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Autore: Scarcy90    03/12/2010    41 recensioni
*Nell'estate 2024 questa storia diventerà un romanzo self su Amazon. Al più presto avrete una data.* Valeria frequenta l'ultimo anno di Liceo. E' sempre stata una studentessa nella media e insieme alle sue due migliori amiche, Amy e Marti, ha trascorso in relativa tranquillità il suo periodo da liceale. Ma proprio all'inizio di quell'ultimo anno accade qualcosa che sconvolgerà il suo mondo di pace. Un litigio, durante la ricreazione, darà la scossa definitiva perché la vita di Vale cambi per sempre. La chiave di volta di questo cambiamento è Massimiliano Draco, il figlio della temuta professoressa D'Arcangelo, acerrima nemica della protagonista. Una storia che ha il solo scopo di raccontare i sentimenti e le traversie di una ragazza come tante.
||Il Sequel di questa storia è Verso La Maturità||
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Figlio Della Prof Serie's '
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Il Figlio Della Prof- Capitolo 17 (new)
Quando L’Amore Vuol Parlare,
La Ragione Deve Tacere
Jean-François Regnard
 
 


 Capitolo 17: Solo La Verità, Nient’Altro Che La Verità
 
 Il profumo dei cornetti caldi e del caffè raggiunse il mio naso invitando i miei poveri occhi assonati ad aprirsi. La stanza era ancora buia e voltandomi a guardare la sveglia vidi che erano le sei e mezzo: mancava ancora qualche minuto prima che suonasse rimbambendomi più di quanto non fosse necessario. Perciò allungai una mano con una lentezza dovuta ancora al mio cervello mezzo addormentato e disattivai quell’aggeggio infernale che odiavo con tutte le mie forze.
 Sbattei le palpebre un paio di volte e sbadigliai di gusto, raggomitolandomi meglio nel calduccio di quel letto così morbido. Detestavo svegliarmi troppo presto la mattina, però quella notte avevo dormito tranquilla e serena come una bambina e mi sentivo finalmente riposata e senza più un briciolo di stanchezza addosso.
 Scostai il soffice piumone dalle calde sfumature di un tramonto e misi i piedi e terra avvertendo una splendida sensazione al tocco con la moquette. Moquette? Da quando a casa mia c’era la moquette?
 Aggrottai la fronte confusa e mi alzai, decisa ad andare in bagno. Feci un passo ma…
 -AAAH!- urlai all’improvviso.
 Ero inciampata in qualcosa che stava sul pavimento accanto al mio letto, un qualcosa di molto morbido e caldo.
 -Ma sei scema?!- esclamò una voce sotto di me.
 M’irrigidii all’istante, mentre la consapevolezza cominciava a percorrere le mie fibre nervose fino a raggiungere il cervello, che evidentemente appena mi ero svegliata doveva essere andato momentaneamente in vacanza alle Hawaii.
 -Prima mi costringi a dormire sul pavimento e poi cerchi di uccidermi schiacciandomi sotto la tua ciccia?!-
 Massi!
 Accidenti! Avevo dormito talmente bene quella notte da aver completamente dimenticato di trovarmi a casa di mia zia Lucia e per di più di essere stata nella stessa stanza con Massi.
 -Hai deciso di soffocarmi?- mi chiese lui stizzito.
 Abbassai lo sguardo e incontrai i suoi occhi. Nella stanza così poco illuminata, erano di un verde tanto cupo ma allo stesso tempo sembravano poter dare luce a un’intera città con la loro intensità. Quegli occhi mi azzittirono senza che io trovassi un modo per reagire.
 -Adesso basta!- esclamò Massi scocciato.
 Con un colpo di reni mi spostò di peso e invertì la posizione, già imbarazzante in cui c’eravamo trovati per caso, in una assolutamente equivoca voluta da lui.
 -Ehi!- esclamai tirandogli un paio di pugni sul petto cercando di togliermelo di dosso. –Sei pesante!-
 -Guarda che sei stata tu a cominciare, io mi sto solo vendicando-, disse lui con quel suo sorriso spavaldo che mi faceva vedere letteralmente le stelle.
 -Sono inciampata-, mormorai tirandogli un altro pugno, ovviamente non dovevo avergli fatto neanche il solletico.
 -In genere, una persona normale quando inciampa si rialza immediatamente non se ne sta imbambolata a fissare il vuoto dimenticando di aver quasi ammazzato un altro essere vivente- il suo tono era piuttosto irritato forse non gli piaceva essere svegliato in quel modo e di certo non lo potevo biasimare, probabilmente io avrei reagito in modo anche peggiore. Se però credeva che quando gli ero caduta addosso mi fossi impietrita a guardare il vuoto, si sbagliava! Io ero rimasta letteralmente abbagliata dalla sua bellezza che nella penombra era ancora più valorizzata.
 Accidenti! Accidenti! E ancora accidenti!
 Per fortuna ritrovai da qualche parte all’interno del mio subconscio la forza per non arrossire e per rispondere alla sua accusa.
 -Scusami se appena sveglia non riesco a connettere tanto bene. Mi ero scordata che dormivi da questo lato della stanza-, distolsi lo sguardo dai suoi occhi con un gesto di stizza. –Potresti toglierti di dosso, adesso?-
 Lui non si mosse di un solo millimetro e la cosa non mi piaceva. Il suo pigiama consisteva solo in un paio di pantaloncini, quindi nella parte superiore del corpo era completamente nudo e la maglietta smessa di mio padre che indossavo io era troppo sottile per non sentire il calore del corpo di Massi così vicino al mio.
 Tornai a guardarlo negli occhi per capire cosa lo stesse frenando, e mi accorsi subito che era stato un errore di quelli madornali. Mi stava fissando, i suoi occhi erano puntati dritti nei miei e ovviamente la mia reazione fu immediata: il sangue stava cominciando a confluire in quantità industriali verso le guance, il cuore batteva velocemente come mai aveva fatto e una strana fitta mi colpì al ventre, come una pugnalata ma non era realmente dolorosa, era alquanto piacevole piuttosto. Quest’ultima sensazione era qualcosa di nuovo, qualcosa che non avevo mai sperimentato eppure ero certa che fosse il corpo di Massi a provocarla.
 -Che c’è?- chiesi con un filo di voce, domandomi dove cavolo l’avessi trovato quel poco fiato per riuscire a parlare.
 Il suo sguardo si fece strano molto più intenso di quanto avessi mai ricordato e poi all’improvviso sorrise divertito e puntò gli occhi verso il pavimento.
 -Niente-, rispose scuotendo la testa. –Sono ancora stanco per il viaggio.-
 E si aspettava che ci credessi? Una persona stanca per un viaggio non ti guarda in quel modo? Quello era lo sguardo di qualcuno che stava cercando di leggerti dentro, o per lo meno erano gli occhi di chi voleva capire qualcosa. La faccenda si complicava ancora e più si andava avanti meno soluzioni riuscivo a vedere.
 Massi fece per alzarsi quando la porta della stanza si spalancò all’improvviso.
 -Ragazzi, è pronta la colazi…o…ne…-
 -Cristi, non è come sembra. Ci siamo ritrovati così per caso-, mi affrettai a spiegare mentre Massi si toglieva velocemente di dosso e mi aiutava ad alzarmi.
 -Anch’io ho propinato questa scusa a mio padre quando ha beccato me e Daniele in una posizione simile nell’armadio a muro della mia stanza, ma lui non ci ha creduto. E adesso capisco anche come mai. Avete deciso di passare dalla recita alla realtà, per caso?- chiese lei divertita.
 -Neanche per sogno!- esclamai indignata.
 -Sei una stupida-, disse squadrando Massi da cima a fondo. Una macchina per i raggi X sarebbe stata meno precisa e invadente. –Se fossi al tuo posto approfitterei della situazione e coglierei al volo tutte le occasioni che mi si presenterebbero davanti… E credimi quella che vedo io in questo momento è un’occasione davvero notevole. Complimenti, Massi.-
 -Grazie-, rispose lui compiaciuto.
 Alzai un sopracciglio incredula.
 -Tu-, dissi puntando il dito indice verso Cristi, -smettila di dire sciocchezze! E tu- questa volta lo rivolsi verso Massi, -non fare tanto il montato! Mia cugina è incinta e non sa quello che dice.-
 -Sì, che lo so-, rispose lei indignata. –Guarda che qui sei tu quella che non si accorge di cosa si sta perdendo. Andiamo, quando pensi che ti potrà ricapitare sottomano uno schianto del genere?!-
 Avrei voluto squartarla con le mie mani! Non potevo credere che stesse tirando fuori argomenti del genere proprio davanti a Massi! Una buca! Avevo bisogno di una buca per sotterrarmici dentro e non uscire fino alla prossima Era Glaciale! Oppure per seppellire viva Cristi!
 -Primo: Massi è fidanzato, quindi anche volendo- ed io lo volevo- non potrei neanche immaginare di stare con lui per davvero. Secondo: io non voglio stare con lui- balla!-. Terzo: lui non vuole stare con me! E con queste semplici ed efficaci argomentazioni dichiaro chiuso l’argomento, e giuro che se provi a ritirarlo fuori Cristi, ti prenderò a calci nel sedere da qui a Lecce.-
 Chiara, incisiva e soprattutto minacciosa… Avrei azzittito chiunque con quella sottospecie di arringa, ma conoscevo mia cugina e sapevo che non si sarebbe arresa tanto facilmente.
 -Uhm… Ci siamo svegliate dal verso sbagliato del letto stamattina? Oppure stare così vicina a un ragazzo bello ed atletico come Massi ti mette un po’ a disagio, cuginetta?-
 Alzai gli occhi al cielo scocciata e sbuffai sonoramente. Cristi sarebbe potuta andare avanti all’infinito ed io non potevo permettere che mi facesse continuare quella discussione idiota proprio davanti a Massi. Anche senza guardarlo lo sapevo che si stava insospettendo, quindi era meglio finirla lì prima di combinare qualche assurdo disastro.
 -Senti, pensa quello che vuoi, io intanto vado a lavarmi-, dissi scocciata. Afferrai il mio beauty case e i vestiti che la sera prima avevo preparato per indossarli quel giorno, e mi chiusi in bagno con la speranza che mia cugina si desse una regolata una volta che fossi uscita da lì.
 Qualche minuto dopo, mentre mi lavavo i denti, sentii dei rumori provenienti dalla camera. Non erano voci, quindi Cristi era di certo scesa di sotto. Mi asciugai la bocca e iniziai a vestirmi il più in fretta possibile per vedere cosa stesse succedendo.
 Quando uscii, vidi che Massi aveva ripiegato il piumone che aveva usato come materasso e lo aveva rimesso al suo posto nell’armadio. Anche il letto era stato rifatto e l’intera stanza era in ordine, forse addirittura più in ordine di quando eravamo arrivati la sera prima.
 -Ho pensato che fosse meglio far sparire le prove del fatto che abbiamo dormito separati, altrimenti tua zia potrebbe cominciare a sospettare qualcosa.-
 Sbattei un paio di volte le palpebre e annuii senza dire neanche una parola.
 -Hai finito con il bagno?- mi chiese Massi prendendo i suoi vestiti dal borsone.
 -Eh… Ah, sì…-, risposi avvicinandomi alla mia valigia e riponendoci dentro la maglietta che usavo come pigiama e il beautycase.
 Massi mi lanciò una strana occhiata ed entrò in bagno, chiudendo la porta a chiave.
 Fissai quella porta per diversi secondi, e una strana sensazione stava cominciando ad impossessarsi di me. Era quel genere di presentimento che ti assaliva alcune mattine appena ti svegliavi. Come quando aprivi gli occhi e avevi la certezza che quel giorno ti avrebbero interrogato e di sicuro ti avrebbero fatto domande su argomenti che non avevi studiato o avevi solo letto di sfuggita. Quella che stavo provando in quel momento era la stessa identica sensazione. Guardando quella porta appariva chiaro alla mia mente e al mio cuore che quella giornata non sarebbe stata come le altre, che sarebbe successo qualcosa di talmente sconvolgente da cambiare la mia vita per sempre. Non sapevo se in quel processo di rinnovo Massi avrebbe avuto qualche ruolo ma ero certa che una volta tornata a Lecce ci sarebbe stato qualcosa di diverso in me.
 Sospirai scocciata ed uscii dalla stanza per scendere a fare colazione.
 -Ferma dove sei!-
 Mi voltai di scatto e vidi Cristi ferma davanti alla porta della sua camera con la spalla poggiata allo stipite e le braccia incrociate. Aveva un’espressione che doveva risultare minacciosa, ma il suo pancione la rendeva troppo buffa perché avessi paura di lei.
 -Hai bisogno di qualcosa?- chiesi tranquilla.
 -Sì. Ho bisogno che mia cugina, che con me è sempre stata sincera e mi ha sempre confessato tutto, mi dica cosa ho visto prima in quella stanza.-
 Sbattei le palpebre confusa.
 -Un incidente…?- la mia non era un’affermazione quanto una domanda piuttosto.
 -A me sembrava più un atto volontario.-
 Abbassai le spalle in segno di resa.
 -Cosa vuoi che ti dica?-
 -Nulla. Se vuoi puoi limitarti ad annuire-, continuò lei con calma. –Che tu eri cotta di Massi lo avevo capito fin da quando vi ho visto litigare in stazione, ma soprattutto dal tuo “Sta’ zitto, Draco”. E poi ti si legge in faccia che sei innamorata di lui.-
 Bene. Stava andando proprio alla grande. Era anche vero però che mia cugina aveva un fiuto incredibile per quel genere di cose, era molto meglio della zia Lucia che non ne azzeccava una.
 -L’unica cosa che non capisco è perché Massi abbia una fidanzata quando è più che evidente che ama te.-
 Ci misi qualche secondo ad elaborare i dati che Cristi aveva appena sciorinato fuori dalla sua boccaccia idiota.
 -Dovresti far visionare il tuo radar perché credo che sia difettoso, Cristi. Massi non può essere innamorato di me, se sapessi tutta la storia dall’inizio, te ne renderesti conto anche tu.-
 Mi stava quasi venendo da scoppiarle a ridere in faccia ma per fortuna riuscii ad evitarlo altrimenti mi avrebbe fatto fuori.
 Massi innamorato di me? Non sarebbe accaduto neanche in un mondo parallelo!
 -Ma…-, cominciò lei decisa a difendere la sua tesi.
 -Io scendo a fare colazione-, annunciai con un tono che non avrebbe accettato repliche. –E dovresti farlo anche tu perché credo che il tuo cervello sia fuori uso per mancanza di zuccheri.-
 Cominciai a scendere le scale e pochi attimi dopo mi ritrovai davanti alla cucina con Cristi che stava qualche passo dietro di me.
 Come al solito la zia Lucia aveva preparato da mangiare per un intero reggimento. Quando aveva ospiti- soprattutto quando c’ero io- tirava fuori qualsiasi cosa avesse di commestibile in casa. Il frigorifero e la dispensa diventavano come la borsa di Mary Poppins, ne usciva di tutto e in quantità assurde. Sul tavolo cereali, biscotti, fette di pane, latte, caffè e altri tipi di dolci m’invitavano a fare festa mentre a malapena riuscivo a scorgere lo zio Sandro, seduto dietro ad una montagna di merendine e cornetti.
 -Wow!- esclamò Massi apparendo al mio fianco con indosso jeans e maglione. Il suo corpo emanava ancora il profumo del suo bagnoschiuma che per un momento mi provocò dei piccoli capogiri, tanto era gradevole. –Avete anticipato il cenone di capodanno?-
 In effetti, le quantità di cibo erano simili.
 -Spero che sia sufficiente-, disse la zia posando sul tavolo un altro barattolo di marmellata.
 -E’ una tavola davvero magnifica-, disse Massi sorridendo. –A casa mia, la mattina è già tanto se riesco a prepararmi una tazza di caffèlatte, andiamo sempre di fretta e mia madre non si azzarderebbe mai a perdere tempo a preparare tutto questo.-
 -Sono felice che sia di tuo gradimento. Allora, che aspettiamo? Meglio sbrigarci prima che il latte e il caffè si raffreddino.-
 Mia zia era davvero al settimo cielo. Amava avere gente in casa, una donna attiva come lei non sopportava la monotonia della routine familiare. Al contrario dello zio Sandro che dopo pochi giorni cominciava a stufarsi di avere attorno gente che minava le sue abitudini- anche se quando si trattava di me, faceva un’eccezione e si mostrava sempre amabile e gentile.
 -A quale lezione vorreste assistere quando saremo all’Università, così potrò vedere quali professori sono disponibili-, iniziò la zia mettendo i suoi soliti tre cucchiaini e mezzo nel caffè. Lei prendeva lo zucchero con il caffè, non il contrario.
 -Medicina e Chirurgia-, rispose subito Massi addentando un cornetto caldo e fumante.
 -Davvero?- chiese mia zia curiosa. –Sai già cosa farai da grande Massi?-
 Le piaceva un mondo farsi gli affari degli altri e Massi era appena diventato il suo giocattolino preferito. Non sarebbe stata contenta finché non avesse saputo a quanti anni aveva avuto la varicella e qual era stata la sua prima parola.
 Massi deglutì e bevve un po’ di latte per mandare giù il boccone.
 -Voglio diventare un pediatra-, rispose sorridendo.
 Mi voltai a fissarlo sorpresa. Non avrei mai immaginato che Massi volesse fare un lavoro del genere, ma adesso che lo aveva detto ce lo vedevo proprio a controllare la gola ad un bambino capriccioso o a consolare una bimba dopo averla sottoposta ad un’iniezione. Era gentile ma allo stesso tempo deciso, assolutamente perfetto per quel lavoro e per quella facoltà!
 -E’ una professione di grande responsabilità, come mai hai deciso di intraprendere una carriera come questa?- mia zia era diventata seria, il discorso la stava interessando davvero e non era più una questione di curiosità. Se proprio dovevo dire la verità, anche la mia attenzione si era accentuata parecchio, forse perché vedere Massi parlare di quell’argomento era qualcosa di nuovo, un lato di lui che non mi era stato ancora concesso di conoscere… Una delle tante sfumature che non ero ancora riuscita a cogliere e comprendere.
 -Ho sempre pensato che i bambini fossero i primi a dover ricevere delle cure adeguate. Non è giusto che un bambino soffra, sono indifesi e senza alcuna colpa ed è dovere degli adulti prendersi cura di loro e assicurarsi che la loro infanzia trascorra il più serenamente possibile. Salvare la vita di una persona è una cosa meravigliosa ma salvare un bambino è un evento straordinario che non può non lasciarti qualcosa nel cuore. Sai che quel bambino ti sarà sempre grato per quello che hai fatto e che ti vorrà bene sinceramente e in modo puro, e non c’è niente al mondo che sia paragonabile al sorriso di un bambino che è felice di poter avere una vita normale e spensierata. E cosa c’è di meglio nell’essere cosciente del fatto che è merito tuo se quel bambino ha potuto sorridere ancora e potrà continuare a farlo?-
 Ero rimasta a fissare Massi durante tutto il suo breve discorso, e adesso lo guardavo con gli occhi spalancati e con la mia fetta biscottata ferma a mezz’aria in attesa che decidessi se posarla o portarla alla bocca.
 Le sue parole mi avevano fulminata: erano belle, pure ma soprattutto sincere. Lui credeva davvero in quello che aveva detto, lo si capiva dal suo sguardo sicuro e fiero. Diventare pediatra era nel suo destino e nessuno avrebbe mai potuto impedirglielo!
 -Però lo sai che non tutti sopravvivranno-, era stato mio zio a parlare. –La professione di medico è la più difficile e delicata che possa esistere, e i medici non sono il Padre Eterno, non possono salvare tutti, quindi non vedrai ogni volta bambini sorridenti pronti a ringraziarti e non ti troverai sempre davanti genitori che verseranno lacrime di gioia. Dovrai affrontare anche altri tipi di lacrime molto più dolorose, e altri tipi di epiloghi non sempre positivi.-
 -Non sono uno stupido, signore-, rispose Massi guardando mio zio negli occhi. –So perfettamente che genere di conseguenze comporterà la mia scelta di studi, ma sono pronto ad affrontare tutto perché sono sicuro che se ci metterò l’anima in quello che farò e nel mio lavoro, e davvero avrò la certezza di aver fatto tutto il possibile per salvare il mio paziente, allora indifferentemente dall’epilogo o dalle lacrime che avrò davanti, il mio cuore si rivolgerà a qualcun altro che avrà bisogno del mio aiuto senza dimenticare mai le mie sconfitte ed imparando dalle situazioni più difficili. Diventare pediatra è sempre stato il mio sogno e so che sarò in grado di adempiere al mio dovere.-
 Prima che qualcuno potesse notarlo, asciugai in fretta la lacrima che era sfuggita dall’angolo del mio occhio. Le parole di Massi mi avevano commosso a tal punto che non ero riuscita a trattenermi. Nei suoi occhi c’era la scintilla della passione, quegli occhi verdi si erano animati di una luce che non avevo mai visto. Quello era davvero il suo sogno!
 -Hai carattere, ragazzo-, disse mio zio sorridendo. –Spero che il tuo sogno possa diventare realtà.-
 -La ringrazio, signore-, rispose Massi con un mezzo sorriso. Poi si voltò a guardarmi e il suo divenne un sorriso completo che mi abbagliava. Perché mi stava sorridendo così? Accidenti a lui, quei sorrisi mi portavano vicina ad avere un infarto!
 -E tu Vale?- la voce di mia zia mi costrinse a voltarmi. –Quale lezione vuoi seguire?-
 -Ehm…-, cercai di schiarirmi un attimo le idee per ritrovare la sanità mentale momentaneamente smarrita. –Penso facoltà come Fisica o Matematica.-
 -Vuoi scherzare?! Che te ne fai di facoltà come quelle, dovresti seguire una lezione di medicina anche tu!- esclamò mia zia con decisione.
 -Zia, ma a me non interessa medicina-, dissi sconvolta. Da quando il mio futuro la interessava tanto? Tolto il mio futuro sentimentale non le era mai importato di chiedermi neanche che voti avessi a scuola… Tutta questa decisione era sospetta.
 -Non essere ingenua, mia cara-, cominciò lei imburrandosi una fetta di pane. –Pensi per caso che le studentesse universitarie non siano dotate del senso della vista? Massi è un ragazzo bello ed affascinante, anche se è più piccolo di loro, lo noteranno subito e se lo vedranno tutto solo in un’aula te lo porteranno via in meno di due secondi. Perciò devi seguire la lezione alla facoltà di medicina con lui. Anzi non ti devi staccare da Massi neanche se stesse per crollare l’edificio.-
 Il bello di tutta quella storia era che mia zia aveva l’espressione più seria che le avessi mai visto in volto. Non stava per niente scherzando!
 -Diciamo che mi fido di lui-, risposi cercando di non far capire che non me ne importava un bel niente se delle studentesse universitarie provavano ad abbordare Massi: dubitavo che esistesse un’altra ragazza che avrebbe potuto interessargli quanto Delia.
 -E fai male!- esclamò mia zia addentando il suo pane imburrato. –A folte e fisogno i effeve gevosi.-
 -Come scusa?- con tutto quello che aveva in bocca, non era semplice capirla.
 Lei deglutì e mando giù un bel sorso di latte tiepido.
 -Ho detto che a volte c’è bisogno di essere gelosi. Massi è un uomo e come tale tende al tradimento, è un fattore genetico, senza offesa caro-, sorrise rivolta al mimo che mi stava di fianco: quello stupido non aveva detto una sola parola di protesta contro la storia del pedinamento.
 -Si figuri, Lucia-, rispose sorridendo sotto i baffi. Ah, si stava anche divertendo il signorino! Doveva solo aspettare che rimanessimo soli e una sfuriata con i controfiocchi non gliel’avrebbe tolta nessuno.
 Mi voltai di nuovo verso mia zia.
 -Se ti prometto che starò appiccicata a Massi, mi farai finire la colazione in santa pace?- il mio tono era scocciato e si capiva perfettamente.
 -Non capisco perché tutto questo risentimento. Due ragazzi della vostra età che si amano dovrebbero cercare di passare insieme quanto più tempo possibile, vorrebbero sfruttare ogni occasione per stare soli, e tu lasci che lui segua cinque ore di lezione in un’aula piena di galline pronte a mostrare le loro penne lucide e pettinate. Non sei tanto normale, nipote mia. Mi domando da chi tu possa aver preso…-
 Massi mi guardò con occhi di rimprovero. Okay, avevo capito, la dovevo smettere di far insospettire la zia e dovevo assolutamente assecondarla per evitare che ci organizzasse appuntamenti su appuntamenti con tutti i ragazzi veneti che riusciva a racimolare.
 -Ma no, zia-, risposi afferrando il braccio di Massi e poggiando la testa sulla sua spalla cercando di assumere l’aria più felice e innamorata che avevo nel mio repertorio- il che, non avendo mai avuto un vero ragazzo, non era per niente semplice, -è chiaro che voglio passare ogni secondo della mia giornata con il mio fidanzato, però non ci posso fare nulla se i miei interessi non sono uguali ai suoi.-
 Zia Lucia continuò a fissarmi con una certa durezza e capii che era inutile provare a replicare: quando quella donna si metteva in testa qualcosa niente e nessuno riusciva a fermarla.
 -Va bene, andrò alla facoltà di medicina con Massi.-
 Lasciai andare il braccio di lui e versai i cereali nell’enorme tazza che avevo davanti. Non avevo bisogno di guardare mia zia per sapere che sul suo volto troneggiava un sorriso di soddisfazione, un sorriso molto simile a quello che aveva il giorno delle nozze di Cristi e Daniele.
 Appena finimmo la colazione, lo zio uscì per andare in ufficio e Cristina cominciò a preparare il borsone per il corso pre-parto che frequentava già da una settimana: da quando era incinta, era diventata molto più meticolosa, prima era solo una ragazzina disordinata che una volta arrivata a casa lanciava giubbotto e scarpe ovunque capitasse.
 Massi ed io raggiungemmo in macchina l’Università. Alla guida c’era mia zia, ed io, come ogni volta, recitavo migliaia di volte il rosario mentalmente sperando di arrivare a destinazione tutta intera: dire che era una pazza scatenata sarebbe troppo poco. Andava talmente veloce che quasi ci si teletrasportava nei posti in cui andava e ogni volta che un pedone la vedeva arrivare faceva un salto indietro per evitarla visto che lei rischiava puntualmente di prenderlo in pieno.
 Una volta all’interno dell’edificio universitario la zia Lucia ci fece strada verso la segreteria.
 Provai una strana sensazione attraversando quei corridoi pieni di studenti più grandi di me, alcuni di molti anni altri magari solo di qualche mese. Già dall’ingresso si vedeva che quello era davvero un mondo a parte completamente diverso dal liceo. L’atmosfera che si respirava era talmente particolare, così matura ma allo stesso tempo leggera, avevo come l’impressione di essere una bambina che aveva avuto il permesso di partecipare a una riunione per soli adulti. Mi sentivo un po’ spaesata e confusa, camminavo incerta seguendo mia zia. Per Massi invece sembrava essere il contrario: i suoi movimenti erano sicuri, il suo sguardo serio, e i suoi passi decisi. Se non avessi saputo che era entrato in quell’edificio con me e che era ancora uno studente delle superiori lo avrei scambiato tranquillamente per uno di loro. Quello era il suo mondo e si vedeva che ci si trovava a proprio agio. Da questo punto di vista lo invidiavo tanto: lui aveva un sogno e un obiettivo da raggiungere mentre io navigavo nel mare del dubbio senza riuscire mai ad avvistare terra.
 Arrivammo in segreteria e la zia ci chiese di aspettare un attimo lì mentre andava a chiedere quale professore fosse disponibile a farci assistere alla lezione.
 Una sua collega ci offrì delle sedie e noi ci accomodammo nell’attesa che zia Lucia tornasse.
 -Non sei costretta-, disse Massi a un certo punto usando un tono di voce piuttosto basso, probabilmente per evitare che la collega di mia zia lo sentisse.
 -A cosa ti riferisci?- chiesi con un filo di voce.
 -Al fatto di assistere a una lezione di medicina. Puoi sempre uscire dall’aula quando tua zia se ne sarà andata e provare ad assistere a una lezione che ti possa interessare.-
 Lo guardai per un secondo… Forse era l’aria diversa o forse la lontananza da Delia ma avevo come la sensazione che Massi si stesse preoccupando per me.
 -Grazie, farò così-, risposi quasi automaticamente.
 Proprio in quel momento la zia tornò e ci informò che l’unico professore disponibile a farci entrare nella sua aula era il professor Achille Scanferla, e la sua sarebbe stata una lezione di ostetricia sul parto.
 -Metti che Cristina dovesse partorire prematuramente almeno voi due sapreste quello che le accade mentre è in sala parto-, disse mia zia tutta contenta parcheggiandoci davanti alla porta della classe del professor Scanferla mentre io cercavo mentalmente un modo per squagliarmela da quell’aula il più in fretta possibile. Non che mi facesse schifo l’idea di sentire parlare di parto più che altro mi terrorizzava: avrei immaginato tutti i dolori della partoriente descritti dal professore e sarei morta prima che la lezione fosse giunta al termine.
 Massi guardò mia zia che non accennava a svoltare l’angolo.
 -E’ inutile aspettare-, sussurrai con un filo di voce avvicinandomi al suo orecchio per fare in modo che il super udito di mia zia non si mettesse in moto. –Non si sposterà di lì fino a quando non ci vedrà entrare entrambi nell’aula.-
 Lui si voltò a guardarmi e solo allora mi accorsi di quanto i nostri volti fossero vicini, molto vicini tanto che potei accorgermi delle piccole pagliuzze grigie che c’erano in quei suoi occhi di smeraldo: un particolare che non avevo mai notato per quanto mi fossi persa in quelle iridi un’infinità di volte.
 -Mi dispiace, sembra che dovrai davvero sacrificarti ed entrare con me in quest’aula- disse lui con tono mortificato mentre poggiava una mano sulla maniglia.
 -Non fa niente- risposi distogliendo lo sguardo e ad allontanandomi un po’ da lui.
 Il cuore mi batteva forte e d’un tratto non avevo più tanta voglia di andarmi a cercare un’altra lezione da seguire, quella di medicina andava più che bene.
 Una volta dentro mi accorsi subito che all’interno di quell’aula non c’erano solo degli studenti ma dei futuri medici. In tutto potevano essere una cinquantina di ragazzi e ragazze intenti ad ascoltare ogni sillaba che il professore Scarfella pronunciava. La loro non era solo attenzione dovuta al dovere di studiare ma si scorgeva chiaramente una passione insita nel loro comportamento e nella loro voglia di apprendere.
 Il professore vide me e Massi sulla porta e continuando a parlare sorrise e ci indicò dei posti infondo da dove avremmo potuto seguire la lezione senza disturbare. Ci dirigemmo verso il punto indicato da Scanferla e ci accomodammo cercando di fare il meno rumore possibile, mi sentivo come se fossi appena entrata in una chiesa.
 -Allora, ricapitolando. Non si sa con certezza che cosa inneschi il preciso momento del parto. Sembra che alla base di questo processo ci sia un ormone ipofisiario, l’ossitocina, capace di indurre forti contrazioni uterine, che poche ore prima della nascita diventano sempre più forti e ravvicinate, dando inizio alla fase di travaglio…-
 Bene, a questo punto il mio magro tentativo di prestare attenzione scemò completamente: non avevo alcuna voglia di ascoltare i particolari del travaglio, troppo doloroso anche mentalmente.
 Il mio sguardo cominciò a vagare per l’enorme stanza senza trovare un punto su cui posarsi. Iniziai a contare le teste degli studenti presenti nell’aula giusto per essere sicura che le parole del professore non trovassero l’attenzione dei miei neuroni, e scoprii che la classe era formata da cinquantaquattro ragazzi e ragazze, ansiosi di apprendere il modo di far uscire un essere grande quanto un cocomero da una fessura non proprio della stessa dimensione.
 Mi voltai lentamente verso Massi e mi sentii come se un fulmine mi avesse appena attraversato il cervello. Massi era bellissimo! Il suo sguardo era fisso sul professore e i suoi occhi erano a dir poco luminosi pieni di quella passione che quella mattina a colazione avevo solo intravisto. Pendeva dalle labbra di Scanferla e sembrava che stesse cercando di memorizzare ogni singola parola.
 Il suo volto era serio e tirato in un’espressione concentrata. Per me il suo viso non era mai stato così affascinante.
 -Ovviamente sapete tutti che in alcuni casi è preferibile facilitare il parto praticando l’episiotomia-, mi voltai di scatto verso il professore con il terrore dipinto in faccia. Sapevo cosa significava quella parola, mi ci ero imbattuta l’anno prima mentre facevo una ricerca per biologia. La sola idea di sentire la definizione di quel termine mi provocò una fitta al basso ventre come se me ne stessero praticando una in quel momento. –L’episiotomia è un’operazione chirurgica che consiste nell’effettuare un’incisione per permettere al feto di uscire con più facilità allargando il canale di parto ed evitando altri tipi di lacerazione.-
 Un’altra fitta mi attanagliò e all’improvviso la stanza iniziò a girare. Non avevo voglia di stare ancora lì, per quanto essere così vicina a Massi potesse essere piacevole, stavo rischiando seriamente di svenire.
 -Molto bene-, continuò Scanferla. –Ora vedremo il video di un parto con episiotomia laterale che ho effettuato io stesso alla fine dell’anno scorso. Naturalmente la paziente era consenziente e anzi molto contenta che un brillante gruppo di studenti apprendesse tramite la sua esperienza. Il video durerà più o meno sei minuti, la parte del travaglio non c’è bisogno di visionarla.-
 Video? No, non se ne parlava neanche! Non sarei rimasta in quella stanza a vedere quella donna partorire nemmeno se Massi mi avesse chiesto di sposarlo! Sarei morta lì, dopo il primo minuto di quel video, me lo sentivo.
 -Stai bene?- la voce che arrivò alle mie orecchie era piuttosto preoccupata. –Sei pallida.-
 Mi voltai verso Massi cercando di sorridere ma senza ottenere un gran risultato.
 -L’ho detto che la medicina non mi piace. Scusa, ma devo proprio uscire da qui-, la mia voce era strana come se avessi appena urlato e adesso non venisse fuori normale come al solito.
 -Vuoi che ti accompagni?-
 -No-, risposi subito. Non volevo che perdesse neanche un attimo di quella lezione, era nel suo mondo e non era giusto che un mio problema lo privasse del suo sogno. –Rimani pure, io vado a prendere una boccata d’aria. Ci vediamo fuori.-
 Gli sorrisi, questa volta in modo più convincente, e mi avviai con calma verso la porta proprio mentre il professore Scanferla stava azionando il proiettore per far cominciare il filmato.
 Uscii da quell’aula e mi poggia al muro adiacente per provare a riportare i miei respiri ad un ritmo regolare. Mi sentivo molto meglio, anche se quella sensazione di dolore non mi aveva ancora abbandonato del tutto, lasciando come la percezione sgradevole che rimane dopo essersi procurati un taglio o un graffio profondo.
 -Ehi, tu. Ti senti bene?- chiese una voce profonda sopra di me.
 Alzai la testa lentamente. Era un ragazzo, poteva avere un paio d’anni più di me e aveva sul viso un'espressione dolce e gentile. Se non fossi stata cotta di Massi, sarei arrossita alla vista di quel ragazzo così carino.
 -Mi hai sentito?- provò ancora guardandomi con i suoi morbidi occhi grigi.
 -Ecco… Sì, sto bene…-, risposi sbattendo un paio di volte le palpebre.
 -Non ti ho mai visto da queste parti, presumo tu sia di qualche liceo o scuola superiore-, disse aprendo la sua borsa a tracolla e cominciando a cercare qualcosa.
 -Sì, mia zia lavora in segreteria e mi ha detto che avrei potuto assistere a qualche lezione ma…- non riuscivo a spiegarmi come mai parlare con quel ragazzo mi risultasse così facile, ma forse con gli estranei ci risulta più semplice porci meno problemi e sviscerare tutti i nostri timori.
 -Immagino che la medicina non sia il tuo forte-, mi porse un succo di frutta all’ananas. –Prendilo, ti giuro che non è contaminato, l’ho appena comprato al distributore qua dietro ma te lo cedo volentieri, ne hai più bisogno tu di me.-
 Allungai una mano e afferrai il piccolo contenitore di tetrapac.
 -Grazie-, mormorai staccando la piccola cannuccia e ficcandola nel cerchietto argentato.
 -Figurati-, lui mi sorrise ancora ed io cercai di rispondere a quel sorriso. –Io sono Carlo, studio informatica, piacere di conoscerti.-
 Mi porse una mano in attesa che gliela stringessi.
 Stavo per rispondere quando d’un tratto la porta al mio fianco si aprì e ne uscii Massi che velocemente si avvicinò a noi e stringendo la mano di Carlo disse con tono che di amichevole aveva ben poco: -Piacere, sono Massimiliano, il fidanzato della ragazza che hai appena cercato di abbordare.-
 -Massi!- esclamai incredula. –Mi stava solo aiutando!-
 Massi lasciò la presa e continuò a fissare Carlo come se lo volesse incenerire mentre quello si lasciava andare a una piccola risata divertita.
 -Ha ragione lui-, rispose Carlo sorridendomi. –Ci stavo provando spudoratamente, ma non prendetevela, è solo che qui non s’incontrano spesso ragazze così carine e dolci, perciò ho pensato di prendere la palla al balzo.-
 -Mi dispiace ma questa palla l’ho già presa io-, il tono di Massi non era per niente benevolo, aveva uno sguardo che avrebbe potuto uccidere Carlo all’istante.
 -L’ho capito, tranquillo. Cerca di non fartela sfuggire, una ragazza del genere attirerà molti maschietti soprattutto una volta che frequenterà l’Università, e non tutti si faranno da parte come sto facendo io adesso.-
 Alla faccia dell’impudenza! Carlo non le mandava proprio a dire le cose, probabilmente se Massi non fosse arrivato, non me lo sarei scrollato di dosso neanche se lo avessi preso a calci nel sedere.
 -Ti ringrazio per l’interessamento- continuò Massi con il suo sguardo di fuoco. –Ma credo di poter gestire la situazione, dopotutto lei ama me.-
 Mi voltai di scatto a fissarlo mentre sul suo viso non individuavo neanche un’ombra di divertimento o scherno, e questo mi preoccupava. In più le ultime tre parole che aveva pronunciato dimostravano una sicurezza che mi fece tremare. Sembrava davvero che lui fosse convinto di quello che aveva detto e la cosa non mi piaceva per niente perché avrebbe significato che lui era a conoscenza dei miei veri sentimenti. Possibile che sapesse che ero davvero innamorata di lui?
 -Immagino che sia così-, concluse Carlo con un sorrisetto. –Arrivederci allora.-
 Così quel tipo se ne andò non prima di avermi rivolto l’ennesimo sorriso. Quando Carlo fu abbastanza lontano, mi voltai ancora verso Massi.
 -Potrei sapere cosa ti è preso?- chiesi scocciata.
 Lui mi guardò per un attimo prima di rispondere: -Ah, è così che mi ringrazi? Che cosa avresti fatto se tua zia fosse passata di qui mentre tu flirtavi con il primo che capitava tradendo palesemente il tuo fidanzato?-
 Era per questo allora. Stava solo cercando di proteggere la nostra farsa, non c’era alcuna consapevolezza e nessuna gelosia. Come al solito mi ero illusa che i sentimenti di Massi verso di me potessero andare oltre… quello che eravamo in realtà.
 -Ti ho sottovalutato-, mormorai un po’ delusa.
 -Come scusa?- chiese lui confuso.
 -Le tue doti d’attore intendo. Non pensavo fossi bravo fino a questo punto, per un attimo mi sei sembrato sul serio geloso marcio.-
 -Te l’avevo detto che quando m’impegno riesco a fare tutto-, rispose lui sorridendo soddisfatto, mentre io avvertivo una fitta allo stomaco che questa volta ci avrebbe messo un po’ ad attenuarsi. Per la centesima volta il mio cuore aveva ricevuto una batosta che avrei evitato molto volentieri ma che non ero riuscita a schivare. Eppure non ero una ragazza facile da incantare, come poteva Massi essere in grado di imbrogliarmi ogni volta a quel modo?
 Il resto della mattinata trascorse in modo relativamente tranquillo. Assistemmo a un’altra lezione della facoltà di medicina (fortunatamente riguardava la genetica perciò la trovai piuttosto piacevole) e nel pomeriggio Massi mi accontentò partecipando con me a una lezione di fisica sull’elettromagnetismo.
 Quando alle quattro passammo dalla segreteria, mia zia non aveva ancora finito di lavorare perciò ci disse di tornare a casa da soli per aiutare Cristina a preparare la cena- che tradotto significava di tornare subito a casa per evitare che la mia cuginetta strampalata distruggesse tutto quello che c’era da distruggere.
 Prendemmo un paio di autobus e ci ritrovammo a camminare per la via che conduceva a casa della zia.
 Durante tutto il tragitto non avevamo spiccicato parola, né per litigare né per dire altro: avevo come la sensazione che di lì a poco sarebbe successo qualcosa, la stessa sensazione che avevo avvertito quella mattina in camera.
 Alzai lo sguardo e qualcosa vicino a casa mi fece rabbrividire. Afferrai immediatamente la mano di Massi e la strinsi.
 -Ma che fai?- chiese lui sorpreso.
 -Lo vedi quello che sta vicino a casa della zia?- mormorai con un filo di voce, anche in lontananza avrei riconosciuto quel ragazzo tra milioni di altri. Se ne stava appoggiato al cancelletto d’entrata e si guardava le scarpe come se stesse aspettando qualcuno… Sapevo perfettamente chi stava aspettando purtroppo.
 -Sì-, rispose Massi sempre più confuso.
 -E’ Paolo, il fratello di Daniele. Ha sedici anni ed è cotto di me da sempre-, sussurrai. Massi si voltò a guardarmi in modo che continuassi. –E’ un bel ragazzo e a volte è anche simpatico ma è troppo appiccicoso, l’ultima volta che sono stata qui mi ha fatto una dichiarazione in piena regola e ha anche tentato di baciarmi, fortunatamente non c’è riuscito. Quella volta ho cercato di mettere le cose in chiaro, e gli ho spiegato che non potevo ricambiare i suoi sentimenti perché non mi sentivo pronta a impegnarmi, non volevo ferirlo dicendogli che proprio non m’interessava. Ma visto che ora ai suoi occhi un fidanzato ce l’ho, credo che non prenderà tanto bene la cosa.-
 -Lascia fare a me, sistemo il moccioso in tre secondi-, rispose Massi con il suo fare spavaldo.
 -Non essere stupido-, mormorai irritata. –Anche se è appiccicoso gli voglio bene come ad un fratello minore quindi non ti azzardare a minacciarlo solo perché non vuoi che la nostra copertura salti.-
 Il mio tono non ammetteva repliche e Massi se n’era accorto visto che distolse lo sguardo scocciato e strinse di più la mia mano giusto per farmi capire che non gli piaceva quando le sue ali venivano tarpate.
 Stare mano nella mano con Massi mi donava una sensazione talmente piacevole in tutto il corpo così piacevole che di nuovo, per un istante, mi ero illusa che tra noi potesse esserci qualcosa. Ma ormai avevo deciso, una volta tornati a Lecce lo avrei lasciato perdere sul serio e non gli avrei parlato mai più, neanche come pseudo-amica. Avrei lasciato perdere le idee stupide di Marco, e non avrei ascoltato i consigli idioti di Amy e Sabrina, e…
 -Ciao Vale!- esclamò Paolo con un sorriso enorme catapultandosi su di me abbracciandomi e dandomi un bacio sulla guancia per salutarmi. Evidentemente non si era nemmeno accorto della presenza di Massi al mio fianco, cosa che io non potevo fare a meno di ricordare, sempre. Be’ in effetti non avrei potuto dimenticarmi di Massi comunque visto che mi stava stritolando la mano.
 -Come va Paolo?- chiesi al ragazzo una volta che si fu staccato da me. Lo avevo già detto, per carino era carino, non c’era che dire: occhi scuri, pelle chiara e capelli neri, ciglia molto lunghe e quel pochino di barba che stava cominciando ad uscire. Il tutto completato da un paio di centimetri in più di me e qualche muscolo nei punti giusti messo su con il basket, sport che Paolo amava.
 Da bambini giocavamo sempre insieme, probabilmente perché suo fratello era molto più grande di lui e quindi non era tanto propenso a dargli retta, più che altro era un secondo padre per Paolo. Mentre io e Cristina eravamo come delle sorelle, anche se io lo avevo capito piuttosto in fretta che per lui non occupavo proprio un ruolo di parentela nella sua vita.
 -Tutto bene, grazie. Adesso che ti vedo mi sento anche meglio. Ero passato a vedere se servisse qualcosa a Cristi e lei mi ha detto che eri già arrivata e che saresti tornata a casa dall’Università verso quest’ora, così ho pensato di aspettarti qui fuori.-
 L’entusiasmo di Paolo era sempre contagioso, ogni volta che mi rivedeva sembrava di trovarsi davanti ad un bambino che aveva avuto la possibilità di incontrare Babbo Natale in carne ed ossa.
 Poi d’un tratto il suo sguardo da cucciolo si posò sulla mia mano destra, stretta in quella di Massi.
 -Mi sono perso qualcosa?- chiese indicando Massi… Finalmente si era accorto di lui.
 -Cristi non te l’ha detto?- come al solito mia cugina aveva delegato il compito più difficile a me.
 -Detto cosa?- Oh, no! Stava cominciando a tirare fuori la sua espressione da bambino deluso e amareggiato. Odiavo rattristare quel ragazzo!
 -Be’, lui è Massimiliano, il mio fidanzato-, risposi cercando di essere il più gentile possibile.
 Paolo mi fissò incredulo.
 -Fidanzato?! Ma… Ma tu mi avevi detto che…-
 -Sai com’è-, intervenne Massi, -quando il vero amore chiama non si può far finta di non sentire. Tra noi è stato un colpo di fulmine, vero tesoro?-
 Mi voltai a fissarlo e lo fulminai con lo sguardo. Era quella la sua idea di tatto? Potevo addirittura sentire il cuore di Paolo che si stava sbriciolando lentamente.
 -Sì, più o meno è stato così-, risposi a Paolo che mi fissava con le palpebre che sbattevano velocemente come se stesse cercando di svegliarsi da un incubo. –Mi dispiace, so quali sono i tuoi sentimenti ma non potevo corrisponderti allora e adesso a maggior ragione devi renderti conto che noi possiamo essere solo amici, nulla di più.-
 -Capisco-, abbassò il capo depresso. –Comunque se per caso tu e il biondino qui doveste rompere, io sarò sempre disponibile per te.-
 -Come mi hai chiamato?- chiese Massi irritato facendo un passo avanti.
 Gli strinsi la mano e lo strattonai indietro perché si calmasse.
 -Certo, se dovessimo rompere, te le farò sapere-, dissi sorridendo.
 -Ma io non ci conterei più di tanto, bimbo- ribatté Massi lasciandomi la mano e circondandomi con un braccio attirandomi a lui. –Come vedi siamo molto presi.-
 Ancora una volta il mio cuore riprese a battere veloce.
 “Smettila, Vale! Non farti ingannare di nuovo, sta solo cercando di proteggere la nostra recita. Non c’è nient’altro!”
 Mi ripetei queste parole però il mio cuore non ne voleva sapere di rallentare.
 -Lo vedo-, ribatté Paolo con un sorriso. –Scusate, ma dopo questa batosta ho bisogno di friggermi un po’ il cervello con la Play… Credo che farò un centinaio di partite a PES.- (Per chi non lo sapesse: trattasi di “Pro Evolution Soccer”, un videogioco per Playstation. Nda).
 Massi allentò la presa dalla mia spalla appena sentì quelle parole.
 -Per PlayStation3?- chiese con una strana voce, quasi da automa.
 -Sì-, rispose Paolo alzando un sopracciglio.
 -Anch’io ce l’ho, ha davvero una grafica fantastica, il 2009 supera di gran lunga il 2008-, Massi stava cominciando a gasarsi. Marco mi aveva detto che Massi adorava i videogame ma non pensavo che lo eccitassero fino a quel punto.
 -A dire la verità io non stavo parlando di PES 2009, ma 2010-, rispose Paolo con calma.
 Massi impallidì all’istante.
 -Non può essere, il 2010 non è ancora in commercio- mormorò incredulo.
 -Mio padre è nel campo dei Software, riesce ad avere in anteprima molti giochi che ancora non sono in commercio.-
 Sembrava che Massi stesse quasi sbavando, non potevo credere la sua passione per i videogiochi fosse così ardente.
 -Vuoi venire con me a fare una partita?- chiese Paolo sorridendo e diffondendo nell’aria il suo solito buonumore contagioso.
 Massi si voltò verso di me e mi fissò con lo sguardo di un bambino che aveva voglia di andare a giocare con un amico che non vedeva da tanto tempo.
 Aggrottai la fronte.
 -Non c’è bisogno che mi chiedi il permesso-, dissi sorpresa. –Se vuoi andare con Paolo, fa pure.-
 Gli occhi di Massi s’illuminarono e sul suo volto apparve un sorriso che mai avrei pensato di vedere. Amava la Playstation molto di più Delia, a quanto vedevo.
 -Grazie, tesoro!- esclamò contento e prima di seguire Paolo mi schioccò un bacio sulla guancia.
 Rimasi impietrita per quel gesto mentre i due ragazzi si avviavano verso casa di Paolo parlando della differenza tra PES 2009 e PES 2010. Uomini! Per loro la Playstation era l’equivalente della pipa della pace…
 Il mio cuore si era momentaneamente fermato. Questa storia di fingermi la fidanzata di Massi mi stava uccidendo molto più che vedere Massi con Delia. Ogni volta che Massi mi sfiorava, il mio cuore accelerava, e poi se ne usciva con baci sulla guancia e finte scenate di gelosia. Tutto questo mi avrebbe ucciso, ormai ne ero certa!
 Sospirai e con calma entrai in casa. Avevo ancora la testa un po’ tra le nuvole a causa di tutto quello che era accaduto pochi minuti prima, ma appena varcai la soglia capii che mia cugina doveva averne combinata un’altra delle sue. Si avvertiva un distinto odore di bruciato. Mi precipitai in cucina, sperando che fosse tutto a posto.
 -Cristi!- esclamai appena mi trovai nella stanza.
 -Ciao-, disse lei triste mentre cercava di staccare da una teglia quella che in teoria avrebbe dovuto essere una torta ma che in realtà sembrava un frisbee bruciacchiato.
 -Stai bene?- chiesi con calma mentre il mio stomaco tornava in postazione dopo che per lo spavento era arrivato all’altezza della gola.
 -Sì, ma questa stupida torta si è bruciata-, rispose raschiando con rabbia la teglia per togliere i resti del dolce.
 Mi avvicinai al forno e controllai: lo aveva messo al massimo.
 -Cristi, la zia non ti ha detto che i dolci non si cuociono a certe temperature?-
 -Pensavo che con la temperatura al massimo sarebbe stata pronta in meno tempo-, mormorò scocciata.
 Questo era uno dei motivi per cui tra loro due era Daniele quello che cucinava sempre, da uomo previdente qual era non voleva rischiare che sua moglie si ammazzasse nel tentativo di cucinare qualcosa.
 -Tranquilla-, esordii prendendo un grembiule dal cassetto e indossandolo. –Nel cucinare piatti salati sono una schiappa ma i dolci per me non hanno segreti. E’ rimasto qualche ingrediente?-
 Lei mi sorrise rincuorata.
 -La mamma compra sempre tutto doppio.-
 Perfetto! Almeno ora avevo qualcosa con cui occupare la mente e tentare di deviarla dal pensiero di Massi e del suo comportamento.
 Passammo tutta la restante parte del pomeriggio a cucinare. Mentre la torta allo yogurt cuoceva in forno, preparammo l’insalata e le cotolette.
 Alle otto in punto lo zio e la zia varcarono la soglia della porta d’ingresso.
 -Che profumino-, annunciò mia zia dall’ingresso. –Si vede che ci sei tu in casa, Vale. Le tue torte sono sempre meravigliose.-
 -Chi ti ha detto che non l’ho fatta io?- chiese Cristi indignata.
 -L’odore di bruciato che si sente sotto il profumo della vera torta-, rispose saccente la zia Lucia. A lei proprio non gliela si poteva fare, doveva essere qualche lontana parente della Signora Fletcher.
 Proprio in quel momento sentii la porta d’ingresso aprirsi di nuovo e due voci conosciute raggiunsero le mie orecchie.
 -Buonasera a tutti-, disse Paolo entrando in cucina.
 Io ero di spalle perché stavo condendo l’insalata.
 -Il bimbo si ferma a cena da noi-, la voce di Massi arrivò al mio cuore e come se fosse stato una specie di telecomando, lo mise in moto tanto che la sua velocità aumento pericolosamente.
 -La smetti di chiamarmi bimbo, razza di biondino privo di cervello- sbottò Paolo divertito.
 -Non è colpa mia se sei un poppante-, rise Massi. –Ti ho stracciato in tutte le partite, quindi lei è mia..-
 Non capii il senso delle sue parole fino a quando non avvertii due braccia cingermi la vita da dietro e a stringermi contro un corpo caldo, mentre delle labbra delicate posavano un bacio sulla mia testa.
 -Fammi capire-, esordii cercando di mantenere un tono di voce normale. –Avete scommesso su chi vinceva più partite ed io ero la posta!?-
 -Più o meno-, rispose Massi senza lasciarmi andare. –La scommessa era che se il bimbo vinceva anche solo una partita gli avrei concesso di darti un bacio, ma ovviamente non gli ho dato il tempo neanche di far scaldare i suoi giocatori.-
 -Ah, be’ mi fa piacere-, dissi acida. –E’ sempre stato il sogno della mia vita essere contesa tra un sedicenne e il mio ragazzo tramite una partita alla Playstation.-
 Massi posò il mento sulla mia spalla e stringendomi ancora di più, sussurro: -Arrabbiata?-
 Il mio cuore si bloccò, ne ero sicura, non batteva più. La voce di Massi era entrata nella mia testa e si era messa a vorticare tra i miei neuroni, mentre il sangue raggiungeva le guance e le colorava di un rosso intenso, quasi scandaloso.
 -Ma che dolci!- esclamò la zia Lucia in estasi.
 Approfittai di quell’istante per sussurrare con un filo di voce.
 -Sì può sapere che cavolo stai facendo?- il mio tono era piuttosto incavolato, ma la voce tremava per l’emozione.
 -So che ti scoccia ma lo devo fare. Non voglio che tu zia s’insospettisca e adesso c’è anche Paolo, non credo che sia realmente convinto che noi due ci amiamo. Quindi resisti.-
 -La fai facile tu-, il problema non era resistere, il reale problema era che io non volevo resistere, volevo lasciarmi andare anche se si trattava solo di una farsa. –Adesso potresti mollare la presa razza di piovra.-
 -Quando t’imbarazzi sei ancora più buffa-, sussurrò. Si staccò da me ridendo e disse a voce più alta: -Mi farò perdonare in un modo o nell’altro, non rimarrai in collera con me ancora a lungo.-
 Mi voltai e finalmente incontrai i suoi occhi.
 -Fossi in te non ci giurerei-, gli ficcai in mano la coppa dell’insalata. –Porta questa in tavola.-
 -Agli ordini!- rispose sull’attenti e si allontanò da me dirigendosi in sala da pranzo.
 Se solo tutta quella storia fosse stata vera, se soltanto lui mi avesse amata davvero, avrei potuto sentirmi veramente felice. Ma quella realtà finta che stavamo vivendo non contribuiva per niente a farmi stare meglio, stava solo aggravando una malattia che già di per sé era quasi mortale.
 La cena trascorse tranquilla. Parlammo di quello che avevamo visto durante le lezioni all’università e lo zio ci raccontò di un suo collega che stava tradendo la moglie con la sua donna delle pulizie- ovviamente lo sapevano tutti i dipendenti dell’ufficio tranne la povera ed ignara consorte. Poi ci fu una telefonata di Daniele e tutta l’attenzione si concentrò su di lui. Con molta probabilità avrebbe potuto raggiungerci il giorno seguente visto che il suo superiore era già in ferie. Avevo proprio voglia di rivedere Daniele, prima di tutto perché quando c’era lui in giro sia Cristi che la zia diventavano un po’ più tranquille, e poi perché era un ragazzo davvero simpatico, grazie a lui molti dei miei soggiorni a Padova erano stati davvero splendidi.
 Paolo se ne andò che era quasi mezzanotte, per quasi tutta la cena lui e Massi avevano discusso di PSP, PS3, Xbox e tutto quello che avesse a che fare con i videogiochi.
 Massi salì in camera augurando a tutti la buona notte mentre io aiutavo mia zia a lavare i piatti- cosa che non facevo mai, dato che a Lecce diventavo piuttosto refrattaria alle faccende domestiche. Mi stavo giusto accingendo a mettere i piatti nel lavandino quando la zia mi bloccò togliendomeli di mano con un gesto deciso, quasi brusco per la verità.
 -Lascia stare, qui finisco io. Tu va da Massi, i fidanzati non devono mai essere lasciati soli di notte-, mi fece l’occhiolino e si voltò a lavare i piatti mentre io la fissavo con il sopracciglio alzato.
 Non avevo proprio voglia di discutere con lei, quindi mi tolsi il grembiule poggiandolo sul piano di lavoro e mormorando un “grazie” mi diressi verso le scale. Lo zio era ancora sulla sua poltrona a leggere e salite le scale sentii Cristi che canticchiava nella sua stanza: era sempre al settimo cielo quando Daniele stava per tornare.
 Ero quasi davanti alla mia stanza quando sentii la voce di Massi: la porta era socchiusa. Non saprei spiegare il perché, ma improvvisamente mi bloccai ad ascoltare quello che stava dicendo. Sembrava che stesse parlando al telefono con qualcuno.
 -Sì, Delia ho capito-, disse con tono calmo. Che stupida! Era ovvio che stesse parlando con la sua vera fidanzata, da quando eravamo arrivati, non lo avevo mai visto prendere il telefono per chiamarla, probabilmente non voleva che mia zia s’insospettisse vedendolo sempre attaccato al cellulare. –Mi dispiace di non avertelo detto subito, ora capisco che non ci sarebbero stati problemi se tu avessi saputo tutto.- Delia doveva aver scoperto che Massi ed io eravamo insieme, ma a quanto pareva non se l’era presa. –Certo, ti giuro che lo farò.- Di certo gli aveva ordinato di tenere le mani a posto. –Anch’io, ci vediamo presto.- Ed ecco il saluto finale, dimostrazione di tutto il loro amore. Il mio cuore si spaccò in due tanto era stato doloroso ascoltare quella stupida telefonata.
 Massi chiuse la chiamata, e sentii il rumore del cellulare che veniva poggiato sul comodino, poi la porta del bagno che si chiudeva e lo scatto della chiave.
 Presi un respiro profondo ed entrai nella stanza vuota. La luce era spenta ma i raggi della luna piena riuscivano ad illuminare la stanza in modo più che sufficiente.
 Visto che Massi era chiuso in bagno decisi di infilarmi il pigiama. Una volta fatto, chiusi la porta della stanza e aprii l’armadio per tirare fuori il piumone che Massi aveva usato come materasso la notte precedente. Lo avevo quasi preso quando d’un tratto mi bloccai. Massi stava con Delia, Massi amava Delia, Massi desiderava Delia! Però in quel momento in una stanza sola con lui c’ero io, non Delia, perciò potevo approfittare di quei pochi momenti con lui. Non lo avrei mai istigato al tradimento però mi sarei potuta godere l’idea che io e lui dormissimo nello stesso letto e sentire il calore del suo corpo non lontano dal mio. Senza accorgermene dovevo essere diventata una masochista. Sapevo perfettamente che dormire nello stesso letto con lui mi avrebbe resa felice solo per un istante per poi dare via libera al dolore, però era quello che volevo, era quello che il mio cuore mi stava supplicando di fare.
 Tolsi le mani dal piumone e richiusi l’armadio. Rimasi ferma davanti a quel mobile per diversi minuti fino a quando la porta del bagno non diede uno scatto e la porta del bagno si aprì mostrando Massi nella sua tenuta notturna: un semplice paio di pantaloncini, esattamente come la sera precedente.
 -Non ti avevo sentita arrivare-, disse sorpreso mentre mi guardava, da capo a piedi… Sembrava che mi stesse facendo una TAC.
 Socchiusi gli occhi un po’ irritata per quello sguardo così attento che si stava posando un po’ troppo insistentemente sulle mie gambe scoperte. Lo sapevo che gli stava venendo voglia di prendermi in giro, di certo le mie gambe non avevano nulla a che fare con quelle perfette e sottili di Delia.
 -Sono silenziosa-, risposi andando verso la mia valigia per prendere il beauty case.
 Massi non rispose e si avviò deciso verso l’armadio per prendere il piumone.
 -Se vuoi-, cominciai quando ero già arrivata alla porta del bagno ed ero voltata di spalle. –Puoi dormire nel letto stanotte.-
 -Davvero?- chiese lui sorpreso. –Dormirai tu sul pavimento?-
 -Non dire sciocchezze-, evitai accuratamente di voltarmi dato che il mio viso sarebbe stato ottimo per cuocere un uovo tanto era rosso e accaldato. –Dormiremo entrambi nel letto.-
 Detto questo, m’infilai in bagno e chiusi la porta a chiave senza aspettare che Massi dicesse anche solo mezza parola.
 Presi un respiro profondo e con calma cominciai a lavarmi. Il mio riflesso nello specchio era davvero orribile: sembravo la bambina di The Ring, con i capelli castani che m’incorniciavano il viso pallido. Questa storia di me e Massi fidanzati per finta mi stava davvero uccidendo.
 -Sei una stupida-, mormorai al mio riflesso. –Lui non ti amerà mai, ha Delia cosa se ne farebbe di te che sei solo un’insignificante ragazza qualunque…-
 Perfetto! Adesso iniziavo a parlare da sola, stavo sul serio rischiando di uscire completamente fuori di testa, sempre che non lo fossi già.
 Mi lavai in fretta e tornai in camera. Ovviamente Massi non si era lasciato sfuggire l’occasione di poter dormire su una superficie comoda e si era già steso nel letto. Mi avviai verso il mio lato e fissai per un attimo Massi che mi dava le spalle: si era addormentato già. Meglio, mi sarebbero state evitate conversazione imbarazzanti.
 Scostai il piumone e mi ficcai sotto le coperte, dando a mia volta le spalle a colui che dormiva accanto a me e cercando in tutti i modi di non sfiorare il suo corpo neanche con il pensiero- quella era una decisione davvero difficile da portare avanti. Chiusi gli occhi e cercai di respirare in modo regolare per riuscire ad addormentarmi quando…
 -Buonanotte-, disse Massi con voce stanca.
 -Buonanotte-, risposi decisa. Ma come diavolo faceva a farmi passare sempre per la maleducata di turno? Con quei pensieri mi lasciai consolare dalle braccia di Morfeo e scivolai in un sonno agitato e senza sogni.
 Sentivo perennemente la vicinanza di Massi ed era come avere accanto un falò che mi surriscaldava. Sapevo di essere addormentata ma ero anche cosciente di trovarmi nello stesso letto con il mio Massi mezzo nudo accanto. A quel punto non fu semplice distinguere il sogno dalla realtà. Per esempio mi ero mossa davvero o lo avevo fatto solo nel mio sogno? Una mano mi stava accarezzando il viso, o era sempre frutto del sogno vivido che stavo vivendo?
 No, una mano mi stava davvero accarezzando il viso. In modo delicato e quasi impercettibile come se lo stesse solo sfiorando, ma quella mano era reale. E c’era una sola persona a cui quella mano poteva appartenere.
 “Calmati”, pensai. “Probabilmente stai solo sognando, forse dovresti aprire gli occhi e vedere cosa sta succedendo.”
 Ci provai ma i miei occhi sembravano chiusi con un lucchetto. Questa era forse la prova che stavo sognando?
 Mentre i miei pensieri correvano veloci cercando di capire cosa fare per poter uscire da quella strana situazione, accadde qualcosa… Qualcosa che non riuscii a definire immediatamente. Avevo avvertito un forte senso di calore che si concentrava sulle mie labbra, e un brivido aveva percorso ogni cellula del mio corpo svegliandomi totalmente. Era un bacio…
 La sensazione iniziò a svanire ed io aprii lentamente gli occhi. Avevo paura, tanta paura! Paura di quello che avrei visto. Paura della verità. Paura che fosse solo uno splendido e vivido sogno destinato a svanire come tutti i sogni che si rispettino.
 Quando finalmente i miei occhi si abituarono al buio diffuso nella stanza, mi resi conto che poi tanto buio non era: la luna piena rischiarava ancora con i suoi raggi la camera. Quindi non doveva essere passato molto dal momento in cui mi ero addormentata.
 Quasi subito i miei occhi si posarono su ciò che avevo davanti: due iridi verdi che mi fissavano con un misto di sorpresa e consapevolezza. Non era stato un sogno! Mi ero davvero girata dall’altra parte, Massi mi aveva davvero accarezzato dolcemente il viso, e aveva sul serio sfiorato le mie labbra con le sue! Ma perché? Perché lo aveva fatto?! Perché aveva deciso di infliggermi l’ennesima pugnalata al cuore comportandosi in questo modo. Ero davvero arrivata al limite, e le lacrime non ne volevano sapere di starsene buone: iniziarono a scendere molto lentamente senza che io mi agitassi o potessi fermale. Scendevano, semplicemente…
 -Perché piangi?- mi chiese Massi con calma senza spostarsi neanche di un millimetro.
 -Mi hai baciata, vero?- le lacrime continuavano a scendere ma la mia voce non tremava.
 -Sì-, rispose lui senza distogliere lo sguardo.
 -E mi hai accarezzato il viso?-
 -Sì, pensavo dormissi-, il suo tono era così calmo.
 -Perché lo hai fatto?- chiesi esasperata.
 -E tu perché mi hai baciato quella volta in ascensore?- la sua voce era sicura, e di certo si aspettava una risposta. Una risposta… Ma davvero volevo dargliela quella risposta? Davvero volevo confessare i miei sentimenti per essere messa in ridicolo ancora una volta?
 -Non lo so-, risposi distogliendo lo sguardo.
 -Allora, neanch’io so perché ti ho baciata poco fa, contenta?-
 -Cos’è…-, cominciai visibilmente irritata, -se non confesso io non lo fai neanche tu?!-
 -Diciamo di sì. Tu dimmi perché mi hai baciato ed io ti dirò perché anch’io l’ho fatto-, il suo sguardo era… era… divertito. Lui si stava divertendo e mi sorrideva aspettando che io facessi la mia schifosa figura.
 Non ne potevo più! Dovevo chiudere! Non volevo più soffrire a causa sua, e se per potermi liberare di lui dovevo confessare i miei sentimenti lo avrei fatto. Era molto meglio patire per il suo rifiuto che continuare in quel modo, ormai a forza di soffrire non ricordavo più cosa significasse essere realmente felice.
 -Cosa vuoi sentirti dire, eh?- chiese puntellandomi sul gomito per poterlo guardare meglio in faccia. –Che ti ho baciato perché sono innamorata di te? E’ questo che vuoi sentire, così potrai prenderti gioco di me?! Be’, sì è così. Ti amo, e ti ho baciato perché desideravo farlo più di qualsiasi altra cosa al mondo… Mi hai umiliata abbastanza?! Spero che adesso tu sia contento?!-
 Le lacrime scendevano lungo il mio viso finendo sul lenzuolo chiaro del letto e allargandosi in piccole macchie d’acqua. Era finita! Era finito tutto quanto! Adesso non avrei mai più potuto essere amica di Massi, lo avrei perso per sempre. Qualunque fosse stato il nostro rapporto fino a quel momento, ora non sarebbe esistito più neanche quello.
 Lui sorrideva e mi guardava, era pronto con qualche sua battuta. Ne ero certa!
 -Era esattamente quello che volevo sentire-, disse sorridendo.
 Non feci in tempo a sorprendermi che anche lui si era puntellato sul gomito e posandomi una mano sulla guancia aveva unito le nostre labbra. Era stata tanta la sorpresa che ricaddi sul cuscino con Massi sopra di me che continuava a baciarmi, ed io senza rendermene neanche conto avevo già cominciato a rispondere a quel bacio.
 Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dalla corrente, assaporando fino in fondo ogni sensazione che quel bacio mi stava regalando.
 La mano di Massi si posò sul mio fianco e le mie finirono automaticamente tra i suoi capelli biondi cercando di attirare di più a me il suo viso e la sua bocca.
 Se avessi dovuto fare un confronto, questo bacio non era neanche lontanamente paragonabile a quello dell’ascensore. Il nostro primo bacio sembrava più una specie d’impeto dato da una passione momentanea, ma il bacio che ci stavamo scambiando su quel letto era qualcosa di diverso, era come andare e tornare dalla luna, come nuotare sottacqua tra le meraviglie dal mare, come volare con delle ali fatte di sogni… Era unico, irripetibile e pieno di quello che in una parola sola poteva essere definito solo come Amore.
 Eppure la mia mente contorta, anche in un momento del genere, aveva trovato il modo di insinuare il dubbio nel mio cervello e farlo arrivare alle mie mani, che senza che io lo volessi, scivolarono sul petto di Massi e lo spinsero via. Lui mi guardò sorpreso, mentre entrambi cercavamo di riprendere a respirare in modo normale.
 -Mi devi qualche spiegazione- sussurrai- non perché temessi che potessero sentirci, ma più che altro dato il poco fiato che avevo a disposizione dopo quello che avevamo appena fatto-, -non puoi pretendere che io me ne stia qua a farmi baciare da un ragazzo che ha sempre detto di odiarmi e che in più è già fidanzato.-
 Massi aggrottò la fronte confuso ma allo stesso tempo sembrava anche divertito.
 -Prima di tutto io non ho mai detto di odiarti- rispose con decisione. –Seconda cosa… Non sono fidanzato.-
 Mi stava prendendo per una cretina?! Forse stava ancora dormendo e non si era reso conto di chi aveva davanti, magari credeva che io fossi quell’oca di Delia.
 -Si può sapere che cavolo stai dicendo? E Delia cosa sarebbe? Il tuo calzascarpe?-
 Lui sorrise e si allontanò da me lasciandosi ricadere sul suo lato del letto.
 -E io sto ancora qui a chiedermi il perché…?- Era una domanda rivolta se stesso visto che non ci vedevo alcun nesso con il nostro discorso.
 -Ehm, gradirei ricevere una risposta prima di Pasqua-, intervenni cercando di ridestarlo dalle sue riflessioni private tra lui e se stesso.
 -Immagino che convenga raccontarti tutto altrimenti non riuscirò più a vivere in modo sereno.-
 L’aveva capito allora.
 -E’ una storia piuttosto lunga ma cercherò di fare un riassunto- cominciò Massi poggiando il dorso della mano destra sulla fronte e chiudendo gli occhi- se non avessi dovuto stare attenta alle sue parole, gli sarei saltata addosso, in quella posizione era bellissimo. –Mia madre e la madre di Delia sono amiche di vecchia data, hanno frequentato l’Università insieme e sono sempre state inseparabili. Quando Elisa, la madre di Delia, conobbe il marito Richard durante un viaggio a Boston s’innamorò subito di lui e dopo poco si sposarono. Lei si trasferì in America con il marito ma continuò a tornare a Lecce durante le vacanze estive. Fin da bambino le mie estati le ho passate in compagnia della famiglia Barton, Michael divenne il mio migliore amico e Delia una specie di sorellina.-
 -Ma scusa-, lo fermai. –Se sono tuoi amici d’infanzia come mai né Marco né Sabrina sanno di questa storia?-
 -Durante l’estate Marco andava in viaggio con i suoi genitori o con qualche altro zio ricco sfondato, mentre Sabrina tornava in paese dai suoi nonni. Perciò non potevo stare con loro ma in compenso avevo Michael e Delia. Penso tu possa capire perché non ho detto nulla a Marco riguardo Michael. Già era geloso di Sabrina perché era una mia amica se gli avessi detto di avere un altro migliore amico penso che mi avrebbe squartato.-
 -Immagino-, sospirai scocciata. –Marco tende ad essere possessivo con le persone a cui tiene, è molto possessivo.-
 -Esatto-, annuì Massi senza aprire gli occhi. –Comunque un anno fa Elisa e Richard hanno divorziato, e così Delia è venuta a stare in Italia con la madre che voleva ritornare nella sua città. Michael ha deciso di restare a Boston perché frequenta Legge ad Harvard e non poteva di certo abbandonare il College.-
 Pendevo letteralmente dalle sue labbra, volevo assolutamente scoprire che storia ci fosse sotto.
 -Delia e sua madre si sono trasferite a Lecce i primi di Giugno. Come avrai notato Delia è una ragazza molto carina e non ci ha messo molto a trovare degli idioti che le andassero dietro. Uno in particolare aveva attirato l’attenzione di Delia. Lo aveva conosciuto verso la fine di Giugno al mare e ne era rimasta talmente affascinata e che appena lui provò ad abbordarla lei decise di starci senza fare resistenza. Forse a te Delia potrà sembrare una ragazza stupida ma in realtà non è così, è davvero intelligente e finge soltanto di non saper parlare l’italiano in modo che i professori la trattino con i guanti di velluto. Ti assicuro che sia lei che Michael parlano la nostra lingua meglio di noi. Quindi ancora non mi spiego come questo ragazzo sia riuscito ad abbindolarla. Le disse di frequentare l’università, la riempì di complimenti e regali, e Delia si sentiva al settimo cielo. Il divorzio dei suoi era stato difficile da affrontare ma da quando aveva conosciuto quel ragazzo tutto le sembrava più bello. Una sera, dopo uno dei loro soliti appuntamenti, questo ragazzo l’aveva accompagnata a casa in auto. Aveva parcheggiato in una strada chiusa che si trova vicino all’abitazione di Delia e stava cominciando ad allungare le mani su di lei…-
 Avevo la sensazione di sapere come sarebbe andata a finire quella storia.
 -All’inizio Delia non fece una piega perché si trattava dei soliti baci che si scambiavano ma poi lui cominciò a calcare un po’ troppo la mano, svelando le sue vere intenzioni. Delia lo rifiutò mettendosi a piangere per lo spavento e lui, senza pensarci due volte, la costrinse a scendere dalla macchina buttandole addosso ogni genere d’insulto e lasciandola morta di paura sotto casa sua.-
 -Che mostro!- mormorai incavolata.
 -Già. Quel ragazzo le aveva detto di frequentare l’Università ma in realtà veniva alla nostra scuola e Delia a Ottobre se l’è ritrovato davanti all’improvviso.-
 Spalancai gli occhi incredula. Povera Delia! Non credevo che avrei mai pensato una cosa del genere, ma Delia era stata davvero sfortunata!
 -E qui entro in gioco io-, disse aprendo gli occhi e guardandomi divertito. –Il pomeriggio stesso in cui Delia aveva visto quel ragazzo, venne da me supplicandomi di aiutarla. Non avevo idea di cosa fare, volevo chiedere consiglio a Michael ma Delia mi pregò di non farlo per evitare che suo fratello si preoccupasse per lei, o peggio ancora, prendesse il primo volo per rompere tutte le ossa a quel bastardo schifoso… Pensammo che sarebbe bastato qualcuno che la proteggesse nel caso in cui quel tipo le si fosse avvicinato ancora e così decisi di fingermi il suo fidanzato.-
 Mi sentivo come se qualcuno mi avesse buttato addosso prima dei carboni ardenti e poi un secchio d’acqua gelata.
 Fingersi il fidanzato di Delia? In tutto quel tempo Massi aveva finto di stare con lei e di amarla
 -Delia aveva sentito dire che a questo ragazzo piaceva farsela con quelle che non avevano una grande esperienza e quindi ha deciso di non dare troppa confidenza a te e alle tue amiche per proteggervi. Non voleva coinvolgervi e quindi ho dovuto tenere tutto nascosto. In realtà a lei sarebbe piaciuto molto diventare tua amica, ha detto che ti ammira, infatti, proprio poco fa al telefono, mi ha praticamente ordinato di raccontarti tutta la sua storia in modo che tu potessi vederla come un essere umano e non come un’oca senza cervello. E dato che quel tipo sembra non essere più interessato a lei, vorrebbe provare sul serio ad essere tua amica…-
 -Ma tu e Delia sembravate innamorati davvero…-, ormai non ci stavo capendo più nulla. –Quando siamo usciti dall’ascensore ti è saltata al collo preoccupata, e quando eravamo a Cascia le sue telefonate dolci… ti faceva piacere riceverle e poi… poi tu l’hai baciata… Come può essere stato tutto per finta?-
 -Delia ed io siamo dei bravi attori, e avevamo una ragione seria per esserlo. Lei ha sempre finto di essere preoccupata per me o di farmi telefonate affettuose per tenere in piedi il gioco e io le rispondevo per lo stesso motivo. Un po’ come abbiamo dovuto fare tu ed io per tenere a bada tua zia. Il bacio che le ho dato, che poi neanche si potrebbe definire un bacio, è stato mosso dall’intenzione del momento ma lei non ci ha badato più di tanto.-
 -Intenzione del momento?- chiese confusa. Ero talmente stralunata che di certo mancava poco perché cominciassi a vedere folletti e gnomi in giro per la stanza.
 Lui mi fissò per un attimo sorpreso e poi con calma si mise a sedere per guardarmi meglio negli occhi.
 -Davvero non hai ancora capito?- mi chiese alzando un sopracciglio.
 Lo fissai senza dire una sola parola.
 -E poi sarei io quello che si deve fare due conti…-, disse scuotendo la testa.
 -Che vuoi dire?- chiesi confusa, ormai non riuscivo più a ragionare, avevo ricevuto troppo informazioni tutte in una volta.
 -Forse adesso capirai-, mi disse avvicinandosi. Posò le sue labbra sulle mie e con una lentezza quasi struggente mi baciò. Delicato come le ali di una farfalla sfiorava le mie labbra e le accarezzava trasformando quel bacio in una soffice nuvola dove riuscii a trovare un po’ di quiete e tranquillità, sfuggendo al delirio interiore che mi stava annientando.
 Si separò da me troppo presto e fissandomi negli occhi disse: -Se non ti è ancora chiaro, sono perdutamente innamorato di te. E il bacio che ho dato a Delia è stata solo una reazione al litigio che avevamo avuto io e te, in poche parole era solo un modo per farti ingelosire.-
 Lo fissai incredula mentre i miei pensieri si affollavano nella mia mente senza riuscire a prendere una forma. Avevo desiderato spesso di sentire quelle parole uscire dalla bocca di Massi, ma era solo un sogno che credevo irrealizzabile, e ora che stava accadendo non sapevo cosa diavolo dire!
 -Credo di essermi innamorato di te subito, fin da quando avevamo litigato d’avanti alle macchinette. Avevo capito che tu avevi qualcosa di speciale, qualcosa che non avrei mai trovato in nessun’altra ragazza. Ho realizzato quanto i miei sentimenti fossero forti il giorno dell’escursione a Cascia quando ti ho visto cadere nel dirupo. Non volevo perderti, non lo avrei sopportato, e sapevo che volevo proteggerti per tutta la vita da qualunque cosa avrebbe potuto ferirti. Poi tu mi hai baciato e allora ho cominciato davvero a sperare che anche tu provassi qualcosa per me, ma c’era Delia e dovevo proteggerla, non potevo abbandonarla. Così ho cominciato a evitarti per fare in modo che le cose non si complicassero ulteriormente. Un medico che lavora al reparto di ortopedia è amico di mio padre quindi avevo saputo da lui che la tua caviglia non era poi così grave perciò la lontananza da te era un po’ meno difficile da affrontare. E alla fine Marco ha organizzato tutta la messa in scena del viaggio per lasciarci da soli in modo che il destino compisse il suo corso. Dopo la litigata al Living sapevo che non si sarebbe arreso…-
 Spalancai gli occhi incredula.
 -Sì, avevamo litigato a causa tua. Lui aveva già capito che ti amavo, mentre io ancora brancolavo nel buio. Quella sera mi disse di lasciar perdere Delia e di concentrarmi su di te ma io lo mandai a quel paese dicendo che ero innamorato di Delia, dovevo proteggerla a qualunque costo altrimenti Michael mi avrebbe fatto a pezzi se avesse saputo che avevo abbandonato la sua sorellina nel momento del bisogno.-
 Avevo ascoltato le sue parole, ogni sua spiegazione ma ancora non potevo credere alle mie orecchie… Possibile che Massimiliano Draco fosse davvero innamorato di me? Quel Massimiliano Draco? Lo stesso che fino a poco tempo prima mi guardava con disprezzo e mi derideva? Possibile che anche questa volta Cristina non si fosse sbagliata?
 Lo guardavo stordita mentre le lacrime ricominciarono a rigarmi il viso senza che riuscissi a fermarle.
 -Sei incredibile! Scommetto che ancora non ci credi… Che cosa devo fare per convincerti che ti amo?- mi chiese attirandomi a sé e stringendomi.
 Rimasi un attimo basita da quel gesto e poi cominciai a piangere a dirotto. Sapevo che con lui potevo lasciarmi andare, sapevo di poter mostrare la mia fragilità… Dopotutto era colpa sua se avevo passato dei mesi d’Inferno che non avrei augurato neanche al mio peggior nemico. Però, forse, tutto sommato, alla fine ne era valsa la pena visto dove mi trovavo adesso.
 Massi mi strinse a sé ancora più forte e mi diede qualche bacio tra i capelli per farmi calmare.
 -Mi dispiace, perdonami-, sussurrò con voce dolce. –Forse in tutto questo tempo hai sofferto a causa della mia recita con Delia, scusami. Ti assicuro che da adesso in poi non ti farò soffrire mai più, è una promessa.-
 La sua voce era calda, dolce e rassicurante. Stare tra le sue braccia forti e accoglienti mi dava talmente tante emozioni che ormai non riuscivo neanche più a definirle.
 Ci addormentammo qualche tempo più tardi così, l’una nelle braccia dell’altro. Finalmente insieme, finalmente sinceri fino in fondo, finalmente io e lui. Soltanto noi, e questo mi sarebbe potuto bastare per tutta la vita, anzi per l’eternità.










***L'Autrice***
 Quando l'ho scritto ero convinta che non avrei mai finito questo capitolo... E' di una lunghezza assurda... Sono quasi 13,000 parole. Comunque spero sinceramente che vi sia piaciuto. Massi e Vale sono stati un pochino lenti (direi parecchio visto che vi e mi hanno fatto penare per 17 capitoli ) ma alla fine si sono decisi a darsi una mossa... xD Sinceramente ho amato questo capitolo davvero dal più profondo del mio cuore, scriverlo è stato un vero piacere, e questo è l'inizio della loro storia... Si potrebbe quasi dire che "Il Figlio Della Prof" sta iniziando davvero solo ora...xD
 
Il prossimo sarà il capitolo scritto dal punto di vista di Amy, quindi lasceremo Massi e Vale un pochino da soli prima di continuare a puntare i riflettori su di loro...^^
 
Ovviamente ricordo che potete trovare altre informazioni su questa storia visitando il forum, il gruppo su facebook, la pagina su Facebook, e anche il mio profilo su Facebook (Scarcy Novanta) aggiungetemi se volete...^^ Per chi vuole leggere gli spoiler che pubblico durante l'attesa di nuovo capitolo consiglio la PAGINA su Facebook oppure il mio profilo... ^^




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 Mi dispiace di non aver trovato il tempo di rispondere alle meravigliose recensioni che mi avete lasciato... ç__ç Vi giuro che le ho lette tutte e che il mio cuore si è scaldato per ogni vostra singola parola...*-* Siete tutte fantastiche e io ormai non so più come ringraziarvi per tutto l'affetto che mi dimostrate... *-* Un bacio a tutte!
 
   
 
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