo.

“Presidente Bush? Ci sarebbero un paio di questioni che meriterebbero la sua attenzione…”
 

* * *

 
“Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante non ne sogni la tua filosofia”, mormorò Aro, lo sguardo perso nell’indescrivibile spettacolo dello spazio profondo. Una pulsar in particolare aveva attirato la sua attenzione, i battiti regolari che gli ricordavano quelli del cuore che un tempo aveva avuto. Possedeva il raro privilegio di poter percepire appieno l’arcobaleno di colori che veniva proiettato ad ogni impulso, una meraviglia negata agli occhi umani. Nel silenzio, nella pace dell’immenso cosmo si sentiva… a casa. Era così simile ai corpi celesti, lui, così antico ed immutabile da sembrare quasi eterno.

“Mio signore?”, domandò confusa la donna alle sue spalle, strappandolo dalle sue riflessioni.

“Nulla, Renata, nulla…”, sospirò teatralmente, appoggiando il raffinato calice di cristallo sul tavolino accanto a sé con un lieve tintinnio che si propagò assordante nel silenzio della stanza.
La vampira lo osservò distrattamente per qualche minuto, come se stesse scegliendo le parole giuste con cui cominciare un discorso. Aro attese pazientemente, fingendo di non aver notato nulla.

“Maestro?”, si decise infine.

“Sì, Renata?”

“Ecco… è davvero sicuro di volerlo fare?”

“Certamente. Ho atteso fin troppo…”

Poco alla volta, tutti i pezzi del suo piano stavano andando al loro posto. Presto, molto presto, avrebbe riavuto il suo regno. Presto il nome Volturi sarebbe stato nuovamente sussurrato con timore e rispetto… presto il suo errore non sarebbe mai avvenuto.
Recuperò il calice, traendo una breve sorsata del liquido rossastro. Il sangue sintetico era disgustoso rispetto all’originale, ma perlomeno lo teneva in vita. In non-vita, sorrise fra sé e sé.

“E’ pericoloso”, obiettò semplicemente lei, affossando la testa nelle spalle quasi a voler rimarcare l’ovvietà di quel concetto. “Formalmente, gli umani sono ancora in guerra con loro.”

“Noi non siamo umani, Renata, ed abbiamo qualcosa che a loro serve. Così come loro hanno qualcosa che serve a noi.”

Qualcosa di essenziale, aggiunse mentalmente mentre portava nuovamente il calice alle labbra.

“Siamo comunque loro avversari, per come vedono le cose”, continuò imperterrita.

“Può darsi. Ma io credo che sia possibile collaborare… per un poco, almeno.”

Molto poco, il tempo di ottenere ciò che gli serviva e poi sparire.

“Come desidera, Maestro”, cedette, chinando il capo in segno di obbedienza.

La cara Renata prendeva molto sul serio il suo compito, sempre attenta alla sua sicurezza… anche troppo. Aveva perso il conto delle volte in cui la sua passione per le novità era stata troncata sul nascere dalla sua guardia del corpo. E’ troppo rischioso, Maestro, era solita rimproverarlo.
Forse era solo merito suo se era sfuggito agli innumerevoli complotti orditi da quei barbari Rumeni, o forse no. Fatto sta che era lei a tutelare la sua esistenza, per quanto ogni tanto si divertisse a fare le cose a modo suo.

Ridacchiò al ricordo di quando era tornato a Volterra dopo la piccola gita su Calypso. Era quasi riuscita a farlo sentire in colpa per non averla portata con sé… quasi. Stavolta però non aveva voluto sentire ragioni, e l’aveva praticamente costretto a farsi accompagnare da un drappello di guardie.
Che tempi. Adesso erano i servi a fare la voce grossa con i padroni. Dove sarebbe finito il mondo?

“Maestro?”, lo riscosse una voce dall’intercom.

“Dimmi, Kain.”

“Sono arrivati.”

Si voltò verso la vetrata, dove il panorama stellare era ora nascosto dalla lucente sagoma, lunga ed affusolata, di una nave aliena appena emersa da un condotto quantico.

“Eccellente!”, esclamò entusiasta, “Renata, vorresti essere così gentile da chiamare Jane e Felix? Andiamo a conoscere i nostri nuovi amici!”

Presto, si ripeté, serrando rabbiosamente i pugni per quanto sul viso rimanesse stampata la solita maschera di cordialità. Molto presto.



***

N.d.A.: Aaaaaaah, aggiornamento dopo nemmeno due giorni! Ho finito questo pezzo quando avevo appena cominciato la lunga opera sul quinto capitolo, quindi niente periodo di iperattività, purtroppo. Solo che, per come sono fatto io, dovevo postarlo, altrimenti passerei il tempo a riguardarlo invece che darci dentro con il settimo come dovrei. Tanto l'azione non va avanti, è fatto apposta per innervosire i lettori xD

Dunque, dopo aver fatto a pezzi metà dei personaggi della Meyer nelle risposte alle vostre ultime recensioni (a proposito, se non l'avete ancora capito vi adoro, ragazze !), mi sento in dovere di dire che i Volturi invece mi hanno affascinato. L'idea di una razza di vampiri aristocratici intenti a sorvegliare il mondo sovrannaturale, approfittandone per guadagnare potere... sarà scontata, ma a me è piaciuta un sacco. Anche dopo aver finito Breaking Dawn continuavo a ripetermi che no, i Volturi non erano cattivi... li hanno disegnati così, semplicemente. I Cullen gli sono capitati fra i piedi, e beh, tanto peggio per loro.
Quindi mi sono lasciato un pò andare al cliché in questo pezzo. L'antagonista che sorseggia un drink contemplando il panorama e parlando del/pensando al suo piano malvagio... non ho potuto fare a meno di inserirlo. Amo i cattivi alla Blofeld, che volete farci.
   
 
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