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“Assioma
fondamentale:
Se
è felice non è uno scrittore.
I
gruppo di corollari:
Se
la notte dorme senza problemi non è uno scrittore.
Se
fa leggere ciò che scrive ad altri, senza trovare tutto
ciò
pornografico non è uno scrittore.
Se
non si domanda ogni santo giorno il perché non si ficchi una
pistola
in bocca non è uno scrittore.
Se
non è un drogato (di sesso, di letteratura, di stupefacenti,
di
solitudine) non è uno scrittore.
Se
non preferisce scrivere a mangiare, dormire, vivere non è
uno
scrittore.
Se
non è affogato nel blu atomico non è uno
scrittore.
Se
non è il solo, alla fine della notte, a ricordarsi il
proprio nome
non è uno scrittore.
Se
non si sente Dio mentre plasma le parole non è uno scrittore.
Se
non ha barattato la sua casa e la sua famiglia per una bottiglia di
obliata solitudine non è uno scrittore.
Se
non è fottuto oltre ogni possibilità di
redenzione non è uno
scrittore.
Se
non è consapevole della perdizione senza colpa che macchia
il suo
animo non è uno scrittore.
II
gruppo di corollari:
Diffida
di chi scrive poesie.
Diffida
di chi scrive racconti.
Diffida
di chi scrive e non è un adulto.
Coloro
sono feti di scrittori.
Fuggi
da chi scrive poesie ed ha la barba.
Fuggi
da chi scrive racconti e può fare dei figli.
Fuggi
da chi scrive ed è adulto.
Coloro
sono scrittori.
Coloro
sono anarchici della vita. Fuggi da loro, per l'amor di Dio, oh razza
di Abele.
(
A meno che tu non sia uno di loro. In tal caso, banchetta al loro
convivio fino al mattino, oh razza di Caino. )
I
Metodo:
Scrittore
-
Ricerca
il suono perfetto.
Scrittore
-
Ricerca
la parola che racchiude in sé l'essenza.
Scrittore
-
Ricerca
la poesia del cosmo che un bambino africano pensò ma mai
scrisse
prima di essere divorato da un leone passato di lì per caso.
Scrittore
-
Ricerca
i mattoni fatti di lacrime d'inchiostro per impedire
all'oscurità di
nutrirsi della tua luce prima che l'abisso si sia nutrito della tua
carne.
II
Metodo:
Scrittore
-
Sonda
l'abisso.
Discendi
nell'abisso.
Crogiolati
nell'abisso.
Non
uscire mai dall'abisso. Mai.
Le
parole sono le figlie dell'abisso.
Dimostrazione:
E
le parole sono il tuo simulacro di felicità.
Le
parole sono la tua luce di stelle morte.
Le
parole sono la tua veglia e il tuo sonno.
Conclusione:
Scrittore,
tu sei e perché sei dove tutti gli altri rifuggono.
Scrittore,
tu sei e perché sei nell'abisso e nell'oscurità.
Gioisci
di questo.
Attaccai
questo “manifesto” sulla bacheca del mio liceo, con
l'ovvia
speranza di trovare qualcuno come me. Tre giorni dopo era
irriconoscibile, tutto scarabocchiato, con peni e vagine marchiate a
fuoco nero sopra. Di fatto, sarebbe passato ancora molto tempo prima
che fossi riuscito a distinguere quelli che possedevano il mio stesso
fetido marchio. E per fortuna, direi ora: mi sarei sentito
dannatamente sconfortato nello scoprire che lì, in quella
scuola,
ero completamente solo, avviluppato in spire di perfetti discendenti
di Abele. E sarebbe passato ancor più tempo, prima che
riuscissi a
trovare la mia “razza” e, uniti illusoriamente
(massima nostra
aspirazione di compagnia), tentare di sognare di spodestare Dio. Ma,
oh!, le storie che ci apparvero e che a tutti gli altri furono
precluse! Oh! Quanto furono infuocate le notti che trascorsero prive
di ricordi di carne, ma floride d'inchiostro mentre un inevitabile
proiettile si stava avvicinando sempre più alla mia tempia!
Oh! Li
vedevo, gli altri, unirsi in storie di baci e corpi avvinghiati e
letti caldi e pieni, ed agognavo dolorosamente a riempire quel vuoto
nero, che loro così bene riuscivano a tarpare con simili
fulgidi
orgasmi. Ma mai mi riuscì di sentire sussurri d'amore che
non
fossero d'inchiostro. E, certe volte, rinchiuso nelle mie solitudini,
in cui il mio destino mi aveva relegato e il mio libero arbitrio
giustificato, rinchiuso in quelle cineree solitudini mi chiedevo se
tutte le parole del cosmo potessero valere anche un solo bacio della
terra. Non potevo far altro che rispondere che sì, era il
prezzo
giusto che dovevo pagare per poter scrivere. Era il prezzo che noi,
figli di Caino, dovevamo pagare per il nostro marchio maledettamente
benedetto. Ancora oggi non capisco se quelle erano solo menzogne
verso me stesso o verso l'intero cosmo. E il Dio morto affogato nel
proprio alcolico vomito m'è testimone: non voglio scoprirlo.
Cristo.
Scrivo come scrivevo allora. E' come se decenni di sconfitte e sangue
non mi avessero insegnato nulla, come se tutti i feticci di successi
e di vittorie portati dalle parole si siano annullati. Forse
è così:
per la razza di Caino non vi è cammino. Ora capisco che a
dannarmi –
a dannarci, noi figli di Caino – furono gli arcobaleni. I
brevi,
maledetti, refoli di felicità che ci giungevano inaspettati
e
sperati e ingigantiti dal serir di lacrime cerulee in cui vagavamo
barcollanti. Vedevamo per un fulgido istante la luce (teofania?)
risplendere nell'oscurità cieca dell'Inferno, e con il suo
ricordo
nel cuore (proprio per quel ricordo) continuavamo ad ostinarci a
vagare senza portarci la redenta pistola alle nostre colpevoli
bocche. A dannarci fu l'arcobaleno. Per loro, invece, per i figli
d'Abele, non fu così: loro non videro mai gli arcobaleni.
Sempre che
arcobaleni potessero germogliare nei loro cieli privi d'inchiostro e
di colore. Di cielo, insomma. Noi che conoscevamo la solitudine e che
avevamo giaciuto con sua figlia in infinite notti, cantando di
lisergiche albe, noi non avevamo esitato a cogliere quei simulacri di
felicità che solo per noi esistevano. Ma non erano durati,
ovviamente. Non sarebbero mai potuti durare. Non avessimo mai
conosciuto la luce, non avremmo mai potuto conoscere realmente
l'oscurità. In momenti di pura lucidità pensavo
(e vergognosamente
penso tutt'ora) che, a simili condizioni, sarebbe stato meglio non
conoscerla mai. Però poi, (fortunatamente?) sprofondo,
nuovamente,
nel delirio della mia vita. Fino a quando la pallottola finale non
guarirà la mia mente. La nostra mente.
Noi
siamo capite censi. Feccia della feccia.
E
ringraziamo Dio di questo.”>>
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Ma che roba è? >>
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E' una specie d'opuscolo che ho... >>
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Che hai...? >>
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...Che ho trovato al bar... >>
<<
Ah, capito. >>
<<
Che... Che ne pensi? >>
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Mah. Per me chi ha scritto 'sta roba doveva semplicemente scopare di
più. >>
<<
Ah... >>
<<
Tutto ok? >>
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Sì sì... >>