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Autore: sundown    03/12/2010    1 recensioni
La vamp, il bullo, la secchiona e lo sfigato.
Quattro ragazzi diversi, le cui esistenze si sfiorano distrattamente ogni giorno a scuola, ma nulla di più. Costretti assieme dal destino, impareranno a sopportarsi?
Perché le apparenze ingannano, e forse Madaleine non è la ragazza più felice dell'universo, Jack non è venuto al mondo sprovvisto di muscolo cardiaco, Robin non è solo un frigido cubetto di ghiaccio e Peter non è incapace di formulare pensieri profondi.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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# prologo
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Jhonatan Roove sorrise soddisfatto mentre stava ad ascoltale il borbottio via, via più debole del motore della sua nuova auto che si spegneva. Quella bellezza gli era costato un occhio della testa, per non parlare poi delle lagne infinite che si era dovuto sorbire da parte di sua moglie, ma – pensò muovendosi un poco sul seggiolino di pelle scura, terribilmente comodo – ne era valsa la pena.

Uscì dal veicolo di ottimo umore e prima di allontanarsi lasciò che il suo sguardo innamorato indugiasse ancora qualche istante sulla carrozzeria mozzafiato della sua bambina. Oh, quant'era bella, così gialla e solare! Certo il colore era un po' insolito, ma aveva sempre desiderato un'auto gialla, come quello splendido modellino con cui era solito giocare quando era solo un insulso pargoletto...

« Woh, signor Roove la sua macchina spacca! » il filo nostalgico dei suoi pensieri venne bruscamente tagliato da uno zotico e nasale vociare alla sua destra.

« Troppo gentile signor Hoffman » masticò a denti stretti Jhonatan Roove, senza curarsi minimamente di nascondere l'irritazione. « Ha finito di sbavare, signor Hoffman? Non dovrebbe andare in classe? » s'informò alzando un sopracciglio severo e scoccando uno sguardo di gelosa disapprovazione all'occhiata morbosa che il signor Hoffman stava dedicando alla sua bambina.

« Chissà quante pollastrelle ci rimorchierà con questa » commentò sognate quello, per tutta risposta.

« In classe! Subito! » proruppe allora Jhonatan Roove, in tono che non ammetteva repliche, ottenendo il risultato sperato: il signor Hoffman ed i suoi sudici occhi di adolescente indiscreto si stavano finalmente allontanando a capo chino dal suo nuovo, piccolo sole.

Era davvero duro essere il preside della Lilcon High School, a quel tempo! I giovani non sapevano più cosa volesse dire portare rispetto e poi...

Di nuovo il mondo esterno si intromise nei pensieri del povero signor Roove, sotto forma, questa volta, di una sonora e stridente frenata. Il nostro si girò di scatto, poiché aveva – a malincuore – iniziato ad allontanarsi dalla sua bellissima auto, appena in tempo per rendersi conto che il parcheggio accanto a quello della sua bambina era stato maleducatamente impegnato da una berlina rosa sgargiante, che ora, sbadatamente, spalancava la sua portiera destra per lasciar scendere la biondissima proprietaria. La cosa grave, anzi gravissima, era che durante quest'operazione la portiera della berlina arrivava impudente a sfiorare la carrozzeria della sua bambina!

« Signorina Parker! Signorina Parker! Ma le pare questo il modo di parcheggiare? » sbraitò ansante una volta che ebbe raggiunto la ragazza.

« Che cosa ho fatto? » domandò quindi quella, sbattendo i grandi occhi celesti e sinceramente sorpresi.

« Che cosa ho fatto? Che cosa ho fatto? » abbaiò Jhonatan Roove, disegnando per aria la sua collera, con ampi movimenti delle mani « Per poco non finiva addosso alla mia macchina, ecco che ha fatto! Perché non sta più attenta, dannazione! La prossima volta, le giuro che la prossima volta... » ma non terminò la minaccia, poiché qualcosa di orribile catturò la sua attenzione e gli fece completamente dimenticare la sua interlocutrice.

« Jefferson! » esplose « Teppistello dove te ne scappi? Torna qui! Ah, se ti prendo! »

Jack Jefferson, individuo dalla pessima reputazione, aveva appena attraversato di gran carriera la grande aiuola rotonda al centro del parcheggio, e l'aveva fatto a bordo del suo skateboard. La cosa era già un'enorme violazione delle regole di per sé, tanto più che Jefferson, nel farlo, aveva sollevato un'infinità di detriti, piccoli sassi ed immondizia varia che era stata poi sparata con impietosa crudeltà proprio sul cofano dell'auto fiammante del povero signor Roove.

Quella sì, prospettava di essere una pessima giornata.

 ***

Finite la giornata Jhonatan Roove era impaziente di correre al capezzale della sua adorata, nuova auto e dunque affrettò il passo per raggiungere il parcheggio il prima possibile.

Fischiettava, sollevato al sol pensiero che di lì a qualche istante si sarebbe ricongiunto con la sua amata e così – perso nei suoi romantici pensieri – ci mise un po' per accorgersi che qualcosa non andava.

La folla degli studenti non si disperdeva in ciarlanti comitive, come accadeva di solito, ma confluiva parlottando eccitata tutta verso un unico punto: quello in cui aveva parcheggiato la sua nuova macchina.

Una bruttissima sensazione gli attanagliò lo stomaco, fu come se una gigantesca mano invisibile gli avesse assestato un gancio ben piazzato proprio nel centro della pancia. Per un istante gli mancò l'aria. Mosse passi un po' più veloci, ancora un po' ed ancora un po' e senza nemmeno accorgersene si ritrovò a correre disperato verso la sua bambina.

Attorno al suo posto auto si era condensata una nube umana talmente fitta da non lasciare intravedere nulla.

Jhonatan Roove deglutì e si frugò dentro per cercare di racimolare quell'esiguo quantitativo di coraggio di cui disponeva, e che adoperava soltanto in casi di estrema necessità ed iniziò a farsi strada a spallate fra la gente.

Quando la vide le gambe gli tremarono e la vista gli si annebbiò.

  
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